La bistecca diventa ancor più ecosostenibile. Presentato alle Bonifiche Ferraresi il progetto per rivoluzionare gli allevamenti: mangimi sani, spazi più confortevoli e una filiera al 100% italiana. Per rilanciare i consumi sani e limitare l'import, che oggi vale il 45%. Coinvolti Coldiretti e Ministero dell'Agricoltura.
Comincia da Jolanda Di Savoia, in provincia di Ferrara, la rivoluzione della carne green. Innanzitutto, la produzione italiana del settore, è già green. Da Nord a Sud gli allevatori fanno molta attenzione e coccolano i propri capi di bestiame e nel frattempo gli addetti e i severi controlli della sanità compiono il resto. Ma, da questo tempio degli allevamenti, dalle stalle con 5 mila bovini da carne, circondato da piramidi di balle di fieno, si annuncia la riscossa della biatecca.
Bovini veri contro "bufale", ossia le fake news che predicano che la carne fa male, che se ne mangia troppa, che gli allevamenti danneggiano animali e ambiente.
Alle Bonifiche Ferraresi, 6.500 ettari, la più grande d'Italia, si sono dati appuntamento con Assocarni (industria) e Coldiretti (allevatori), per dire che la carne buona fa bene, basta produrla con sapienza e consumarla con equilibrio. E come ribadiscono i proprietari dell'azienda: "Qui produciamo la carne green, questa è una stalla 4.0, totalmente ecosostenibile".
Una puntualizzazione importante sottolineata anche dalla presenza e dal pensiero di due ministri. Il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina, che nel menù vorrebbe vedere scritto anche la filiera da dove proviene la carne. E la ministra della Salute Beatrice Lorenzin che esorta a creare un consumo consapevole, preoccupata da certe "mode" alimentari. Poiché col rifiuto delle proteine abbiamo bambini che soffrono di rachitismo.
In Italia si consuma poca carne. Dal 2010 al 2017 le macellazioni dei bovin sono calate da 2,8 milioni a 2,5 milioni e i consumi apparenti sono diminuiti da 25 chili pro capite all'anno a 19,2. "Apparenti" perché non tutto ciò che si compra in macelleria viene effettivamente mangiato. Mentre il dott. Vincenzo Russo, dell'Università di Bologna chiarisce meglio: "In Italia si consumano 104 grammi di carne al giorno. Tutta la carne, però: polli e ovini, in scatola o surgelati. Il bovino è il 32,9% della carne consumata. Se togliamo gli scarti come le ossa, il grasso, eccetera, si arriva ad un consumo di 24,56 grammi al giorno. Insomma: una bistecca alla settimana, ben sotto la soglia dell'allarme lanciato in questi anni".
Oggi, i bovini sono 5,9 milioni, come nel 1945, quando le stalle erano state svuotate dalla fame e dalla guerra. Poi, oltre il consumo ridotto, il 45% della carne bovina arriva dall'estero, "senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantite dall'italianità".
Da noi, invece, l'allevamento è già "integrato e sostenibile" dalle stalle. Concepite con piccole tettoie, paglia sul pavimento, spazio per muoversi e coricarsi e mangiatoie con doppi abbeveratoi. E alle Bonifiche Ferraresi vanno addirittura oltre, le stalle sono state progettate da Luigi Cremonini; gli addetti alle stalle, che una volta si chiamavano bovari o bergamini, oggi sono il "management della stalla". Fanno i corsi al Centro Referenza Benessere Animale, così riescono ad evitare fenomeni aggressivi o di conflitto. Lì è difficile addirittura sentir muggire i bovini nelle stalle. Da non dimenticare che anche l'alimentazione dei capi nostrani è ecosostenibile perché spesso prodotta proprio nell'azienda.
Quindi, proteggiamo gli allevamenti 100% italiani. Anche nelle piccole imprese, per creare lavoro e difendere il proprio territorio. Inoltre mangiare bene e sano fa stare tutti meglio, bene e sani.
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