Storie di cooperative che hanno ridato dignità agli sfruttati, ai braccianti agricoli che da semplice manodopera sono diventati produttori di marchi alimentari di qualità. Dalle salse di pomodoro ai formaggi, dalle marmellate al miele, dall'olio di oliva agli agrumi a al caffè.
Non ci sono storie più belle che quelle del riscatto. Ed alcune cooperative che vanno da Rosarno alle Langhe, passando per la Campania ed il Lazio, hanno riscritto delle pagine bellissime nella degli sfruttati: quella dei marchi autonomi.
Dal caporalato, quando extracomunitari e non solo, lavorano quasi come schiavi la terra, spesso per paghe inferiori ai 25 euro al giorno, si è passati ad associazioni e reti di distribuzione per cui si preparano conserve di pomodori, formaggi, marmellate, miele e agrumi in autonomia, ossia, con contratti regolari e senza dover sottostare alle logiche di sfruttamento imposte dalla grande distribuzione organizzata.
Tutto è cominciato 8 anni fa, con la rivolta scoppiata nel 2010 a Rosarno, in Calabria. I migranti africani che tutt'ora vivono nel "ghetto" di San Ferdinando fecero sentire forte la loro voce, urlarono i loro diritti di esseri umani, da lì partì la rivolta dei braccianti: Sos Rosarno. Un progetto nato dall'assemblea all'ex Snia di Roma, con i ragazzini africani che lì avevano trovato ospitalità. Nei mesi successivi alla rivolta hanno cercato di creare "un altro mercato" e ci sono riusciti grazie al supporto di una decina di produttori calabresi.
Così, oggi arance e olio vengono venduti al loro giusto prezzo e alcuni dei ragazzi sono tornati a Rosarno per lavorare con contratti regolari. Tra quei ragazzi c'è Suleman Diaria, originario del Mali che oggi è il Presidente della Cooperativa Sociale Barikomà, produttrice di yogurt e ortaggi biologici, molto apprezzati, infatti, alle porte della Capitale, se ne producono centinaia di vasetti al giorno. La stessa coperativa gestisce anche il Caffè Nemorense un piccolo bar, sito nel parco omonimo.
Altra cooperativa è la Fuori Mercato che riunisce produttori agricoli, attivisti, migranti ed italiani che dalla Sicilia alla periferia industriale di Milano, loro si autogestiscono, offrono produzioni contadine e rispetto delle condizioni fi lavoro sui campi e in fabbrica. È un mercato agroalimentare che ha creato anche lo Sfrutta zero, un marchio di salse e schiumarole.
In Campania ed in Basilicata, è presente invece la Funky Tomato, la rete che si impegna a distribuire il lavoro e combattere lo sfruttamento agricolo. In particolare l'azienda produce conserve di pomodori provenienti dalle zone del Vesuvio, Sarno e Oppido lucano. L'anno scorso, ne sono state prodotte 150 mila.
L'integrazione è fatta anche si tante pagine di solidarietà che si devono scrivere insieme e sotto la parola d'ordine della legalità.
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