È italiana la ricerca che ha messo a punto un algoritmo che potrebbe aiutare ad individuare la patologia prima che si menifestino i sintomi.
Sul Times già se ne parla da tempo e ha riservato alla notizia la prima pagina. Quella su cui è finita la dottoressa Marianna La Rocca dell'Università di Bari per una ricerca che dimostra come l'intelligenza artificiale sia in grado di riscontrare la malattia dieci anni prima che si menifestino i sintomi.
Ha matrice italiana l'algoritmo capace di individuare le caratteristiche dell'Alzheimer su una risonanza magnetica meglio di quanto possano fare gli esseri umani.
Uno studio che potrebbe rivoluzionare la conoscenza del morbo dell'Alzheimer. L'interesse nel campo scientifico riguardo questa scoperta cresce a dismisura, così come si susseguono gli articoli pubblicati in merito sulle varie riviste. Così si passa da chi definisce lo studio italiano in grado di rivoluzionare la conoscenza del morbo di Alzheimer, a chi come il New Scientist (quotidiano londinese) lo definisce "una svolta". Anche perché come riportato dalla dottoressa La Rocca nelle varie interviste, la nuova tecnica ha anche il vantaggio di essere più economica e meno invasiva di altre finora utilizzate.
Il team di studiosi dell'Università pugliese ha meso a punto l'algoritmo e quindi lo ha sperimentato sulle risonanze di 38 pazienti malati di Alzheimer e 29 individui sani. Successivamente l'esperimento è stato ripetuto su 148 persone, di cui 52 sane, 48 malate di Alzheimer e 48 pazienti con minori problemi cognitivi che nel giro di dieci anni hanno poi sviluppato l'Alzheimer.
L'intelligenza artificiale è riuscita a distinguere le risonanze delle persone sane da quelle malate nell'86% dei casi e nell'84%, dato ancora più significativo secondo gli scenziati, è riuscita a diagnosticare il futuro sviluppo della malattia in coloro che ancora non ne soffrivano.
Sebbene ad oggi, ancora non esista una cura per questo terribile morbo, una diagnosi precoce significa che i pazienti possono essere seguiti con largo anticipo e hanno più tempo per prepararsi ai cambiamenti di vita necessari. La scienza medica sta investigando se un trattamento anticipato della malattia può ritardarne i sintomi, ribadendo così, l' importanza della scoperta dei ricercatori baresi.
Nel frattempo, scienziati del Massachusetts Institute of Technology, della Case Western University dell'Ohio e della McGill University in Canada hanno usato l'intelligenza artificiale per predire lo sviluppo dell'Alzheimer con risultati incoraggianti, ottenendo percentuali simili a quelle della dottoressa La Rocca. Magari questa nuova tecnologia potrà rivelarsi utile anche per identificare in anticipo altre malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson.
Dalla placida Puglia arriva una nuova intuizione a gettar luce sulla predizione del morbo di Alzheimer. Non sarà la cura, ma predirne con così largo anticipo l'insorgenza può aiutare ad affrontare il decorso della malattia con più serenità.
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