mercoledì 20 dicembre 2017

Il sindaco di Como vieta la distribuzione di latte caldo ai senzatetto

Una lettera davvero toccante. Alcuni cittadini comaschi scrivono al proprio sindaco Mario Landriscina dopo che con un'ordinanza ha vietato di distribuire latte caldo e altre restrizioni contro i clochard della città.

Se "A Christmas carol" si potesse ambientare nella realtà odierna, la parte del cattivissimo "Scrooge" andrebbe sicuramente a questo particolare sindaco. Mario Landriscina, primo cittadino di Como. Lui ha intrapreso una vera e propria battaglia contro gli ultimi, i disagiati, quelli che non hanno nemmeno un mezzo per sopravvivere, per esempio, al freddo artico di queste notti prenatalizie.

Ma le persone non sono tutte uguali, e nemmeno i cittadini di Como, così gli arriva questa accorata e sentita lettera: "Caro sindaco, le ordinanze che vietano il latte caldo la mattina, a chi è sopravvissuto a una notte d'inverno, mi tolgono la voglia di comprare e un po' anche quella di vivere. La sua ordinanza è la più grande mancanza di decoro per chi voglia, ancora oggi, provare a specchiarsi nell'umanità.

 Caro sindaco di Como Mario Landriscina, ho letto la sua ordinanza, con la quale ha multato chi chiedeva l'elemosina e sequestrato i ferri della loro disturbante attività: cappelli e cartoni. Me la immagino la Polizia Municipale a redigere il verbale per il sequestro di un barattolo di latte vuoto. Ho saputo che con la sua ordinanza è stato impedito a un gruppo di volontari, il "Gruppo Colazione", che il pericolo si evince già dal nome, di distribuire latte ai clochard. Ho saputo anche che i sovversivi del latte non si limitavano a quello, ma ogni tanto distribuivano ai barboni pure dei dolcetti.

L'ordinanza, lei ha detto, resterà in vigore solo durante il Natale e serve per la "tutela della vivibilità e il decoro del centro urbano", che favorirebbe il commercio.

Onestamente, io non so se senza poveri in giro la gente compri più volentieri. Io non so, ad esempio, se senza poveri aumenterebbe la mia voglia di pizza, oppure se i poveri mi tolgono la fame. Io non so se senza poveri in giro mi convincerei più facilmente a cambiare auto, comprare una borsa nuova, investire in un paio di scarpe di marca. Io non lo so, e onestamente non mi interessa.

Però di una cosa sono sicuro: le ordinanze che colpiscono i poveri, invece della povertà, mi aggrovigliano lo stomaco e rendono la digestione difficile. Io so che le ordinanze che vietano il latte caldo la mattina, a chi è sopravvissuto a una notte d'inverno, mi tolgono la voglia di comprare e un po' anche quella di vivere. Io so che chi gioca con il potere, per compiacere altri poteri, è una mancanza di decoro peggiore di qualsiasi coperta di lana tirata sopra le gambe fredde, nel cuore della notte.

Io non so, caro sindaco, se la storia di Gesù bambino, della capanuccia e della stella cometa sia del tutto vera, se sia andata proprio in quella maniera. Ogni tanto me lo chiedo. Però sono abbastanza certo che famiglie di disperati costretti ai margini ci siano sempre state, e che la colpa sia sempre stata di qualche Erode, che continuava la persecuzione degli ultimi della fila anche una volta ricacciati sotto i ponti ed esiliati dentro le capannucce.

Caro sindaco, le auguro un pranzo di Natale sovversivo, fatto di latte caldo e occhi che le consentano di inciampare nella bellezza del mondo, riconoscendo innanzitutto la distinzione fra condizione e persona".

Dopo queste parole, ogni commento sembra superfluo. È bene lasciare che queste parole si posino nell'animo di ognuno e a seconda della propria persona tocchino le corde e le riflessioni più personali.

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