I ricercatori hanno scoperto che la distruzione delle particelle virali avviene fino a 8 volte più rapidamente quando entra in campo la luce solare. Secondo gli studiosi potrebbe essere coinvolta l'interazione tra i raggi Uva e la saliva umana. La scoperta potrebbe portare a nuove strategie per sterilizzare gli ambienti a rischio contagio.
La luce solare inattiva il Coronavirus Sars-Cov2 molto più rapidamente di quanto previsto dai modelli teorici. Questo grazie ad un meccanismo chimico-biologico in grado di amplificare l'azione dei raggi del sole.
In base ai calcoli degli scienziati, infatti, i raggi Uvb (ultravioletti con una lunghezza d'onda media tra i 315 e i 280 nanometri) sono fino a 8 volte più efficaci e rapidi nel distruggere le particelle virali del patogeno pandemico rispetto a quanto previsto dalla teoria.
Molto probabilmente, a potenziarli potrebbe essere l'interazione del "mezzo" in cui sono sospese le particelle del Coronavirus, ovvero le goccioline di saliva umana, con i raggi Uva, ultravioletti meno energetici con una lunghezza d'onda compresa tra i 400 e i 315 nanometri che sono già noti per le proprietà antivirali nel controllo delle acque reflue.
La ricerca è stata condotta dagli scienziati dell'Università di Santa Barbara in California, in collaborazione con i colleghi dell'Istituto per l'Ingegneria Ambientale dell'Eidgemossische Techinische Hochschule di Zurigo (Svizzera) e del Translation and Integrative Sciences Center, Dipartimento di Tecnologia Molecolare dell'Università Statale dell'Oregon.
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