Uno studente universitario ha realizzato una tesi sulla "razione di sopravvivenza " che ancora arriva a molti universitari italiani fuori sede. Storia e mito delle conserve della mamma.
"Da quelle scatole esce un raggio di sole". Questo il poetico riassunto della tesi di laurea di Mattia Scaroni, studente universitario pugliese a Torino, che ha intitolato la sua tesi: "Il pacco da giù ", un'indagine tra universitari fuori sede torinesi.
Infatti dono migliaia gli studenti fuoriserie iscritti all'Universita' e al Politecnico di Torino e moltissimi di questi ragazzi arrivano dalle regioni del Sud, esattamente come avveniva durante gli anni della grande migrazione interna.
Sono i pacchi alimentari che le famiglie preparano con amore e cura e spediscono ai figli lontani. Quegli involucri non contengono dolo viveri, in quella scatola c'è un mondo di sentimenti e di significati sia per chi prepara sia per chi riceve.
L'usanza nacque a metà degli anni "60 ed è tutt'altro che tramontata. "Il pacco da giù " è molto in voga tra gli studenti lontani da casa.
Per la sua tesi Mattia ha intervistato diversi suoi colleghi studenti a Torino. Qualcuno parla di "fascio di luce" che esce dell'involucro, altri di come il pacco "ti permette di "scendere" un attimo" senza essere fisicamente giù, ma più semplicemente, i "pacchi da giù " contengono soprattutto viveri. Beni alimentari che riguardano le specialità tipiche del luogo d'origine, le conserve fatta in casa dalle mamme o dalle nonne, salsa di pomodoro,pasta, taralli, barattoli di sottolio, formaggi e salumi ed è soprattutto un kit di sopravvivenza affettiva.
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