sabato 7 ottobre 2017

Il mare dà la cura contro il cancro

L'elemento più importante del pianeta Terra può aiutare nella lotta al cancro. Perché sono oltre 14 mila i composti farmacologicamente attivi estratti da organismi marini e il 4% delle specie marine contiene composti ad attività antitumorale.

"Ci vorrebbe il mare". Sempre. Quando si è felici, quando si è tristi, quando si è in salute e soprattutto quando si sta male. Il mare ha sempre avuto quel particolare potere di far star bene le persone. Un tempo lo si "prescriveva" alle donne e ai bambini per i salutari effetti benefici dello iodio. Oggi si scopre che ha anche peculiarità antitumorali.

Addirittura è stato rilevato che sono oltre 14 mila i composti farmacologicamente attivi estratti da organismi marini e il 4% delle specie marine contiene composti di attività antitumorale.

L'uomo da sempre ha cercato di ricorrere alla natura per curare la salute, il più delle volte usando erbe officinali, anche perché i prodotti di origine vegetale terrestre sono più facilmente reperibili delle risorse marine. Ciò non toglie che negli ultimi tempi si stia assistendo ad un cambio di rotta verso il contributo che il mare dà alla ricerca. E proprio dell'importanza del mare per la ricerca, e soprattutto quella oncologica, si è parlato nel corso di un congresso organizzato da AIRC, Associazione Italiana Ricerca contro il Cancro, nell'ambito del Festival della Ricerca Scientifica Trieste Next. 

E' stato un momento di scienza per smentire falsi miti, come quello sulle proprietà benefiche della cartilagine di squalo, falsa credenza che ogni anno costa la vita a 200 mila esemplari e dall'altra invece ha confermato alcune conoscenze popolari e alcune proprietà di organismi marini animali e vegetali.

Inoltre, si è sancito che le potenzialità del mare per la nostra salute non sono esaurite. Giovanni Del Sal, Direttore del Dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Trieste e capo dell'unità oncologica molecolare del Cib, Consorzio Interuniversitario Biotecnologie, spiega: "Gli organismi marini sono organismi modello per comprendere il cancro. C'è il Medaka, piccolo pesce che vive in acqua dolce e salmastra, le caratteristiche del melanoma umano e di quello del pesce sono simili. Le firme molecolari nel modello animale sono simili a quelle trovate nelle cellule tumorali umane. Il pesce ci fornisce un modo per studiare l'insorgenza del tumore, ma anche le varie fasi della sua progressione e la reazione ai trattamenti".

Altri importanti input sono arrivati dal mate con gli studi sulla bioluminescenza delle meduse e alla scoperta nel 1961 della proteina fluorescente verde GFP, che ha valso il Nobel per la Chimica nel 2008 a Shimanura. Altro assist arriva dalla Trabectedina, molecola di origine marina con attività antitumorale, isolata da ecteinascidia turbinata, un piccolo invertebrato del Mar dei Caraibi e oggi sintetizzato in laboratorio.

Insomma, ci vorrebbe il mare. Anche per la salute. Soprattutto perché l'infinito oceano di scoperte relative alle sue potenzialità è appena iniziato.







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