Le persone intelligenti vivono più a lungo. Lo sostiene un gruppo di ricercatori di Edimburgo, confermando studi precedenti condotti sulla stessa linea.
Il segreto per vivere più a lungo? Altro che pesoforma, salute o genetica... la chiave di tutto è l'intelligenza. Non ci sono dubbi, essere intelligenti prolunga di molto la vita. Lo afferma uno studio condotto dal gruppo di epidemiologi capeggiati da Ian Deary dell'Università di Edimburgo.
Le ipotesi per spiegare tale correlazione sono tante. Intuitivamente si potrebbe pensare che chi è più intelligente non corre rischi inutili, ha più possibilità di evitare lavori fisicamente logoranti e di avere un reddito più alto della media, tutti fattori connessi alla longevità. Ma il passaggio per passare dalla logica alla dimostrazione scientifica dell' uguaglianza intelligenza-vita è stata più difficile. I ricercatori si sono dovuti avvalere di uno studio precedente iniziato nel secolo scorso.
Il 4 Giugno 1947 le autorità scozzesi decisero di compiere una misurazione a tappeto dell'intelligenza dei ragazzi dell'ultimo anno delle scuole elementari, utilizzando il test per la determinazione del Quoziente Intellettivo (QI). Già i dati riportati in questa ricerca mostravano una correlazione fra intelligenza e longevità.
Il QI come strumento di misurazione è un po' bistrattato, in quanto imperfetto, non tiene correttamente conto delle molte sfaccettature dell'intelligenza di una persona; mettendo in secondo piano aspetti in realtà, molto importanti come creatività, empatia, e capacità sociali, mentre i suoi test sono incentrati su : logica, immaginazione spaziale, competenza matematica e competenze linguistiche, tutte capacità predittive di alcune abilità cognitive e del successo scolastico. Resta il fatto che i dati raccolti in passato sono stati utili per analizzare come il tipo di intelligenza misurato da quei test, impatti sulla vita degli individui.
Gli odierni epidemiologi scozzesi hanno incrociato il valore del QI riportato nel 1947 su 33.536 ragazzi e 32.229 ragazze scozzesi nati nel 1936, con i tassi e le cause di morte registrati fra le stesse persone nel 2015. I risultati non lasciavano ombra di dubbio: i bambini più intelligenti nel 1947 erano effettivamente andati incontro a un rischio di morte molto inferiore a quello dei loro compagni meno dotati.
Nel secondo step dello studio, hanno aggiunto i dati per l'effetto del maggior reddito e del sesso (entrambi fatgori che abbassano la mortalità indipendentemente dal QI), così gli epidemiologi hanno riscontrato che la maggiore intelligenza portava a un rischio inferiore del 28% di morte per malattie respiratorie, a -25% di morte per malattie delle coronarie e a un -24% di morte per ictus. In particolare, afferma Deary:"I tipi di morte maggiormente ridotti nell'avere un alto QI infantile indirizzano verso cause di malattie fortemente legate agli stili di vita, primo fra tutti l'uso del tabacco. Infatti non abbiamo rilevato differenze nella mortalità da tumori non legati al fumare".
Praticamente, i più intelligenti di quelli nati nel 1936 hanno vissuto più a lungo, soprattutto perché in vita, erano stati più lontani dal tabacco.
Qualunque sia la lampadina che si accende nel nostro cervello, quando ci intima di non prendere certe cattive abitudini, ascoltiamola, perché è quella che ci farà vivere più a lungo.
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