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mercoledì 20 settembre 2017

Già nel Neolitico erano le donne la chiave della conoscenza

Primitive per modo di dire. Uno studio rivela che alla fine dell' Età della Pietra erano le donne a spostarsi diffondendo saperi e tecnologie.

Se mai qualcuno si fosse immaginato le femmine primitive rilegate in qualche caverna a sorvegliare la prole, ha sbagliato proprio stereotipo. Al contrario di quanto si potesse pensare, nel Neolitico erano le donne le vere viaggiatrici.

Lasciavano la propria abitazione spostandosi per centinaia di chilometri diffondendo cultura e conoscenza. Questa è la sorprendente scoperta cui si è giunti analizzando i resti di persone vissute alla fine dell'Età della Pietra nella zona di Lecthal (Germania) e sepolte tra il 2500 e il 1650 a.C. Ne esce un nuovo quadro che mostra l'importante ruolo sociale delle nostre antenate, si spostavano più dei maschi, erano portatrici di cultura e furono fondamentali per lo scambio di informazioni tecnologiche e saperi.

Lo studio è stato condotto dal Max Planck Institute di Jena e dall'Istituto di Preistoria e Archeologia di Monaco pubblicato su Pnas. Aggiungendo l'usanza degli uomini che tendevano a continuare a vivere nel paese dove erano nati, mentre parte delle donne venivano da altre zone, fatto che ne sottolinea la costante mobilità.

Per la ricerca sono stati analizzati i resti di 84 individui sepolti in fosse nella valle di Lech. La regola vede che i siti di sepoltura ospitavano un'unica famiglia: questo piteva significare anche generazioni differenti sepolte nello stesso luogo. Dalle analisi del Dna e quelle degli isotopi dello stronzio nei denti i ricercatori hanno notato una diversità genetica nella linea ereditaria femminile, fatto che indica come molte donne migravano da altre aree. Anche se "migranti" e provenienti da altre realtà, le donne furono però integrate nelle nuove famiglie e sepolte con i componenti della popolazione nativa.

In più, in questa società di tipo patriarcale, dove le famiglie si stabilivano nelle zone di residenza dell'uomo, per gli studiosi la mobilità femminile durò almeno 800 anni. Le donne contribuirono così a trasmettere conoscenze, come quelle sulla lavorazione dei metalli, scambiare informazioni su utensili, tecnologia, usi e costumi.

L'archeologo Philipp Stockhammer spiega: "Tutti noi conosciamo storie di uomini guerrieri e cacciatori che combattono e tornano con il cibo mentre le donne e i bambini restano a casa, ma sembra che le cose fossero decisamente diverse. Il nostro studio suggerisce invece che quasi nessuno degli uomini aveva viaggiato, mentre due terzi delle donne li facevano. Da quel che abbiamo dedotto lo scopo della mobilità femminile era la ricerca di un marito. Non ci sono prove di "forzatura" da parte delle loro famiglie d'origine: le donne straniere non mostrano segni di differenza nelle loro sepolture rispetto a quelle locali. Sembrano avere lo stesso status".

Le donne potevano spostarsi anche cinquecento chilometri lontano dai loro villaggi e dove andavano portavano idee e nuove usanze.

Più passa il tempo e più mi rendo conto che alcuni stereotipi sono infondati e semplicemente tali sono destinati a rimanere. In fondo, in fondo, che le fonne fossero sempre state veicolo di cultura e conoscenza, forse non ce lo dovevano dire le nostre antenate nord europee del Neolitico.

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