L'AIC, Accademia di Odontoiatria rivela che le diete e i drink fanno perdere smalto al sorriso di 4 italiani su 10 e la metà di essi pensa si riformi da sé.
Un'indagine dell'Accademia Italiana di Odontoiatria Conservativa e Restaurativa (AIC) presentata in occasione del 20 esimo Congresso Nazionale che si terrà a Torino dal 10 al 12 Maggio fa il punto sul sorriso degli italiani.
Dalla relazione vengono assolti chewing gum senza zucchero e sigarette elettroniche, mentre salgono sul banco degli talani le diete ed i drink che fanno "perdere lo smalto" ai denti.
Gli esperti suggeriscono quindi, per ridurre pericoli, di optare per verdure a foglia larga, ortaggi ricchi di fibra "che puliscono" i denti mentre si masticano, frutta non troppo acida, perché gli acidi naturalmente presenti nei cibi sono capaci di sciogliere lo smalto dei denti. Inoltre, è consigliabile bere un bel bicchiere d'acqua dopo aver preso una bibita ed energy drink, è utile usare la cannuccia ed evitare di bere a piccoli sorsi per limitare al minimo il contatto con i denti e ridurre tempo di esposizione alle sostanze acide.
Dei consigli utili se si considera che gli italiani risultano poco informati sull'igiene orale: due su tre non sanno che dopo aver mangiato frutta e verdura acida come agrumi o pomodori è meglio aspettare circa mezz'ora prima di lavare i denti per ridurre i rischi per lo smalto. Solo il 13% degli italiani sa che i cibi e le bevande acide possono intaccare lo smalto dei denti. Inoltre la metà della popolazione ritiene, erroneamente che lo smalto si autorigeneru e pochissimi si accorgono se c'è un problema.
Per esempio, solo l'8% sa che i denti ingialliti possono essere sintomi di una riduzione dello smalto, soltanto 1 su 3 che lo è anche l'ipersensibilità a caldo e freddo. Così gli italiani ricorrono al dentista solo quando l'estetica del sorriso è compromessa. In caso di sintomi molto evidenti di lesioni allo smalto. Invece quando il sorriso "perde smalto", vuol dire che i denti si ingialliscono, diventano più fragili al punto da scheggiarsi facilmente e sono consumati in alcuni punti e diventano ipersensibili al caldo e al freddo comportando rischi per l'intera salute della bocca.
Quindi frutta e verdura sì, ma con le dovute accortezze affinché la loro assunzione non smorzi il nostro sorriso.
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lunedì 30 aprile 2018
Realizzata la plastica green: riciclabile all'infinito e non inquinante
Il Dipartimento di Chimica dell'Università del Colorado ha messo a punto un nuovo polimero particolarmente forte ed economico e non impatta nemmeno sull'ambiente.
La rivista Science annuncia la sorprendente scoperta a cui è arrivato il Dipartimento di Chimica dell'Università del Colorado. Praticamente è stata inventata una plastica green che può essere riciclata all'infinito e non inquina. Un'invenzione che potrebbe rivoluzionare i processi di riciclo, spesso dispendiosi ed inefficaci, a causa dell'incuria umana e ne beneficerebbero anche i costi.
Si tratta di un polimero basato su una sostanza chiamata gomma butiroloctone (Gbl). Un materiale innovativo ma al contempo molto simile alla più nota plastica. Le caratteristiche principali che presenta sono: la forza e la resistenza al colore, è leggera e a differenza della "sorella" più conosciuta può essere scomposto e riciclate infinite volte.
Eugene Chen, coordinatore dello studio commenta: "Ha un ciclo vitale circolare. Oltre ad avere la possibilità di essere riutilizzato più volte, ha un altro vantaggio che la rende unica, ovvero un processo di riciclo sostanzialmente green. Può essere realizzato in pochi minuti senza la necessità di sostanze chimiche tossiche o consumi energetici massicci poiché avviene a temperatura ambiente".
La scoperta della plastica green comporta una bella stoccata contro l'inquinamento ambientale che spesso, l'uso smodato dell'idrocarburo comporta. Certo l'idea è ancora agli albori, in effetti, non è stato nemmeno presentato il brevetto e bisognerà concentrarsi anche sulla scelta del materiale più economico possibile. Nonostante questo è un polimero riciclabile per il momento sembra presentare solo vantaggi. Chen e i suoi colleghi si stanno impegnando per un futuro in cui i materiali green, anziché macerare nelle discariche e negli oceani per milioni di anni, possono essere semplicemente collocate in un reattore di depolimerizzazione per recuperare il loro valore originario, cosa che non è possibile fare con le plastiche attuali.
È ancora in fase sperimentale, ma i mari e gli oceani sembrano già esultare per questa ventata di materiali positivi.
La rivista Science annuncia la sorprendente scoperta a cui è arrivato il Dipartimento di Chimica dell'Università del Colorado. Praticamente è stata inventata una plastica green che può essere riciclata all'infinito e non inquina. Un'invenzione che potrebbe rivoluzionare i processi di riciclo, spesso dispendiosi ed inefficaci, a causa dell'incuria umana e ne beneficerebbero anche i costi.
Si tratta di un polimero basato su una sostanza chiamata gomma butiroloctone (Gbl). Un materiale innovativo ma al contempo molto simile alla più nota plastica. Le caratteristiche principali che presenta sono: la forza e la resistenza al colore, è leggera e a differenza della "sorella" più conosciuta può essere scomposto e riciclate infinite volte.
Eugene Chen, coordinatore dello studio commenta: "Ha un ciclo vitale circolare. Oltre ad avere la possibilità di essere riutilizzato più volte, ha un altro vantaggio che la rende unica, ovvero un processo di riciclo sostanzialmente green. Può essere realizzato in pochi minuti senza la necessità di sostanze chimiche tossiche o consumi energetici massicci poiché avviene a temperatura ambiente".
La scoperta della plastica green comporta una bella stoccata contro l'inquinamento ambientale che spesso, l'uso smodato dell'idrocarburo comporta. Certo l'idea è ancora agli albori, in effetti, non è stato nemmeno presentato il brevetto e bisognerà concentrarsi anche sulla scelta del materiale più economico possibile. Nonostante questo è un polimero riciclabile per il momento sembra presentare solo vantaggi. Chen e i suoi colleghi si stanno impegnando per un futuro in cui i materiali green, anziché macerare nelle discariche e negli oceani per milioni di anni, possono essere semplicemente collocate in un reattore di depolimerizzazione per recuperare il loro valore originario, cosa che non è possibile fare con le plastiche attuali.
È ancora in fase sperimentale, ma i mari e gli oceani sembrano già esultare per questa ventata di materiali positivi.
venerdì 27 aprile 2018
Arrivano le pareti intelligenti che fungono da interruttori
Addio a interruttori e joystick, le pareti diventano smart e servono anche come internet delle cose.
Un'idea tanto originale non poteva che arrivare da una collaborazione tra i ricercatori della Canergie Mellon University negli Usa, e la Disney. Insieme hanno messo a punto una speciale pittura che trasforma le pareti in strumenti che permettono di controllare luci, videogame e tv grazie ad un gesto, i muri al servizio dell'internet delle cose.
Le "Wall++", le pareti intelligenti sono state recentemente presentate a Montreal nella Conferenza sui Fattori Umani nei Sistemi Informatici.
Cris Harrison, ricercatore della Canergie Mellon University spiega: "I muri sono di solito la superficie più grande di una stanza, ma li usiamo solo come divisioni, o al massimo per appoggiarci scaffali e appenderci quadri. Quando l'internet delle cose diventerà realtà, i muri potranno diventare parti attive dei nostri ambienti di vita e di lavoro".
I Wall++ sono resi tali, "intelligenti", grazie ad una speciale vernice a base d'acqua e particelle di nichel, in grado di condurre elettricità. Usando un semplice rullo, come quello utilizzato dagli imbianchini, i ricercatori hanno disegnato sulla parete una griglia di rombi che funziona come un circuito elettrico. La parete è stata poi rifinita con un'altra mano di vernice comune.
La parete intelligente, presenta anche dei costi relativamente bassi, che si aggirano intorno ai 20 dollari al metro quadrato, e può funzionare in due modi: come schermo tattile e come sensore. Come schermo naturalmente, si può attivare come un qualsiasi altro touch-screen, quando viene toccato con le mani distorce il flusso di elettroni che scorre nel circuito e può, per esempio accendere le luci.
Invece, nella veste di sensore elettromagnetico, gli elettroliti del circuito sono in grado di rilevare le firme elettromagnetiche di altri dispositivi elettrici, dalle tv e alle lavatrici. Se una persona indossa un sensore che emette anch'esso una firma elettromagnetica, il sistema può tracciare la sua posizione e con un gesto si possono telecomandare gli elettrodomestici.
Prima la Disney nei suoi film animati ci ha fatto sognare di pareti che celassero nascondigli e tesori, ora grazie alla tecnologia ha reso addirittura intelligenti i muri di una casa.
Un'idea tanto originale non poteva che arrivare da una collaborazione tra i ricercatori della Canergie Mellon University negli Usa, e la Disney. Insieme hanno messo a punto una speciale pittura che trasforma le pareti in strumenti che permettono di controllare luci, videogame e tv grazie ad un gesto, i muri al servizio dell'internet delle cose.
Le "Wall++", le pareti intelligenti sono state recentemente presentate a Montreal nella Conferenza sui Fattori Umani nei Sistemi Informatici.
Cris Harrison, ricercatore della Canergie Mellon University spiega: "I muri sono di solito la superficie più grande di una stanza, ma li usiamo solo come divisioni, o al massimo per appoggiarci scaffali e appenderci quadri. Quando l'internet delle cose diventerà realtà, i muri potranno diventare parti attive dei nostri ambienti di vita e di lavoro".
I Wall++ sono resi tali, "intelligenti", grazie ad una speciale vernice a base d'acqua e particelle di nichel, in grado di condurre elettricità. Usando un semplice rullo, come quello utilizzato dagli imbianchini, i ricercatori hanno disegnato sulla parete una griglia di rombi che funziona come un circuito elettrico. La parete è stata poi rifinita con un'altra mano di vernice comune.
La parete intelligente, presenta anche dei costi relativamente bassi, che si aggirano intorno ai 20 dollari al metro quadrato, e può funzionare in due modi: come schermo tattile e come sensore. Come schermo naturalmente, si può attivare come un qualsiasi altro touch-screen, quando viene toccato con le mani distorce il flusso di elettroni che scorre nel circuito e può, per esempio accendere le luci.
Invece, nella veste di sensore elettromagnetico, gli elettroliti del circuito sono in grado di rilevare le firme elettromagnetiche di altri dispositivi elettrici, dalle tv e alle lavatrici. Se una persona indossa un sensore che emette anch'esso una firma elettromagnetica, il sistema può tracciare la sua posizione e con un gesto si possono telecomandare gli elettrodomestici.
Prima la Disney nei suoi film animati ci ha fatto sognare di pareti che celassero nascondigli e tesori, ora grazie alla tecnologia ha reso addirittura intelligenti i muri di una casa.
Barbie Frida Khalo vietata in Messico
Il Tribunale messicano ha bloccato le vendite nel Paese di una Barbie con le sembianze della famosa artista Frida Khalo. Accogliendo così la richiesta degli eredi.
Non è la solita questione del "nessuno è profeta in patria sua", ma piuttosto è la sentenza che il Tribunale messicano ha emesso per dar ragione alla famiglia dell'artista che detiene i diritti esclusivi della sua immagine e ha quindi accettato la loro richiesta.
Poteva essere una bella idea, far conoscere l'arte e una precisa artista simbolo a tutti i bambini, tramite le fattezze di una bambola. D'altronde prima della Barbie Frida Khalo, la Mattel aveva prestato la sua bambola più famosa, a promuovere e far conoscere tante altre valide immagini di forti personalità femminili. Invece, in Messico non è stato possibile.
La serie della Mattel su "donne che ispirano" ed in particolare la bambola da loro prodotta con le fattezze della nota artista, hanno destato l'ira dei suoi eredi, che ne hanno contestato l'uso dell'immagini.
Inoltre, i parenti hanno avuto da ridire anche sui tratti della bambola ritenendo che il colore della carnagione e la fisionomia non corrispondano a quelli della celebre artista del XX secolo.
Personalmente, penso che Barbie Frida sia stata effettivamente un po' "abbellita" nelle sembianze. In effetti è pur sempre una bambola che si deve rendere "accattivante al mercato". Poi, Frida Khalo era una donna fortemente carismatica e piacente al di là del suo aspetto fisico, putroppo, più che martoriato dalle traversie della vita, ma che nonostante questo conquistava tutti grazie soprattutto alla sua immensa arte dettata anche dal carattere.
E questo in una bambola non si può vedere. Poi, mal vedo gli eredi che per denaro si appellano ad ogni cavillo, e pur essendo contraddittori, cercano di lucrare sull'immagine di una loro caro, pure defunto, e di di cui non si potrà conoscere la vera opinione.
Non è la solita questione del "nessuno è profeta in patria sua", ma piuttosto è la sentenza che il Tribunale messicano ha emesso per dar ragione alla famiglia dell'artista che detiene i diritti esclusivi della sua immagine e ha quindi accettato la loro richiesta.
Poteva essere una bella idea, far conoscere l'arte e una precisa artista simbolo a tutti i bambini, tramite le fattezze di una bambola. D'altronde prima della Barbie Frida Khalo, la Mattel aveva prestato la sua bambola più famosa, a promuovere e far conoscere tante altre valide immagini di forti personalità femminili. Invece, in Messico non è stato possibile.
La serie della Mattel su "donne che ispirano" ed in particolare la bambola da loro prodotta con le fattezze della nota artista, hanno destato l'ira dei suoi eredi, che ne hanno contestato l'uso dell'immagini.
Inoltre, i parenti hanno avuto da ridire anche sui tratti della bambola ritenendo che il colore della carnagione e la fisionomia non corrispondano a quelli della celebre artista del XX secolo.
Personalmente, penso che Barbie Frida sia stata effettivamente un po' "abbellita" nelle sembianze. In effetti è pur sempre una bambola che si deve rendere "accattivante al mercato". Poi, Frida Khalo era una donna fortemente carismatica e piacente al di là del suo aspetto fisico, putroppo, più che martoriato dalle traversie della vita, ma che nonostante questo conquistava tutti grazie soprattutto alla sua immensa arte dettata anche dal carattere.
E questo in una bambola non si può vedere. Poi, mal vedo gli eredi che per denaro si appellano ad ogni cavillo, e pur essendo contraddittori, cercano di lucrare sull'immagine di una loro caro, pure defunto, e di di cui non si potrà conoscere la vera opinione.
giovedì 26 aprile 2018
Prima lo denuncia per stalking poi si innamorano, ma non si può ritirare la querela
La curiosa vicenda di due vigili sardi. I due, prima sono amanti, poi lei lo accusa di stalking e dopo si riaccende la fiamma. Ora si amano ma lei non può ritirare la querela.
Non solo l'amore fa dei giri che la mente non conosce, ma questi giri non li comprende nemmeno la giustizia. Così quella che poteva essere la trama di un film d'amore comico, ha un finale ancora tutto da chiarire. Infatti sebbene i due ora si giurino amore eterno, rischiano di trovarsi davanti ad un giudice e uno dei due potrebbe pure essere anche condannato.
Questa è la vicenda di 2 quarantenni di Sassari, colleghi ed amanti. Entrambi vigili urbani nello stesso comando, lei agente semplice, lui ufficiale. Quando si conobbero erano entrambi sposati, e la scintilla dell'amore durò davvero poco; tanto da provocare una rottura tormentata che è finita poi in Tribunale.
Lui, l'amante deluso che con la collega usa metodi da superiore spietato, non si arrende alla fine della relazione. Insistendo con le minacce, anche durante l'orario lavorativo. Una vera e propria persecuzione che spinge la donna a denunciarlo per stalking. Il vigile molesto viene quindi indagato e il Gip gli intima di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dall'ex amante.
Mentre la legge fa il suo percorso, coinvolgendo Carabinieri e magistrati che continuano nel loro lavoro, i due vigili ricominciano ad amarsi. Sempre di più. Con un'intensità tale che entrambi decidono di rompere il precedente matrimonio e di trasformare in una relazione ufficiale quella che era nata come una storiella clandestina.
L'amore è riuscito a cancellare la paura e le minacce, almeno fra i due, ma non è servito a bloccare i procedimenti penali. E poiché il reato di stalking è procedibile d'ufficio, ora la vigilanza non più ritrarre, anzi rischia di vedere il suo amato condannato.
L'amore segue delle rotte non sempre comprensibili, proprio per questo prima di chiamarlo come tale o di additarlo come l'esatto contrario, sarebbe meglio tener fuori almeno la testa.
Non solo l'amore fa dei giri che la mente non conosce, ma questi giri non li comprende nemmeno la giustizia. Così quella che poteva essere la trama di un film d'amore comico, ha un finale ancora tutto da chiarire. Infatti sebbene i due ora si giurino amore eterno, rischiano di trovarsi davanti ad un giudice e uno dei due potrebbe pure essere anche condannato.
Questa è la vicenda di 2 quarantenni di Sassari, colleghi ed amanti. Entrambi vigili urbani nello stesso comando, lei agente semplice, lui ufficiale. Quando si conobbero erano entrambi sposati, e la scintilla dell'amore durò davvero poco; tanto da provocare una rottura tormentata che è finita poi in Tribunale.
Lui, l'amante deluso che con la collega usa metodi da superiore spietato, non si arrende alla fine della relazione. Insistendo con le minacce, anche durante l'orario lavorativo. Una vera e propria persecuzione che spinge la donna a denunciarlo per stalking. Il vigile molesto viene quindi indagato e il Gip gli intima di non avvicinarsi ai luoghi frequentati dall'ex amante.
Mentre la legge fa il suo percorso, coinvolgendo Carabinieri e magistrati che continuano nel loro lavoro, i due vigili ricominciano ad amarsi. Sempre di più. Con un'intensità tale che entrambi decidono di rompere il precedente matrimonio e di trasformare in una relazione ufficiale quella che era nata come una storiella clandestina.
L'amore è riuscito a cancellare la paura e le minacce, almeno fra i due, ma non è servito a bloccare i procedimenti penali. E poiché il reato di stalking è procedibile d'ufficio, ora la vigilanza non più ritrarre, anzi rischia di vedere il suo amato condannato.
L'amore segue delle rotte non sempre comprensibili, proprio per questo prima di chiamarlo come tale o di additarlo come l'esatto contrario, sarebbe meglio tener fuori almeno la testa.
Ritrovato vivo dopo 26 giorni il cane disperso sotto le nevi
Un bellissimo Pastore Australiano ce l'ha fatta. Sopravvissuto da solo sulle nevi della montagna di Albasaggia, vicino Sondrio, dopo che si era perso è stato ritrovato dopo 26 giorni.
Le favole esistono ed ogni tanto si avverano. Lo dimostra la storia di un animale, un cane che è sopravvissuto sotto la neve per 26 giorni. Un Pastore Australiano aveva seguito il suo proprietario, un appassionato scialpinista di montagna ed un suo amico escursionista.
Era il 13 Marzo scorso. Il gruppetto recatosi sulle montagne di Albasaggia, in provincia di Sondrio, all'improvviso, vengono sorpresi da una slavina. I due uomini riescono ad aggrapparsi ai rami di un albero mentre il cane viene travolto e scompare nella neve.
D'allora il proprietario del cane è tornato ogni giorno a cercare il suo fedele amico a quattro zampe. Non riuscendo a rassegnarsi a quell'ingiusto addio. Poi, dopo 26 giorni, avviene quella scena tanto attesa, che ha un po' il sapore del miracolo: il cane ricompare dal nulla. È vivo e sta bene.
La vicenda si colora delle sfumature della favola quando l'uomo racconta che nel cercare il cane, ha scavato, o meglio, ha terminato di scavare un varco cominciato dalle volpi che per giorni, forse fiutando la presenza del cane sotto la neve, hanno scavato. L'uomo che per giorni è ritornato per amore il suo amico a quattro zampe, ha completato con una pala, proprio quel "tunnel";poiché gli pareva di aver sentito il suo cane abbaiare.
Da quel varco aperto con la forza dell'amore, il Pastore Australiano è uscito scodinzolando verso quell'uomo, il suo padrone che non ha mai smesso di sperare. Il cane sta bene, e dopo i controlli veterinari e una cura integrativa, è tornato alla sua vita normale.
Tutto è bene quel che finisce bene. Soprattutto quando la vera protagonista della favola è l'amicizia profonda tra un uomo ed un cane.
Le favole esistono ed ogni tanto si avverano. Lo dimostra la storia di un animale, un cane che è sopravvissuto sotto la neve per 26 giorni. Un Pastore Australiano aveva seguito il suo proprietario, un appassionato scialpinista di montagna ed un suo amico escursionista.
Era il 13 Marzo scorso. Il gruppetto recatosi sulle montagne di Albasaggia, in provincia di Sondrio, all'improvviso, vengono sorpresi da una slavina. I due uomini riescono ad aggrapparsi ai rami di un albero mentre il cane viene travolto e scompare nella neve.
D'allora il proprietario del cane è tornato ogni giorno a cercare il suo fedele amico a quattro zampe. Non riuscendo a rassegnarsi a quell'ingiusto addio. Poi, dopo 26 giorni, avviene quella scena tanto attesa, che ha un po' il sapore del miracolo: il cane ricompare dal nulla. È vivo e sta bene.
La vicenda si colora delle sfumature della favola quando l'uomo racconta che nel cercare il cane, ha scavato, o meglio, ha terminato di scavare un varco cominciato dalle volpi che per giorni, forse fiutando la presenza del cane sotto la neve, hanno scavato. L'uomo che per giorni è ritornato per amore il suo amico a quattro zampe, ha completato con una pala, proprio quel "tunnel";poiché gli pareva di aver sentito il suo cane abbaiare.
Da quel varco aperto con la forza dell'amore, il Pastore Australiano è uscito scodinzolando verso quell'uomo, il suo padrone che non ha mai smesso di sperare. Il cane sta bene, e dopo i controlli veterinari e una cura integrativa, è tornato alla sua vita normale.
Tutto è bene quel che finisce bene. Soprattutto quando la vera protagonista della favola è l'amicizia profonda tra un uomo ed un cane.
martedì 24 aprile 2018
In Italia, uno su due è vittima di bullismo
Nel Belpaese il fenomeno del bullismo è diffusissimo. Le stime parlano di oltre il 55% dei giovani, è stato oggetto di prepotenze con una cadenza annua mentre il 20,9% ha subito vessazioni con cadenza mensile.
È un dato insindacabile, quotidianamente la cronaca riporta i tristi episodi di bullismo che si verificano soprattutto nelle nostre scuole. Da un'indagine Istat emerge che circa il 52,7% dei giovani, circa 1 su 2 è stato preso di mira almeno una volta dai bulli. Indicando come bullismo, quell'insieme di vessazioni, offese, minacce, atteggiamenti aggressivi e maldicenze che può spingersi fino alla violenza e che riguarda soprattutto gli ambienti scolastici e giovanili.
Le vittime hanno un'età compresa fra gli 11 e i 17 anni, ma per lo più sono ragazzi giovanissimi (tra gli 11-13 anni) e residenti al Nord. Inoltre le statistiche, parlano anche di 9,1% che ha subito atti di bullismo con cadenza settimanale.
Per le ragazze bersaglio del bullismo, si parla di cyberbullismo. Cioè le giovani subiscono vessazioni continue ogni qualvolta si collegano al web o dispongono di un cellulare poiché gli insulti, ricatti e sbeffeggi passano e partono proprio dalla rete.
Invece, per i maschietti 1 su 2 è stato vessato. Anche con episodi sporadici. Il 57% delle vittime risiede al Nord, poco meno, il 50% al Sud. In generale, il rischio di bullismo diminuisce con l'aumento dell'età: il 22,5% degli 11-13 enni è vittima di vessazioni continue, rispetto al 17,9% dei 14-17 enni. I più giovani sono anche i più esposti al cyberbullismo. Mentre sul dato generale incide anche la zona di residenza: in aree molto disagiate si registra la quota più elevata di vittime (23,3%) di prepotenze assidue.
Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l'aspetto fisico, il modo di parlare (6,3%) o diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%). Aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni almeno nel 3,9% dei casi.
È emerso, che nel fenomeno incidono anche la solitudine, poiché spesso chi è stato vittima di bullismo si sente solo e/o abbandonato, o meglio non aiutato dagli amici o dal tipo di studio, dove i liceali sono in testa.
Le vittime di bullismo, non hanno nulla di sbagliato. Sono i bulli che attuano un comportamento delinquente, l'unica cosa davvero importante è quello di non chiudersi, parlare con i professori o i genitori ed avere il coraggio di denunciare.
È un dato insindacabile, quotidianamente la cronaca riporta i tristi episodi di bullismo che si verificano soprattutto nelle nostre scuole. Da un'indagine Istat emerge che circa il 52,7% dei giovani, circa 1 su 2 è stato preso di mira almeno una volta dai bulli. Indicando come bullismo, quell'insieme di vessazioni, offese, minacce, atteggiamenti aggressivi e maldicenze che può spingersi fino alla violenza e che riguarda soprattutto gli ambienti scolastici e giovanili.
Le vittime hanno un'età compresa fra gli 11 e i 17 anni, ma per lo più sono ragazzi giovanissimi (tra gli 11-13 anni) e residenti al Nord. Inoltre le statistiche, parlano anche di 9,1% che ha subito atti di bullismo con cadenza settimanale.
Per le ragazze bersaglio del bullismo, si parla di cyberbullismo. Cioè le giovani subiscono vessazioni continue ogni qualvolta si collegano al web o dispongono di un cellulare poiché gli insulti, ricatti e sbeffeggi passano e partono proprio dalla rete.
Invece, per i maschietti 1 su 2 è stato vessato. Anche con episodi sporadici. Il 57% delle vittime risiede al Nord, poco meno, il 50% al Sud. In generale, il rischio di bullismo diminuisce con l'aumento dell'età: il 22,5% degli 11-13 enni è vittima di vessazioni continue, rispetto al 17,9% dei 14-17 enni. I più giovani sono anche i più esposti al cyberbullismo. Mentre sul dato generale incide anche la zona di residenza: in aree molto disagiate si registra la quota più elevata di vittime (23,3%) di prepotenze assidue.
Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l'aspetto fisico, il modo di parlare (6,3%) o diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%). Aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni almeno nel 3,9% dei casi.
È emerso, che nel fenomeno incidono anche la solitudine, poiché spesso chi è stato vittima di bullismo si sente solo e/o abbandonato, o meglio non aiutato dagli amici o dal tipo di studio, dove i liceali sono in testa.
Le vittime di bullismo, non hanno nulla di sbagliato. Sono i bulli che attuano un comportamento delinquente, l'unica cosa davvero importante è quello di non chiudersi, parlare con i professori o i genitori ed avere il coraggio di denunciare.
Gli ritirano la patente perché troppo ubriaco, il giorno dopo denuncia il furto
A Carpi. Un uomo viene fermato dai Carabinieri, risulta positivo all'alcool test e gli ritirano la patente. Troppo ubriaco per ricordarsi il tutto, il giorno dopo va a sporgere denuncia.
Di aneddoti simpatici ce ne sono a bizzeffe e non sono solo quelli che riguardano i Carabinieri, ma anche quelli che i Carabinieri, loro malgrado, devono esperire. Un esempio simpatico si è verificato a Carpi domenica notte verso le 3, quando un 40 enne viene fermato dai Carabinieri per un controllo di routine.
Di aneddoti simpatici ce ne sono a bizzeffe e non sono solo quelli che riguardano i Carabinieri, ma anche quelli che i Carabinieri, loro malgrado, devono esperire. Un esempio simpatico si è verificato a Carpi domenica notte verso le 3, quando un 40 enne viene fermato dai Carabinieri per un controllo di routine.
Gli fanno eseguire la prova palloncino e l'automobilista risulta più che positivo all'alcool test. Quindi gli agenti, come da prassi, sequestrano la patente del malcapitato. Quindi interviene un amico del 40 enne che lo riporta a casa e lo infila nel letto.
Il mattino seguente l'uomo si sveglia non ricordando assolutamente niente dell'accaduto. Apre quindi il portafogli e con gran stupore non trova più la patente a suo posto.
Il mattino seguente l'uomo si sveglia non ricordando assolutamente niente dell'accaduto. Apre quindi il portafogli e con gran stupore non trova più la patente a suo posto.
La cerca, non la trova, pensa ad un furto e così si avvia alla Caserma dei Carabinieri di Carpi per sporgere denuncia: "Sono qui per sporgere denuncia. Mi sono accorto di aver perso la patente. Ho sognato che i Carabinieri me l'avevano sequestrata ed ora è sparita".
Ma non era un brutto sogno la patente gli era stata davvero sequestrata. Semplicemente aveva bevuto troppo per ricordarselo. Va bene il detto "bere per dimenticare" ma forse il signore ha bevuto davvero un po' troppo visto che ha dimenticato tutto ciò che gli era accaduto quella notte. Il suo stato era davvero alterato e hanno fatto bene i Carabinieri a non rimetterlo alla guida. Sperando che non affoggi più i suoi dispiaceri, tra cui quello nuovo di aver perso la patente, sempre nell'alcool.
Ma non era un brutto sogno la patente gli era stata davvero sequestrata. Semplicemente aveva bevuto troppo per ricordarselo. Va bene il detto "bere per dimenticare" ma forse il signore ha bevuto davvero un po' troppo visto che ha dimenticato tutto ciò che gli era accaduto quella notte. Il suo stato era davvero alterato e hanno fatto bene i Carabinieri a non rimetterlo alla guida. Sperando che non affoggi più i suoi dispiaceri, tra cui quello nuovo di aver perso la patente, sempre nell'alcool.
lunedì 23 aprile 2018
Più sane degli uomini anche facendo meno sport
Le donne sono più sane degli uomini. E questo sebbene facciano meno attività sportiva. Grazie ai ritmi di vita sani e alla minore propensione al sovrappeso, al tabagismo e all'alcol.
Le donne più salutiste degli uomini. È quanto è emerso da una relazione presentata a Roma in occasione della Giornata Nazionale della Salute della Donna. Il gentil sesso entra nel nuovo millennio con una silhouette decisamente migliore degli uomini. Fumano e bevono meno di loro e fanno anche meno attività sportiva, escludendo tutta quella quotidiana legata alle mille attività che ognuna deve portare avanti.
I dati Iss (Sorveglianza Passi) mostrano che circa due adulti su cinque (il 42,7%) sono in eccesso di peso, con il 31,7% in sovrappeso (in leggero aumento) e il 10,5% sono obesi (dato in leggera diminuzione). L'eccesso ponderale è significativamente più frequente tra i più anziani (tra i 50 e i 69 anni) le persone in sovrappeso sono il 40,2% e le obese il 15,7% e, a differenza che nella media europea, fra gli uomini (40,2% sovrappeso e 11,2% obesi) rispetto alle donne (23,8% sovrappeso e 9,9% obese).
Questi dati riprendono in gran parte i risultati dell'indagine Istat, "Aspetti della vita quotidiana" del 2016, che mostrano come le donne siano più sedentarie degli uomini. Il 39,2% della popolazione ha dichiarato di non praticare sport né di fare attività fisica nel tempo libero. Il dato è maggiore tra le donne (43,4%) rispetto agli uomini (34,8%).
Le donne assumono un comportamento più responsabile anche nei confronti dell'alcool. La propensione all'eccedere nel bere ha una connotazione di genere: secondo i lati Iss nel 2016 i comportamenti più a rischio, ossia il consumo abituale ed eccessivo e il "beinge drinking" (il bere compulsivo fino ad ubriacarsi) riguarda il 23,2% degli uomini e il 9,1% delle donne (15,9% in media nazionale).
Ancora una volta si deve dire brave a noi donne, che abbiamo anche capito che la salute è donna.
Le donne più salutiste degli uomini. È quanto è emerso da una relazione presentata a Roma in occasione della Giornata Nazionale della Salute della Donna. Il gentil sesso entra nel nuovo millennio con una silhouette decisamente migliore degli uomini. Fumano e bevono meno di loro e fanno anche meno attività sportiva, escludendo tutta quella quotidiana legata alle mille attività che ognuna deve portare avanti.
I dati Iss (Sorveglianza Passi) mostrano che circa due adulti su cinque (il 42,7%) sono in eccesso di peso, con il 31,7% in sovrappeso (in leggero aumento) e il 10,5% sono obesi (dato in leggera diminuzione). L'eccesso ponderale è significativamente più frequente tra i più anziani (tra i 50 e i 69 anni) le persone in sovrappeso sono il 40,2% e le obese il 15,7% e, a differenza che nella media europea, fra gli uomini (40,2% sovrappeso e 11,2% obesi) rispetto alle donne (23,8% sovrappeso e 9,9% obese).
Questi dati riprendono in gran parte i risultati dell'indagine Istat, "Aspetti della vita quotidiana" del 2016, che mostrano come le donne siano più sedentarie degli uomini. Il 39,2% della popolazione ha dichiarato di non praticare sport né di fare attività fisica nel tempo libero. Il dato è maggiore tra le donne (43,4%) rispetto agli uomini (34,8%).
Le donne assumono un comportamento più responsabile anche nei confronti dell'alcool. La propensione all'eccedere nel bere ha una connotazione di genere: secondo i lati Iss nel 2016 i comportamenti più a rischio, ossia il consumo abituale ed eccessivo e il "beinge drinking" (il bere compulsivo fino ad ubriacarsi) riguarda il 23,2% degli uomini e il 9,1% delle donne (15,9% in media nazionale).
Ancora una volta si deve dire brave a noi donne, che abbiamo anche capito che la salute è donna.
Diritto di risarcimento anche per l'amante
Il Tribunale di Vicenza durante un procedimento penale sul caso di un uomo deceduto dopo essere stato investito da un'automobile ha ammesso anche la domanda di risarcimento presentata dall'amante. Moglie della vittima furibonda.
All'amante la dipartita del proprio "partner" deve essere pesata davvero tanto se per ricordarlo o sentirlo più vicino ha dovuto presentare al Tribunale di Venezia la richiesta di un indennizzo, risarcimento per l'uccisione del compagno. A parte la cosa per me curiosa, di aver avuto il coraggio di uscire allo scoperto e rendersi palese alla vedova e intera famiglia del defunto, è davvero interessante apprendere che la risposta del Tribunale è stata affermativa. Sì, l'amante ha diritto al risarcimento.
La vicenda penale riguarda l'uccisione di un uomo che è stato investito da un'automobile. Di seguito al Tribunale sono arrivate e sono state ammesse entrambe, sia la domanda di risarcimento della moglie della vittima, che quella della neo amante con la quale il defunto intratteneva una relazione da poco più di 7 mesi. Nel corso del procedimento penale entrambe le signore si sono costituite parte civile, affermando di aver subito un danno non patrimoniale per l'uccisione del loro "uomo".
Durante l'udienza preliminare il giudice ha sentenziato: "Non si può negare la legittimazione ad agire a chi si qualifica "fidanzata" della vittima e, come tale, legata ad esso da un'aspettativa di vita comune".
Mentre del "coraggio" della "fidanzata/amante" che aveva presentato al giudice (in aula giudiziaria), numerose prove che testimoniano in modo inequivocabile l'intensità del rapporto con la vittima e il comune progetto di convivere e sposarsi, non appena ci fossero state separazione e divorzio.
Quindi, l'inconsueta domanda di risarcimento, si dovrà ritenere valida per tutti quelli che rimasti "soli" dalla perdita del proprio "amato" riescono a dimostrare di aver avuto un intenso legame affettivo con la vittima fino all'ultimo momento.
A quanto pare non è nemmeno la prima volta che i giudici riconoscono la sussistenza di un danno non patrimoniale o di conseguenza, il diritto a ottenere un riconoscimento "da perdita affettiva" a persona legata alla vittima da un legame affettivo, senza che questo fosse suggellato da un vincolo di parentela o matrimonio.
Ora, l'unico dubbio che mi sorge è questo: "se l'amante ha diritto ad un risarcimento per perdita affettiva, la moglie ufficiale e i parenti che hanno perso doppiamente la stessa persona, cioè quando è morto e quando hanno scoperto che li tradiva conducendo una seconda vita, ha cosa hanno diritto"?
All'amante la dipartita del proprio "partner" deve essere pesata davvero tanto se per ricordarlo o sentirlo più vicino ha dovuto presentare al Tribunale di Venezia la richiesta di un indennizzo, risarcimento per l'uccisione del compagno. A parte la cosa per me curiosa, di aver avuto il coraggio di uscire allo scoperto e rendersi palese alla vedova e intera famiglia del defunto, è davvero interessante apprendere che la risposta del Tribunale è stata affermativa. Sì, l'amante ha diritto al risarcimento.
La vicenda penale riguarda l'uccisione di un uomo che è stato investito da un'automobile. Di seguito al Tribunale sono arrivate e sono state ammesse entrambe, sia la domanda di risarcimento della moglie della vittima, che quella della neo amante con la quale il defunto intratteneva una relazione da poco più di 7 mesi. Nel corso del procedimento penale entrambe le signore si sono costituite parte civile, affermando di aver subito un danno non patrimoniale per l'uccisione del loro "uomo".
Durante l'udienza preliminare il giudice ha sentenziato: "Non si può negare la legittimazione ad agire a chi si qualifica "fidanzata" della vittima e, come tale, legata ad esso da un'aspettativa di vita comune".
Mentre del "coraggio" della "fidanzata/amante" che aveva presentato al giudice (in aula giudiziaria), numerose prove che testimoniano in modo inequivocabile l'intensità del rapporto con la vittima e il comune progetto di convivere e sposarsi, non appena ci fossero state separazione e divorzio.
Quindi, l'inconsueta domanda di risarcimento, si dovrà ritenere valida per tutti quelli che rimasti "soli" dalla perdita del proprio "amato" riescono a dimostrare di aver avuto un intenso legame affettivo con la vittima fino all'ultimo momento.
A quanto pare non è nemmeno la prima volta che i giudici riconoscono la sussistenza di un danno non patrimoniale o di conseguenza, il diritto a ottenere un riconoscimento "da perdita affettiva" a persona legata alla vittima da un legame affettivo, senza che questo fosse suggellato da un vincolo di parentela o matrimonio.
Ora, l'unico dubbio che mi sorge è questo: "se l'amante ha diritto ad un risarcimento per perdita affettiva, la moglie ufficiale e i parenti che hanno perso doppiamente la stessa persona, cioè quando è morto e quando hanno scoperto che li tradiva conducendo una seconda vita, ha cosa hanno diritto"?
venerdì 20 aprile 2018
Cristalli usati dai vichinghi come una bussola
Scoperto il segreto dei vichinghi. Per navigare usavano i cristalli, utilizzandoli come sestanti per capire la posizione del sole.
I vichinghi la chiamavano "la pietra del sole" e a noi è giunto quasi come una leggenda, invece, è esistita davvero e si trattava di un cristallo purissimo che i vichinghi usavano per orientarsi in mare aperto durante la navigazione anche in presenza di nebbia e nuvole.
Non era una pietra magica, ma consentiva loro di viaggiare per distanze enormi e permettergli di raggiungere le coste della Groenlandia, dell'Europa, fino alle lontane sabbie dell'America Settentrionale.
Da sempre i ricercatori sospettano che i vichinghi, avessero un trucco, una chiave, che gli permettesse di navigare sotto i cieli poco soleggiati del Nord Europa. Poi, nei racconti su questo popolo, come "La Saga del re Olaf", vengono spesso menzionate le pietre del Sole e sebbene realmente queste non fossero mai state effettivamente tra i relitti dei naufragi vichinghi di quel periodo, ci si è mossi alla loro ricerca.
Alla fine, un gruppo di ricercatori dell'Università ungherese di Eotvs Lorand a Budapest sono riusciti a dimostrarlo, simulando al computer 3600 viaggi effettuati tra l'equinozio di primavera e il solstizio d'estate, il periodo dell'anno più favorevole alla navigazione.
Si è giunti alla conclusione che esistono possibili prove dell'esistenza di pietre del sole, tra cui il cristallo bianco e ruvido trovato insieme ad altri strumenti di navigazione tra i relitti di un naufragio inglese del XVI secolo. Così alla ricerca si è unito anche il prof Stephen Harding dell'Università di Notting; convinti che i marinai inglesi abbiano imparato i trucchi della navigazione dai Vichinghi, sbarcati sulla costa britannica sud prima, poiché: "I popoli antichi utilizzavano il Sole di giorno e le stelle di notte per orientarsi nella navigazione, ma è possibile che i Vichinghi che navigavano sotto cieli spesso coperti utilizzassero cristalli dalle proprietà ittiche particolari, come sestanti, per capire la posizione ed orientarsi.
Praticamente, la forza dei Vichinghi è che nonostante le difficoltà di un cielo coperto, scuro, il segreto per andare avanti è quello di affidarsi anche al più piccolo e lontano bagliore di luce, che poi il cristallo faceva diventare una torcia per l'orientamento.
I vichinghi la chiamavano "la pietra del sole" e a noi è giunto quasi come una leggenda, invece, è esistita davvero e si trattava di un cristallo purissimo che i vichinghi usavano per orientarsi in mare aperto durante la navigazione anche in presenza di nebbia e nuvole.
Non era una pietra magica, ma consentiva loro di viaggiare per distanze enormi e permettergli di raggiungere le coste della Groenlandia, dell'Europa, fino alle lontane sabbie dell'America Settentrionale.
Da sempre i ricercatori sospettano che i vichinghi, avessero un trucco, una chiave, che gli permettesse di navigare sotto i cieli poco soleggiati del Nord Europa. Poi, nei racconti su questo popolo, come "La Saga del re Olaf", vengono spesso menzionate le pietre del Sole e sebbene realmente queste non fossero mai state effettivamente tra i relitti dei naufragi vichinghi di quel periodo, ci si è mossi alla loro ricerca.
Alla fine, un gruppo di ricercatori dell'Università ungherese di Eotvs Lorand a Budapest sono riusciti a dimostrarlo, simulando al computer 3600 viaggi effettuati tra l'equinozio di primavera e il solstizio d'estate, il periodo dell'anno più favorevole alla navigazione.
Si è giunti alla conclusione che esistono possibili prove dell'esistenza di pietre del sole, tra cui il cristallo bianco e ruvido trovato insieme ad altri strumenti di navigazione tra i relitti di un naufragio inglese del XVI secolo. Così alla ricerca si è unito anche il prof Stephen Harding dell'Università di Notting; convinti che i marinai inglesi abbiano imparato i trucchi della navigazione dai Vichinghi, sbarcati sulla costa britannica sud prima, poiché: "I popoli antichi utilizzavano il Sole di giorno e le stelle di notte per orientarsi nella navigazione, ma è possibile che i Vichinghi che navigavano sotto cieli spesso coperti utilizzassero cristalli dalle proprietà ittiche particolari, come sestanti, per capire la posizione ed orientarsi.
Praticamente, la forza dei Vichinghi è che nonostante le difficoltà di un cielo coperto, scuro, il segreto per andare avanti è quello di affidarsi anche al più piccolo e lontano bagliore di luce, che poi il cristallo faceva diventare una torcia per l'orientamento.
giovedì 19 aprile 2018
Forbes svela dove abitano i miliardari
Sono 2.208, sono straricchissimi e vivono in 72 diversi Paesi nel mondo. Gli Stati Uniti sono la nazione che accoglie più miliardari, circa 585, seguiti dalla Cina con 373.
Forbes censisce una vera e propria mappa con i nomi e la locazione dei più ricchi del mondo, le stime sono considerate in dollari, in quanto se valutate in euro, il valore dei loro patrimoni sarebbero inferiori poiché un euro vale oltre 1,2 dollari. Al primo posto si trovano gli statunitensi che sono i più ricchi in assoluto con 13 nomi su 20 nelle prime posizioni. Tra essi, primeggia come uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos il creatore di Amazon. Secondo stime ufficiali riportate anche da Bloomberg Billionaires Index, il suo patrimonio supera addirittura 100 miliardi arrivando a quota 112, sebbene qualcuno addirittura prospetta 121.
Molto più giù si trova il Presidente Donald Trump, che si assesta alla posizione 766, poiché la sua fortuna è diminuita di 400 milioni di dollari in un anno.
In Italia i superricchi sono 43, capitanati dal "dolcissimo" Giovanni Ferrero che grazie ai suoi 23 miliardi occupa la posizione numero 73. Non se la passano male nemmeno gli eredi Giulio, Luca, Emanuela e Paolo Barilla con 11 miliardi ciascuno. Invece, che non sia un momento fortunatissimo per Silvio Berlusconi, lo attesta il fatto che si ferma alla posizione 190 con 8 miliardi.
Per la prima volta, nella storia dei miliardari entrano anche l'Ungheria con il finanziere Sandor Csanyi e lo Zimbabwe con l'imprenditore delle telecomunicazioni Strive Masiyiva.
Sostanzialmente, eccetto queste due new entry, la mappa dei miliardari rimane la stessa. L'area del mondo in cui ci sono più persone con patrimoni che superano il miliardo di dollari è l'Asia, seguita dal Nord America, mentre in Europa i miliardari sono 559, capitanati dal francese Bernard Arnault. L'Africa è l'ultima.
Il patrimonio totale dei ricchissimi della Terra arriva a 9.100 miliardi di dollari, circa 7.400 miliardi di euro, e giusto per dare un'idea ne basterebbe solo 1/3 per estinguere il debito pubblico dell'Italia. Inoltre poiché la fortuna è cieca ed evidentemente anche fedele, il patrimonio dei superricchi in un anno è cresciuto del 19%.
Quindi non solo le 2000 persone più ricche al mondo hanno un patrimonio che è pari al reddito prodotto da una nazione, ma la loro ricchezza cresce pure ad un ritmo che è doppio di quello di un'economia in forte espansione come potrebbe essere quella della Cina.
La rivista ha sbagliato. Non doveva dare la mappa dei più ricchi della Terra, ma l'indirizzo di noi altri,poveri comuni mortali, alla dea bendata.
Forbes censisce una vera e propria mappa con i nomi e la locazione dei più ricchi del mondo, le stime sono considerate in dollari, in quanto se valutate in euro, il valore dei loro patrimoni sarebbero inferiori poiché un euro vale oltre 1,2 dollari. Al primo posto si trovano gli statunitensi che sono i più ricchi in assoluto con 13 nomi su 20 nelle prime posizioni. Tra essi, primeggia come uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos il creatore di Amazon. Secondo stime ufficiali riportate anche da Bloomberg Billionaires Index, il suo patrimonio supera addirittura 100 miliardi arrivando a quota 112, sebbene qualcuno addirittura prospetta 121.
Molto più giù si trova il Presidente Donald Trump, che si assesta alla posizione 766, poiché la sua fortuna è diminuita di 400 milioni di dollari in un anno.
In Italia i superricchi sono 43, capitanati dal "dolcissimo" Giovanni Ferrero che grazie ai suoi 23 miliardi occupa la posizione numero 73. Non se la passano male nemmeno gli eredi Giulio, Luca, Emanuela e Paolo Barilla con 11 miliardi ciascuno. Invece, che non sia un momento fortunatissimo per Silvio Berlusconi, lo attesta il fatto che si ferma alla posizione 190 con 8 miliardi.
Per la prima volta, nella storia dei miliardari entrano anche l'Ungheria con il finanziere Sandor Csanyi e lo Zimbabwe con l'imprenditore delle telecomunicazioni Strive Masiyiva.
Sostanzialmente, eccetto queste due new entry, la mappa dei miliardari rimane la stessa. L'area del mondo in cui ci sono più persone con patrimoni che superano il miliardo di dollari è l'Asia, seguita dal Nord America, mentre in Europa i miliardari sono 559, capitanati dal francese Bernard Arnault. L'Africa è l'ultima.
Il patrimonio totale dei ricchissimi della Terra arriva a 9.100 miliardi di dollari, circa 7.400 miliardi di euro, e giusto per dare un'idea ne basterebbe solo 1/3 per estinguere il debito pubblico dell'Italia. Inoltre poiché la fortuna è cieca ed evidentemente anche fedele, il patrimonio dei superricchi in un anno è cresciuto del 19%.
Quindi non solo le 2000 persone più ricche al mondo hanno un patrimonio che è pari al reddito prodotto da una nazione, ma la loro ricchezza cresce pure ad un ritmo che è doppio di quello di un'economia in forte espansione come potrebbe essere quella della Cina.
La rivista ha sbagliato. Non doveva dare la mappa dei più ricchi della Terra, ma l'indirizzo di noi altri,poveri comuni mortali, alla dea bendata.
I primi cereali nello spazio
Sulla stazione spaziale arrivano i primi mini-raccolti di cereali in vista delle future colonie su Marte.
Sul pianeta Terra è ancora presto per raccogliere i frutti che l'agricoltura dona, da Marte arrivano le immagini dei primi mini raccolti di cereali ottenuti in una speciale serra a milioni di km di distanza da noi.
Poco importa, perché le piante sono una componente essenziale per la vita nello spazio, utili sia come fonte di cibo che per produrre ossigeno, purificare l'aria e l'acqua. L'influenza delle piante nello spazio è molto simile a quella che copre nel sistema terrestre, con l'aggiunta di ricreare un sistema biogenerativo, dove tutto si ricicla e si rigenera e rendere pure l'ambiente più "familiare" agli astronauti.
Si sono occupati di questo aspetto due progetti, uno della Nasa e l'altro dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) che stanno lavorando su come sviluppare sistemi di coltivazione in vista delle future missioni verso la Luna e Marte. Nel frattempo, sulla Terra invece, si cerca di riprodurre le consizioni presenti nel suolo marziano per vedere l'evoluzione dei futuri sistemi di coltivazione sul pianeta rosso.
In particolare, l'università olandese Wageningen è stata la prima a raccogliere "pomodori marziani".
L'Italia non è da meno realizzando con Enea e Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l'Università Statale di Milano la serra marziana nella missione Amadee-18 nel deserto dell'Oman. Oppure quella costruita tra i ghiacci dell'Antartide, nella base si ricerca tedesca Neumayer Station III, finanziato dall'Unione Europea e gestita dall'Agenzia Spaziale Tedesca (Dlr). A cui il Belpaese aderisce con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e le aziende Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) e telespazio (Leonardo-Thales).
Si sta lavorando principalmente su due filoni, quello che per la coltivazione di frumento nano usa la gravità e quello, delle sperimentazioni Esa, che coltiva in assenza di gravità. Entrambi i progetti hanno dato ottimi risultati. E per "nutrire" il pianeta sono stati usati solo 16 minerali.
Chissà se un giorno sarà possibile la vita su Marte, per il momento la scienza si sta muovendo per renderlo un pianeta non solo abitabile ma anche produttivo di materie prime alimentari.
Sul pianeta Terra è ancora presto per raccogliere i frutti che l'agricoltura dona, da Marte arrivano le immagini dei primi mini raccolti di cereali ottenuti in una speciale serra a milioni di km di distanza da noi.
Poco importa, perché le piante sono una componente essenziale per la vita nello spazio, utili sia come fonte di cibo che per produrre ossigeno, purificare l'aria e l'acqua. L'influenza delle piante nello spazio è molto simile a quella che copre nel sistema terrestre, con l'aggiunta di ricreare un sistema biogenerativo, dove tutto si ricicla e si rigenera e rendere pure l'ambiente più "familiare" agli astronauti.
Si sono occupati di questo aspetto due progetti, uno della Nasa e l'altro dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa) che stanno lavorando su come sviluppare sistemi di coltivazione in vista delle future missioni verso la Luna e Marte. Nel frattempo, sulla Terra invece, si cerca di riprodurre le consizioni presenti nel suolo marziano per vedere l'evoluzione dei futuri sistemi di coltivazione sul pianeta rosso.
In particolare, l'università olandese Wageningen è stata la prima a raccogliere "pomodori marziani".
L'Italia non è da meno realizzando con Enea e Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e l'Università Statale di Milano la serra marziana nella missione Amadee-18 nel deserto dell'Oman. Oppure quella costruita tra i ghiacci dell'Antartide, nella base si ricerca tedesca Neumayer Station III, finanziato dall'Unione Europea e gestita dall'Agenzia Spaziale Tedesca (Dlr). A cui il Belpaese aderisce con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e le aziende Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) e telespazio (Leonardo-Thales).
Si sta lavorando principalmente su due filoni, quello che per la coltivazione di frumento nano usa la gravità e quello, delle sperimentazioni Esa, che coltiva in assenza di gravità. Entrambi i progetti hanno dato ottimi risultati. E per "nutrire" il pianeta sono stati usati solo 16 minerali.
Chissà se un giorno sarà possibile la vita su Marte, per il momento la scienza si sta muovendo per renderlo un pianeta non solo abitabile ma anche produttivo di materie prime alimentari.
mercoledì 18 aprile 2018
Ragazzino tedesco ritrova il tesoro perduto dei vichinghi
Luca Malaschnittschenko tredicenne con la passione dell'archeologia ritrova il tesoro forse appartenuto al leggendario re vichingo "Bluetooth".
La vicenda sembra quasi la trama di un libro d'avventura per ragazzi. Infatti, Luca Malaschnittschenko, un tredicenne tedesco con la passione per l'archeologia, stava scandagliando con un metal detector un remoto appezzamento di terra, insieme al suo mentore Roy Schoen, ad un certo punto, sicuro di aver trovato l'ennesimo pezzo di alluminio, senza valore, lo incuriosisce un minuscolo oggetto sporco di terra che sembra quasi una monetina.
Il cimelio viene quindi portato all'Istituto Archeologico del Meclembury-Pomeriana per essere analizzato. Gli specialisti, gli confermano poi che hanno ritrovato una moneta di almeno 1000 anni.
Da lì, sono cominciate nuove ricerche sull'isola di Ruegen, nel Mar Baltico, dove era stata ritrovata la monetina. Dopo 3 mesi è venuto fuori un tesoro inestimabile. La squadra del Meclemburg ha scoperto anelli, orecchini, bracciali, altri gioielli, 600 monete d'argento e un martello di Thor della fine dell'epoca vichinga.
Schoen dichiara: "È stato il ritrovamento più importante della mia vita", e c'è da credergli, visto che è stato ritrovato un vero e proprio tesoro che ha reso quel remoto appezzamento di terreno il più importante scavo del Baltico meridionale di monete dell'età del re "Dente azzurro" e dunque di straordinaria importanza.
"Dente azzurro" è l'epiteto con cui veniva chiamato Aroldo I di Danimarca, valoroso re cristiano che ebbe il merito di unire nel X secolo il regno dei danesi. Il cui soprannome forse gli viene da un dente marcio, ma più probabilmente per la passione per le more o per l'usanza che allora avevano alcuni guerrieri nordici di colorarsi i denti di blu.
A quanto pare, da "Harold Bluetooth" deriva anche il nome che la Ericsson ha dato allo standard Bluetooth utilizzato per far comunicare dispositivi elettronici, come cellulari o tablet. D'altronde, Bluetooth è uno strumento per unire, come aveva fatto secoli prima con i popoli scandinavi, Harold Bluetooth.
E non si sa mai che re Bluetooth possa ora unire questo giovane ragazzino alla storia come il più giovane degli archeologi.
La vicenda sembra quasi la trama di un libro d'avventura per ragazzi. Infatti, Luca Malaschnittschenko, un tredicenne tedesco con la passione per l'archeologia, stava scandagliando con un metal detector un remoto appezzamento di terra, insieme al suo mentore Roy Schoen, ad un certo punto, sicuro di aver trovato l'ennesimo pezzo di alluminio, senza valore, lo incuriosisce un minuscolo oggetto sporco di terra che sembra quasi una monetina.
Il cimelio viene quindi portato all'Istituto Archeologico del Meclembury-Pomeriana per essere analizzato. Gli specialisti, gli confermano poi che hanno ritrovato una moneta di almeno 1000 anni.
Da lì, sono cominciate nuove ricerche sull'isola di Ruegen, nel Mar Baltico, dove era stata ritrovata la monetina. Dopo 3 mesi è venuto fuori un tesoro inestimabile. La squadra del Meclemburg ha scoperto anelli, orecchini, bracciali, altri gioielli, 600 monete d'argento e un martello di Thor della fine dell'epoca vichinga.
Schoen dichiara: "È stato il ritrovamento più importante della mia vita", e c'è da credergli, visto che è stato ritrovato un vero e proprio tesoro che ha reso quel remoto appezzamento di terreno il più importante scavo del Baltico meridionale di monete dell'età del re "Dente azzurro" e dunque di straordinaria importanza.
"Dente azzurro" è l'epiteto con cui veniva chiamato Aroldo I di Danimarca, valoroso re cristiano che ebbe il merito di unire nel X secolo il regno dei danesi. Il cui soprannome forse gli viene da un dente marcio, ma più probabilmente per la passione per le more o per l'usanza che allora avevano alcuni guerrieri nordici di colorarsi i denti di blu.
A quanto pare, da "Harold Bluetooth" deriva anche il nome che la Ericsson ha dato allo standard Bluetooth utilizzato per far comunicare dispositivi elettronici, come cellulari o tablet. D'altronde, Bluetooth è uno strumento per unire, come aveva fatto secoli prima con i popoli scandinavi, Harold Bluetooth.
E non si sa mai che re Bluetooth possa ora unire questo giovane ragazzino alla storia come il più giovane degli archeologi.
Occhi al cielo!
È la settimana delle Liridi, le stelle cadenti della primavera.
Occhi al cielo questa settimana per affidare alle stelle i nostri desideri più nascosti. Le Liridi, le stelle cadenti di primavera sorvolano il nostro capo affannose di dispensare spettacolo. Il picco è previsto per domenica 22 Aprile. Sebbene, essendo stelle primaverili e quindi un po' capricciose, potrebbero non mancare i colpi di scena. Lo spettacolo è garantito in quanto durante il periodo del picco, possono sfoggiare anche 20 meteore all'ora, con vette perfino delle 100 all'ora.
Il momento ideale per andare a caccia di stelle è la parte centrale della notte fino all'alba, quando la luna si mette da parte per far entrare in scena gli astri cadenti, e la notte tra il 21 e il 22 Aprile sarà quasi al primo quarto. E come Paolo Volpini, rappresentante della Uai (Unione Astrofili Italiani), spiega: "In generale, gli sciami di meteore non sono sempre prevedibili con esatezza, perché sono generati da una nube di polveri e frammenti che la Terra a volte centra in pieno e a volte sfiora e inoltre, se questo capita in pieno giorno non vediamo le scie luminose. In questo caso, la nube di detriti che la Terra attraversa è quella lasciata lungo la sua orbita dalla cometa Thatcher, che passa nel Sistema Solare interno ogni 415 anni (l'ultima volta è stata nel 1861 e riapparirà nel 2276). Quando i frammenti cadono nella parte superiore dell'atmosfera terrestre bruciano, producendo una pioggia di scie luminose che sembrano scaturire dalla costellazione della Lira, da cui queste materie prendono il nome. Per osservarle, infatti, bisogna aspettare che sorga questa costellazione. La Lira appare all"orizzonte Nord Est intorno alle 22,00 e rimane alta fino all'alba. Nell'attesa di vedere le Liridi si potrà cogliere l'occasione per osservare Giove che sorge ad Est quasi allo stesso orario della Lira e, chi avrà pazienza di aspettare, nelle ore successive, potrà vedere Marte e Saturno".
C'è da dire che cielo permettendo, le notti di questo scorcio d'Aprile già sono generose di stelli cadenti. Lo sciame di esse è già attivo da qualche giorno, fino al 18 Aprile si sono potute ravvisare anche qualche stelle cadenti delle Virginidi, mentre
Le Liridi saranno propense ad esaudire desideri fino al 25.
Occhi al cielo questa settimana per affidare alle stelle i nostri desideri più nascosti. Le Liridi, le stelle cadenti di primavera sorvolano il nostro capo affannose di dispensare spettacolo. Il picco è previsto per domenica 22 Aprile. Sebbene, essendo stelle primaverili e quindi un po' capricciose, potrebbero non mancare i colpi di scena. Lo spettacolo è garantito in quanto durante il periodo del picco, possono sfoggiare anche 20 meteore all'ora, con vette perfino delle 100 all'ora.
Il momento ideale per andare a caccia di stelle è la parte centrale della notte fino all'alba, quando la luna si mette da parte per far entrare in scena gli astri cadenti, e la notte tra il 21 e il 22 Aprile sarà quasi al primo quarto. E come Paolo Volpini, rappresentante della Uai (Unione Astrofili Italiani), spiega: "In generale, gli sciami di meteore non sono sempre prevedibili con esatezza, perché sono generati da una nube di polveri e frammenti che la Terra a volte centra in pieno e a volte sfiora e inoltre, se questo capita in pieno giorno non vediamo le scie luminose. In questo caso, la nube di detriti che la Terra attraversa è quella lasciata lungo la sua orbita dalla cometa Thatcher, che passa nel Sistema Solare interno ogni 415 anni (l'ultima volta è stata nel 1861 e riapparirà nel 2276). Quando i frammenti cadono nella parte superiore dell'atmosfera terrestre bruciano, producendo una pioggia di scie luminose che sembrano scaturire dalla costellazione della Lira, da cui queste materie prendono il nome. Per osservarle, infatti, bisogna aspettare che sorga questa costellazione. La Lira appare all"orizzonte Nord Est intorno alle 22,00 e rimane alta fino all'alba. Nell'attesa di vedere le Liridi si potrà cogliere l'occasione per osservare Giove che sorge ad Est quasi allo stesso orario della Lira e, chi avrà pazienza di aspettare, nelle ore successive, potrà vedere Marte e Saturno".
C'è da dire che cielo permettendo, le notti di questo scorcio d'Aprile già sono generose di stelli cadenti. Lo sciame di esse è già attivo da qualche giorno, fino al 18 Aprile si sono potute ravvisare anche qualche stelle cadenti delle Virginidi, mentre
Le Liridi saranno propense ad esaudire desideri fino al 25.
martedì 17 aprile 2018
Lo scontrino in sardo che fa impazzire il mondo!
Spopola sui social l'originale idea di Genia, titolare del bar che emette lo scontrino in "olianese".
Eugenia Vacca, da 34 anni proprietaria di un bar all'ingresso di Olea in Sardegna, emette solo scontrini in sardo. Chi va a consumare nel suo locale, sulla fattura fiscale trova termini in "lingua": l'aperitivo diventa "Rirfrishu", gli snack "Pittitas", la birra di marca "Birra e costa". Una realtà che i turisti della zona e gli abitanti del luogo conoscono bene, ma che è diventata virale quando una cliente ha postato lo scontrino in sardo ricevuto al bar "Genia".
La titolare del bar racconta: "L'idea mi è venuta quando ha sostituito il registratore di cassa, sia per il mio attaccamento alle radici e alla lingua sarda sia per il divertimento. Volevo sottolineare che la lingua deve essere parlata e scritta per non perderla, ma volevo anche divertirmi con i miei clienti a Oliena e del circondario che mi prendono in giro per la mia ostinazione a rivolgermi loro in olianese. Non mi passa per la testa di chiedere ad esempio se bevono birra in bicchiere o al bacio: per me la birra si beve "in sa tassa" o "a frincu". Ogni termine antico che scopro dai nostri anzianinme lo segno e lo ripropongo per tenerlo vivo. Ritengo che la lingua sarda vada tramandata, sia insegnandola ai bambini, sia parlandola e scrivendola. Ma senza estremismi, se mi accorgo che un cliente non conosce il dialetto non gli parlo in sardo naturalmente. Noto che le cose anche da noi stanno cambiando, alcuni genitori parlano in italiano ai loro bambini, molti ragazzini "miscelano" le parole sarde con quelle italiane e sempre più spesso utilizzano termini inglesi. Io penso che ogni genitore deve essere libero di insegnare ciò che vuole ai propri figli e di parlare la lingua che vuole, anche se non condivido le loro scelte. Faccio parte di una generazione che è cresciuta parlando il sardo, e l'italiano lo abbiamo imparato benissimo fin dalla scuola materna. Perché privare i bimbi della possibilità di conoscere un'altra lingua e del valore importantissimo del tramandarla?
E dopo tale premessa, e palese passione da parte della proprietaria per il suo dialetto, come poteva non suscitare così tanto interesse il fatto che i suoi scontrini fossero sctitti in sardo. Inutile aggiungere che molti ormai vanno in quel bar solo per farsi fare lo scontrino in dialetto e conservarlo come un cimelio.
Eugenia Vacca, da 34 anni proprietaria di un bar all'ingresso di Olea in Sardegna, emette solo scontrini in sardo. Chi va a consumare nel suo locale, sulla fattura fiscale trova termini in "lingua": l'aperitivo diventa "Rirfrishu", gli snack "Pittitas", la birra di marca "Birra e costa". Una realtà che i turisti della zona e gli abitanti del luogo conoscono bene, ma che è diventata virale quando una cliente ha postato lo scontrino in sardo ricevuto al bar "Genia".
La titolare del bar racconta: "L'idea mi è venuta quando ha sostituito il registratore di cassa, sia per il mio attaccamento alle radici e alla lingua sarda sia per il divertimento. Volevo sottolineare che la lingua deve essere parlata e scritta per non perderla, ma volevo anche divertirmi con i miei clienti a Oliena e del circondario che mi prendono in giro per la mia ostinazione a rivolgermi loro in olianese. Non mi passa per la testa di chiedere ad esempio se bevono birra in bicchiere o al bacio: per me la birra si beve "in sa tassa" o "a frincu". Ogni termine antico che scopro dai nostri anzianinme lo segno e lo ripropongo per tenerlo vivo. Ritengo che la lingua sarda vada tramandata, sia insegnandola ai bambini, sia parlandola e scrivendola. Ma senza estremismi, se mi accorgo che un cliente non conosce il dialetto non gli parlo in sardo naturalmente. Noto che le cose anche da noi stanno cambiando, alcuni genitori parlano in italiano ai loro bambini, molti ragazzini "miscelano" le parole sarde con quelle italiane e sempre più spesso utilizzano termini inglesi. Io penso che ogni genitore deve essere libero di insegnare ciò che vuole ai propri figli e di parlare la lingua che vuole, anche se non condivido le loro scelte. Faccio parte di una generazione che è cresciuta parlando il sardo, e l'italiano lo abbiamo imparato benissimo fin dalla scuola materna. Perché privare i bimbi della possibilità di conoscere un'altra lingua e del valore importantissimo del tramandarla?
E dopo tale premessa, e palese passione da parte della proprietaria per il suo dialetto, come poteva non suscitare così tanto interesse il fatto che i suoi scontrini fossero sctitti in sardo. Inutile aggiungere che molti ormai vanno in quel bar solo per farsi fare lo scontrino in dialetto e conservarlo come un cimelio.
"RepAir" la maglietta che mangia lo smog
È italiano, precisamente torinese il progetto della maglietta che mangia lo smog.
Non tutti i guerrieri hanno un'armatura in ferro che li protegge. Ai tempi nostri, la più utile delle armature che possiamo indossare è quella che ci "difende" dallo smog. Sarà per questo, che a Torino, la Kloters, una piccola casa di moda ha inventato "RepAir", la maglietta che mangia lo smog.
Il capoluogo piemontese a dire la verità è più tristemente famosa per l'alto tasso di inquinamento atmosferico. La maglietta "mangia smog" deve i suoi super poteri a "The Breath", un materiale in grado di pulire l'aria.
Marco Lo Greco, direttore brand e marketing di Kloters, spiega: "Volevamo creare un prodotto non solo bello, ma in grado di agire sull'ambiente in modo attivo". Poi in un lavoro di sinergia con Silvio Verucca, altro piemontese e Federico Suria, hanno trovato "The Breath" questo particolare materiale che rispondeva a pieno alle esigenze dei tre.
Tutta la linea Kloters, nata tre anni fa, si occupa di creare indumenti molto resistenti e capaci di ottenere l'impatto ambientale dei suoi vestiti. La punta di diamante della collezione è la maglietta RepAir, che è una maglietta semplice, adatta ad entrambi i sessi e disponibile in due colori basic, bianco e nero, alla cui utilità "salutare" unisce anche quella di una validità estetica. Sono maglie molto vestibili e confortevoli che non peccano di eleganza in confronto e agli altri capi d'abbigliamento alla moda.
La capacità di "The Breath" sono state certificate da test condotti dall'Università Politecnica delle Marche. In particolare, si è visto che: "The Breath è in grado di disgregare e catturare alcune delle molecole tipiche dell'inquinamento atmosferico, come gli ossidi di azoto e i composti organici volatili. È costituito da due strati esterni che combattono batteri, muffe e cattivi odori, e da intermedio trattato a livello nanomolecolare è capace di assorbire e disgregare le microparticelle inquinanti. Finora questo materiale era stato utilizzato soprattutto per i cartelloni pubblicitari e per alcuni oggetti di arredamento ma ora la startup torinese l'ha fatto approdare pure nel mondo della moda, inserendo un piccolo rettangolo nella sua maglietta RepAir".
La maglietta mangia inquinamento sarà comprabile nei negozi a Giugno, ma già dal mese prossimo, si potrà averla in anteprima sulla piattaforma di raccolta fondi Kickstarter. Quindi il capo più fashion della prossima stagione, sarà la maglietta che ci protegge dallo smog.
Non tutti i guerrieri hanno un'armatura in ferro che li protegge. Ai tempi nostri, la più utile delle armature che possiamo indossare è quella che ci "difende" dallo smog. Sarà per questo, che a Torino, la Kloters, una piccola casa di moda ha inventato "RepAir", la maglietta che mangia lo smog.
Il capoluogo piemontese a dire la verità è più tristemente famosa per l'alto tasso di inquinamento atmosferico. La maglietta "mangia smog" deve i suoi super poteri a "The Breath", un materiale in grado di pulire l'aria.
Marco Lo Greco, direttore brand e marketing di Kloters, spiega: "Volevamo creare un prodotto non solo bello, ma in grado di agire sull'ambiente in modo attivo". Poi in un lavoro di sinergia con Silvio Verucca, altro piemontese e Federico Suria, hanno trovato "The Breath" questo particolare materiale che rispondeva a pieno alle esigenze dei tre.
Tutta la linea Kloters, nata tre anni fa, si occupa di creare indumenti molto resistenti e capaci di ottenere l'impatto ambientale dei suoi vestiti. La punta di diamante della collezione è la maglietta RepAir, che è una maglietta semplice, adatta ad entrambi i sessi e disponibile in due colori basic, bianco e nero, alla cui utilità "salutare" unisce anche quella di una validità estetica. Sono maglie molto vestibili e confortevoli che non peccano di eleganza in confronto e agli altri capi d'abbigliamento alla moda.
La capacità di "The Breath" sono state certificate da test condotti dall'Università Politecnica delle Marche. In particolare, si è visto che: "The Breath è in grado di disgregare e catturare alcune delle molecole tipiche dell'inquinamento atmosferico, come gli ossidi di azoto e i composti organici volatili. È costituito da due strati esterni che combattono batteri, muffe e cattivi odori, e da intermedio trattato a livello nanomolecolare è capace di assorbire e disgregare le microparticelle inquinanti. Finora questo materiale era stato utilizzato soprattutto per i cartelloni pubblicitari e per alcuni oggetti di arredamento ma ora la startup torinese l'ha fatto approdare pure nel mondo della moda, inserendo un piccolo rettangolo nella sua maglietta RepAir".
La maglietta mangia inquinamento sarà comprabile nei negozi a Giugno, ma già dal mese prossimo, si potrà averla in anteprima sulla piattaforma di raccolta fondi Kickstarter. Quindi il capo più fashion della prossima stagione, sarà la maglietta che ci protegge dallo smog.
lunedì 16 aprile 2018
Tutti pazzi per le case stile scandinavo
In Italia salgono a 1,7 miliardi i prestiti per gli arredamenti. Le preferenze vanno alle soluzioni che permettono di risparmiare le spese di gestione.
La casa ideale degli italiani? Beh..deve parlare svedese! Infatti, secondi gli ultimi dati Compass, gli italiani si sono fatti conquistare dal colosso dei mobili fai-da-te, cambiando decisamente i loro gusti in fatto di casa. Il soggiorno diventa l'ambiente principale dell'abitazione e deve essere rigorosamente impostato con uno stile moderno e del Nord Europa.
Gli italiani vogliono una casa smart, domestica, polifunzionale in cui si possono trovare oggetti importanti di design ma a costi contenuti. Così deve essere l'abitazione di un popolo che vede ancora la casa come il nido dove rifugiarsi dopo una stressante giornata di lavoro, o dove rifocillarsi dai ritmi frenetici che la vita impone. Molti si dicono soddisfatti della propria casa sebbene molti vorrebbero risparmiare sui costi di manutenzione.
Di questa nuova tendenza si è discusso durante la settimana del design milanese. I dati parlano di forte interesse verso il settore determinando un decisivo aumento delle richieste di prestiti. La Compass parla di crescita dei finanziamenti erogati nel 2017 che hanno superato 1,7 miliardi di euro, (+5,4% sul 2016) e con importo medio finanziato di oltre 2400 euro. Sicuramente, tanti sono stati invogliati dalle iniziative fiscali che promuovono le ristrutturazioni di case e gli acquisti di mobili ed elettrodomestici.
Dalle osservazioni della filiale, si evince anche che oltre un terzo degli italiani (36%) preferisce lo stile moderno, con linee esatte e precise, optando per i volumi compatti e i colori puri, altri preferiscono le geometrie pulite tipiche dello stile scandinavo, con una scelta cromatica chiara e naturale. Solo la minoranza sceglie lo stile più tradizionale o uno più ricercato come il vintage, lo shabby chic o l'etnico.
Tutti però sono accomunati nell'individuare nel soggiorno il luogo prediletto, almeno per il 49% dei casi, visto proprio come lo spazio principale per ospitare ed accogliere amici e parenti. Seguito dalla cucina (per il 26%), a cui però si richiede una maggiore funzionalità.
Nel 65% dei casi gli italiani intervistati si dicono soddisfatti della propria abitazione nonostante quasi tutti possono richiedere qualche ristrutturazione.
I dati Compass rilevano che ancora la casa "cresce con gli italiani", in quanto investono per rimodernizzarla, ma a patto che parli scandinavo.
La casa ideale degli italiani? Beh..deve parlare svedese! Infatti, secondi gli ultimi dati Compass, gli italiani si sono fatti conquistare dal colosso dei mobili fai-da-te, cambiando decisamente i loro gusti in fatto di casa. Il soggiorno diventa l'ambiente principale dell'abitazione e deve essere rigorosamente impostato con uno stile moderno e del Nord Europa.
Gli italiani vogliono una casa smart, domestica, polifunzionale in cui si possono trovare oggetti importanti di design ma a costi contenuti. Così deve essere l'abitazione di un popolo che vede ancora la casa come il nido dove rifugiarsi dopo una stressante giornata di lavoro, o dove rifocillarsi dai ritmi frenetici che la vita impone. Molti si dicono soddisfatti della propria casa sebbene molti vorrebbero risparmiare sui costi di manutenzione.
Di questa nuova tendenza si è discusso durante la settimana del design milanese. I dati parlano di forte interesse verso il settore determinando un decisivo aumento delle richieste di prestiti. La Compass parla di crescita dei finanziamenti erogati nel 2017 che hanno superato 1,7 miliardi di euro, (+5,4% sul 2016) e con importo medio finanziato di oltre 2400 euro. Sicuramente, tanti sono stati invogliati dalle iniziative fiscali che promuovono le ristrutturazioni di case e gli acquisti di mobili ed elettrodomestici.
Dalle osservazioni della filiale, si evince anche che oltre un terzo degli italiani (36%) preferisce lo stile moderno, con linee esatte e precise, optando per i volumi compatti e i colori puri, altri preferiscono le geometrie pulite tipiche dello stile scandinavo, con una scelta cromatica chiara e naturale. Solo la minoranza sceglie lo stile più tradizionale o uno più ricercato come il vintage, lo shabby chic o l'etnico.
Tutti però sono accomunati nell'individuare nel soggiorno il luogo prediletto, almeno per il 49% dei casi, visto proprio come lo spazio principale per ospitare ed accogliere amici e parenti. Seguito dalla cucina (per il 26%), a cui però si richiede una maggiore funzionalità.
Nel 65% dei casi gli italiani intervistati si dicono soddisfatti della propria abitazione nonostante quasi tutti possono richiedere qualche ristrutturazione.
I dati Compass rilevano che ancora la casa "cresce con gli italiani", in quanto investono per rimodernizzarla, ma a patto che parli scandinavo.
Le parole usate svelano come siamo
Le parole che usiamo quotidianamente per esprimerci indicano il grado di maturità della nostra personalità.
La parola è importantissima. Non solo perché ci permette di esprimerci e di entrare in contatto, in comunicazione con l'altro ma anche perché le parole che usiamo tutti i giorni sono una specie di marcatori, degli indicatori del nostro livello di Ego, danno indicazione sullo stadio di sviluppo o maturazione della personalità delle persone, in termini cognitivi, di pensiero, sociali e morali.
Lo rivela una nuova ricerca condotta sul linguaggio parlato ad opera degli psicologi Usa e pubblicata su Nature Human Behavior. In particolare, è stato rivelato che nel corso della maturazione dell'Ego si passa da un linguaggio egocentrico, prolisso di pronomi personali come io o me a uno stile linguistico nel quale compaiono più spesso termini indicativi di complessità come "ma" o "sebbene", "nonostante". Inoltre, quando si è a livello di Ego più precoci, "si è più immaturi" si usano molto le parole che esprimono rabbia; praticamente, quando si usano frasi più lunghe si è di fronte a stadi di maggiore maturità.
La ricerca è stata condotta utilizzando 44mila brevi testi parlati raccolti in 25 anni dal Washington University Sentence Completion Test (WUSCT), strumento utilizzato dagli psicologi per misurare il livello dell'Ego. Invece, per la misurazione dei linguaggi, i ricercatori si sono avvalsi del Linguistic Inquiry and Word Count (Liwc), un sistema valido che, sulla base del conteggio delle parole e la valutazione della sintassi dei testi, costruisce 81 categorie di linguaggio. Gli studiosi sono riusciti a costruire un diagramma per mostare l'andamento dello sviluppo dell'Ego, visualizzando parole in aree distinte da colori diversi. Nel diagramma il livello di Ego progredisce in senso orario, iniziando dallo stadio di minore maturità (impulsivo, una fase che corrisponde a un linguaggio più egocentrico), attraversando livelli intermedi (conformista, consapevole...per arrivare al livello autonomo/integrato).
Ascoltare le persone è di primaria importanza. Questo studio sottolinea come sia rilevante ascoltare il linguaggio che ogni giorno usano le persone per esprimersi, per capire il loro stato di sviluppo morale, sociale e cognitivo.
La parola è importantissima. Non solo perché ci permette di esprimerci e di entrare in contatto, in comunicazione con l'altro ma anche perché le parole che usiamo tutti i giorni sono una specie di marcatori, degli indicatori del nostro livello di Ego, danno indicazione sullo stadio di sviluppo o maturazione della personalità delle persone, in termini cognitivi, di pensiero, sociali e morali.
Lo rivela una nuova ricerca condotta sul linguaggio parlato ad opera degli psicologi Usa e pubblicata su Nature Human Behavior. In particolare, è stato rivelato che nel corso della maturazione dell'Ego si passa da un linguaggio egocentrico, prolisso di pronomi personali come io o me a uno stile linguistico nel quale compaiono più spesso termini indicativi di complessità come "ma" o "sebbene", "nonostante". Inoltre, quando si è a livello di Ego più precoci, "si è più immaturi" si usano molto le parole che esprimono rabbia; praticamente, quando si usano frasi più lunghe si è di fronte a stadi di maggiore maturità.
La ricerca è stata condotta utilizzando 44mila brevi testi parlati raccolti in 25 anni dal Washington University Sentence Completion Test (WUSCT), strumento utilizzato dagli psicologi per misurare il livello dell'Ego. Invece, per la misurazione dei linguaggi, i ricercatori si sono avvalsi del Linguistic Inquiry and Word Count (Liwc), un sistema valido che, sulla base del conteggio delle parole e la valutazione della sintassi dei testi, costruisce 81 categorie di linguaggio. Gli studiosi sono riusciti a costruire un diagramma per mostare l'andamento dello sviluppo dell'Ego, visualizzando parole in aree distinte da colori diversi. Nel diagramma il livello di Ego progredisce in senso orario, iniziando dallo stadio di minore maturità (impulsivo, una fase che corrisponde a un linguaggio più egocentrico), attraversando livelli intermedi (conformista, consapevole...per arrivare al livello autonomo/integrato).
Ascoltare le persone è di primaria importanza. Questo studio sottolinea come sia rilevante ascoltare il linguaggio che ogni giorno usano le persone per esprimersi, per capire il loro stato di sviluppo morale, sociale e cognitivo.
sabato 14 aprile 2018
Un sorriso sano si riflette su tutto l'organismo
Avere un sorriso sano non è solo un problema estetico. Si ripercuote su tutto l'organismo. La questione al centro della Giornata Mondiale della Salute Orale.
Gli esperti affermano che il 90% della popolazione mondiale soffrirà di una qualche malattia della bocca nel corso della vita. Si potrebbe ovviare a molti casi di problemi del cavo orale se si favorisse un supporto economico dedicato a programmi di prevenzione, diagnosi e cura.
Gli esperti affermano che il 90% della popolazione mondiale soffrirà di una qualche malattia della bocca nel corso della vita. Si potrebbe ovviare a molti casi di problemi del cavo orale se si favorisse un supporto economico dedicato a programmi di prevenzione, diagnosi e cura.
Alla Giornata Mondiale per la Salute della Bocca si è parlato di quanto ciò sia importante poiché la salute del sorriso è molto più che un problema estetico.
Si riflette sullo stato di salute generale di tutto il corpo, con forti legami tra malattie del cavo orale e patologie tra le più disparate, dal diabete ai tumori.
Sotto lo slogan "Di Ahh" - pensa alla bocca, pensa alla salute è cominciata la campagna di sensibilizzazione verso appunto il forte legame che unisce la salute orale a quella di tutto l'organismo.
Sotto lo slogan "Di Ahh" - pensa alla bocca, pensa alla salute è cominciata la campagna di sensibilizzazione verso appunto il forte legame che unisce la salute orale a quella di tutto l'organismo.
Poiché se si mantiene sana la bocca si mantiene sana anche la salute di tutto il corpo, favorendo il benessere e la qualità della vita.
Importante quindi è adottare una buona igiene orale, evitare fattori di rischio e avere visite periodiche dal dentista.
Mario Aimetti, presidente della società italiana di Paradontologia e Implantologia e docente dell'Università di Torino spiega: "Questo messaggio riprende un concetto dell'Oms che definisce la salute della bocca come uno stato di benessere psicofisico del paziente, in quanto problemi di salute orale, oltre a comportare deficit estetici e funzionali, porta a problemi delle relazioni sociali (che per esempio possono essere causati da sintomi quali l'alitosi) e problemi psicologici. L'OMS inquadra la salute orale all'interno di una condizione di benessere e salute fisica. La mancanza di salute orale comporta menomazioni estetiche, funzionali e psicologiche. Per quanto riguarda poi la correlazione con lo stato di salute generale sono ormai chiari i legami, ad esempio, tra parodontite e stato infiammatorio sistemico (di tutto l'organismo), la parodontite determina immissione in circolo di batteri e di sostanze infiammatorie che determinano un quadro d'infiammazione sistemica che porta a minor controllo metabolico (rischio diabete) e malattie cardiocircolatorie, in quanto favorisce l'aggregazione piastrinica. Poi in letteratura scientifica stanno comparendo lavori che lasciano emergere anche il possibile legame tra i batteri legati alla parodontite e problemi di tipo respiratorio o addirittura il cancro dello stomaco".
Insomma, tanti messaggi per far capire quanto sia importante mantenere una bocca sana. Si deve sorridere, poiché per farlo serve una bocca sana, la cui salute si riflette su tutto l'organismo.
Mario Aimetti, presidente della società italiana di Paradontologia e Implantologia e docente dell'Università di Torino spiega: "Questo messaggio riprende un concetto dell'Oms che definisce la salute della bocca come uno stato di benessere psicofisico del paziente, in quanto problemi di salute orale, oltre a comportare deficit estetici e funzionali, porta a problemi delle relazioni sociali (che per esempio possono essere causati da sintomi quali l'alitosi) e problemi psicologici. L'OMS inquadra la salute orale all'interno di una condizione di benessere e salute fisica. La mancanza di salute orale comporta menomazioni estetiche, funzionali e psicologiche. Per quanto riguarda poi la correlazione con lo stato di salute generale sono ormai chiari i legami, ad esempio, tra parodontite e stato infiammatorio sistemico (di tutto l'organismo), la parodontite determina immissione in circolo di batteri e di sostanze infiammatorie che determinano un quadro d'infiammazione sistemica che porta a minor controllo metabolico (rischio diabete) e malattie cardiocircolatorie, in quanto favorisce l'aggregazione piastrinica. Poi in letteratura scientifica stanno comparendo lavori che lasciano emergere anche il possibile legame tra i batteri legati alla parodontite e problemi di tipo respiratorio o addirittura il cancro dello stomaco".
Insomma, tanti messaggi per far capire quanto sia importante mantenere una bocca sana. Si deve sorridere, poiché per farlo serve una bocca sana, la cui salute si riflette su tutto l'organismo.
Ibm: il computer grande quanto un chicco di sale
È il computer più piccolo del mondo. Presentato di recente alla conferenza annuale della società informatica. Funziona con la blockchain e "potrà essere inserito in qualsiasi device da qui a 5 anni".
Già è un po' difficile vederlo, figuriamoci come sarà poi usarlo...L'Ibm Tink 2018 ha presentato alla conferenza annuale della società di Armonk il computer più piccolo al mondo. Infatti, il minicomputer Ibm è grande come un granello di sale, ma funziona con la blockchain permettendo di tenere traccia degli spostamenti del device ed è in grado di eseguire compiti basici dell'IA, può quindi monitare, analizzare e raccogliere dati.
Il minicomputer Ibm è un prototipo di microchip ancora in fase di sperimentazione, nata da un gruppo di ricerca supervisionando da Arvind Krisha, che si propone di rivoluzionare il mondo della tecnologia. Ancora non è in commercio, ma il nuovo computer potrà essere: "incorporato in qualsiasi tipo di dispositivo e oggetto di uso comune entro 5 anni". Forse anche prima, in quanto è contenuto anche nei costi, le sue componenti si aggirano intorno ai 10 centesimi di dollaro.
Sono anni che l'azienda di computer sta lavorando al progetto di miniaturizzazione delle componenti. Nel 2015 c'era stata la prima versione con componenti microcupole, a cui aveva collaborato anche la Sony per la realizzazione di uno dei più piccoli microchip al mondo in grado di lungare la vita ai cellulari triplicando la capacità della batteria.
Con questo nuovo traguardo, l'ingegneria elettronica sembra aver centrato l'obiettivo creando un chip dello spessore di qualche atomo e dal diametro di 2 eliche di Dna.
Mentre l'universo continua ad espandersi, il mondo diventa sempre più piccolo. Si accorciano distanze, tempi, le abitudini e grazie all'ingegneria elettronica che avanza a grandi passi, si riducono anche le misure dei computer. Peccato che si aspetta ancora l'invenzione che accorci le "distanze fra le persone".
Già è un po' difficile vederlo, figuriamoci come sarà poi usarlo...L'Ibm Tink 2018 ha presentato alla conferenza annuale della società di Armonk il computer più piccolo al mondo. Infatti, il minicomputer Ibm è grande come un granello di sale, ma funziona con la blockchain permettendo di tenere traccia degli spostamenti del device ed è in grado di eseguire compiti basici dell'IA, può quindi monitare, analizzare e raccogliere dati.
Il minicomputer Ibm è un prototipo di microchip ancora in fase di sperimentazione, nata da un gruppo di ricerca supervisionando da Arvind Krisha, che si propone di rivoluzionare il mondo della tecnologia. Ancora non è in commercio, ma il nuovo computer potrà essere: "incorporato in qualsiasi tipo di dispositivo e oggetto di uso comune entro 5 anni". Forse anche prima, in quanto è contenuto anche nei costi, le sue componenti si aggirano intorno ai 10 centesimi di dollaro.
Sono anni che l'azienda di computer sta lavorando al progetto di miniaturizzazione delle componenti. Nel 2015 c'era stata la prima versione con componenti microcupole, a cui aveva collaborato anche la Sony per la realizzazione di uno dei più piccoli microchip al mondo in grado di lungare la vita ai cellulari triplicando la capacità della batteria.
Con questo nuovo traguardo, l'ingegneria elettronica sembra aver centrato l'obiettivo creando un chip dello spessore di qualche atomo e dal diametro di 2 eliche di Dna.
Mentre l'universo continua ad espandersi, il mondo diventa sempre più piccolo. Si accorciano distanze, tempi, le abitudini e grazie all'ingegneria elettronica che avanza a grandi passi, si riducono anche le misure dei computer. Peccato che si aspetta ancora l'invenzione che accorci le "distanze fra le persone".
venerdì 13 aprile 2018
Un quadro Chagall rubato 30 anni fa viene ritrovato a New York
Si tratta del dipinto "Otello e Desdemona" acquistato negli anni Venti dagli Hellers. Valutato tra i 50 mila e i 65 ma dollari in un'asta del 1974.
Otello e Desdemona torna a casa! Ci sono voluti 30anni ma l'Fbi è riuscito a ritrovare la preziosa tela di Marc Chagall rubato a New York e ora verrà restituito ai legittimi proprietari.
Forse per ritrovarlo c'è voluto un po' di più, poiché il quadro è rimasto nascosto per anni, nascosto nel medaglione della soffitta del ricettatore che non è mai riuscito a piazzarlo. Fino all'ultimo fatale tentativo dell'anno scorso, quando aveva contattato un gallerista a cui voleva rivenderlo che invece l'invogliato a consegnarsi all'Fbi per riconsegnare la tela.
Così ora il dipinto potrà tornare agli eredi dei suoi legittimi proprietari gli Hellers. Una coppia che aveva comprato il quadro negli anni Venti e poi lo aveva custodito in un lussuoso appartamento nell'Upper East side di Manhattan fino al 1988, l'annoin cui fu rubato. Al loro ritorno dall'annuale vacanza di due mesi ad Aspen, in Colorado, la coppia di ormai di 80enni aveva trovato l'appartamento ripulito di quadri, gioielli, tappeti e argenteria per un valore di virva 600 mila dollari.
All'epoca le indagini stabilirono che a trafugare il prezioso Chagall intitolato "Otello e Desdemona" era stato un operaio e nonostante i nuovi sviluppi, per sopraggiunta prescrizione nessuno verrà incriminato.
Gli eredi hanno già dichiarato che hanno intenzione di rivendere il dipinto, cercando di rimborsare quindi l'assicurazione e il resto verrà devoluto a una serie di organizzazioni no profit. Speriamo che il dipinto valutato nel 1974, tra i 50 mila e i 65 mila dollari, possa bastare per pagare tutto.
Le opere d'arte hanno come missione principale quella di allietare l'anima di chi le apprezza e stima davvero. È ora, che dopo tanto peregrinare Otello e Desdemona trovino finalmente casa, qualcuno che apprezzi questo lavoro più del suo valore economico.
Otello e Desdemona torna a casa! Ci sono voluti 30anni ma l'Fbi è riuscito a ritrovare la preziosa tela di Marc Chagall rubato a New York e ora verrà restituito ai legittimi proprietari.
Forse per ritrovarlo c'è voluto un po' di più, poiché il quadro è rimasto nascosto per anni, nascosto nel medaglione della soffitta del ricettatore che non è mai riuscito a piazzarlo. Fino all'ultimo fatale tentativo dell'anno scorso, quando aveva contattato un gallerista a cui voleva rivenderlo che invece l'invogliato a consegnarsi all'Fbi per riconsegnare la tela.
Così ora il dipinto potrà tornare agli eredi dei suoi legittimi proprietari gli Hellers. Una coppia che aveva comprato il quadro negli anni Venti e poi lo aveva custodito in un lussuoso appartamento nell'Upper East side di Manhattan fino al 1988, l'annoin cui fu rubato. Al loro ritorno dall'annuale vacanza di due mesi ad Aspen, in Colorado, la coppia di ormai di 80enni aveva trovato l'appartamento ripulito di quadri, gioielli, tappeti e argenteria per un valore di virva 600 mila dollari.
All'epoca le indagini stabilirono che a trafugare il prezioso Chagall intitolato "Otello e Desdemona" era stato un operaio e nonostante i nuovi sviluppi, per sopraggiunta prescrizione nessuno verrà incriminato.
Gli eredi hanno già dichiarato che hanno intenzione di rivendere il dipinto, cercando di rimborsare quindi l'assicurazione e il resto verrà devoluto a una serie di organizzazioni no profit. Speriamo che il dipinto valutato nel 1974, tra i 50 mila e i 65 mila dollari, possa bastare per pagare tutto.
Le opere d'arte hanno come missione principale quella di allietare l'anima di chi le apprezza e stima davvero. È ora, che dopo tanto peregrinare Otello e Desdemona trovino finalmente casa, qualcuno che apprezzi questo lavoro più del suo valore economico.
TiBre: l'autostrada più piccola, inutile e costosa dell'Italia
Si trova in Pianura Padana l'autostrada più piccola ed inutile dell'Italia, 9 chilometri sospesi. Finiti anche i soldi per terminarla.
Nel bel mezzo della Pianura Padana, vicino al casello di Parma Ovest da qualche mese si sta lavorando alacremente per costruire una nuova autostrada: la TiBre, la Tirreno Brennero. L'altisonante nome però non corrisponde ad altrettanta provata utilità.
La TiBre avrebbe dovuto collegare il porto di La Spezia all'autostrada del Brennero prolungando la Camionale della Cisa. Ma già si sa che il collegamento da Parma Ovest a Nogarale Rocca, vicino Varese, non potrà essere portato a termine per mancanza di fondi. Infatti, della TiBre verranno realizzati soltanto 9 chilometri che portano al paese di San Quirico Trecasoli. Quest'autostrada si aggiudica così il primato di essere la più breve e tra le meno funzionali autostrade italiane.
Eppure, è dagli anni '70 che si pensa e si lavora alla realizzazione della Tibre. Così ora, per andare da Spezia all'Auto Brennero si è sempre passati per l'A1 e lo snodo di Modena, allungando il tragitto di una ventina di minuti.
Tutto comincia a smuoversi nel 2006 quando, con il governo Berlusconi si concede una gara pubblica alla società Autocisa, della famiglia Govia e una proroga di 34 anni della concessione di gestione dell'autostrada Parma-La Spezia. Bruxelles protesta, minaccia infrazione alle regole e presunte sanzioni.
L'Italia quindi deve firmare un accordo con l'Unione Europea: praticamente Autocisa avrebbe finanziato la realizzazione della TiBre, acquisendo così il diretto al rinnovo automatico della concessione per la Parma-La Spezia.
Nel 2010 il Cipe approva il progetto ma solo per i primi 10 chilometri della tratta e tutto per la modica somma di 513 milioni, di cui 40 milioni di euro per chilometro li mette Autocisa. Che però ottiene il permesso di aumentare i pedaggi della Parma-La Spezia del 7,5% annuo dal 2011 al 2018.
Alla fine la Govia ci guadagna e le spese ricadono sugli utenti della Camionale Cisa. Lo Stato non ci sta rimettendo tanto se non la "follia" di aver accordato un progetto del genere.
Nel bel mezzo della Pianura Padana, vicino al casello di Parma Ovest da qualche mese si sta lavorando alacremente per costruire una nuova autostrada: la TiBre, la Tirreno Brennero. L'altisonante nome però non corrisponde ad altrettanta provata utilità.
La TiBre avrebbe dovuto collegare il porto di La Spezia all'autostrada del Brennero prolungando la Camionale della Cisa. Ma già si sa che il collegamento da Parma Ovest a Nogarale Rocca, vicino Varese, non potrà essere portato a termine per mancanza di fondi. Infatti, della TiBre verranno realizzati soltanto 9 chilometri che portano al paese di San Quirico Trecasoli. Quest'autostrada si aggiudica così il primato di essere la più breve e tra le meno funzionali autostrade italiane.
Eppure, è dagli anni '70 che si pensa e si lavora alla realizzazione della Tibre. Così ora, per andare da Spezia all'Auto Brennero si è sempre passati per l'A1 e lo snodo di Modena, allungando il tragitto di una ventina di minuti.
Tutto comincia a smuoversi nel 2006 quando, con il governo Berlusconi si concede una gara pubblica alla società Autocisa, della famiglia Govia e una proroga di 34 anni della concessione di gestione dell'autostrada Parma-La Spezia. Bruxelles protesta, minaccia infrazione alle regole e presunte sanzioni.
L'Italia quindi deve firmare un accordo con l'Unione Europea: praticamente Autocisa avrebbe finanziato la realizzazione della TiBre, acquisendo così il diretto al rinnovo automatico della concessione per la Parma-La Spezia.
Nel 2010 il Cipe approva il progetto ma solo per i primi 10 chilometri della tratta e tutto per la modica somma di 513 milioni, di cui 40 milioni di euro per chilometro li mette Autocisa. Che però ottiene il permesso di aumentare i pedaggi della Parma-La Spezia del 7,5% annuo dal 2011 al 2018.
Alla fine la Govia ci guadagna e le spese ricadono sugli utenti della Camionale Cisa. Lo Stato non ci sta rimettendo tanto se non la "follia" di aver accordato un progetto del genere.
giovedì 12 aprile 2018
Miro torna a casa!
La proprietaria annuncia sui social: "Presto a casa". Dopo che si è tenuta l'udienza del Riesame per il caso del cane Miro imprigionato perché abbaiava troppo.
Ci sono volute la bellezza di 240 mila firme (raccolte online), il buon senso del giudice e occhi attenti per vedere la vera natura del dolce pastore maremmano Miro che da più di tre settimane era stato strappato alla sua famiglia e confinato in un canile.
Ora Eva Munter annuncia dal suo profilo Facebook: "Mirò presto a casa". La giovane proprietaria del cagnone bianco è stata la prima ad annunciare a parenti, amici e followers la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame: il quattro zampe potrà tornare dalla sua famiglia domani".
L'avvocato Cecilia Venturini precisa nel provvedimento di dissequestro: "È contenuta la disponibilità da parte della famiglia a tenere custodito il cane nelle ore notturne come, tra l'altro, era già stato offerto ieri durante l'udienza del Riesame". Una precauzione per assicurare che nell'orario notturno non vi sia alcun genere di problema.
Per Miro, il pastore maremmano accusato dal vicino dei suoi padroni di abbaiare troppo forte e per questo rinchiuso nel canile municipale, s'è mossa mezza Italia. Tutti hanno seguito con trepidazione ed affetto la vicenda di questo cagnone e hanno sottoscritto un documento (online) per richiederne la "scarcerazione".
Così la notizia che Miro può tornare libero è la notizia che tutti aspettavano, visto anche il clamore mediatico della vicenda, che finalmente è arrivata.
La vicenda giudiziaria ancora non è terminata, infatti la famiglia Munter e il loro cagnone dovranno attendere il processo che prenderà avvio il prossimo 27 Aprile e che andrà ad accertare o meno se c'è oppure no il reato di disturbo arrecato dal cane. Nel frattempo, continua la battaglia di associazioni e singoli che continuano a chiedersi se è giusto "incarcerare" un cane perché abbaia.
Premettendo il mio personale amore per i cani, ma davvero questa ha dell'assurdo. Ora da più fastidio un cane che è semplicemente se stesso (tra l'altro dolcissimo) ce tutti quei comportamenti poco civili fatti anche di piccole scaramucce che tanti vicini antipatici mettono in atto per farsi piccole e stupide guerre.
Ci sono volute la bellezza di 240 mila firme (raccolte online), il buon senso del giudice e occhi attenti per vedere la vera natura del dolce pastore maremmano Miro che da più di tre settimane era stato strappato alla sua famiglia e confinato in un canile.
Ora Eva Munter annuncia dal suo profilo Facebook: "Mirò presto a casa". La giovane proprietaria del cagnone bianco è stata la prima ad annunciare a parenti, amici e followers la decisione dei giudici del Tribunale del Riesame: il quattro zampe potrà tornare dalla sua famiglia domani".
L'avvocato Cecilia Venturini precisa nel provvedimento di dissequestro: "È contenuta la disponibilità da parte della famiglia a tenere custodito il cane nelle ore notturne come, tra l'altro, era già stato offerto ieri durante l'udienza del Riesame". Una precauzione per assicurare che nell'orario notturno non vi sia alcun genere di problema.
Per Miro, il pastore maremmano accusato dal vicino dei suoi padroni di abbaiare troppo forte e per questo rinchiuso nel canile municipale, s'è mossa mezza Italia. Tutti hanno seguito con trepidazione ed affetto la vicenda di questo cagnone e hanno sottoscritto un documento (online) per richiederne la "scarcerazione".
Così la notizia che Miro può tornare libero è la notizia che tutti aspettavano, visto anche il clamore mediatico della vicenda, che finalmente è arrivata.
La vicenda giudiziaria ancora non è terminata, infatti la famiglia Munter e il loro cagnone dovranno attendere il processo che prenderà avvio il prossimo 27 Aprile e che andrà ad accertare o meno se c'è oppure no il reato di disturbo arrecato dal cane. Nel frattempo, continua la battaglia di associazioni e singoli che continuano a chiedersi se è giusto "incarcerare" un cane perché abbaia.
Premettendo il mio personale amore per i cani, ma davvero questa ha dell'assurdo. Ora da più fastidio un cane che è semplicemente se stesso (tra l'altro dolcissimo) ce tutti quei comportamenti poco civili fatti anche di piccole scaramucce che tanti vicini antipatici mettono in atto per farsi piccole e stupide guerre.
Sono i chitarristi quelli che piacciono di più
Uno studio conferma che la categoria di uomini che più affascina il mondo femminile è quella dei chitarristi. Piacciono anche più degli sportivi.
Altro che lo "sfigatello" con la chitarra in mano che strimpella qualche nota in spiaggia mentre tutti gli altri attorno quagliano. È stato appurato che imbracciare una chitarra aumenta il fascino.
Lo rivela una ricerca condotta dall'Università de Bretagne-Sud, che non ha tralasciato nemmeno le foto profilo dei social e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista "Psycology of Music". Addirittura le percentuali di successo sono circa il doppio.
La ricerca è stata condotta in modo simpatico. Un ragazzo di 20 anni, valutato precedentemente come molto attraente, ha fermato 300 ragazze per strada dicendo a ciascuna che la trovava molto carina e chiedendo loro il numero di telefono. Per un terzo dell'esperimento il ragazzo aveva in mano una custodia per chitarra, in un terzo una borsa sportiva e in un terzo non aveva niente con sé. I risultati mostrano che, quando il ragazzo aveva in mano la custodia per chitarra, ha ricevuto risposta positiva (cioè il numero di telefono delle interpellate) nel 31% dei casi, il 14% quando non teneva niente in mano e solo il 9% quando teneva in mano la borsa sportiva.
Questi risultati riprendono i dati di un lavoro precedente, pubblicato su "Letters on Evolutionary Behavioural Science" dove a cento ragazze veniva inviato su Facebook una richiesta di amicizia dalla medesima persona, un ragazzo single attraente che, nel 50% delle richieste e non aveva nulla in mano. Indovinate? La foto con la chitarra in mano ha ricevuto nel 28% dei casi risposte positive, mantre le altre solo il 10%.
D'accordo anche i curatori del sito chitarrafacile.com che confermano che nel 58% degli intervistati circa 500 persone, i chitarristi riscontrano più successo. Secondo il curatore del sito, David Carelsela spiegazione è: "Non è ovviamente la chitarra in sé ad essere attrattiva, ma quello che il chitarrista rappresenta nell'immaginario collettivo: la sensibilità artistica, il sapersi dedicare ad una passione, la socialità che viene associata al suonarla, a volte anche l'aria piacevolmente maledetta ha un certo stile artistico. Infatti il 58% dei nostri intervistati ha confermato che una passione personale, suonare la chitarra aiuta i rapporti sociali e personali".
Una delle frasi più celebri riguardo il tanto amato strumento musicale a sei corde dice: "La chitarra è una piccola orchestra. Ogni corda è un colore differente, una voce differente". Solo da questo si può intuire perché poi piaccia tanto e renda più affascinanti le persone che sanno imbracciarla e creare con essa armonia.
Altro che lo "sfigatello" con la chitarra in mano che strimpella qualche nota in spiaggia mentre tutti gli altri attorno quagliano. È stato appurato che imbracciare una chitarra aumenta il fascino.
Lo rivela una ricerca condotta dall'Università de Bretagne-Sud, che non ha tralasciato nemmeno le foto profilo dei social e i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista "Psycology of Music". Addirittura le percentuali di successo sono circa il doppio.
La ricerca è stata condotta in modo simpatico. Un ragazzo di 20 anni, valutato precedentemente come molto attraente, ha fermato 300 ragazze per strada dicendo a ciascuna che la trovava molto carina e chiedendo loro il numero di telefono. Per un terzo dell'esperimento il ragazzo aveva in mano una custodia per chitarra, in un terzo una borsa sportiva e in un terzo non aveva niente con sé. I risultati mostrano che, quando il ragazzo aveva in mano la custodia per chitarra, ha ricevuto risposta positiva (cioè il numero di telefono delle interpellate) nel 31% dei casi, il 14% quando non teneva niente in mano e solo il 9% quando teneva in mano la borsa sportiva.
Questi risultati riprendono i dati di un lavoro precedente, pubblicato su "Letters on Evolutionary Behavioural Science" dove a cento ragazze veniva inviato su Facebook una richiesta di amicizia dalla medesima persona, un ragazzo single attraente che, nel 50% delle richieste e non aveva nulla in mano. Indovinate? La foto con la chitarra in mano ha ricevuto nel 28% dei casi risposte positive, mantre le altre solo il 10%.
D'accordo anche i curatori del sito chitarrafacile.com che confermano che nel 58% degli intervistati circa 500 persone, i chitarristi riscontrano più successo. Secondo il curatore del sito, David Carelsela spiegazione è: "Non è ovviamente la chitarra in sé ad essere attrattiva, ma quello che il chitarrista rappresenta nell'immaginario collettivo: la sensibilità artistica, il sapersi dedicare ad una passione, la socialità che viene associata al suonarla, a volte anche l'aria piacevolmente maledetta ha un certo stile artistico. Infatti il 58% dei nostri intervistati ha confermato che una passione personale, suonare la chitarra aiuta i rapporti sociali e personali".
Una delle frasi più celebri riguardo il tanto amato strumento musicale a sei corde dice: "La chitarra è una piccola orchestra. Ogni corda è un colore differente, una voce differente". Solo da questo si può intuire perché poi piaccia tanto e renda più affascinanti le persone che sanno imbracciarla e creare con essa armonia.
mercoledì 11 aprile 2018
La moda del terapista dei compiti da 600 dollari
Impazza a New York la moda del tutor-terapista che aiuta a studiare e gestire l'ansia nei ragazzi.
Più che una moda sembra quasi una follia quella che impazza tra le scuole private di New York. È quella del terapista dei compiti che per 600 dollari l'ora aiuta i figli di genitori abbienti, già abituati a sborsare decine di migliaia di dollari all'anno per la scuola dell'obbligo dei loro pargoli, a fare i compiti.
Questa nuova figura professionale esula un po' dall'essere il semplice insegnante di ripetizione che aiuta a recuperare qualche voto o risolvere problemi derivanti dall'assimilazione di nozioni scolastiche e di supporto per i problemi emotivi derivanti tra cui, in primis, l'ansia.
Il New York Times svela che questa è una nuova nicchia nel business da 100 miliardi di dollari all'anno delle ripetizioni. Non un semplice insegnante di sostegno, né un'analista in senso classico, ma un'amalgama dei due, il terapista dei compiti usa Skype, sms, email è costantemente seduto faccia a faccia, per aiutare giovani clienti a ritrovare la strada del successo scolastico.
Ariel Kornblum, psicologo dell'età evolutiva al Manhattan Psychology Group of the Upper West Side spiega: "Molti mi dicono che fanno i conpiti ma poi dimenticano di consegnarli questo influenza i voti e la fiducia in se stessi. Il nostro compito è andare alla radice del perché".
Questo avviene per la tariffa di 200-600 dollari all'ora, per un sostegno programmatico ed in caso di necessità il terapista può rendersi disponibile all'ultimo momento prima degli esami o quando è ora di consegnare il saggio. L'essenziale è aiutare i ragazzini a fronteggiare l'ansia, mantenere la calma e conservare un atteggiamento positivo alla vigilia dei test.
Alcuni terapisti si avvalgono dell'ausilio di una playlist fatta creare dai ragazzi su Spotify per esternare i momenti d'ansia. Altri regalano vasetti di plastilina profumata per dominare lo stress. Altri invece usano tecniche di meditazione.
Quello dello homework terapist è un fenomeno in forte ascesa soprattutto nei quartieri ricchi di Brooklyn Heights e Park Slap di New York, sicuramente per chi se lo può permettere è un aiuto in più offerto ai bambini per fronteggiare l'ansia, fin da piccoli con l'ausilio di qualcuno.
Più che una moda sembra quasi una follia quella che impazza tra le scuole private di New York. È quella del terapista dei compiti che per 600 dollari l'ora aiuta i figli di genitori abbienti, già abituati a sborsare decine di migliaia di dollari all'anno per la scuola dell'obbligo dei loro pargoli, a fare i compiti.
Questa nuova figura professionale esula un po' dall'essere il semplice insegnante di ripetizione che aiuta a recuperare qualche voto o risolvere problemi derivanti dall'assimilazione di nozioni scolastiche e di supporto per i problemi emotivi derivanti tra cui, in primis, l'ansia.
Il New York Times svela che questa è una nuova nicchia nel business da 100 miliardi di dollari all'anno delle ripetizioni. Non un semplice insegnante di sostegno, né un'analista in senso classico, ma un'amalgama dei due, il terapista dei compiti usa Skype, sms, email è costantemente seduto faccia a faccia, per aiutare giovani clienti a ritrovare la strada del successo scolastico.
Ariel Kornblum, psicologo dell'età evolutiva al Manhattan Psychology Group of the Upper West Side spiega: "Molti mi dicono che fanno i conpiti ma poi dimenticano di consegnarli questo influenza i voti e la fiducia in se stessi. Il nostro compito è andare alla radice del perché".
Questo avviene per la tariffa di 200-600 dollari all'ora, per un sostegno programmatico ed in caso di necessità il terapista può rendersi disponibile all'ultimo momento prima degli esami o quando è ora di consegnare il saggio. L'essenziale è aiutare i ragazzini a fronteggiare l'ansia, mantenere la calma e conservare un atteggiamento positivo alla vigilia dei test.
Alcuni terapisti si avvalgono dell'ausilio di una playlist fatta creare dai ragazzi su Spotify per esternare i momenti d'ansia. Altri regalano vasetti di plastilina profumata per dominare lo stress. Altri invece usano tecniche di meditazione.
Quello dello homework terapist è un fenomeno in forte ascesa soprattutto nei quartieri ricchi di Brooklyn Heights e Park Slap di New York, sicuramente per chi se lo può permettere è un aiuto in più offerto ai bambini per fronteggiare l'ansia, fin da piccoli con l'ausilio di qualcuno.
La Wycon fa "concorrenza parassitaria" alla Kiko, deve rifare 120 negozi
La battaglia del rossetto viene vinta senza mezze misure dalla Kiko. La rivale ha fatto concorrenza sleale copiando i suoi negozi e quindi è stata condannata a pagare 700 mila euro di multa e rifare 120 punti vendita.
Alla fine, nella sfida del make up, ha avuto la meglio il gruppo bergamasco della famiglia Percassi. La Kiko ha vinto, un procedimento che si trascina dal 2015 e a cui hanno dato ragione la sentenza di primo grado e di appello del Tribunale di Milano.
Per i giudici, la Wycon ha fatto concorrenza sleale a Kiko anzi, poiché è risultato evidente che ha copiato in tutto il modello di attività del gruppo bergamasco e in molti casi ha creato confusione nei consumatori, si tratta proprio di "concorrenza parassitaria". Secondo l'ex articolo 2598 del Codice Civile, secondo cui la concorrenza parassitaria costituisce "il mezzo per determinare uno sfruttamento sistematico del lavoro e della creatività altrui, così determinandosi su tale piano la violazione dei principi di correttezza professionale che integrano la concorrenza leale".
A quanto pare, la Wycon ha copiato perfino il "grembiule delle commesse", così il giudice si è espresso con una sentenza innovativa sottolineando come la catena Kiko sia stata enormemente copiata.
La "battaglia del rossetto" non ha lesinato di colpi di scena. Mentre l'azienda Percassi ha portato le fatture dello studio di architetti Ioso Glini e Associati, che per suo conto ha realizzato stand, banconi e vetrine con un design industriale innovativo, la Wycon ha presentato una serie di foto di altre profumerie a loro dire tutte simili, per dimostrare che quello di Kiko non è un marchio di fabbrica.
Ma il giudice ha rigettato la tesi, perché con l'unica eccezione delle profumerie Limoni, ogni profumeria ha il suo design, mentre le circa 120 profumerie Wycon fatte su misura del modello Kiko, hanno oggettivi elementi copiati dai negozi del gruppo Percassi.
In passato la Kiko aveva avuto anche una disputa con le profumerie Limoni, che hanno preferito troncare la causa, mentre in Francia, semprebil gruppo Kiko ha vinto una causa contro le profumerie Reserve Naturelle, sempre perché avevano copiato il formato degli italiani.
La Wycon è quindi caduta nell'errore già commesso da altri, e per questo dovrà pagare a Kiko 700 mila euro di danni (10 volte la parcella pagata dai Percassi allo studio Iosa Ghini) e rifare il look ai suoi 120 negozi specchi di quelli Kiko.
La Wycon se non altro è stata molto superficiale, proprio loro del settore avrebbero dovuto sapere che il trucco si vede subito!
Alla fine, nella sfida del make up, ha avuto la meglio il gruppo bergamasco della famiglia Percassi. La Kiko ha vinto, un procedimento che si trascina dal 2015 e a cui hanno dato ragione la sentenza di primo grado e di appello del Tribunale di Milano.
Per i giudici, la Wycon ha fatto concorrenza sleale a Kiko anzi, poiché è risultato evidente che ha copiato in tutto il modello di attività del gruppo bergamasco e in molti casi ha creato confusione nei consumatori, si tratta proprio di "concorrenza parassitaria". Secondo l'ex articolo 2598 del Codice Civile, secondo cui la concorrenza parassitaria costituisce "il mezzo per determinare uno sfruttamento sistematico del lavoro e della creatività altrui, così determinandosi su tale piano la violazione dei principi di correttezza professionale che integrano la concorrenza leale".
A quanto pare, la Wycon ha copiato perfino il "grembiule delle commesse", così il giudice si è espresso con una sentenza innovativa sottolineando come la catena Kiko sia stata enormemente copiata.
La "battaglia del rossetto" non ha lesinato di colpi di scena. Mentre l'azienda Percassi ha portato le fatture dello studio di architetti Ioso Glini e Associati, che per suo conto ha realizzato stand, banconi e vetrine con un design industriale innovativo, la Wycon ha presentato una serie di foto di altre profumerie a loro dire tutte simili, per dimostrare che quello di Kiko non è un marchio di fabbrica.
Ma il giudice ha rigettato la tesi, perché con l'unica eccezione delle profumerie Limoni, ogni profumeria ha il suo design, mentre le circa 120 profumerie Wycon fatte su misura del modello Kiko, hanno oggettivi elementi copiati dai negozi del gruppo Percassi.
In passato la Kiko aveva avuto anche una disputa con le profumerie Limoni, che hanno preferito troncare la causa, mentre in Francia, semprebil gruppo Kiko ha vinto una causa contro le profumerie Reserve Naturelle, sempre perché avevano copiato il formato degli italiani.
La Wycon è quindi caduta nell'errore già commesso da altri, e per questo dovrà pagare a Kiko 700 mila euro di danni (10 volte la parcella pagata dai Percassi allo studio Iosa Ghini) e rifare il look ai suoi 120 negozi specchi di quelli Kiko.
La Wycon se non altro è stata molto superficiale, proprio loro del settore avrebbero dovuto sapere che il trucco si vede subito!
martedì 10 aprile 2018
Gli uomini più aggressivi al tramonto
Una ricerca indica che la "colpa" è d' attribuire all'orologio biologico.
Con il calar delle tenebre evidentemente cadono anche le difese che chiunque mette in atto per instaurare una convivenza civile. Uno studio dimostra infatti che le ore del tramonto sono quelle in cui l'aggressività si manifesta di più. Poiché esisterebbe una relazione tra comportamento aggressivo e i ritmi cardiaci regolati dall'orologio biologico.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience e come spesso accade, è stata condotta sui topi. Se ne sono occupati i ricercatori del Beth Israel Deacons Medical Center (Bidmc) in America. E vista la sua importanza in quanto potrebbe aprire le porte a eventuali terapie per gestire l'agitazione serale comune alle persone che soffrono di disturbi neurologici tra cui anche l'Alzheimer.
La patologia degenerativa del SNC che più risente o meglio, si palesa con uno stato di agitazione al tramonto che può sfociare in aggressività, quando la sera sopravviene un improvviso peggioramento generale dei loro sintomi. Lo schema a orario aveva suggerito ai ricercatori che ci fosse un nesso con l'orologio biologico che scandisce i principali ritmi biologici come sonno, fame, rilascio di ormoni.
Per provare il nesso fra orologio biologico ed aggressività i ricercatori hanno osservato il comportamento dei topi all'ingresso, nelle loro gabbie, di altri topi. Contando l'intensità e frequenza delle aggressioni dei "residenti" verso gli intrusi, per la prima volta è emerso che anche l'aggressività è scandita da un ritmo giornaliero.
Clifford Saper, coordinatore dello studio spiega: "I topi erano più aggressivi nella prima parte della sera, appena si spegnevano le luci, e meno aggressivi al mattino presto, con la luce del giorno".
Grazie alla tecnica optogenetica che consente di controllare l'attività dei neuroni colpendoli con un fascio di luce, i ricercatori hanno inattivato le cellule nervose che regolano l'orologio biologico. In questo modo i topi sono diventati meno aggressivi. Utilizzando la stessa tecnica i ricercatori hanno individuato l'intero circuito nervoso coinvolto nell'aggressività, collegato all'orologio biologico.
Grazie a questo studio abbiamo appreso che se incontriamo qualcuno di sera e ci sembra particolarmente aggressivo, non è colpa sua ma dell'orologio biologico.
Con il calar delle tenebre evidentemente cadono anche le difese che chiunque mette in atto per instaurare una convivenza civile. Uno studio dimostra infatti che le ore del tramonto sono quelle in cui l'aggressività si manifesta di più. Poiché esisterebbe una relazione tra comportamento aggressivo e i ritmi cardiaci regolati dall'orologio biologico.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience e come spesso accade, è stata condotta sui topi. Se ne sono occupati i ricercatori del Beth Israel Deacons Medical Center (Bidmc) in America. E vista la sua importanza in quanto potrebbe aprire le porte a eventuali terapie per gestire l'agitazione serale comune alle persone che soffrono di disturbi neurologici tra cui anche l'Alzheimer.
La patologia degenerativa del SNC che più risente o meglio, si palesa con uno stato di agitazione al tramonto che può sfociare in aggressività, quando la sera sopravviene un improvviso peggioramento generale dei loro sintomi. Lo schema a orario aveva suggerito ai ricercatori che ci fosse un nesso con l'orologio biologico che scandisce i principali ritmi biologici come sonno, fame, rilascio di ormoni.
Per provare il nesso fra orologio biologico ed aggressività i ricercatori hanno osservato il comportamento dei topi all'ingresso, nelle loro gabbie, di altri topi. Contando l'intensità e frequenza delle aggressioni dei "residenti" verso gli intrusi, per la prima volta è emerso che anche l'aggressività è scandita da un ritmo giornaliero.
Clifford Saper, coordinatore dello studio spiega: "I topi erano più aggressivi nella prima parte della sera, appena si spegnevano le luci, e meno aggressivi al mattino presto, con la luce del giorno".
Grazie alla tecnica optogenetica che consente di controllare l'attività dei neuroni colpendoli con un fascio di luce, i ricercatori hanno inattivato le cellule nervose che regolano l'orologio biologico. In questo modo i topi sono diventati meno aggressivi. Utilizzando la stessa tecnica i ricercatori hanno individuato l'intero circuito nervoso coinvolto nell'aggressività, collegato all'orologio biologico.
Grazie a questo studio abbiamo appreso che se incontriamo qualcuno di sera e ci sembra particolarmente aggressivo, non è colpa sua ma dell'orologio biologico.
Sospeso dal lavoro viene riassunto a 80 anni
Un funzionario della Motorizzazione di Messina era stato allontanato dall'impiego per presunti reati, a 80 anni viene riammesso grazie alla "Legge Carnevale".
Il signor Eduardo Saija funzionario della Motorizzazione Civile di Messina potrà riprendere finalmente il suo posto di lavoro. Grazie alla sentenza della Corte d'Appello di Messina, Sezione Lavoro, che ha applicato alla lettera la "Legge Carnevale", dal nome del magistrato che, con le sue vicende giudiziarie, aveva dato modo all'emanazione dell'omonima legge, il signor Saija è stato riassunto all'età di 80 anni.
Dirigente presso l'ufficio di Messina, il 2 Giugno 1993 era stato sospeso dal servizio per un procedimento penale a cui era stato sottoposto per presunti reati connessi allo svolgimento del suo lavoro.
Procedimento terminato di fatto il 20 Febbraio 2009 quando la sentenza della Corte d'Appello Penale di Messina aveva decretato l'insussistenza del fatto.
Giovanni Caruso, avvocato del signor Saija commenta: "Il pubblico dipendente che sia stato sospeso dal servizio o dalla funzione e comunque dall'impiego o abbia chiesto di essere collocato in quiescenza a seguito di un procedimento penale conclusosi con sentenza definitiva di proscioglimento perché il fatto non sussiste, ha il diritto di ottenere, su propria richiesta, dall'Amministrazione di appartenenza, il prolungamento o il ripristino del rapporto di impiego anche oltre i limiti di età previsti dalla legge, per un periodo pari a quello della durata complessiva della sospensione ingiustamente subita e del periodo di servizio non espletato per l'anticipato collocamento in quiescenza, con il medesimo trattamento giuridico ed economico a cui avrebbe avuto diritto in assenza della sospensione".
Le richieste del legale sono state accolte dai giudici che hanno ridato il lavoro al funzionario sebbsne il signor Saija nel frattempo sia arrivato agli 80 anni.
Insomma, giustizia è stata fatta! Forse un po' tardi, a quest'età magari il signor Saija avrebbe giustamente, più voglia di riposarsi che tornare all'attività lavorativa che gli era stata tolta da giovane.
Il signor Eduardo Saija funzionario della Motorizzazione Civile di Messina potrà riprendere finalmente il suo posto di lavoro. Grazie alla sentenza della Corte d'Appello di Messina, Sezione Lavoro, che ha applicato alla lettera la "Legge Carnevale", dal nome del magistrato che, con le sue vicende giudiziarie, aveva dato modo all'emanazione dell'omonima legge, il signor Saija è stato riassunto all'età di 80 anni.
Dirigente presso l'ufficio di Messina, il 2 Giugno 1993 era stato sospeso dal servizio per un procedimento penale a cui era stato sottoposto per presunti reati connessi allo svolgimento del suo lavoro.
Procedimento terminato di fatto il 20 Febbraio 2009 quando la sentenza della Corte d'Appello Penale di Messina aveva decretato l'insussistenza del fatto.
Giovanni Caruso, avvocato del signor Saija commenta: "Il pubblico dipendente che sia stato sospeso dal servizio o dalla funzione e comunque dall'impiego o abbia chiesto di essere collocato in quiescenza a seguito di un procedimento penale conclusosi con sentenza definitiva di proscioglimento perché il fatto non sussiste, ha il diritto di ottenere, su propria richiesta, dall'Amministrazione di appartenenza, il prolungamento o il ripristino del rapporto di impiego anche oltre i limiti di età previsti dalla legge, per un periodo pari a quello della durata complessiva della sospensione ingiustamente subita e del periodo di servizio non espletato per l'anticipato collocamento in quiescenza, con il medesimo trattamento giuridico ed economico a cui avrebbe avuto diritto in assenza della sospensione".
Le richieste del legale sono state accolte dai giudici che hanno ridato il lavoro al funzionario sebbsne il signor Saija nel frattempo sia arrivato agli 80 anni.
Insomma, giustizia è stata fatta! Forse un po' tardi, a quest'età magari il signor Saija avrebbe giustamente, più voglia di riposarsi che tornare all'attività lavorativa che gli era stata tolta da giovane.
lunedì 9 aprile 2018
Progettato il primo hotel nello spazio
Nel 2021 sarà possibile soggiornare nello spazio. È in costruzione un modulo per 4 turisti, le camere avranno vista Terra.
Il turismo spaziale diventa sempre più una prospettiva concreta. Lì dopo i tentativi della Virgin Galactic, un'altra società americana la Orion Span, originaria di Houston in Texas, è pronta ad inaugurare il primo hotel di lusso nello spazio entro il 2021. La struttura verrà allestita nell'Aurora Station, un modulo spaziale lungo 10 metri e dal diametro di 4,2 metri, capace di ospitare 4 turisti e 2 memvri dell'equipaggio per un soggiorno di 12 giorni a 320 chilometri dalla Terra.
Sarà un hotel di lusso, il cui prezzo è stimato intorno ai 9,5 milioni di dollari a testa, circa 791,66 dollari a notte. E online sono già aperti depositi restituibili di 80 mila dollari.
Frank Bunger, fondatore della campagna chiarisce: "Vogliamo portare la gente nello spazio perché è la frontiera finale della nostra civiltà. La Orion Span punta a ridurre da 24 a 3 i mesi di addestramento necessari per preparare i viaggiatori a visitare lo spazio, riducendo in questo modo i costi. Ai turisti saranno fornite nozioni basilari sul volo spaziale, meccanica orbitale e vita in ambienti pressurizzati. La società assicura che i viaggiatori godranno l'euforia della gravità zero, ammireranno le aurori polare e le loro città dalle tante camere con vista dell'hotel spaziale".
Poi, come suggerì, il film the "Martian", dove l'astronauta abbandonato solo su Marte, prova a sopravvivere piantando patate, nel nuovo hotel sono previsti esperimenti per coltivare in orbita, oppure so potrà sperimentare la realtà virtuale con il ponte ologrammi di Star Trek e salutare famiglie e amici in live stream grazie a un accesso internet wireless ad alta velocità. Il turismo spaziale diventa sempre più una realtà, indicata soprattutto per chi si è stufato delle solite mete...terrestri!
Il turismo spaziale diventa sempre più una prospettiva concreta. Lì dopo i tentativi della Virgin Galactic, un'altra società americana la Orion Span, originaria di Houston in Texas, è pronta ad inaugurare il primo hotel di lusso nello spazio entro il 2021. La struttura verrà allestita nell'Aurora Station, un modulo spaziale lungo 10 metri e dal diametro di 4,2 metri, capace di ospitare 4 turisti e 2 memvri dell'equipaggio per un soggiorno di 12 giorni a 320 chilometri dalla Terra.
Sarà un hotel di lusso, il cui prezzo è stimato intorno ai 9,5 milioni di dollari a testa, circa 791,66 dollari a notte. E online sono già aperti depositi restituibili di 80 mila dollari.
Frank Bunger, fondatore della campagna chiarisce: "Vogliamo portare la gente nello spazio perché è la frontiera finale della nostra civiltà. La Orion Span punta a ridurre da 24 a 3 i mesi di addestramento necessari per preparare i viaggiatori a visitare lo spazio, riducendo in questo modo i costi. Ai turisti saranno fornite nozioni basilari sul volo spaziale, meccanica orbitale e vita in ambienti pressurizzati. La società assicura che i viaggiatori godranno l'euforia della gravità zero, ammireranno le aurori polare e le loro città dalle tante camere con vista dell'hotel spaziale".
Poi, come suggerì, il film the "Martian", dove l'astronauta abbandonato solo su Marte, prova a sopravvivere piantando patate, nel nuovo hotel sono previsti esperimenti per coltivare in orbita, oppure so potrà sperimentare la realtà virtuale con il ponte ologrammi di Star Trek e salutare famiglie e amici in live stream grazie a un accesso internet wireless ad alta velocità. Il turismo spaziale diventa sempre più una realtà, indicata soprattutto per chi si è stufato delle solite mete...terrestri!
"Leggere libri!" Questa la "condanna" per alcuni giovani vandali
In Virginia un giudice decreta come punizione per dei ragazzi che avevano commesso atti vandalici di leggere libri.
Come far capire a dei giovani che hanno commesso atti vandalici senza nemmeno conoscere il significato di ciò che hanno scritto o la gravità delle loro azioni? Ci ha pensato la giudice Avalina Jacob che invece di far scontare la pena in comunità, ha ordinato a quei ragazzi di dedicarsi alla lettura di libri per rimediare e far loro comprendere la gravità del gesto.
I libri consigliati sono alcuni tra i testi che meglio hanno trattato i periodi storici più controversi. In "Night" di Elie Wiesel hanno conosciuto gli orrori dell'Olocausto, in "I so why the coged bird sings" hanno conosciuto il razzismo scritto da Maya Angelou e con "The crucible" hanno visto le brutalità della persecuzione.
Una scelta mirata in risposta al gesto accaduto quasi un anno fa, quando dei giovani vandali hanno scritto messaggi odiosi sul lato della Ashburn Colored School, un'aula del XIX secolo che era stata usata da bambini neri durante la Segregazione nella Virginia del Nord. Dopo che le svastiche e le parole sono state coperte di vernice, gli adolescenti hanno letto i libri e scritto le loro considerazioni a riguardo.
Quando i giovani hanno vandalizzato la scuola di Ashburn erano giovani studenti di una scuola pubblica, e per loro ammissione non conoscevano a fondo il significato che risiede dietro una svastica. Ora a distanza di un anno e dopo aver fatto le letture ordinategli, uno di loro ammette: "Ho sbagliato, ora so che questo simbolo significa molto per le persone. Ricorda loro le cose peggiori, i familiari e amici che hanno perso e il dolore della tortura psicologica e fisica. È un simbolo che ricorda a tutti come possono essere odiose le persone e come il mondo può essere crudele e ingiusto. Non avevo idea di quanto in profondità andassero le parti più oscure della storia umana. Tutti dovrebbero essere trattati con l'uguaglianza. Non importa la razza, la religione, il sesso e l'orientamento. Farò del mio meglio per far evitare quest'ignoranza".
I giovani sembrano aver capito la lezione. A Gennaio le accuse nei loro confronti di distruzione della proprietà privata e l'ingresso illegale sono state archiviate ed una scuola privata, la Loudoun School of the Gifted ha fornito il denaro per il rinnovo della scuola di Ashburn ed i graffiti sono stati cancellati. Sebbene per molti la punizione non sia stata abbastanza severa, qualcosa in quei ragazzi sembra essere cambiato, d'altronde la storia insegna che al male si risponde con il bene.
Come far capire a dei giovani che hanno commesso atti vandalici senza nemmeno conoscere il significato di ciò che hanno scritto o la gravità delle loro azioni? Ci ha pensato la giudice Avalina Jacob che invece di far scontare la pena in comunità, ha ordinato a quei ragazzi di dedicarsi alla lettura di libri per rimediare e far loro comprendere la gravità del gesto.
I libri consigliati sono alcuni tra i testi che meglio hanno trattato i periodi storici più controversi. In "Night" di Elie Wiesel hanno conosciuto gli orrori dell'Olocausto, in "I so why the coged bird sings" hanno conosciuto il razzismo scritto da Maya Angelou e con "The crucible" hanno visto le brutalità della persecuzione.
Una scelta mirata in risposta al gesto accaduto quasi un anno fa, quando dei giovani vandali hanno scritto messaggi odiosi sul lato della Ashburn Colored School, un'aula del XIX secolo che era stata usata da bambini neri durante la Segregazione nella Virginia del Nord. Dopo che le svastiche e le parole sono state coperte di vernice, gli adolescenti hanno letto i libri e scritto le loro considerazioni a riguardo.
Quando i giovani hanno vandalizzato la scuola di Ashburn erano giovani studenti di una scuola pubblica, e per loro ammissione non conoscevano a fondo il significato che risiede dietro una svastica. Ora a distanza di un anno e dopo aver fatto le letture ordinategli, uno di loro ammette: "Ho sbagliato, ora so che questo simbolo significa molto per le persone. Ricorda loro le cose peggiori, i familiari e amici che hanno perso e il dolore della tortura psicologica e fisica. È un simbolo che ricorda a tutti come possono essere odiose le persone e come il mondo può essere crudele e ingiusto. Non avevo idea di quanto in profondità andassero le parti più oscure della storia umana. Tutti dovrebbero essere trattati con l'uguaglianza. Non importa la razza, la religione, il sesso e l'orientamento. Farò del mio meglio per far evitare quest'ignoranza".
I giovani sembrano aver capito la lezione. A Gennaio le accuse nei loro confronti di distruzione della proprietà privata e l'ingresso illegale sono state archiviate ed una scuola privata, la Loudoun School of the Gifted ha fornito il denaro per il rinnovo della scuola di Ashburn ed i graffiti sono stati cancellati. Sebbene per molti la punizione non sia stata abbastanza severa, qualcosa in quei ragazzi sembra essere cambiato, d'altronde la storia insegna che al male si risponde con il bene.
sabato 7 aprile 2018
Le cellule diventano opere d'arte grazie alla musica
La mostra "Imagine" avvicina i giovani alla scienza mostrando come le cellule viste al microscopio ci sembrano opere d'arte e le loro proteine una melodia.
Che il corpo umano sia una macchina perfetta, un' opera d'arte è cosa assodata. E la mostra "Imagine" allestita dal 5 al 10 Aprile 2018 nell'Istituto Firc di Oncologia Molecolare (IFom) di Milano nell'ambito dell'iniziativa "Stem in the City", mostra quanto sia affascinante il mondo della ricerca biologica.
La mostra offre un'immersione multisensoriale per avvicinare i giovani alle materie scientifiche puntando soprattutto sul legame fra scienza ed arte. Qui il visitatore può conoscere i contenuti scientifici prima ancora di conoserli. L'area espositiva è composta da un unico open space in cui ci si trova di ftonte una sinfonia di proiezioni gigantografiche coordinate secondo una regia di alternanza di immagini fisse e in movimento, tutte realizzate dai ricercatori Ifom dell'Immaging Lab, seguita dal fisico Dario Parazzoli.
Egli stesso spiega: "L'imaging è una tecnica che ci consente di studiare la vita delle cellule sempre più nel dettaglio ed è molto importante per la ricerca sul cancro, perché permette di caratterizzare e descrivere le differenze tra cellule sane e malate. L'imaging è anche la tecnica più affascinante da un punto di vista artistico: se pensiamo ad esempio alla formazione di organoidi, possono essere interpretati come nebulose o pianeti di diversi colori, la migrazione delle cellule, invece può essere vista come una danza, fove forme e colori si mischiano generando una sorta di quadro astratto. È proprio quando il ricercatore osserva queste immagini, che diventa un po' artista".
Il meraviglioso aspetto visivo è supportato anche da quello sonoro, dove il sottofondo musicale è dato da sequenze di proteine che vengono tradotte in note, dando vita ad una meravigliosa colonna sonora. Di cui "Happiness", basato sulla dopamina, l'ormone della felicità e Degradation, composto in base alla proteina p53 (noto soppressore tumorale), sono i due brani più apprezzati.
Noi, il nostro essere, il corpo umano siamo opere d'arte. Non solo superficialmente o per l'esteriorità, ma da dentro, a cominciare dalla più piccola delle nostre cellule.
Che il corpo umano sia una macchina perfetta, un' opera d'arte è cosa assodata. E la mostra "Imagine" allestita dal 5 al 10 Aprile 2018 nell'Istituto Firc di Oncologia Molecolare (IFom) di Milano nell'ambito dell'iniziativa "Stem in the City", mostra quanto sia affascinante il mondo della ricerca biologica.
La mostra offre un'immersione multisensoriale per avvicinare i giovani alle materie scientifiche puntando soprattutto sul legame fra scienza ed arte. Qui il visitatore può conoscere i contenuti scientifici prima ancora di conoserli. L'area espositiva è composta da un unico open space in cui ci si trova di ftonte una sinfonia di proiezioni gigantografiche coordinate secondo una regia di alternanza di immagini fisse e in movimento, tutte realizzate dai ricercatori Ifom dell'Immaging Lab, seguita dal fisico Dario Parazzoli.
Egli stesso spiega: "L'imaging è una tecnica che ci consente di studiare la vita delle cellule sempre più nel dettaglio ed è molto importante per la ricerca sul cancro, perché permette di caratterizzare e descrivere le differenze tra cellule sane e malate. L'imaging è anche la tecnica più affascinante da un punto di vista artistico: se pensiamo ad esempio alla formazione di organoidi, possono essere interpretati come nebulose o pianeti di diversi colori, la migrazione delle cellule, invece può essere vista come una danza, fove forme e colori si mischiano generando una sorta di quadro astratto. È proprio quando il ricercatore osserva queste immagini, che diventa un po' artista".
Il meraviglioso aspetto visivo è supportato anche da quello sonoro, dove il sottofondo musicale è dato da sequenze di proteine che vengono tradotte in note, dando vita ad una meravigliosa colonna sonora. Di cui "Happiness", basato sulla dopamina, l'ormone della felicità e Degradation, composto in base alla proteina p53 (noto soppressore tumorale), sono i due brani più apprezzati.
Noi, il nostro essere, il corpo umano siamo opere d'arte. Non solo superficialmente o per l'esteriorità, ma da dentro, a cominciare dalla più piccola delle nostre cellule.