A Miss Italia sfilerà una modella che ha perso una gamba a causa di un incidente. Per la prima volta una disabilità al concorso.
"Mi arrampico, vado sott'acqua, faccio canoa e windsurf: questa è la mia normalità. Amo la vita. La disabilità non mi ferma". Così parla Chiara Bondi, 18 anni il 1° Settembre che tra le sue tante attività, mai avrebbe pensato di poter sfilare a Miss Italia, sopra i suoi tacchi alti.
Invece, lei un concentrato di positività e vitalità, è una delle finaliste del concorso. A destare curiosità è il fatto che la giovane ha una protesi alla gamba sinistra a causa dell'amputazione in seguito ad un incidente stradale di cui è stata vittima il 6 Luglio 2013 mentre era in motorino.
Un episodio bruttissimo che avrebbe minato chiunque, invece, Chiara ha reagito, è una studentessa iscritta al Liceo Classico e quando può lavora anche come barista stagionale a Tarquinia, la sua città. Poi ha trovato anche la forza di partecipare a Miss Italia. Ha scritto a Patrizia Mirigliani che commenta: "In lei ho visto un simbolo importante di speranza e rinascita". Così la patron può promuovere al Concorso "una bellezza senza confini" e che ha una disabilità è in questo caso, sinonimo di una femminilità ferita e riscattata.
Miss Italia offre a Chiara la possibilità di trasmettere il suo coraggio, presentandolo ad un pubblico molto ampio e mostrando tramite un'esperienza personale, come si possa vivere la disabilità in maniera normale, impegnandosi nello sport, in una storia d'amore o in un concorso di bellezza.
La stessa ragazza asserisce di voler partecipare al Concorso non per vincere, ma per dare un messaggio ai giovani affinché sappiano difendere la propria vita, dandole ogni volta una nuova opportunità.
La vita a volte ci mette davanti a degli episodi tristissimi, ma la forza e il coraggio di farla trionfare o far trionfare noi stessi, deve essere più grande del torto subito.
Notizie curiose, psicologia, cultura, arte ed attualità,articoli interessanti e mai pesanti.
martedì 31 luglio 2018
L'estate più online di sempre
Questa del 2018 è l'estate delle vacanze più connesse di sempre. Dalle prenotazioni alle recensioni sui ristoranti, agli alloggi fino alla scelta delle mete, sono oltre 19 milioni le persone che le organizzano, fotografano, postano sul web.
Un'indagine Coldiretti/Ixè svela che l'estate 2018 è quella delle vacanze connesse. Tutto passa per il web. Dalle prenotazioni, alla scelta della meta, dalla recensione dei locali fino agli alloggi, tutto si svolge online. Addirittura, la ricerca parla si oltre 19 milioni di persone che hanno preferito la rete e i suoi servizi, questo comporta un profondo cambiamento nelle abitudini degli italiani, che ora sono quindi, più predisposti a cambiare mete e programmi.
La Coldiretti sottolinea che per gli oltre 38,5 italiani in vacanza, la vera protagonista è la rete, usata per poter condividere e nella scelta delle destinazioni, degli alloggi, dei ristoranti e per le serate di svago con il boom dei siti specializzati. Internet è entrato nelle abitudini vacanziere degli italiani che per il 32% hanno prenotato da soli sui siti web delle strutture recettive, mentre il 17% si è affidato a siti specializzati lasciandosi guidare anche dai giudizi degli altri ospiti. Tra i tradizionalisti il 16% contatta telefonicamente le strutture, il 23% preferisce non prenotare e appena il 12% si rivolge a tour operator o agenzie.
Quello delle "vacanze connesse" è un indice di come sia cambiato il comportamento degli italiani che ora è più mirato alla ricerca della qualità e del risparmio.
Infatti, è stato stimato che oltre 1/3 del budget delle vacanze viene destinato alla tavola (delle vacanze), per consumare post in ristoranti, pizzerie, trattorie, agriturismi, cibo da strada e specialità enogastronomiche. Un valore che supera abbondantemente quello per l'alloggio, d'altronde il saper mangiare, o meglio il mangiare cose buone è la vera particolarità delle vacanze nostrane. Aumentano, Coldiretti aggiunge anche che in correlazione, souvenir alimentari ai quali più di quattro italiani su 18 (42%) non rinunciano al rientro dalla vacanza.
Le vacanze connesse aprono un nuovo spaccato della società italiana e mostrano un pubblico vacanziero connesso sì, ma anche per fini utili, quello della ricerca ossessiva per la qualità anche se a prezzi abbordabili.
Un'indagine Coldiretti/Ixè svela che l'estate 2018 è quella delle vacanze connesse. Tutto passa per il web. Dalle prenotazioni, alla scelta della meta, dalla recensione dei locali fino agli alloggi, tutto si svolge online. Addirittura, la ricerca parla si oltre 19 milioni di persone che hanno preferito la rete e i suoi servizi, questo comporta un profondo cambiamento nelle abitudini degli italiani, che ora sono quindi, più predisposti a cambiare mete e programmi.
La Coldiretti sottolinea che per gli oltre 38,5 italiani in vacanza, la vera protagonista è la rete, usata per poter condividere e nella scelta delle destinazioni, degli alloggi, dei ristoranti e per le serate di svago con il boom dei siti specializzati. Internet è entrato nelle abitudini vacanziere degli italiani che per il 32% hanno prenotato da soli sui siti web delle strutture recettive, mentre il 17% si è affidato a siti specializzati lasciandosi guidare anche dai giudizi degli altri ospiti. Tra i tradizionalisti il 16% contatta telefonicamente le strutture, il 23% preferisce non prenotare e appena il 12% si rivolge a tour operator o agenzie.
Quello delle "vacanze connesse" è un indice di come sia cambiato il comportamento degli italiani che ora è più mirato alla ricerca della qualità e del risparmio.
Infatti, è stato stimato che oltre 1/3 del budget delle vacanze viene destinato alla tavola (delle vacanze), per consumare post in ristoranti, pizzerie, trattorie, agriturismi, cibo da strada e specialità enogastronomiche. Un valore che supera abbondantemente quello per l'alloggio, d'altronde il saper mangiare, o meglio il mangiare cose buone è la vera particolarità delle vacanze nostrane. Aumentano, Coldiretti aggiunge anche che in correlazione, souvenir alimentari ai quali più di quattro italiani su 18 (42%) non rinunciano al rientro dalla vacanza.
Le vacanze connesse aprono un nuovo spaccato della società italiana e mostrano un pubblico vacanziero connesso sì, ma anche per fini utili, quello della ricerca ossessiva per la qualità anche se a prezzi abbordabili.
lunedì 30 luglio 2018
Comune a guida leghista si mobilita per non far rimpatriare un immigrato
In provincia di Mantova, un paesino a guida leghista blocca il rimpatrio di un loro "concittadino" immigrato grazie alla raccolta firme.
A Castelbelforte, un paesino del mantovano, l'intera comunità si è mobilitata per non far rimpatriare un senegalese che dal 2013 è parte attiva ed amata della cittadella. L'uomo sarebbe dovuto rientrare nel suo Paese d'origine il 31 Luglio, perché privo del permesso di soggiorno. Un bel gesto e prova d'affetto per gli altri concittadini italiani, se si considera che il paese è guidato da un'amministrazione leghista.
L'avvocato, che sta seguendo la vicenda, Nunzia Zeida Vitale, dichiara: "Le 500 firme finora raccolte dai concittadini e presentate al Prefetto di Mantova hanno avuto l'effetto sperato. Depositeremo ufficialmente in Questura la domanda per il rilascio del permesso di soggiorno e Marcel potrà rimanere in Italia almeno per un altro anno e mezzo mentre l'iter andrà avanti. Nel frattempo, dopo 60 giorni dal ricevimento della domanda da parte della Questura, lui potrà essere regolarmente assunto e ha già molte offerte di lavoro da parte di persone di Castelbelforte che lo conoscono bene e non vedono l'ora di dargli una possibilità. Siamo tutti molto soddisfatti".
E come non affezionarsi a Fassar Marcel Nodiaye, il senegalese in questione, che tanto si sta adoperando per la comunità. Lui non solo è una presenza fissa in parrocchia, ma collabora con la Caritas e altre associazioni di volontariato, nelle sagre di paese e in tutti i momenti più importanti della vita della comunità.
Per lui era già stata programmata anche una festa per il 29 Luglio, per salutarlo prima della partenza, invece è stata rimandata e sarà l'occasione per dargli l'ottima notizia. È particolarmente felice della notizia e anche il primo cittadino di Castelbelforte, Massimiliano Gozzani che lo considera un proprio fratello.
L'integrazione, quella vera è possibile e d'esempio e può portare un po' di colore non solo in un paesino del mantovano, ma ridipingere di tante sfumature positive tutto il clima sociale italiano.
A Castelbelforte, un paesino del mantovano, l'intera comunità si è mobilitata per non far rimpatriare un senegalese che dal 2013 è parte attiva ed amata della cittadella. L'uomo sarebbe dovuto rientrare nel suo Paese d'origine il 31 Luglio, perché privo del permesso di soggiorno. Un bel gesto e prova d'affetto per gli altri concittadini italiani, se si considera che il paese è guidato da un'amministrazione leghista.
L'avvocato, che sta seguendo la vicenda, Nunzia Zeida Vitale, dichiara: "Le 500 firme finora raccolte dai concittadini e presentate al Prefetto di Mantova hanno avuto l'effetto sperato. Depositeremo ufficialmente in Questura la domanda per il rilascio del permesso di soggiorno e Marcel potrà rimanere in Italia almeno per un altro anno e mezzo mentre l'iter andrà avanti. Nel frattempo, dopo 60 giorni dal ricevimento della domanda da parte della Questura, lui potrà essere regolarmente assunto e ha già molte offerte di lavoro da parte di persone di Castelbelforte che lo conoscono bene e non vedono l'ora di dargli una possibilità. Siamo tutti molto soddisfatti".
E come non affezionarsi a Fassar Marcel Nodiaye, il senegalese in questione, che tanto si sta adoperando per la comunità. Lui non solo è una presenza fissa in parrocchia, ma collabora con la Caritas e altre associazioni di volontariato, nelle sagre di paese e in tutti i momenti più importanti della vita della comunità.
Per lui era già stata programmata anche una festa per il 29 Luglio, per salutarlo prima della partenza, invece è stata rimandata e sarà l'occasione per dargli l'ottima notizia. È particolarmente felice della notizia e anche il primo cittadino di Castelbelforte, Massimiliano Gozzani che lo considera un proprio fratello.
L'integrazione, quella vera è possibile e d'esempio e può portare un po' di colore non solo in un paesino del mantovano, ma ridipingere di tante sfumature positive tutto il clima sociale italiano.
Sorprende moglie con il prete, finisce a botte
Risolto alla "vecchia maniera" la "contesa amorosa" di due uomini. Nessuna denuncia, ma il curato è stato allontanato.
Ex marito, in quanto separato, scopre la storia d'amore fra sua moglie e madre dei suoi due figli ed il sacerdote quarantenne coetaneo di lei.
L'uomo ancora geloso aveva seguito la consorte fino a dentro il parcheggio di un centro commerciale alla periferia di Cremona. Quindi, ha avuto il coraggio di affrontarla mentre era in macchina a scambiarsi effusioni con il prelato. A quel punto, è scoccato il duello tra i due contendenti. È scoppiata una rissa, se le sono date di "santa ragione".
Alla fine, sono intervenuti i Carabinieri ed è scattato l'allontanamento del prete dalla sua parrocchia nel Piacentino. Anche per l'ex marito della donna è stato emesso un provvedimento disciplinare previsto dalla legge 36 del 2009 a tutela delle potenziali vittime che segnalano episodi di persecuzione che delineano il reato di stalking.
Infatti, da tempo l'uomo tormentava l'ex moglie. La seguiva e la tempestava di telefonate. A suo avviso per capire se aveva intrecciato una nuova relazione con qualcuno.
Per questo, la donna aveva anche segnalato il comportamento dell'uomo alle Forze dell'Ordine. Non aveva sporto denuncia, ma la sua segnalazione aveva fatto scattare un ammonimento affinché smettesse.
È una vicenda assurda, un uomo che in preda alla gelosia si sente tradito da una persona, che di fatto, non le appartiene più, ed il prete sorpreso in teneri atteggiamenti con una donna, che cerca di difendere la sua "amata" a suon di botte. Infatti è stato il religioso a sferrare il primo pugno e l'ex marito, ferito, ha chiamato il 112.
Insomma, per entrambi gli uomini sono stati presi "provvedimenti disciplinari", resta la brutta figura che hanno fatto entrambi, ed il pessimo esempio di come, uno per un motivo e uno per l'altro, hanno dato.
Ex marito, in quanto separato, scopre la storia d'amore fra sua moglie e madre dei suoi due figli ed il sacerdote quarantenne coetaneo di lei.
L'uomo ancora geloso aveva seguito la consorte fino a dentro il parcheggio di un centro commerciale alla periferia di Cremona. Quindi, ha avuto il coraggio di affrontarla mentre era in macchina a scambiarsi effusioni con il prelato. A quel punto, è scoccato il duello tra i due contendenti. È scoppiata una rissa, se le sono date di "santa ragione".
Alla fine, sono intervenuti i Carabinieri ed è scattato l'allontanamento del prete dalla sua parrocchia nel Piacentino. Anche per l'ex marito della donna è stato emesso un provvedimento disciplinare previsto dalla legge 36 del 2009 a tutela delle potenziali vittime che segnalano episodi di persecuzione che delineano il reato di stalking.
Infatti, da tempo l'uomo tormentava l'ex moglie. La seguiva e la tempestava di telefonate. A suo avviso per capire se aveva intrecciato una nuova relazione con qualcuno.
Per questo, la donna aveva anche segnalato il comportamento dell'uomo alle Forze dell'Ordine. Non aveva sporto denuncia, ma la sua segnalazione aveva fatto scattare un ammonimento affinché smettesse.
È una vicenda assurda, un uomo che in preda alla gelosia si sente tradito da una persona, che di fatto, non le appartiene più, ed il prete sorpreso in teneri atteggiamenti con una donna, che cerca di difendere la sua "amata" a suon di botte. Infatti è stato il religioso a sferrare il primo pugno e l'ex marito, ferito, ha chiamato il 112.
Insomma, per entrambi gli uomini sono stati presi "provvedimenti disciplinari", resta la brutta figura che hanno fatto entrambi, ed il pessimo esempio di come, uno per un motivo e uno per l'altro, hanno dato.
mercoledì 25 luglio 2018
La pistola realizzabile con una stampante 3D disponibile su internet
È già online il progetto per una pistola realizzabile con una stampante 3D. Negli Stati Uniti è accordo tra gli attivisti per il diritto ad armarsi e il governo.
Con un velo di amarezza ammetto che non mi stupisce il fatto che un progetto simile abbia trovato subito consenso negli Stati Uniti. Dal 1° Agosto sarà disponibile online il progetto per la realizzazione di una pistola, con il semplice uso di una comunissima stampante 3D.
La notizia è stata lanciata in anteprima dalla Cnn, lo rivela inoltre un accordo fra gli attivisti per il diritto ad armarsi e il governo in carica. Si chiude così una lunga disputa cominciata anni addietro quando Caty Wilson pubblicò, nel 2013, i piani per "The Liberator": vera pistola realizzata con stampante 3D.
L'arma che ne uscirà fuori, sarà a colpo singolo, realizzata quasi completamente in plastica Abs (lo stesso materiale dei mattoncini Lego). Le parti metalliche presenti saranno il percussore e un pezzo di metallo incluso per conformarsi alla legge sulle armi da fuoco, poiché se non ci fosse, la pistola sarebbe invisibile per i sistemi di sicurezza basati sui metal detector.
All'inizio, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva imposto a Wilson e al suo gruppo no profit Defence Distributed di chiudere i piani sostenendo che potevano violare i regolamenti internazionali sul traffico di armi (Itar), che regolano l'esportazione di materiali, servizi e dati tecnici di difesa.
Ora il progetto è stato approvato, è online e facilmente scaricabile da tutti. Per una volta, con Liberator, negli States sono riusciti a scontentare tutti; in primis le aziende produttrici di armi, poi tutti quelli che sono contrari alla facilità con cui lì si possono comprare, e tutto questo, a distanza, grazie ad un click.
Con un velo di amarezza ammetto che non mi stupisce il fatto che un progetto simile abbia trovato subito consenso negli Stati Uniti. Dal 1° Agosto sarà disponibile online il progetto per la realizzazione di una pistola, con il semplice uso di una comunissima stampante 3D.
La notizia è stata lanciata in anteprima dalla Cnn, lo rivela inoltre un accordo fra gli attivisti per il diritto ad armarsi e il governo in carica. Si chiude così una lunga disputa cominciata anni addietro quando Caty Wilson pubblicò, nel 2013, i piani per "The Liberator": vera pistola realizzata con stampante 3D.
L'arma che ne uscirà fuori, sarà a colpo singolo, realizzata quasi completamente in plastica Abs (lo stesso materiale dei mattoncini Lego). Le parti metalliche presenti saranno il percussore e un pezzo di metallo incluso per conformarsi alla legge sulle armi da fuoco, poiché se non ci fosse, la pistola sarebbe invisibile per i sistemi di sicurezza basati sui metal detector.
All'inizio, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti aveva imposto a Wilson e al suo gruppo no profit Defence Distributed di chiudere i piani sostenendo che potevano violare i regolamenti internazionali sul traffico di armi (Itar), che regolano l'esportazione di materiali, servizi e dati tecnici di difesa.
Ora il progetto è stato approvato, è online e facilmente scaricabile da tutti. Per una volta, con Liberator, negli States sono riusciti a scontentare tutti; in primis le aziende produttrici di armi, poi tutti quelli che sono contrari alla facilità con cui lì si possono comprare, e tutto questo, a distanza, grazie ad un click.
Peppo: il gatto che ha viaggiato dalla Toscana a Venezia nel paraurti di un'auto
Il gatto Peppo ha viaggiato nascosto a bordo di una Lancia noleggiata da due francesi. Decisivo è stato l'intervento di una addetta dell'Europacar e un post del rifugio Mamma Rosa.
Si vede che "Peppo", il micio che per anni non usciva dalle mura domestiche, ha deciso di farsi un giro con il suo vicino, Rio, che per ironia della sorte porta il nome di una macchina. Il padrone del micio, un simpatico 70enne, racconta: "Sono usciti verso le 15.30, ma mentre Rio è tornato, Peppo no, sparito. Noi abbiamo settant'anni, abbiamo figli e nipoti, ma loro vengono il fine settimana, con Peppo passavamo le giornate, ha deciso lui che eravamo la sua famiglia".
Così mentre a Firenze un'intera famiglia stava nel panico poiché non trovava il proprio amatissimo gatto e lo davano per morto sotto un'auto o smarrito per sempre, a tre ore e mezzo di distanza, all'aeroporto di Tessera, un'addetta dell'Europacar ha sentito dei miagolii insistenti provenire da un'auto appena riconsegnata da un turista francese che l'aveva noleggiata a Firenze e parcheggiata vicino alla casa del micio, dove si trovavano gli appartamenti vacanza.
Si è capito che Peppo aveva fatto una lunga traversata in condizioni disperate, praticamente ha percorso tutta l'autostrada sotto il sole all'interno del paraurti d'auto. Il gatto è stato ritrovato grazie alla responsabile d'ufficio Michela che ha fatto smontare il paraurti della Lancia Ypsilon, permettendo di portare in salvo il temerario micio, che era molto spaventato e con qualche ustione. Katia invece, si è attivata sui social fino a quando il post è stato postato su Facebook e condiviso dalla pagina del Rifugio Mamma Rosa di Mireno di Mira ed ha impegnato la ricerca.
Alla fine, c'è stato il lieto rientro a casa per il micio a cui sarà sicuramente passata la voglia di fare altri giretti.
Si vede che "Peppo", il micio che per anni non usciva dalle mura domestiche, ha deciso di farsi un giro con il suo vicino, Rio, che per ironia della sorte porta il nome di una macchina. Il padrone del micio, un simpatico 70enne, racconta: "Sono usciti verso le 15.30, ma mentre Rio è tornato, Peppo no, sparito. Noi abbiamo settant'anni, abbiamo figli e nipoti, ma loro vengono il fine settimana, con Peppo passavamo le giornate, ha deciso lui che eravamo la sua famiglia".
Così mentre a Firenze un'intera famiglia stava nel panico poiché non trovava il proprio amatissimo gatto e lo davano per morto sotto un'auto o smarrito per sempre, a tre ore e mezzo di distanza, all'aeroporto di Tessera, un'addetta dell'Europacar ha sentito dei miagolii insistenti provenire da un'auto appena riconsegnata da un turista francese che l'aveva noleggiata a Firenze e parcheggiata vicino alla casa del micio, dove si trovavano gli appartamenti vacanza.
Si è capito che Peppo aveva fatto una lunga traversata in condizioni disperate, praticamente ha percorso tutta l'autostrada sotto il sole all'interno del paraurti d'auto. Il gatto è stato ritrovato grazie alla responsabile d'ufficio Michela che ha fatto smontare il paraurti della Lancia Ypsilon, permettendo di portare in salvo il temerario micio, che era molto spaventato e con qualche ustione. Katia invece, si è attivata sui social fino a quando il post è stato postato su Facebook e condiviso dalla pagina del Rifugio Mamma Rosa di Mireno di Mira ed ha impegnato la ricerca.
Alla fine, c'è stato il lieto rientro a casa per il micio a cui sarà sicuramente passata la voglia di fare altri giretti.
martedì 24 luglio 2018
Svelato il mistero del sarcofago nero
È stato scoperchiato il famoso sarcofago nero d'Alessandria d'Egitto che da 2000 anni custodisce misteri e alimenta leggende.
"Non siamo stati colpiti da alcuna maledizione" riporta Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio delle Antichità d'Egitto, ma in realtà aprire il misterioso sarcofago di granito nero, comunque non ha riportato gli effetti sperati.
Quando poco tempo fa, nei pressi di Alessandria d'Egitto fu ritrovato questo sarcofago straordinariamente inviolato e risalente a 2000 anni fa, nacquero una serie di aspettative e misteri intorno a questa sensazionale scoperta. Invece, quando il sarcofago è stato aperto, quello che hanno trovato dentro i ricercatori non è stato per niente un bello spettacolo.
Nella tomba, al posto dei tanto sperati gioielli d'oro e antichi monili, sono state ritrovate invece tre mummie in avanzato stato di decomposizione. Inoltre, per gli esperti non si tratterebbe di una sepoltura reale, ma di tre ufficiali dell'esercito egiziano.
La tomba risale al periodo Tolemaico (ellenistico) ed è una delle pochissime tombe che non sono state depredate dai tombaroli, quindi dal momento del ritrovamento, si era sempre sperato che quel sarcofago appartenesse o ad una famiglia reale tolemaica o romana e che potesse contenere anche qualche ricco cimelio che potesse parlare ancora meglio di quel periodo. Invece, anche il Segretario non nasconde un velo di delusione.
Nessuno di quei tre corpi appartiene a qualche importante esponente nobiliare. Sebbene il ritrovamento rimane comunque importantissimo per gli studiosi, perché le ossa dei tre militari e i relativi resti biologici possono dare una miriade d'informazioni nella vita di un egiziano di 2000 anni fa, e in particolare di quella dei militari. In particolare uno dei tre crani mostra un'evidente ferita da freccia, segno di una morte violenta.
Gli scheletri e il sarcofago in granito verranno trasferiti al Museo Nazionale di Alessandria per essere attentamente studiati e poi mostrati ai visitatori.
Questa scoperta insegna che, non sempre un contenitore, una cornice importante sono al quanto meritevoli del contenuto e poi, ma se gli espertissimi tombaroli l'avevano lasciato intonso, qualcosa avrà voluto dire.
"Non siamo stati colpiti da alcuna maledizione" riporta Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio delle Antichità d'Egitto, ma in realtà aprire il misterioso sarcofago di granito nero, comunque non ha riportato gli effetti sperati.
Quando poco tempo fa, nei pressi di Alessandria d'Egitto fu ritrovato questo sarcofago straordinariamente inviolato e risalente a 2000 anni fa, nacquero una serie di aspettative e misteri intorno a questa sensazionale scoperta. Invece, quando il sarcofago è stato aperto, quello che hanno trovato dentro i ricercatori non è stato per niente un bello spettacolo.
Nella tomba, al posto dei tanto sperati gioielli d'oro e antichi monili, sono state ritrovate invece tre mummie in avanzato stato di decomposizione. Inoltre, per gli esperti non si tratterebbe di una sepoltura reale, ma di tre ufficiali dell'esercito egiziano.
La tomba risale al periodo Tolemaico (ellenistico) ed è una delle pochissime tombe che non sono state depredate dai tombaroli, quindi dal momento del ritrovamento, si era sempre sperato che quel sarcofago appartenesse o ad una famiglia reale tolemaica o romana e che potesse contenere anche qualche ricco cimelio che potesse parlare ancora meglio di quel periodo. Invece, anche il Segretario non nasconde un velo di delusione.
Nessuno di quei tre corpi appartiene a qualche importante esponente nobiliare. Sebbene il ritrovamento rimane comunque importantissimo per gli studiosi, perché le ossa dei tre militari e i relativi resti biologici possono dare una miriade d'informazioni nella vita di un egiziano di 2000 anni fa, e in particolare di quella dei militari. In particolare uno dei tre crani mostra un'evidente ferita da freccia, segno di una morte violenta.
Gli scheletri e il sarcofago in granito verranno trasferiti al Museo Nazionale di Alessandria per essere attentamente studiati e poi mostrati ai visitatori.
Questa scoperta insegna che, non sempre un contenitore, una cornice importante sono al quanto meritevoli del contenuto e poi, ma se gli espertissimi tombaroli l'avevano lasciato intonso, qualcosa avrà voluto dire.
Trova pacco con gioielli per mezzo milione di euro e li restituisce
Clamoroso ritrovamento a Capri dove qualcuno lascia in un ristorante un pacco zeppo di gioielli per il valore di 150 mila euro. La ristoratrice lo restituisce.
L'architetto ed imprenditrice napoletana Francesca Faraone, con Massimiliano Aderi e Luigi D'Esposito, ha di recente aperto, sull'isola campana, il ristorante giapponese "Iki" in uno degli spazi di Palazzo Vanalesti a pochi passi dalla Piazzetta.
Proprio nel suo ristorante è stato ritrovato il famoso pacco che tanto ha scatenato il web. Si parlava di una borsa smarrita con gioielli per un valore di circa 2 milioni di euro e riconsegnata alla proprietaria. Invece i Carabinieri di Capri svelano il mistero. La "Chopard", importante azienda che produce gioielli e borse, aveva spedito a Francesca Faraone un pacco contenente alcune borse della maison, come da lei stessa ordinate. Ma la società di spedizione le ha consegnato due scatole.
Una effettivamente conteneva le borse ordinate, l'altra, con grande sorpresa della destinataria racchiudeva gioielli, anelli, bracciali e oggetti preziosi.
La donna ha subito ricollegato che sull'isola, i gioielli Chopard vengono venduti in un unico negozio, la gioielleria "Trucchi" in via Comerelle, così ha immediatamente contattato il responsabile che ha confermato di essere in attesa della consegna del pacco contenente tali valori.
Il responsabile della gioielleria Trucchi si è quindi recato a Palazzo Vanalesti per ritornare in possesso del pacco prezioso del valore di 145 mila euro, che per errore aveva solo cambiato destinazione.
Praticamente, i Carabinieri hanno fatto chiarezza sulla vicenda, definitivamente chiusa, il responsabile di "Trucchi" è grato alla signora Faraone che si era prontamente adoperata affinché i gioielli arrivassero al loro reale destinatario.
Insomma, nessuna caso di smarrimento di sacchi di preziosi, solo una svista che è stata prontamente corretta dall'intuito della proprietaria del ristorante.
L'architetto ed imprenditrice napoletana Francesca Faraone, con Massimiliano Aderi e Luigi D'Esposito, ha di recente aperto, sull'isola campana, il ristorante giapponese "Iki" in uno degli spazi di Palazzo Vanalesti a pochi passi dalla Piazzetta.
Proprio nel suo ristorante è stato ritrovato il famoso pacco che tanto ha scatenato il web. Si parlava di una borsa smarrita con gioielli per un valore di circa 2 milioni di euro e riconsegnata alla proprietaria. Invece i Carabinieri di Capri svelano il mistero. La "Chopard", importante azienda che produce gioielli e borse, aveva spedito a Francesca Faraone un pacco contenente alcune borse della maison, come da lei stessa ordinate. Ma la società di spedizione le ha consegnato due scatole.
Una effettivamente conteneva le borse ordinate, l'altra, con grande sorpresa della destinataria racchiudeva gioielli, anelli, bracciali e oggetti preziosi.
La donna ha subito ricollegato che sull'isola, i gioielli Chopard vengono venduti in un unico negozio, la gioielleria "Trucchi" in via Comerelle, così ha immediatamente contattato il responsabile che ha confermato di essere in attesa della consegna del pacco contenente tali valori.
Il responsabile della gioielleria Trucchi si è quindi recato a Palazzo Vanalesti per ritornare in possesso del pacco prezioso del valore di 145 mila euro, che per errore aveva solo cambiato destinazione.
Praticamente, i Carabinieri hanno fatto chiarezza sulla vicenda, definitivamente chiusa, il responsabile di "Trucchi" è grato alla signora Faraone che si era prontamente adoperata affinché i gioielli arrivassero al loro reale destinatario.
Insomma, nessuna caso di smarrimento di sacchi di preziosi, solo una svista che è stata prontamente corretta dall'intuito della proprietaria del ristorante.
lunedì 23 luglio 2018
Emesso scontrino omofobo, cameriere licenziato
A Roma è polemica per lo scontrino contro gay emesso in un ristorante. Si mobilita il web in solidarietà alla coppia derisa, mentre Forza Nuova parla di "Omofollia", il cameriere sarebbe stato mandato via dalla lobby omosessuale.
Ci risiamo! Perché l'ignoranza è tale ed evidentemente alcune persone di cui ne sono affette, non s'informano nemmeno. Dopo il clamoroso caso dello scontrino discriminatorio, dove alcune studentesse venivano etichettate, sullo scontrino, con il termine "ciccione", ora un caso simile si è verificato a Roma in un ristorante.
Giovedì scorso, una coppia gay è andata a cenare al ristorante Locanda Rigatoni, vicino a Piazza San Giovanni. La coppia era andata per passare una serata tranquilla e hanno ordinato dei primi, chiedendo di sostituire del pecorino con del parmigiano. Al momento del conto, si sono visti recapitare dal cameriere uno scontrino omofobo che, oltre al prezzo riportava la frase: "Pecorino No Frocio Si".
I ragazzi hanno fatto immediatamente notare al cameriere che tale scritta non era divertente, ma il cameriere, poco più che ventenne, ha continuato a ridere osservando che era stato un errore del computer. Il ragazzo ha fatto quindi notare quanto fosse infantile e poco rispettoso il comportamento del cameriere.
A quel punto, è intervenuta la proprietaria che ha cercato di minimizzare l'accaduto, ribadendo che si fosse trattato di un errore del computer. Dopo circa 30 minuti di discussione, le sue scuse ancora non erano arrivate, il cameriere era tornato lamentandosi con i ragazzi "per aver fatto una brutta figura con gli altri clienti". Solo dopo, alla fine, la proprietaria ha detto che non avrebbe fatto pagare il conto. Le scuse, però non pervenute.
La coppia ha denunciato l'episodio alla Gay Help Line, che gli ha offerto anche il supporto legale. Anche il web si è mobilitato per mostrare solidarietà ai due fidanzati gay romani; è partita infatti l'azione di "boicottaggio civile" per esortare i turisti e tutti i cittadini a boicottare quel ristorante. Indignati per l'accaduto si sono palesati anche Carlo Cofaretti Assessore allo Sviluppo Economico e Flavia Marzano, Assessore alla Roma Semplice, che promettono "opportune verifiche".
La proprietaria del locale ora si dice dispiaciuta e che il suo non è un locale omofobo e nel frattempo il cameriere è stato licenziato. Voce fuori dal coro è quella di alcuni militanti di Fn che hanno protestato fuori dal ristorante a favore del cameriere, dicendo che è stato mandato via dalla lobby omosessuale.
In questa vicenda ci sono tante note tristi. La più grave è sinceramente l'ignoranza e la mancanza di educazione del giovane cameriere, che ritiene che sia grave essere gay, mentre non si rende conto dell'enorme lacuna di umanità che ha già a questa età.
Ci risiamo! Perché l'ignoranza è tale ed evidentemente alcune persone di cui ne sono affette, non s'informano nemmeno. Dopo il clamoroso caso dello scontrino discriminatorio, dove alcune studentesse venivano etichettate, sullo scontrino, con il termine "ciccione", ora un caso simile si è verificato a Roma in un ristorante.
Giovedì scorso, una coppia gay è andata a cenare al ristorante Locanda Rigatoni, vicino a Piazza San Giovanni. La coppia era andata per passare una serata tranquilla e hanno ordinato dei primi, chiedendo di sostituire del pecorino con del parmigiano. Al momento del conto, si sono visti recapitare dal cameriere uno scontrino omofobo che, oltre al prezzo riportava la frase: "Pecorino No Frocio Si".
I ragazzi hanno fatto immediatamente notare al cameriere che tale scritta non era divertente, ma il cameriere, poco più che ventenne, ha continuato a ridere osservando che era stato un errore del computer. Il ragazzo ha fatto quindi notare quanto fosse infantile e poco rispettoso il comportamento del cameriere.
A quel punto, è intervenuta la proprietaria che ha cercato di minimizzare l'accaduto, ribadendo che si fosse trattato di un errore del computer. Dopo circa 30 minuti di discussione, le sue scuse ancora non erano arrivate, il cameriere era tornato lamentandosi con i ragazzi "per aver fatto una brutta figura con gli altri clienti". Solo dopo, alla fine, la proprietaria ha detto che non avrebbe fatto pagare il conto. Le scuse, però non pervenute.
La coppia ha denunciato l'episodio alla Gay Help Line, che gli ha offerto anche il supporto legale. Anche il web si è mobilitato per mostrare solidarietà ai due fidanzati gay romani; è partita infatti l'azione di "boicottaggio civile" per esortare i turisti e tutti i cittadini a boicottare quel ristorante. Indignati per l'accaduto si sono palesati anche Carlo Cofaretti Assessore allo Sviluppo Economico e Flavia Marzano, Assessore alla Roma Semplice, che promettono "opportune verifiche".
La proprietaria del locale ora si dice dispiaciuta e che il suo non è un locale omofobo e nel frattempo il cameriere è stato licenziato. Voce fuori dal coro è quella di alcuni militanti di Fn che hanno protestato fuori dal ristorante a favore del cameriere, dicendo che è stato mandato via dalla lobby omosessuale.
In questa vicenda ci sono tante note tristi. La più grave è sinceramente l'ignoranza e la mancanza di educazione del giovane cameriere, che ritiene che sia grave essere gay, mentre non si rende conto dell'enorme lacuna di umanità che ha già a questa età.
Prenota casa al mare, si ritrova in un campo nomadi
Un giovane di Carpi è rimasto vittima di una truffa per 1200 euro. Aveva prenotato casa al mare sul web, ma raggiunto l'indirizzo indicato si è trovato un luogo molto lontano da quello sperato.
Altro che dolce riposo per le vacanze, quella di un 30enne di Carpi è stata un'amara scoperta. Il giovane aveva prenotato la casa per le vacanze online, su un sito in cui veniva proposto un appartamento vista mare a Riccione. Così mostravano le tante foto messe su un sito che presentevano un locale confortevole. Così il ragazzo ha prenotato lo stabile versando la somma di 1200 euro per una settimana su un conto PostePay. Sicuro di aver fatto un buon investimento, di aver trovato una bella locazione dove trascorrere le tanto agoniate vacanze.
Invece, quando ha raggiunto l'indirizzo indicato al posto dell'appartamento ha trovato un campo nomadi. Roulotte al posto della casa. Solo a quel punto il giovane si è reso conti della truffa.
Quindi si è rivolto ai Carabinieri per sporgere denuncia e a quanto è emerso il presunto truffatore sarebbe già stato identificato. L'uomo che ha messo il falso annuncio online sarebbe un cinquantenne di Roma.
Purtroppo, casi del genere si verificano spesso. Diverse volte anche le agenzie sono ignare della vera situazione in cui versano i locali affittati per le vacanze. Poi con il proliferare degli annunci online, e la spasmodica ricerca dell'offerta last minute "super vantaggiosa" è facile cadere in qualche truffa.
L'importante è sempre, e in caso qualcosa dovesse andare storto, rivolgersi ai Carabinieri. Per il resto, il giovane non deve disperare, l'estate è ancora lunga e ci saranno ancora tanti giorni a disposizione per fare vacanza, anche solo il fine settimana.
Altro che dolce riposo per le vacanze, quella di un 30enne di Carpi è stata un'amara scoperta. Il giovane aveva prenotato la casa per le vacanze online, su un sito in cui veniva proposto un appartamento vista mare a Riccione. Così mostravano le tante foto messe su un sito che presentevano un locale confortevole. Così il ragazzo ha prenotato lo stabile versando la somma di 1200 euro per una settimana su un conto PostePay. Sicuro di aver fatto un buon investimento, di aver trovato una bella locazione dove trascorrere le tanto agoniate vacanze.
Invece, quando ha raggiunto l'indirizzo indicato al posto dell'appartamento ha trovato un campo nomadi. Roulotte al posto della casa. Solo a quel punto il giovane si è reso conti della truffa.
Quindi si è rivolto ai Carabinieri per sporgere denuncia e a quanto è emerso il presunto truffatore sarebbe già stato identificato. L'uomo che ha messo il falso annuncio online sarebbe un cinquantenne di Roma.
Purtroppo, casi del genere si verificano spesso. Diverse volte anche le agenzie sono ignare della vera situazione in cui versano i locali affittati per le vacanze. Poi con il proliferare degli annunci online, e la spasmodica ricerca dell'offerta last minute "super vantaggiosa" è facile cadere in qualche truffa.
L'importante è sempre, e in caso qualcosa dovesse andare storto, rivolgersi ai Carabinieri. Per il resto, il giovane non deve disperare, l'estate è ancora lunga e ci saranno ancora tanti giorni a disposizione per fare vacanza, anche solo il fine settimana.
sabato 21 luglio 2018
Sam Bloom: la donna salvata dalla depressione da una gazza ladra
"Penguin Bloom"è il libro best seller che narra la vera storia della famiglia Bloom.
Penguin è la piccola gazza ladra che ha ridato vita e speranza alla signora Sam Bloom. La donna sposata e con tre figli, viveva una vita normale, felice. Almeno fino a quando un brutto incidente non la costringe sulla sedia a rotelle. La sua vita cambia, le sue prospettive, il colpo è stato durissimo e sprofonda nella depressione.
Proprio in quei giorni, per caso s'imbatte in un pulcino di gazza ferito ed abbandonato. I Bloom decidono di portarlo a casa, lo curano e gli danno un nome: "Penguin".
Man mano che questo "bizzarro amico" entra nelle loro vita, la storia si capovolge, così come le condizioni dell'animaletto migliorano e cresce, più Sam trova la forza per affrontare la malattia e accettare la sua nuova condizione.
Penguin aiuta Sam ad uscire dalla depressione, riportando gioia e speranza in famiglia, lo stesso marito, il famoso fotografo Cameron Bloom dice della gazza "un'ambasciatrice senza paura d'amare e capo motivazionale".
L'incredibile storia d'amicizia di Penguin e Sam è stata raccontata nel commovente libro "Penguin Bloom. L'uccellino che salvò la nostra famiglia" (Fabbri 2017), scritto da Bradley Trevor Greve. Da lì è seguita poi la rappresentazione sul grande schermo, in un film prodotto da Reese Witherspoon e con Naomi Watts protagonista.
Nella realtà, il piccolo piumate è rimasto con la famiglia Blooom due anni, prima di volare via, la sera in cui Sam è partita per l'Italia per competere alle Paraolimpiadi, nella squadra di canoisti italiani.
Penguin lascia la morale di una favola moderna che insegna che non importa quanto ci sentiamo fragili, feriti o vulnerabili: se abbiamo qualcuno da amare e che ricambia il nostro affetto, non c'è niente che non possiamo affrontare.
Penguin è la piccola gazza ladra che ha ridato vita e speranza alla signora Sam Bloom. La donna sposata e con tre figli, viveva una vita normale, felice. Almeno fino a quando un brutto incidente non la costringe sulla sedia a rotelle. La sua vita cambia, le sue prospettive, il colpo è stato durissimo e sprofonda nella depressione.
Proprio in quei giorni, per caso s'imbatte in un pulcino di gazza ferito ed abbandonato. I Bloom decidono di portarlo a casa, lo curano e gli danno un nome: "Penguin".
Man mano che questo "bizzarro amico" entra nelle loro vita, la storia si capovolge, così come le condizioni dell'animaletto migliorano e cresce, più Sam trova la forza per affrontare la malattia e accettare la sua nuova condizione.
Penguin aiuta Sam ad uscire dalla depressione, riportando gioia e speranza in famiglia, lo stesso marito, il famoso fotografo Cameron Bloom dice della gazza "un'ambasciatrice senza paura d'amare e capo motivazionale".
L'incredibile storia d'amicizia di Penguin e Sam è stata raccontata nel commovente libro "Penguin Bloom. L'uccellino che salvò la nostra famiglia" (Fabbri 2017), scritto da Bradley Trevor Greve. Da lì è seguita poi la rappresentazione sul grande schermo, in un film prodotto da Reese Witherspoon e con Naomi Watts protagonista.
Nella realtà, il piccolo piumate è rimasto con la famiglia Blooom due anni, prima di volare via, la sera in cui Sam è partita per l'Italia per competere alle Paraolimpiadi, nella squadra di canoisti italiani.
Penguin lascia la morale di una favola moderna che insegna che non importa quanto ci sentiamo fragili, feriti o vulnerabili: se abbiamo qualcuno da amare e che ricambia il nostro affetto, non c'è niente che non possiamo affrontare.
venerdì 20 luglio 2018
Le rare farfalle Quino a rischio a causa del muro di Trump
Ai confini con il Messico, il muro voluto da Trump per ostacolare l'immigrazione clandestina mette a rischio la sopravvivenza delle farfalle Quino.
Da quel lungo lembo di terra che divide la California Meridionale dal Messico Nord-Occidentale, c'è una piccola farfalla, della razza Quino, già in via d'estinzione.
A minare la sua pacifica esistenza ci si è messo ora il muro anti-immigrazione voluto dal Presidente degli Stati Uniti.
Gli ambientalisti avvertono: "Questo tipo di farfalla non può volare oltre i 5 metri. Quindi se si costruisce un muro di 9 0 12 metri al confine, sarebbe impossibile per loro migrare negli Stati Uniti dal Nord del Messico". Così il legale del Center of Biological Diversity ha fatto causa al Ministro per la Sicurezza Interna per quella che sarebbe una condanna a morte per le farfalle.
Secondo gli ambientalisti la specie Quino non è l'unica specie animale che potrebbe subire danni dall'impatto devastante del muro nell'ecosistema. Già nel 2016 molti ambientalisti ne sottolinearono i rischi, portando l'attenzione sui tanti animali la cui migrazione sarebbe stata messa a rischio.
Secondo quanto riportato dal World Watch Institute, nella regione al confine tra Stati Uniti e Messico risiede il più alto tasso di specie in pericolo d'America. Il 31% delle specie elencate come "minacciate" dal Dipartimento degli Interni americano si trovano in quella regione: a rischiare sarebbero mammiferi, uccelli e piante; come per esempio il cactus Sayuro, simbolo del cinema del Sud-Ovest americano, o il pennuto Road runner (Beep Beep di Wile E. Coyote). Oppure i puma, le pecore Biglan del deserto, i gragnuri, gli orsi neri e gli ocelot, tutti a rischio d'estinzione. Tutti animali che chi ha ideato quel muro, dovrebbe incontrare da solo, disarmato e nel loro habitat naturale, a confine tra California e Messico.
Da quel lungo lembo di terra che divide la California Meridionale dal Messico Nord-Occidentale, c'è una piccola farfalla, della razza Quino, già in via d'estinzione.
A minare la sua pacifica esistenza ci si è messo ora il muro anti-immigrazione voluto dal Presidente degli Stati Uniti.
Gli ambientalisti avvertono: "Questo tipo di farfalla non può volare oltre i 5 metri. Quindi se si costruisce un muro di 9 0 12 metri al confine, sarebbe impossibile per loro migrare negli Stati Uniti dal Nord del Messico". Così il legale del Center of Biological Diversity ha fatto causa al Ministro per la Sicurezza Interna per quella che sarebbe una condanna a morte per le farfalle.
Secondo gli ambientalisti la specie Quino non è l'unica specie animale che potrebbe subire danni dall'impatto devastante del muro nell'ecosistema. Già nel 2016 molti ambientalisti ne sottolinearono i rischi, portando l'attenzione sui tanti animali la cui migrazione sarebbe stata messa a rischio.
Secondo quanto riportato dal World Watch Institute, nella regione al confine tra Stati Uniti e Messico risiede il più alto tasso di specie in pericolo d'America. Il 31% delle specie elencate come "minacciate" dal Dipartimento degli Interni americano si trovano in quella regione: a rischiare sarebbero mammiferi, uccelli e piante; come per esempio il cactus Sayuro, simbolo del cinema del Sud-Ovest americano, o il pennuto Road runner (Beep Beep di Wile E. Coyote). Oppure i puma, le pecore Biglan del deserto, i gragnuri, gli orsi neri e gli ocelot, tutti a rischio d'estinzione. Tutti animali che chi ha ideato quel muro, dovrebbe incontrare da solo, disarmato e nel loro habitat naturale, a confine tra California e Messico.
Linguaggio non verbale: scuotere i capelli non indica interesse
Passi indietro per il linguaggio dell'attrazione. Toccarsi i capelli non è più un indice così forte, mentre sono buoni segnali d'apertura il ridere e mantenere la vicinanza.
Quante volte abbiamo preso fischi per fiaschi? Soprattutto, con l'altro, abbiamo dato troppo peso alle parole, e poca importanza ai fatti, o al comportamento del presunto partner, o interlocutore qualsiasi. Dovremmo imparare a cogliere i segnali giusti, quelli che indicano un'attrazione della persona chr abbiamo davanti nei nostri confronti, utile per far chiarezza o dare un punto di svolta alla relazione.
In merito cadono alcuni "falsi miti". Per esempio, scostare i capelli, scuoterli, un gesto che maggiormente le donne fanno e con frequenza, e che appunto, secondo regole diffuse indica attrazione, non è correlato ad un interesse. Così, come alzare le sopracciglia, gesticolare, inclinare la testa, agghindarsi molto, mantenere una postura del corpo "aperta".
Invece secondo le nuove rivelazioni del linguaggio dell'attrazione, sono da ritenere validi, positivi: cercare il contatto visivo, sorridere, iniziare la conversazione, ridere e mantenere la vicinanza fisica. Questi sono tutti segni non verbali che indicano un interesse, così come lo è nella cultura occidentale minore i comportamenti e annuire con la testa. Ne è certo il dott. R. Matthew.
Montoya, professore associato di Psicologia all'Università di Dayton, che ha gestito nello studio un team di ricercatori che hanno stilato una lista di comportamenti, la più completa mai prodotta. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Psychological Bulletin.
Sono stati analizzati 54 articoli empirici che hanno esaminato la relazione tra quanto a qualcuno piacesse un'altra persona e come si fosse comportato nei suoi confronti. Hanno anche esaminato le descrizioni di centinaia di culture per determinare quali fossero quelli menzionati come indicatori di gradimento. Infatti, i risultati vanno anche oltre il mondo degli appuntamenti romantici, si tratta di comportamenti che mettono in atto normalmente anche quando vogliono piacere ad una persona, per costruire un rapporto e sviluppare fiducia.
La prossima volta, prima di imbarcarci in relazioni ambigue guardiamo meglio al suo linguaggio non verbale, non solo alle parole, e poi decidiamo se sorridergli apertamente o meno.
Quante volte abbiamo preso fischi per fiaschi? Soprattutto, con l'altro, abbiamo dato troppo peso alle parole, e poca importanza ai fatti, o al comportamento del presunto partner, o interlocutore qualsiasi. Dovremmo imparare a cogliere i segnali giusti, quelli che indicano un'attrazione della persona chr abbiamo davanti nei nostri confronti, utile per far chiarezza o dare un punto di svolta alla relazione.
In merito cadono alcuni "falsi miti". Per esempio, scostare i capelli, scuoterli, un gesto che maggiormente le donne fanno e con frequenza, e che appunto, secondo regole diffuse indica attrazione, non è correlato ad un interesse. Così, come alzare le sopracciglia, gesticolare, inclinare la testa, agghindarsi molto, mantenere una postura del corpo "aperta".
Invece secondo le nuove rivelazioni del linguaggio dell'attrazione, sono da ritenere validi, positivi: cercare il contatto visivo, sorridere, iniziare la conversazione, ridere e mantenere la vicinanza fisica. Questi sono tutti segni non verbali che indicano un interesse, così come lo è nella cultura occidentale minore i comportamenti e annuire con la testa. Ne è certo il dott. R. Matthew.
Montoya, professore associato di Psicologia all'Università di Dayton, che ha gestito nello studio un team di ricercatori che hanno stilato una lista di comportamenti, la più completa mai prodotta. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Psychological Bulletin.
Sono stati analizzati 54 articoli empirici che hanno esaminato la relazione tra quanto a qualcuno piacesse un'altra persona e come si fosse comportato nei suoi confronti. Hanno anche esaminato le descrizioni di centinaia di culture per determinare quali fossero quelli menzionati come indicatori di gradimento. Infatti, i risultati vanno anche oltre il mondo degli appuntamenti romantici, si tratta di comportamenti che mettono in atto normalmente anche quando vogliono piacere ad una persona, per costruire un rapporto e sviluppare fiducia.
La prossima volta, prima di imbarcarci in relazioni ambigue guardiamo meglio al suo linguaggio non verbale, non solo alle parole, e poi decidiamo se sorridergli apertamente o meno.
giovedì 19 luglio 2018
La "Venezia" umbra: Rasiglia
Boom di visitatori per il piccolo borgo umbro abbracciato dalle sorgenti.
Nel cuore dell'Italia, tra Foligno e le montagne di Colfiorito, si può visitare la piccola Venezia umbra: Rasiglia. L'Italia dei piccoli borghi è arricchita anche da questo caratteristico paesino fatto di poche case e tanta, tanta acqua proveniente da 3 sorgenti. Ruscelli e cascate si alternano e si alimentano, fino a formare un vero e proprio specchio d'acqua che lambisce le mura delle case e offre paesaggi unici.
In tutto le persone che vi abitano non arrivano a 30, in inverno addirittura di meno, ma qui, nei fine settimana, in questo scorcio nascosto dell'Umbria, si riversano migliaia di turisti, italiani e stranieri, tanto che questo fenomeno è stato ribattezzato dagli abitanti del posto il "miracolo di Rasiglia".
A richiamare l'attenzione di tanti visitatori, c'è sicuramente la straordinaria bellezza del luogo, panorami incontaminati, scorci caratteristici e protagonista indiscussa, la metà preferita ed indiscussa è l'acqua e le sue sorgenti. Poi, tante altre attrattive, tra cui si possono osservare anche un vecchio mulino secolare per la macinatura del grano e due antichi telai per la tessitura dei filati risalenti al 1800. Anche se gli abitanti aggiungono che per visitare tutte le bellezze del luogo, non basterebbero tre giorni.
Per rispondere ai pressanti arrivi dei turisti è stata creata l'Associazione "Rasiglia e le sue sorgenti", che conta trecento soci e che si stanno attrezzando per rispondere al meglio al flusso turistico e per far entrare il borgo tra "I luoghi del cuore" del Fai. Hanno già raccolto 2700 adesioni e l'anno scorso si qualifico' al 4° posto.
L'Italia è tutta un tesoro, ma vale la pena viaggiare per quella dei piccoli borghi, e scoprire le piccole gemme che la natura preserva intatti, come la meravigliosa Rasiglia.
Nel cuore dell'Italia, tra Foligno e le montagne di Colfiorito, si può visitare la piccola Venezia umbra: Rasiglia. L'Italia dei piccoli borghi è arricchita anche da questo caratteristico paesino fatto di poche case e tanta, tanta acqua proveniente da 3 sorgenti. Ruscelli e cascate si alternano e si alimentano, fino a formare un vero e proprio specchio d'acqua che lambisce le mura delle case e offre paesaggi unici.
In tutto le persone che vi abitano non arrivano a 30, in inverno addirittura di meno, ma qui, nei fine settimana, in questo scorcio nascosto dell'Umbria, si riversano migliaia di turisti, italiani e stranieri, tanto che questo fenomeno è stato ribattezzato dagli abitanti del posto il "miracolo di Rasiglia".
A richiamare l'attenzione di tanti visitatori, c'è sicuramente la straordinaria bellezza del luogo, panorami incontaminati, scorci caratteristici e protagonista indiscussa, la metà preferita ed indiscussa è l'acqua e le sue sorgenti. Poi, tante altre attrattive, tra cui si possono osservare anche un vecchio mulino secolare per la macinatura del grano e due antichi telai per la tessitura dei filati risalenti al 1800. Anche se gli abitanti aggiungono che per visitare tutte le bellezze del luogo, non basterebbero tre giorni.
Per rispondere ai pressanti arrivi dei turisti è stata creata l'Associazione "Rasiglia e le sue sorgenti", che conta trecento soci e che si stanno attrezzando per rispondere al meglio al flusso turistico e per far entrare il borgo tra "I luoghi del cuore" del Fai. Hanno già raccolto 2700 adesioni e l'anno scorso si qualifico' al 4° posto.
L'Italia è tutta un tesoro, ma vale la pena viaggiare per quella dei piccoli borghi, e scoprire le piccole gemme che la natura preserva intatti, come la meravigliosa Rasiglia.
Malato grave scrive lettera di perdono al ladro che l'aveva borseggiato
A Venezia un turista americano sessantenne viene borseggiato durante il soggiorno. Prima di partire lascia in stazione una lettera di perdono per il suo ladro.
"Questo è il mio ultimo viaggio con mia moglie, sto morendo di cancro, mi hai lasciato senza soldi e senza carta di credito, ma ti perdono". Questo è uno stralcio della lettera che il turista malato di cancro, derubato a Venezia, ha lasciato davanti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia, per "vendicarsi" con il ladro che nei pressi di San Marco l'aveva borseggiato.
Un gesto inconsueto quello dell'uomo che nonostante le parole di perdono, cela, giustamente, delle parole di risentimento per il maltorto subito. Naturalmente è ovvio che non si ruba, è sbagliato farlo.
Ma il sessantenne dapprima è andato a fare regolare denuncia dai Carabinieri, poi ha escogitato l'espediente della "lettera aperta", mandata anche a tutta la stampa locale, per far arrivare il messaggio all'uomo (o donna) che lo aveva derubato.
Il turista in questione, ha subito un torto ma dubito che il malvivente fosse a conoscenza della condizione di malato terminale del signore e se questa lettera possa sortire chissà quale risposta.
La lettera prosegue: "Immagina solo per un istante quello che questo causa alla tua vittima però preposto per perdonarti e prego affinché tu ti allontani da questo peccato che ferisce le persone innocenti. Ti perdono".
Il perdono l'ha scritto, speriamo che ci sia veramente anche nel cuore e che questo gesto possa far redimere il ladro e convertirlo a non ripetere il reato. Nel frattempo il sindaco della Serenissima, Luigi Brugnaro ha invitato l'uomo a tornare quando vorrà, come ospite gratuito con tutta la sua famiglia.
"Questo è il mio ultimo viaggio con mia moglie, sto morendo di cancro, mi hai lasciato senza soldi e senza carta di credito, ma ti perdono". Questo è uno stralcio della lettera che il turista malato di cancro, derubato a Venezia, ha lasciato davanti alla stazione ferroviaria di Santa Lucia, per "vendicarsi" con il ladro che nei pressi di San Marco l'aveva borseggiato.
Un gesto inconsueto quello dell'uomo che nonostante le parole di perdono, cela, giustamente, delle parole di risentimento per il maltorto subito. Naturalmente è ovvio che non si ruba, è sbagliato farlo.
Ma il sessantenne dapprima è andato a fare regolare denuncia dai Carabinieri, poi ha escogitato l'espediente della "lettera aperta", mandata anche a tutta la stampa locale, per far arrivare il messaggio all'uomo (o donna) che lo aveva derubato.
Il turista in questione, ha subito un torto ma dubito che il malvivente fosse a conoscenza della condizione di malato terminale del signore e se questa lettera possa sortire chissà quale risposta.
La lettera prosegue: "Immagina solo per un istante quello che questo causa alla tua vittima però preposto per perdonarti e prego affinché tu ti allontani da questo peccato che ferisce le persone innocenti. Ti perdono".
Il perdono l'ha scritto, speriamo che ci sia veramente anche nel cuore e che questo gesto possa far redimere il ladro e convertirlo a non ripetere il reato. Nel frattempo il sindaco della Serenissima, Luigi Brugnaro ha invitato l'uomo a tornare quando vorrà, come ospite gratuito con tutta la sua famiglia.
mercoledì 18 luglio 2018
Scopre di essere il figlio di Fangio, gli spettano 10 milioni di dollari d'eredità
In Argentina un uomo che aveva conosciuto il famoso pilota solo come il suo padrino, scopre che in realtà quello era il vero padre naturale. Indaga, fa causa, alla fine la giustizia gli da ragione.
In Argentina, Juan Manuel Fangio è ancora un mito, e il suo personaggio è amato e ricordato. Nessuno come lui è stato per 5 volte campione del mondo di Formula1. Invece, Ruben Vasquer, è un normale signore di 76 anni, che vive con una pensione minima. L'unica particolarità, che a lui tutti hanno sempre detto: "Assomigli come una goccia d'acqua a Fangio". In effetti, è uguale, stessi occhi chiari, stesso naso, il sorriso aperto, le macchie sul viso e perfino la voce leggermente diafona.
Ma Ruben ha sempre saputo che Fangio era solo il suo padrino. Ad un certo punto ha deciso di fare chiarezza su questa somiglianza, ha scoperto diverse cose, i tasselli cominciavano a combaciare e ha cominciato a crederci. È così ricorso alla magistratura per stabilire se quella con l'asso della Formula1 fosse solo una somiglianza casuale o ci fosse altro. Nel 2016, 13 anni dopo, è arrivata la conferma del Dna.
È il figlio di Fangio che però non aveva mai riconosciuto in quanto frutto di un rapporto clandestino. Sorte diversa inveve era toccata al fratellastro Oscar Espinoza avuto da una moglie ufficiale che aveva goduto di un cognome molto utile nel lavoro e nella vita.
La conferma è arrivata 2 anni fa, quando la madre in punto di morte, gli confessò quel rapporto segreto. È di oggi invece, l'altra risposta positiva, quella più ufficiale, data dalla giustizia che gli ha riconosciuto il diritto all'eredità: 10 milioni di dollari adesso nella possibilità di Espinoza.
Scoglio sicuramente non facile, sarà sottrarre ad Espinoza la parte del povero Ruben. Gli avvocati del figlio riconosciuto già hanno fatto ricorso e considerati i tempi della giustizia argentina, simile a quella italiana, entrambi rischiano di morire prima.
Il destino è stato davvero beffardo con il signor Vasquez, dapprima privato dell'affetto e del denaro di un padre, una vita passata non certo nell'oro e quando ormai anziano scopre di aver diritto ad un'eredità, forse non farà nemmeno in tempo a godersela.
In Argentina, Juan Manuel Fangio è ancora un mito, e il suo personaggio è amato e ricordato. Nessuno come lui è stato per 5 volte campione del mondo di Formula1. Invece, Ruben Vasquer, è un normale signore di 76 anni, che vive con una pensione minima. L'unica particolarità, che a lui tutti hanno sempre detto: "Assomigli come una goccia d'acqua a Fangio". In effetti, è uguale, stessi occhi chiari, stesso naso, il sorriso aperto, le macchie sul viso e perfino la voce leggermente diafona.
Ma Ruben ha sempre saputo che Fangio era solo il suo padrino. Ad un certo punto ha deciso di fare chiarezza su questa somiglianza, ha scoperto diverse cose, i tasselli cominciavano a combaciare e ha cominciato a crederci. È così ricorso alla magistratura per stabilire se quella con l'asso della Formula1 fosse solo una somiglianza casuale o ci fosse altro. Nel 2016, 13 anni dopo, è arrivata la conferma del Dna.
È il figlio di Fangio che però non aveva mai riconosciuto in quanto frutto di un rapporto clandestino. Sorte diversa inveve era toccata al fratellastro Oscar Espinoza avuto da una moglie ufficiale che aveva goduto di un cognome molto utile nel lavoro e nella vita.
La conferma è arrivata 2 anni fa, quando la madre in punto di morte, gli confessò quel rapporto segreto. È di oggi invece, l'altra risposta positiva, quella più ufficiale, data dalla giustizia che gli ha riconosciuto il diritto all'eredità: 10 milioni di dollari adesso nella possibilità di Espinoza.
Scoglio sicuramente non facile, sarà sottrarre ad Espinoza la parte del povero Ruben. Gli avvocati del figlio riconosciuto già hanno fatto ricorso e considerati i tempi della giustizia argentina, simile a quella italiana, entrambi rischiano di morire prima.
Il destino è stato davvero beffardo con il signor Vasquez, dapprima privato dell'affetto e del denaro di un padre, una vita passata non certo nell'oro e quando ormai anziano scopre di aver diritto ad un'eredità, forse non farà nemmeno in tempo a godersela.
Dal caporalato al marchio autonomo
Storie di cooperative che hanno ridato dignità agli sfruttati, ai braccianti agricoli che da semplice manodopera sono diventati produttori di marchi alimentari di qualità. Dalle salse di pomodoro ai formaggi, dalle marmellate al miele, dall'olio di oliva agli agrumi a al caffè.
Non ci sono storie più belle che quelle del riscatto. Ed alcune cooperative che vanno da Rosarno alle Langhe, passando per la Campania ed il Lazio, hanno riscritto delle pagine bellissime nella degli sfruttati: quella dei marchi autonomi.
Dal caporalato, quando extracomunitari e non solo, lavorano quasi come schiavi la terra, spesso per paghe inferiori ai 25 euro al giorno, si è passati ad associazioni e reti di distribuzione per cui si preparano conserve di pomodori, formaggi, marmellate, miele e agrumi in autonomia, ossia, con contratti regolari e senza dover sottostare alle logiche di sfruttamento imposte dalla grande distribuzione organizzata.
Tutto è cominciato 8 anni fa, con la rivolta scoppiata nel 2010 a Rosarno, in Calabria. I migranti africani che tutt'ora vivono nel "ghetto" di San Ferdinando fecero sentire forte la loro voce, urlarono i loro diritti di esseri umani, da lì partì la rivolta dei braccianti: Sos Rosarno. Un progetto nato dall'assemblea all'ex Snia di Roma, con i ragazzini africani che lì avevano trovato ospitalità. Nei mesi successivi alla rivolta hanno cercato di creare "un altro mercato" e ci sono riusciti grazie al supporto di una decina di produttori calabresi.
Così, oggi arance e olio vengono venduti al loro giusto prezzo e alcuni dei ragazzi sono tornati a Rosarno per lavorare con contratti regolari. Tra quei ragazzi c'è Suleman Diaria, originario del Mali che oggi è il Presidente della Cooperativa Sociale Barikomà, produttrice di yogurt e ortaggi biologici, molto apprezzati, infatti, alle porte della Capitale, se ne producono centinaia di vasetti al giorno. La stessa coperativa gestisce anche il Caffè Nemorense un piccolo bar, sito nel parco omonimo.
Altra cooperativa è la Fuori Mercato che riunisce produttori agricoli, attivisti, migranti ed italiani che dalla Sicilia alla periferia industriale di Milano, loro si autogestiscono, offrono produzioni contadine e rispetto delle condizioni fi lavoro sui campi e in fabbrica. È un mercato agroalimentare che ha creato anche lo Sfrutta zero, un marchio di salse e schiumarole.
In Campania ed in Basilicata, è presente invece la Funky Tomato, la rete che si impegna a distribuire il lavoro e combattere lo sfruttamento agricolo. In particolare l'azienda produce conserve di pomodori provenienti dalle zone del Vesuvio, Sarno e Oppido lucano. L'anno scorso, ne sono state prodotte 150 mila.
L'integrazione è fatta anche si tante pagine di solidarietà che si devono scrivere insieme e sotto la parola d'ordine della legalità.
Non ci sono storie più belle che quelle del riscatto. Ed alcune cooperative che vanno da Rosarno alle Langhe, passando per la Campania ed il Lazio, hanno riscritto delle pagine bellissime nella degli sfruttati: quella dei marchi autonomi.
Dal caporalato, quando extracomunitari e non solo, lavorano quasi come schiavi la terra, spesso per paghe inferiori ai 25 euro al giorno, si è passati ad associazioni e reti di distribuzione per cui si preparano conserve di pomodori, formaggi, marmellate, miele e agrumi in autonomia, ossia, con contratti regolari e senza dover sottostare alle logiche di sfruttamento imposte dalla grande distribuzione organizzata.
Tutto è cominciato 8 anni fa, con la rivolta scoppiata nel 2010 a Rosarno, in Calabria. I migranti africani che tutt'ora vivono nel "ghetto" di San Ferdinando fecero sentire forte la loro voce, urlarono i loro diritti di esseri umani, da lì partì la rivolta dei braccianti: Sos Rosarno. Un progetto nato dall'assemblea all'ex Snia di Roma, con i ragazzini africani che lì avevano trovato ospitalità. Nei mesi successivi alla rivolta hanno cercato di creare "un altro mercato" e ci sono riusciti grazie al supporto di una decina di produttori calabresi.
Così, oggi arance e olio vengono venduti al loro giusto prezzo e alcuni dei ragazzi sono tornati a Rosarno per lavorare con contratti regolari. Tra quei ragazzi c'è Suleman Diaria, originario del Mali che oggi è il Presidente della Cooperativa Sociale Barikomà, produttrice di yogurt e ortaggi biologici, molto apprezzati, infatti, alle porte della Capitale, se ne producono centinaia di vasetti al giorno. La stessa coperativa gestisce anche il Caffè Nemorense un piccolo bar, sito nel parco omonimo.
Altra cooperativa è la Fuori Mercato che riunisce produttori agricoli, attivisti, migranti ed italiani che dalla Sicilia alla periferia industriale di Milano, loro si autogestiscono, offrono produzioni contadine e rispetto delle condizioni fi lavoro sui campi e in fabbrica. È un mercato agroalimentare che ha creato anche lo Sfrutta zero, un marchio di salse e schiumarole.
In Campania ed in Basilicata, è presente invece la Funky Tomato, la rete che si impegna a distribuire il lavoro e combattere lo sfruttamento agricolo. In particolare l'azienda produce conserve di pomodori provenienti dalle zone del Vesuvio, Sarno e Oppido lucano. L'anno scorso, ne sono state prodotte 150 mila.
L'integrazione è fatta anche si tante pagine di solidarietà che si devono scrivere insieme e sotto la parola d'ordine della legalità.
martedì 17 luglio 2018
Dental Office Manager: la professione del futuro
Cresce a livello esponenziale la domanda di nuovi professionisti nelle cliniche odontoiatriche.
Una ricerca di Key-Stone, società che si occupa di ricerche di mercato e consulenza strategica nel settore dentale, emerge che gli studi dentistici si stanno strutturando come una vera e proprio impresa. Quindi è in continua ascesa l'esigenza del Dental Office Manager, direttore di clinica, ossia una figura manageriale altamente qualificata, un professionista extra-clinico che si occupi di marketing (per il mantenimento e acquisizione di nuovi pazienti), di sviluppo commerciale, di pianificazione e controllo dello studii nel suo complesso.
La necessità di questa nuova figura è fondamentale sia all'interno di grandi cliniche e insegna odontoiatria organizzativa (ad oggi quasi 800 sedi, cresciuta del +262% dal 2012), ma anche strategica per qualsiasi tipologia di studio dentistico che vuole rispondere al cambiamento, essere competitivo sul mercato e crescere.
Solo in Italia, sono presenti 40 mila studi odontoiatrici di cui, oltre 20 mila quelli con due o più sedi o di medio-grandi dimensioni, risulta chiaro che il numero di studi strutturati che necessitano di gestione manageriale è destinato ad aumentare di molto nei prossimi anni.
Diverse aziende, quindi si stanno specializzando per offrire un programma di formazione specifica altamente professionalizzante, che consentirà ai giovani di trovare impiego nello scenario del settore, che in Italia vale 10 miliardi di euro.
Tra queste aziende la Bologna Business School è già operativa offrendo ottimi percorsi didattici. Infatti, come annuncia Roberto Rosso, fondatore e presidente della Key Stone, dall'estero sono già arrivate importanti segnali d'interesse e richieste per questa figura professionale.
Il percorso didattico è fortemente orientato al lavoro, è rivolto a laureati e laureandi negli ambiti economico-giuridico, gestionale e sociale e si articola in 5 settimane di lezione in aula più quaranta ore di stage in ambito clinico in fase iniziale e più tre mesi di tirocinio formativo, in cliniche ambulatoriali associate.
L'appuntamento è per Ottobre, quando inizieranno i nuovi corsi e sarà ancora più centrale l'importanza di un sorriso.
Una ricerca di Key-Stone, società che si occupa di ricerche di mercato e consulenza strategica nel settore dentale, emerge che gli studi dentistici si stanno strutturando come una vera e proprio impresa. Quindi è in continua ascesa l'esigenza del Dental Office Manager, direttore di clinica, ossia una figura manageriale altamente qualificata, un professionista extra-clinico che si occupi di marketing (per il mantenimento e acquisizione di nuovi pazienti), di sviluppo commerciale, di pianificazione e controllo dello studii nel suo complesso.
La necessità di questa nuova figura è fondamentale sia all'interno di grandi cliniche e insegna odontoiatria organizzativa (ad oggi quasi 800 sedi, cresciuta del +262% dal 2012), ma anche strategica per qualsiasi tipologia di studio dentistico che vuole rispondere al cambiamento, essere competitivo sul mercato e crescere.
Solo in Italia, sono presenti 40 mila studi odontoiatrici di cui, oltre 20 mila quelli con due o più sedi o di medio-grandi dimensioni, risulta chiaro che il numero di studi strutturati che necessitano di gestione manageriale è destinato ad aumentare di molto nei prossimi anni.
Diverse aziende, quindi si stanno specializzando per offrire un programma di formazione specifica altamente professionalizzante, che consentirà ai giovani di trovare impiego nello scenario del settore, che in Italia vale 10 miliardi di euro.
Tra queste aziende la Bologna Business School è già operativa offrendo ottimi percorsi didattici. Infatti, come annuncia Roberto Rosso, fondatore e presidente della Key Stone, dall'estero sono già arrivate importanti segnali d'interesse e richieste per questa figura professionale.
Il percorso didattico è fortemente orientato al lavoro, è rivolto a laureati e laureandi negli ambiti economico-giuridico, gestionale e sociale e si articola in 5 settimane di lezione in aula più quaranta ore di stage in ambito clinico in fase iniziale e più tre mesi di tirocinio formativo, in cliniche ambulatoriali associate.
L'appuntamento è per Ottobre, quando inizieranno i nuovi corsi e sarà ancora più centrale l'importanza di un sorriso.
Evade due volte dai domiciliari per non stare con la moglie, preferisce il carcere
A Livorno, un 30enne tunisino ha violato due l'obbligo di domicilio perché non sopporta la moglie. Viene arrestato.
Potrebbe essere la trama di un film, una commedia degli anni '70, se non fosse che quanto riportato dai Carabinieri di Livorno, è tutto vero. Mercoledì sera, un 30enne tunisino era stato scarcerato per proseguire la detenzione ai domiciliari, ma poi è evaso per non condividere gli stessi spazi abitativi con la moglie, con cui, a quanto pare, proprio non riesce ad andare d'accordo, e così ha preferito tornare in carcere.
Questa è la versione che lo stesso detenuto ha fornito, la settimana scorsa, ai rappresentanti delle Forze dell'Ordine all'uscita del cinema The Space, a ha raccontato loro che non voleva andare ai domiciliari perché a casa ad aspettarlo vi era la moglie con la quale non ha buoni rapporti. Convinto poi dagli stessi a rientrare a casa è stato denunciato a piede libero.
Invece, dopo due giorni, il tunisino recidivo è stato ri-fermato da una pattuglia dei Carabinieri per un controllo in via del Pantaleone e così si è scoperta la sua "perpetrazione di reato".
L'uomo ha quindi rilasciato ai militari le stesse dichiarazioni del giorno prima: era uscito di casa perché non poteva stare insieme alla moglie, a causa dei litigi. Quindi i carabinieri avendo colto l'uomo in flagranza di reato l'hanno arrestato e fatto tornare in carcere.
Chissà se ora l'uomo in questione è contento, intendo di stare in carcere e cosa ne pensa la moglie presunta "rompi-scatole".
Potrebbe essere la trama di un film, una commedia degli anni '70, se non fosse che quanto riportato dai Carabinieri di Livorno, è tutto vero. Mercoledì sera, un 30enne tunisino era stato scarcerato per proseguire la detenzione ai domiciliari, ma poi è evaso per non condividere gli stessi spazi abitativi con la moglie, con cui, a quanto pare, proprio non riesce ad andare d'accordo, e così ha preferito tornare in carcere.
Questa è la versione che lo stesso detenuto ha fornito, la settimana scorsa, ai rappresentanti delle Forze dell'Ordine all'uscita del cinema The Space, a ha raccontato loro che non voleva andare ai domiciliari perché a casa ad aspettarlo vi era la moglie con la quale non ha buoni rapporti. Convinto poi dagli stessi a rientrare a casa è stato denunciato a piede libero.
Invece, dopo due giorni, il tunisino recidivo è stato ri-fermato da una pattuglia dei Carabinieri per un controllo in via del Pantaleone e così si è scoperta la sua "perpetrazione di reato".
L'uomo ha quindi rilasciato ai militari le stesse dichiarazioni del giorno prima: era uscito di casa perché non poteva stare insieme alla moglie, a causa dei litigi. Quindi i carabinieri avendo colto l'uomo in flagranza di reato l'hanno arrestato e fatto tornare in carcere.
Chissà se ora l'uomo in questione è contento, intendo di stare in carcere e cosa ne pensa la moglie presunta "rompi-scatole".
lunedì 16 luglio 2018
I social più seguiti della tv: 20 minuti di più nella rete ogni giorni
Una ricerca Globawebindex internazionale condotta su 350 mila persone di diversi Paesi del mondo, rivela che gli utenti internet passano sulle piattaforme social 20 minuti in più al giorno rispetto alla televisione "live".
L'uso dei social si appresta a soppiantare l'interesse per le trasmissioni Tv. Lo rivela un'indagine Globawebindex condotta su 350 mila persone di diversa provenienza geografica ed etnia, con età compresa fra i 16 e i 64 anni, gli utenti internet passano sulle piattaforme social 20 minuti in più al giorno rispetto alla televisione "live", il divario si allarga, arrivando anche ad un'ora e mezza, se si prende in considerazione solo la generazione Z, quella dei giovanissimi.
Secondo l'indagine il 54% degli utenti fuori dalla Cina, Paese in cui ci sono restrizioni al web e social media, hanno guardato un video su Facebook, Twitter, Snapchat o Instagram nel mese scorso.
L'organizzazione spiega: "Sebbene la natura dell'impegno sui social media differisca dal tipo di visualizzazione e coinvolgimento dalla tv, sempre più utenti di Internet dedicano più momenti della loro giornata ai social media. E se c'è un video decollano più le piattaforme social coglieranno l'opportunità di muoversi nel mondo della tv".
I dati del rapporto, in verità svelano un trand di preferenze che già da tempo era chiaro alle più grandi aziende media. E che li ha spinti ad adottare nuove risposte. Su Instagram partirà a breve una sezione per i video professionali che potranno durare fino ad un'ora mentre Facebook starebbe collaborando con diversi network televisivi per produrre notiziari originali, telegiornali da diffondere sulla sua piattaforma Watch, al momento attiva solo negli stati Uniti.
I tempi cambiano e anche le mode e i modi delle persone di tenersi informati e al passo con i tempi. In effetti, questo nuovo trend potrebbe indicare che le persone hanno bisogno di un rapporto più attivo con l'informazione e l'intrattenimento in genere, e al momento lo trovano su internet.
L'uso dei social si appresta a soppiantare l'interesse per le trasmissioni Tv. Lo rivela un'indagine Globawebindex condotta su 350 mila persone di diversa provenienza geografica ed etnia, con età compresa fra i 16 e i 64 anni, gli utenti internet passano sulle piattaforme social 20 minuti in più al giorno rispetto alla televisione "live", il divario si allarga, arrivando anche ad un'ora e mezza, se si prende in considerazione solo la generazione Z, quella dei giovanissimi.
Secondo l'indagine il 54% degli utenti fuori dalla Cina, Paese in cui ci sono restrizioni al web e social media, hanno guardato un video su Facebook, Twitter, Snapchat o Instagram nel mese scorso.
L'organizzazione spiega: "Sebbene la natura dell'impegno sui social media differisca dal tipo di visualizzazione e coinvolgimento dalla tv, sempre più utenti di Internet dedicano più momenti della loro giornata ai social media. E se c'è un video decollano più le piattaforme social coglieranno l'opportunità di muoversi nel mondo della tv".
I dati del rapporto, in verità svelano un trand di preferenze che già da tempo era chiaro alle più grandi aziende media. E che li ha spinti ad adottare nuove risposte. Su Instagram partirà a breve una sezione per i video professionali che potranno durare fino ad un'ora mentre Facebook starebbe collaborando con diversi network televisivi per produrre notiziari originali, telegiornali da diffondere sulla sua piattaforma Watch, al momento attiva solo negli stati Uniti.
I tempi cambiano e anche le mode e i modi delle persone di tenersi informati e al passo con i tempi. In effetti, questo nuovo trend potrebbe indicare che le persone hanno bisogno di un rapporto più attivo con l'informazione e l'intrattenimento in genere, e al momento lo trovano su internet.
La nonna che vende presine in strada
A Roma c'è un'adorabile nonnina che lavora l'uncinetto in strada. Non lo fa per soldi, ma per avere un po' di compagnia.
L'estate se da un lato è la stagione del divertimento, delle grandi rimpatriate e delle serate in compagnia, dall'altro è anche la stagione che più di tutte fa scoprire la solitudine. Quelle delle persone che vengono abbondantemente, dimenticate, quasi come se fossero un impedimento o non potessero entrare nei ritmi lievi della bella stagione. Sono spesso anziani. Ed è anziana anche la protagonista di questa storia diventata virale sui social.
A Roma, è ormai leggendaria la signora, 98enne, che vende presine fatte all'uncinetto accanto ad una fermata della metro, nei pressi della fermata Lepanto, vicino alla città giudiziaria di Piazzale Clodio. La cosa ancor più sconvolgente che la nonnina, non lo fa per ricavarne denaro, ma per combattere la solitudine.
La scena della signora che ricama in mezzo alla strada, ha incuriosito dapprima i passanti e i residenti del quartiere Prati, poi da lì, dopo che qualcuno l'ha immortalata in un video, la storia è diventata virale. Da lì, è partita una gara di solidarietà all'insegna dell'aiutiamo la signora dell'uncinetto.
Così, in tantissimi sono accorsi a comprare le presine un oggetto ormai quasi fuori mercato vintage, pensando di aiutare un'anziana indigente, ma hanno scoperto che la nonnina non aveva bisogno di soldi, ma di "compagnia e relazioni umane". Un bene ancor più prezioso del denaro, e sempre più raro, soprattutto in una città frenetica e indifferente, gran parte svuotata per le vacanze.
Altro dato curioso, e quello che alcune persone hanno fatto pure una foto di un'anziana seduta a terra, con intorno persone con volto coperto e qualcuno ha divulgato che si trattasse di quattro rappresentanti delle Forze dell'Ordine che avrebbero multato la signora.
Invece, il comando di Polizia Locale di Roma Capitale, fa sapere che i "soggetti ritratti non risultano appartenere a questa situazione e pertanto nessuna sanzione amministrativa è stata avviata nei confronti della persona".
Storia inconsueta che fa riflettere. Ma è possibile che siamo diventati così sordi ai bisogni di relazione, di umanità delle persone, soprattutto anziane?
L'estate se da un lato è la stagione del divertimento, delle grandi rimpatriate e delle serate in compagnia, dall'altro è anche la stagione che più di tutte fa scoprire la solitudine. Quelle delle persone che vengono abbondantemente, dimenticate, quasi come se fossero un impedimento o non potessero entrare nei ritmi lievi della bella stagione. Sono spesso anziani. Ed è anziana anche la protagonista di questa storia diventata virale sui social.
A Roma, è ormai leggendaria la signora, 98enne, che vende presine fatte all'uncinetto accanto ad una fermata della metro, nei pressi della fermata Lepanto, vicino alla città giudiziaria di Piazzale Clodio. La cosa ancor più sconvolgente che la nonnina, non lo fa per ricavarne denaro, ma per combattere la solitudine.
La scena della signora che ricama in mezzo alla strada, ha incuriosito dapprima i passanti e i residenti del quartiere Prati, poi da lì, dopo che qualcuno l'ha immortalata in un video, la storia è diventata virale. Da lì, è partita una gara di solidarietà all'insegna dell'aiutiamo la signora dell'uncinetto.
Così, in tantissimi sono accorsi a comprare le presine un oggetto ormai quasi fuori mercato vintage, pensando di aiutare un'anziana indigente, ma hanno scoperto che la nonnina non aveva bisogno di soldi, ma di "compagnia e relazioni umane". Un bene ancor più prezioso del denaro, e sempre più raro, soprattutto in una città frenetica e indifferente, gran parte svuotata per le vacanze.
Altro dato curioso, e quello che alcune persone hanno fatto pure una foto di un'anziana seduta a terra, con intorno persone con volto coperto e qualcuno ha divulgato che si trattasse di quattro rappresentanti delle Forze dell'Ordine che avrebbero multato la signora.
Invece, il comando di Polizia Locale di Roma Capitale, fa sapere che i "soggetti ritratti non risultano appartenere a questa situazione e pertanto nessuna sanzione amministrativa è stata avviata nei confronti della persona".
Storia inconsueta che fa riflettere. Ma è possibile che siamo diventati così sordi ai bisogni di relazione, di umanità delle persone, soprattutto anziane?
sabato 14 luglio 2018
In spiaggia torna di moda il pranzo al sacco
Dall'insalata alla lasagna, secondo una classifica Coldiretti/Ixè, gli italiani in vacanza, il pranzo lo portano già pronto da casa.
Qualcuno che ha già potuto assaporare qualche giornata di vacanza, al mare o in montagna, se ne sarà reso conto o egli stesso l'ha fatto. Portare il pranzo al sacco. Secondo un'indagine Coldiretti/Ixè è il trand del momento.
Gli italiani , il pranzo in spiaggia lo portano già pronto da casa. In testa alla classifica delle preferenze di menù, ci sono: le insalate di riso, pasta, pollo o mare preferite dal 27% delle persone; mentre hanno il coraggio di mangiare lasagne a 40° all'ombra solo il 5% degli intervistati. Altre preferenze sono: insalata fatta in vari modi, la caprese (19%) e la macedonia (18%). C'è poi chi porta pure la parmigiana (6%) o la frittata di verdure o pasta (9%), mentre il 3% è affezionato alle polpette.
Coldiretti spiega questa nuova moda, che in realtà in Italia, non si è mai sopita, così: "L'attenzione all'alimentazione è diventata un obiettivo degli italiani anche in spiaggia. La novità dell'estate 2018 in Italia è proprio il forte aumento della richiesta di benessere a tavola che si allarga dal supermercato ai ristoranti fino ai pranzi al sacco. La motivazione principale non è più solo il risparmio ma anche la ricerca della forma fisica".
Quindi, Coldiretti suggerisce che tra i cibi sani e amici dell'abbronzatura e della silhouette, ci sono anche carote, albicocche, meloni, ciliegie, lattuga e radicchio e tutto quello che ci salta all'occhio, quando ci si gira in un mercato, per esempio.
Forse la moda del pranzo al sacco non è mai veramente scolorita dalle foto ricordo delle nostre vacanze, quelle italiane, ma il bello è proprio questo, il racconto di un'Italia che ha ancora il "sapore di sale".
Qualcuno che ha già potuto assaporare qualche giornata di vacanza, al mare o in montagna, se ne sarà reso conto o egli stesso l'ha fatto. Portare il pranzo al sacco. Secondo un'indagine Coldiretti/Ixè è il trand del momento.
Gli italiani , il pranzo in spiaggia lo portano già pronto da casa. In testa alla classifica delle preferenze di menù, ci sono: le insalate di riso, pasta, pollo o mare preferite dal 27% delle persone; mentre hanno il coraggio di mangiare lasagne a 40° all'ombra solo il 5% degli intervistati. Altre preferenze sono: insalata fatta in vari modi, la caprese (19%) e la macedonia (18%). C'è poi chi porta pure la parmigiana (6%) o la frittata di verdure o pasta (9%), mentre il 3% è affezionato alle polpette.
Coldiretti spiega questa nuova moda, che in realtà in Italia, non si è mai sopita, così: "L'attenzione all'alimentazione è diventata un obiettivo degli italiani anche in spiaggia. La novità dell'estate 2018 in Italia è proprio il forte aumento della richiesta di benessere a tavola che si allarga dal supermercato ai ristoranti fino ai pranzi al sacco. La motivazione principale non è più solo il risparmio ma anche la ricerca della forma fisica".
Quindi, Coldiretti suggerisce che tra i cibi sani e amici dell'abbronzatura e della silhouette, ci sono anche carote, albicocche, meloni, ciliegie, lattuga e radicchio e tutto quello che ci salta all'occhio, quando ci si gira in un mercato, per esempio.
Forse la moda del pranzo al sacco non è mai veramente scolorita dalle foto ricordo delle nostre vacanze, quelle italiane, ma il bello è proprio questo, il racconto di un'Italia che ha ancora il "sapore di sale".
"Una mela al giorno leva il medico di torno"
Un team di studiosi italiani svelano il meccanismo alla base di questo assunto.
Una ricerca italiana ha rivelato il percorso di polifenoli e i ruoli positivi di alcuni batteri nell'intestino che rendono le mele così preziose per la nostra salute.
Sarebbero proprio alcune molecole antinfiammatorie, antidiabete e anticancro, i polifenoli, contenuti nella polpa e nella buccia delle mele che hanno un ruolo decisivo nel microbiota dell'intestino, cioè in tutto quell'insieme di organismi che vivono nell'intestino stesso.
I ricercatori hanno scoperto le trasformazioni dei polifenoli in 110 forme chimiche biodisponibili all'organismo umano, rimarcando quindi il ruolo decisivo della flora intestinale nell'azione benefica di questi composti bioattivi.
La ricerca è stata condotta dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige, con il supporto del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria (Crea) ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica Food Research International.
Grazie a questo studio è stato svelato il motivo per cui è vero l'adagio "una mela al giorno leva il medico di torno", ossia è stato dimostrato che nessuno dei composti fenoloici presenti nel succo di mela si ritrova nell'organismo nella sua forma originaria, quella presente nella mela, segno di come ci sia una lavorazione naturale all'interno del corpo.
Altro che "frutto del peccato", la mela va mangiata! Ne gioverà tutto l'organismo.
Una ricerca italiana ha rivelato il percorso di polifenoli e i ruoli positivi di alcuni batteri nell'intestino che rendono le mele così preziose per la nostra salute.
Sarebbero proprio alcune molecole antinfiammatorie, antidiabete e anticancro, i polifenoli, contenuti nella polpa e nella buccia delle mele che hanno un ruolo decisivo nel microbiota dell'intestino, cioè in tutto quell'insieme di organismi che vivono nell'intestino stesso.
I ricercatori hanno scoperto le trasformazioni dei polifenoli in 110 forme chimiche biodisponibili all'organismo umano, rimarcando quindi il ruolo decisivo della flora intestinale nell'azione benefica di questi composti bioattivi.
La ricerca è stata condotta dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige, con il supporto del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'Economia Agraria (Crea) ed è stata pubblicata sulla rivista scientifica Food Research International.
Grazie a questo studio è stato svelato il motivo per cui è vero l'adagio "una mela al giorno leva il medico di torno", ossia è stato dimostrato che nessuno dei composti fenoloici presenti nel succo di mela si ritrova nell'organismo nella sua forma originaria, quella presente nella mela, segno di come ci sia una lavorazione naturale all'interno del corpo.
Altro che "frutto del peccato", la mela va mangiata! Ne gioverà tutto l'organismo.
venerdì 13 luglio 2018
72enne sposa giovane nigeriano conosciuto su Facebook
Ma la burocrazia del Regno Unito li divide. A CJ Nwachukwu il 27 enne nigeriano, viene negato il visto e quindi ora la coppia deve vivere il proprio amore a 6mila chilometri di distanza.
"Questo matrimonio non s'ha da fare!" E poiché in effetti già è stato celebrato, la mancanza di visto di lui per la Gran Bretagna, li costringe a stare separati.
La storia di Angela e CJ Nwachukwu è una storia particolare. I due sono separati da 45 anni di differenza di età. Lei è una pensionata 72enne inglese con due matrimoni finiti alle spalle. Lui è un 27 enne nigeriano conosciuto su Facebook solo 3 mesi prima. Si sono sposati nell'Aprile 2015, ma d'allora non hanno mai potuto vivere insieme.
La donna per lui, ha speso anche diverse migliaia di sterline, tra spese legali ler aiutarlo, documentazione necessaria per far entrare il marito nel Regno Unito e biglietti aerei per andare a trovarlo.
Angela racconta: "Ci siamo conosciuti su Facebook. Lui è così bello e muscoloso. Abbiamo parlato per ore delle nostre famiglie e dei nostri hobby, ho sentito come se ci fossimo conosciuti da sempre. CJ è l'uomo più attento con cui ogni donna possa desiderare di stare. Mi sentire come la donna più bella del mondo. So in cuor mio che siamo una sola cosa e non smetteremo di combattere finché non potremo stare insieme come mariro e moglie".
E pensare che all'inizio, Angela aveva anche provato a resistere alle avances amorose del giovane. Anche perché la donna ha già tre figli di 50, 47 e 43 anni. E il suo nipote più anziano ha solo 6 anni prima del marito. I figli inoltre hanno sempre un po' dubitato dell'amore di CJ per la madre, sospettando che dietro il comportamento dell'uomo possa nascondersi una truffa. Ma alla fine i due hanno convolato a nozze a Lagos, in Nigeria.
Angela ha risposto sì, quando il giovane nel Febbraio 2015 le ha detto "di voler passare il resto della sua vita con lei".
Invece, è dal 2015 che Angela vede respingersi la richiesta di visto per il suo uomo dall'Ufficio Immigrazione della Gran Bretagna e sono costretti a vivere il loro amore a distanza.
Comunque, se i due si amano tanto, non devono darsi per vinti...d'altronde l'amore non ha confini e se la signora ci tiene tanto, può andarsene sempre a vivere in Nigeria.
"Questo matrimonio non s'ha da fare!" E poiché in effetti già è stato celebrato, la mancanza di visto di lui per la Gran Bretagna, li costringe a stare separati.
La storia di Angela e CJ Nwachukwu è una storia particolare. I due sono separati da 45 anni di differenza di età. Lei è una pensionata 72enne inglese con due matrimoni finiti alle spalle. Lui è un 27 enne nigeriano conosciuto su Facebook solo 3 mesi prima. Si sono sposati nell'Aprile 2015, ma d'allora non hanno mai potuto vivere insieme.
La donna per lui, ha speso anche diverse migliaia di sterline, tra spese legali ler aiutarlo, documentazione necessaria per far entrare il marito nel Regno Unito e biglietti aerei per andare a trovarlo.
Angela racconta: "Ci siamo conosciuti su Facebook. Lui è così bello e muscoloso. Abbiamo parlato per ore delle nostre famiglie e dei nostri hobby, ho sentito come se ci fossimo conosciuti da sempre. CJ è l'uomo più attento con cui ogni donna possa desiderare di stare. Mi sentire come la donna più bella del mondo. So in cuor mio che siamo una sola cosa e non smetteremo di combattere finché non potremo stare insieme come mariro e moglie".
E pensare che all'inizio, Angela aveva anche provato a resistere alle avances amorose del giovane. Anche perché la donna ha già tre figli di 50, 47 e 43 anni. E il suo nipote più anziano ha solo 6 anni prima del marito. I figli inoltre hanno sempre un po' dubitato dell'amore di CJ per la madre, sospettando che dietro il comportamento dell'uomo possa nascondersi una truffa. Ma alla fine i due hanno convolato a nozze a Lagos, in Nigeria.
Angela ha risposto sì, quando il giovane nel Febbraio 2015 le ha detto "di voler passare il resto della sua vita con lei".
Invece, è dal 2015 che Angela vede respingersi la richiesta di visto per il suo uomo dall'Ufficio Immigrazione della Gran Bretagna e sono costretti a vivere il loro amore a distanza.
Comunque, se i due si amano tanto, non devono darsi per vinti...d'altronde l'amore non ha confini e se la signora ci tiene tanto, può andarsene sempre a vivere in Nigeria.
Pizza nello spazio: lanciata a 47 mila metri
È milanese la prima pizza lanciata nello spazio con un pallone aerostatico. È stata trasportata fino a 47mila metri di altezza.
Davvero la pizza è una bontà ultraterrena, soprattutto ora che è stata lanciata nello spazio. Infatti, è partita la Space Pizza Mission, l'iniziativa lanciata da Jonathan Polatto, 18enne youtuber e videomaker. E a cui ha aderito la pizzeria Beato Te di Milano, che ha offerto la splendida Margherita che è stata inviata nella stratosfera.
Il lancio è avvenuto a Villa Arconati di Bollate, grazie al sostegno di partner come ScuolaZoo e Fondazione Augusto Roncilio, che hanno coordinato il progetto. L'intera missione è costats circa mille euro, di cui 300 solo per il pallone.
Il giovane aveva cominciato a lavorare all'idea della Space Pizza Mission, già lo scorso Marzo. Aveva comprato il pallonein Gran Bretagna e richiesto le autorizzazioni necessarie all'Enac. Lui stesso ha motivato il suo progetto asserendo: "Nel 2016 mi ero già cimentato in un'impresa simile, lanciando una telecamera che era arrivata a 36mila metri di quota e aveva filmato la Terra da una prospettiva da cui di solito possono godere solo gli astronauti. Questa volta ho deciso di aggiungere la pizza, uno dei simboli del made in Italy nel mondo".
Così, la prima pizza spaziale, ha fatto il suo viaggetto in orbita. Prima del lancio era stata alleggerita ("pesava troppo per alzarsi, così ho tolto la burrata") è stata recuperata circa 4 ore dopo il lancio in provincia di Alessandria :" Secondo il computer di bordo, ha impiegato circa 2 ore e mezzo per salire e poi, quando il pallone è esploso, è scesa con il paracadute. L'abbiamo rintracciata con il Gps, congelata ma intatta".
Quale miglior offerta d'amicizia potevamo offrire ai marziani, per farci ben volete, se non una pizza spaziale?
Davvero la pizza è una bontà ultraterrena, soprattutto ora che è stata lanciata nello spazio. Infatti, è partita la Space Pizza Mission, l'iniziativa lanciata da Jonathan Polatto, 18enne youtuber e videomaker. E a cui ha aderito la pizzeria Beato Te di Milano, che ha offerto la splendida Margherita che è stata inviata nella stratosfera.
Il lancio è avvenuto a Villa Arconati di Bollate, grazie al sostegno di partner come ScuolaZoo e Fondazione Augusto Roncilio, che hanno coordinato il progetto. L'intera missione è costats circa mille euro, di cui 300 solo per il pallone.
Il giovane aveva cominciato a lavorare all'idea della Space Pizza Mission, già lo scorso Marzo. Aveva comprato il pallonein Gran Bretagna e richiesto le autorizzazioni necessarie all'Enac. Lui stesso ha motivato il suo progetto asserendo: "Nel 2016 mi ero già cimentato in un'impresa simile, lanciando una telecamera che era arrivata a 36mila metri di quota e aveva filmato la Terra da una prospettiva da cui di solito possono godere solo gli astronauti. Questa volta ho deciso di aggiungere la pizza, uno dei simboli del made in Italy nel mondo".
Così, la prima pizza spaziale, ha fatto il suo viaggetto in orbita. Prima del lancio era stata alleggerita ("pesava troppo per alzarsi, così ho tolto la burrata") è stata recuperata circa 4 ore dopo il lancio in provincia di Alessandria :" Secondo il computer di bordo, ha impiegato circa 2 ore e mezzo per salire e poi, quando il pallone è esploso, è scesa con il paracadute. L'abbiamo rintracciata con il Gps, congelata ma intatta".
Quale miglior offerta d'amicizia potevamo offrire ai marziani, per farci ben volete, se non una pizza spaziale?
giovedì 12 luglio 2018
Il caldo eccessivo lede alle facoltà cognitive e alla fertilità
Lo rivelano due ricerche distinte condotte dall'Università di Harvard e quella della California.
Con il caldo sarebbe meglio fermare ogni attività. Chiudere tutto e riposarsi. Naturalmente i ritmi frenetici che la vita moderna impone, lo vieta. Però è stato appurato che il caldo riduce le capacità cognitive degli studenti e la fertilità.
Lo sostiene una ricerca dell'Università di Harvard pubblicata sulla rivista scientifica "Plose Medicine". Lo studio è stato condotto su 44 studenti ospiti degli alloggi universitari. Metà di loro avevano l'aria condizionata in camera, l'altra metà no. Il test è stato condotto dal 9 al 20 Luglio 2016, durante un'ondata eccezionale di calore. Gli studenti che vivevano in alloggi senza aria condizionata hanno dato risultati peggiori nei test cognitivi dal 4,1% al 13,4%.
L'altro studio relativo all'impatto del caldo sulle persone arriva dai ricercatori dell'Ucla, Università della California. La ricerca dei demografi, pubblicata sulla rivista "Demography" sostiene che il riscaldamento globale fa fare meno bambini. Nove mesi dopo le ondate di calore, i ricercatori hanno riscontrato una diminuzione delle nascite nei territori degli Stati Uniti dove si sono verificate.
Per gli studiosi, il fenomeno è dovuto al fatto che il caldo riduce la fertilità maschile, nonostante non riduca l'attività sessuale.
L'analisi delli studio riporta: "Abbiamo stimato gli effetti degli shock di temperatura sui tassi di nascita negli Stati Uniti fra il 1931 e il 2010. Abbiamo riscontrato che i giorni con una temperatura media o sopra gli 80° Fahrenheit (26,6° Celsius) causano un notevole declino dei tassi di nascita dagli 8 ai 10 mesi successivi. Presentiamo anche nuove prove che il clima caldo più probabilmente danneggia la fertilità attraverso la salute riproduttiva, mentre non danneggia l'attività sessuale. Prove storiche indicano che l'aria condizionata può essete usata per compensare sostanzialmente i casi sulla fertilità delle alte temperature".
Insomma con il caldo dobbiamo continuare a fare tutto ciò che è nelle nostre abitudini e nei nostri doveri...ma senza aspettarci grandi risultati.
Con il caldo sarebbe meglio fermare ogni attività. Chiudere tutto e riposarsi. Naturalmente i ritmi frenetici che la vita moderna impone, lo vieta. Però è stato appurato che il caldo riduce le capacità cognitive degli studenti e la fertilità.
Lo sostiene una ricerca dell'Università di Harvard pubblicata sulla rivista scientifica "Plose Medicine". Lo studio è stato condotto su 44 studenti ospiti degli alloggi universitari. Metà di loro avevano l'aria condizionata in camera, l'altra metà no. Il test è stato condotto dal 9 al 20 Luglio 2016, durante un'ondata eccezionale di calore. Gli studenti che vivevano in alloggi senza aria condizionata hanno dato risultati peggiori nei test cognitivi dal 4,1% al 13,4%.
L'altro studio relativo all'impatto del caldo sulle persone arriva dai ricercatori dell'Ucla, Università della California. La ricerca dei demografi, pubblicata sulla rivista "Demography" sostiene che il riscaldamento globale fa fare meno bambini. Nove mesi dopo le ondate di calore, i ricercatori hanno riscontrato una diminuzione delle nascite nei territori degli Stati Uniti dove si sono verificate.
Per gli studiosi, il fenomeno è dovuto al fatto che il caldo riduce la fertilità maschile, nonostante non riduca l'attività sessuale.
L'analisi delli studio riporta: "Abbiamo stimato gli effetti degli shock di temperatura sui tassi di nascita negli Stati Uniti fra il 1931 e il 2010. Abbiamo riscontrato che i giorni con una temperatura media o sopra gli 80° Fahrenheit (26,6° Celsius) causano un notevole declino dei tassi di nascita dagli 8 ai 10 mesi successivi. Presentiamo anche nuove prove che il clima caldo più probabilmente danneggia la fertilità attraverso la salute riproduttiva, mentre non danneggia l'attività sessuale. Prove storiche indicano che l'aria condizionata può essete usata per compensare sostanzialmente i casi sulla fertilità delle alte temperature".
Insomma con il caldo dobbiamo continuare a fare tutto ciò che è nelle nostre abitudini e nei nostri doveri...ma senza aspettarci grandi risultati.
Compra dal rigattiere un violino che vale una fortuna, ma è rubato e lo restituisce
Un operaio fiorentino compra un violino. Scopre che era stato rubato al proprietario mentre era in ospedale e lo restituisce. Lo strumento era stato battuto per 250 mila dollari. Giuseppe: "Chi poteva immaginare valesse tanto..."
Giuseppe giovane operaio 29enne di Empoli aveva tra le mani una fortuna, ma l'ha "rifiutata per onestà". Suo malgrado e completamente ignaro della cosa, aveva ritrovato un prezioso violino del 1970 attribuito a Lorenzo Storioni, considerato uno dei maestri della liuteria cremonese del diciottesimo secolo.
Il violino era stato acquistato l'anno scorso presso una casa d'aste americana da un musicista milanese, al quale era stato rubato tra il 17 e il 18 Dicembre scorsi, mentre era ricoverato all'ospedale Careggi di Firenze.
Dello strumento musicale si erano quindi perse le tracce, finché non è ricomparso su una bancarella di una fiera di Arezzo lo scorso Maggio. È qui che Giuseppe, l'operaio, girovagando tra i rigattieri, l'ha notato e comprato.
Nel giro di una settimana, l'ha fatto valutare da una rinomata liutaia di Firenze
Qui la scoperta: "Appena ho saputo che poteva essere rubato ho avvertito i Carabinieri. Giro spesso per mercatini e fiere, compro di tutto, è un hobby che ho da sempre. Mi hanno insegnato che ogni cosa ha un valore, ma non avrei mai immaginato che quel violino valesse tanto. Lo strumento battuto all'asta nel 2017 ha toccato i 250 mila dollari prima di scomparire. Di certo più del mio stipendio".
Il giovane ci scherza sopra, ma davvero quello strumento che per un caso puramente fortuito gli era capitato tra le mani, vale tantissimo, molto di più del suo guadagno annuo, considerando che la sua busta paga si aggira tra i 1000 e i 1500 euro mensili.
È stato molto onesto. Nelle scorse settimane, la Procura di Firenze, dopo aver convalidato il sequestro, ha disposto che lo strumento venisse restituito al proprietario.
È incredibile come meravigliosi esempi di atti d'onestà arrivino da persone che magari più di altri avrebbero potuto approfittarne...e invece...
E poi, ma quand'è che anche a me capiti di fare un affarone del genere, comprare un oggettino da un rigattiere e scoprire che poi vale una fortuna?!
Giuseppe giovane operaio 29enne di Empoli aveva tra le mani una fortuna, ma l'ha "rifiutata per onestà". Suo malgrado e completamente ignaro della cosa, aveva ritrovato un prezioso violino del 1970 attribuito a Lorenzo Storioni, considerato uno dei maestri della liuteria cremonese del diciottesimo secolo.
Il violino era stato acquistato l'anno scorso presso una casa d'aste americana da un musicista milanese, al quale era stato rubato tra il 17 e il 18 Dicembre scorsi, mentre era ricoverato all'ospedale Careggi di Firenze.
Dello strumento musicale si erano quindi perse le tracce, finché non è ricomparso su una bancarella di una fiera di Arezzo lo scorso Maggio. È qui che Giuseppe, l'operaio, girovagando tra i rigattieri, l'ha notato e comprato.
Nel giro di una settimana, l'ha fatto valutare da una rinomata liutaia di Firenze
Qui la scoperta: "Appena ho saputo che poteva essere rubato ho avvertito i Carabinieri. Giro spesso per mercatini e fiere, compro di tutto, è un hobby che ho da sempre. Mi hanno insegnato che ogni cosa ha un valore, ma non avrei mai immaginato che quel violino valesse tanto. Lo strumento battuto all'asta nel 2017 ha toccato i 250 mila dollari prima di scomparire. Di certo più del mio stipendio".
Il giovane ci scherza sopra, ma davvero quello strumento che per un caso puramente fortuito gli era capitato tra le mani, vale tantissimo, molto di più del suo guadagno annuo, considerando che la sua busta paga si aggira tra i 1000 e i 1500 euro mensili.
È stato molto onesto. Nelle scorse settimane, la Procura di Firenze, dopo aver convalidato il sequestro, ha disposto che lo strumento venisse restituito al proprietario.
È incredibile come meravigliosi esempi di atti d'onestà arrivino da persone che magari più di altri avrebbero potuto approfittarne...e invece...
E poi, ma quand'è che anche a me capiti di fare un affarone del genere, comprare un oggettino da un rigattiere e scoprire che poi vale una fortuna?!
mercoledì 11 luglio 2018
Tradimento con l'ex del migliore amico
L'amore e l'amicizia sono i sentimenti più importanti. E quando ad essere tradita è proprio l'amicizia tra due pari, è ancora più difficile perdonare.
Storie di triangoli lui, lei, l'altro, sono vecchie come il mondo. Il tradimento è una scienza inesatta, che può colpire chiunque, anche chi sulla carta sembra possa esserne più immune, ed esiste da sempre. Ma quando avviene tra due amici fa ancora più male. Per esempio, pensiamo ad un ragazzo che si vede con l'ex del suo migliore amico. Si apre un mare di discussioni.
Le statistiche dicono che i tradimenti si consumano principalmente sul luogo di lavoro e poi nell'ambito delle amicizie. In questo caso possono scattare due meccanismi. Il primo è una specie di disimpegno morale nei confronti dell'amico, per cui l'attrazione sessuale diventa più forte dei valori di onestà e rispetto tipici dell'amicizia. Sebbene, ci siano persone che considerano passione e amicizia in maniera disinteressata e il soddisfacimento di uno non è per forza incompatibile con l'altro. L'altro meccanismo, è dovuto alla consapevolezza che l'oggetto del desiderio è sentimentalmente legato (o lo è stato) ad una terza persona vicina e questo rende la cosa più eccitante. Insomma tramite una scappatella uno mette in pratica i sentimenti di competizione/ammirazione che nutre per il suo (povero ed ignaro) amico.
Le statistiche informano che le amicizie tradite soprattutto quelle più consolidate ed indissolubili, a causa di fugaci rapporti sessuali, sono quelle su cui maggiormente si riserba il segreto. Il 90% degli amici disonesti e traditori non confessano la debolezza vissuta né all'amico né al proprio partner se c'è, magari continuano ad andarci pure ancora insieme in vacanza. Questo naturalmente richiede un'attitudine particolare di coraggio e autocontrollo nel continuare a fare il falso amico. Amesso che nel caso di un ragazzo che menta così spudoratamente al suo migliore amico, si possa considerare amicizia.
Anche se tra due persone la storia è finita, e da tempo, è giusto che l'ex e l'attuale miglior amico si frequentino? Non sarebbe più corretto se l'amico informasse il suo attuale miglior amico della cosa? E se il lui in questione che già ha conosciuto la tipa in quanto ragazza del suo amico, e sa bene, che nulla potrebbe essere che una semplice scappatella, non fa una "bastardata" ancora peggiore all'amico?
L'amicizia è uno dei due sentimenti più puri, perché è quello che ci riporta all'infanzia, quando oltre al rapporto con i genitori, uno comincia a relazionarsi ed affezionarsi ad altri; disinteressatamente e per uguaglianza di interessi. Non c'erano né calcoli, né secondi fini ma lealtà e sincerità verso l'altro. Quindi se si arriva a tradire questo sentimento...
Storie di triangoli lui, lei, l'altro, sono vecchie come il mondo. Il tradimento è una scienza inesatta, che può colpire chiunque, anche chi sulla carta sembra possa esserne più immune, ed esiste da sempre. Ma quando avviene tra due amici fa ancora più male. Per esempio, pensiamo ad un ragazzo che si vede con l'ex del suo migliore amico. Si apre un mare di discussioni.
Le statistiche dicono che i tradimenti si consumano principalmente sul luogo di lavoro e poi nell'ambito delle amicizie. In questo caso possono scattare due meccanismi. Il primo è una specie di disimpegno morale nei confronti dell'amico, per cui l'attrazione sessuale diventa più forte dei valori di onestà e rispetto tipici dell'amicizia. Sebbene, ci siano persone che considerano passione e amicizia in maniera disinteressata e il soddisfacimento di uno non è per forza incompatibile con l'altro. L'altro meccanismo, è dovuto alla consapevolezza che l'oggetto del desiderio è sentimentalmente legato (o lo è stato) ad una terza persona vicina e questo rende la cosa più eccitante. Insomma tramite una scappatella uno mette in pratica i sentimenti di competizione/ammirazione che nutre per il suo (povero ed ignaro) amico.
Le statistiche informano che le amicizie tradite soprattutto quelle più consolidate ed indissolubili, a causa di fugaci rapporti sessuali, sono quelle su cui maggiormente si riserba il segreto. Il 90% degli amici disonesti e traditori non confessano la debolezza vissuta né all'amico né al proprio partner se c'è, magari continuano ad andarci pure ancora insieme in vacanza. Questo naturalmente richiede un'attitudine particolare di coraggio e autocontrollo nel continuare a fare il falso amico. Amesso che nel caso di un ragazzo che menta così spudoratamente al suo migliore amico, si possa considerare amicizia.
Anche se tra due persone la storia è finita, e da tempo, è giusto che l'ex e l'attuale miglior amico si frequentino? Non sarebbe più corretto se l'amico informasse il suo attuale miglior amico della cosa? E se il lui in questione che già ha conosciuto la tipa in quanto ragazza del suo amico, e sa bene, che nulla potrebbe essere che una semplice scappatella, non fa una "bastardata" ancora peggiore all'amico?
L'amicizia è uno dei due sentimenti più puri, perché è quello che ci riporta all'infanzia, quando oltre al rapporto con i genitori, uno comincia a relazionarsi ed affezionarsi ad altri; disinteressatamente e per uguaglianza di interessi. Non c'erano né calcoli, né secondi fini ma lealtà e sincerità verso l'altro. Quindi se si arriva a tradire questo sentimento...
Martina muore a 19 anni. Le compagne sostengono per lei l'esame di maturità
Ha commosso tutti la triste vicenda di Martina Natale, giovane ragazza affetta da tumore per cui si erano mobilitati scrivendo anche lettere sentintissime, i genitori e vari artisti del mondo dello spettacolo, come Tiziano Ferro. Le sue ex compagne di classe hanno preso per lei il diploma di maturità.
Quella di Martina è una storia dolorosa ma bella, straordinaria come l'amicizia e la solidarietà delle sue compagne di classe.
Martina non c'è più, è morta il 12 Giugno scorso. Per due anni aveva lottato con tenacia e coraggio contro quel male incurabile. Nel frattempo, ha sempre continuato ad andare a scuola, a studiare. Le sue amiche, compagne di classe l'hanno sempre aiutata, fino allo scorso Aprile, quando le sue condizioni non le hanno più permesso di frequentare le lezioni.
Poi, sono arrivati gli scrutini ed è sopraggiunta anche la morte. Ma le sue compagne di classe, le allieve della V B del Liceo Manzoni di Latina, non si sono arrese e le hanno fatto un regalo: hanno sostenuto per lei l'esame di maturità, che, in effetti, la ragazza aveva già preparato, presentando una tesina sul teatro, da sempre sua grande passione.
La prova d'esame si è tenuta ieri. Le amiche hanno discusso la tesina alla presenza della dirigente scolastica e della famiglia di Martina.
Il Miur ha acconsentito per la formula del diploma post mortem. Ora anche lei, ha la sua tanto meritata e sudata "maturità". Le è stata consegnata proprio ieri, ai suoi parenti: "A Martina, che ha dimostrato capacità eccezionali, è stata esempio di coraggio e determinazione, per l'affetto che ha lasciato in tutti coloro che l'hanno conosciuta".
Più passa il tempo e più mi rendo conto che la morte cancella la presenza fisica delle persone; ma di alcune davvero ne rimane vivo tutto, l'esempio, i ricordi, le idee, l'affetto. Così anche i sentimenti, soprattutto l'amicizia, che quand'è vera sopravvive a tutto, ed è più forte di tutto, anche della morte.
Quella di Martina è una storia dolorosa ma bella, straordinaria come l'amicizia e la solidarietà delle sue compagne di classe.
Martina non c'è più, è morta il 12 Giugno scorso. Per due anni aveva lottato con tenacia e coraggio contro quel male incurabile. Nel frattempo, ha sempre continuato ad andare a scuola, a studiare. Le sue amiche, compagne di classe l'hanno sempre aiutata, fino allo scorso Aprile, quando le sue condizioni non le hanno più permesso di frequentare le lezioni.
Poi, sono arrivati gli scrutini ed è sopraggiunta anche la morte. Ma le sue compagne di classe, le allieve della V B del Liceo Manzoni di Latina, non si sono arrese e le hanno fatto un regalo: hanno sostenuto per lei l'esame di maturità, che, in effetti, la ragazza aveva già preparato, presentando una tesina sul teatro, da sempre sua grande passione.
La prova d'esame si è tenuta ieri. Le amiche hanno discusso la tesina alla presenza della dirigente scolastica e della famiglia di Martina.
Il Miur ha acconsentito per la formula del diploma post mortem. Ora anche lei, ha la sua tanto meritata e sudata "maturità". Le è stata consegnata proprio ieri, ai suoi parenti: "A Martina, che ha dimostrato capacità eccezionali, è stata esempio di coraggio e determinazione, per l'affetto che ha lasciato in tutti coloro che l'hanno conosciuta".
Più passa il tempo e più mi rendo conto che la morte cancella la presenza fisica delle persone; ma di alcune davvero ne rimane vivo tutto, l'esempio, i ricordi, le idee, l'affetto. Così anche i sentimenti, soprattutto l'amicizia, che quand'è vera sopravvive a tutto, ed è più forte di tutto, anche della morte.
martedì 10 luglio 2018
Finge rapina perché si sente sola. I poliziotti le offrono la colazione
Un'anziana signora di 92 anni ha chiamato la Polizia di Stato asserendo di essere stata vittima di furto in casa. Arrivate sul posto, le Forze dell'Ordine hanno costatato che non c'era alcun segno di furto, scasso o quant'altro...così la donna ha confessato di aver inventato la rapina perché vive sola e aveva bisogno di compagnia.
Cosa si deve inventare uno al giorno d'oggi per aver un po' di compagnia? Una 92enne napoletana, prigioniera come tanti anziani e non solo della solitudine, ieri ha chiamato la Polizia dichiarando di aver subito una rapina in casa.
Arrivati al domicilio, nel quartiere del centro storico di Napoli, San Carlo all'Arena, si sono resi conto una volta entrati nell'appartamento dell'anziana che però, era tutto in ordine, nulla faceva presagire ad un furto, e non mancava niente, anzi c'era anche del denaro contante sul tavolo della cucina.
Con calma allora, gli agenti hanno tranquillizzato la signora, rassicurandola che nell'appartamento non mancava nulla. A quel punto, la donna ha confessato: ha detto ai poliziotti che li aveva chiamati poiché vivendo da sola aveva bisogno di compagnia.
Insomma, una storia di solitudine più che di malaffare. Gli agenti, hanno così dapprima accompagnato la signora a fare colazione al bar; poi l'hanno affidata al prete della parrocchia del quartiere per non farla stare sola e garantendole cure ed affetto anche per il futuro.
Sicuramente al Commissariato San Carlo all'Arena della Polizia, grazie alla fantasiosa anziana è arrivata una "richiesta" alquanto insolita, ma niente in confronto alla giornata sicuramente diversa grazie anche al suo espediente, che la signora ha vissuto.
Dalla Questura fanno sapere: "Il sorriso ed i ringraziamenti che la signora ha donato ai poliziotti che sono intervenuti, sono stati, di sicuro, un incentivo per riprendere il servizio di prevenzione e di repressione dei reati".
Il finale della vicenda è bello, lieto, peccato che rimangal o stato di solitudine e spesso abbandono emotivo in cui, purtroppo, oggi giorno, versano tanti anziani.
Cosa si deve inventare uno al giorno d'oggi per aver un po' di compagnia? Una 92enne napoletana, prigioniera come tanti anziani e non solo della solitudine, ieri ha chiamato la Polizia dichiarando di aver subito una rapina in casa.
Arrivati al domicilio, nel quartiere del centro storico di Napoli, San Carlo all'Arena, si sono resi conto una volta entrati nell'appartamento dell'anziana che però, era tutto in ordine, nulla faceva presagire ad un furto, e non mancava niente, anzi c'era anche del denaro contante sul tavolo della cucina.
Con calma allora, gli agenti hanno tranquillizzato la signora, rassicurandola che nell'appartamento non mancava nulla. A quel punto, la donna ha confessato: ha detto ai poliziotti che li aveva chiamati poiché vivendo da sola aveva bisogno di compagnia.
Insomma, una storia di solitudine più che di malaffare. Gli agenti, hanno così dapprima accompagnato la signora a fare colazione al bar; poi l'hanno affidata al prete della parrocchia del quartiere per non farla stare sola e garantendole cure ed affetto anche per il futuro.
Sicuramente al Commissariato San Carlo all'Arena della Polizia, grazie alla fantasiosa anziana è arrivata una "richiesta" alquanto insolita, ma niente in confronto alla giornata sicuramente diversa grazie anche al suo espediente, che la signora ha vissuto.
Dalla Questura fanno sapere: "Il sorriso ed i ringraziamenti che la signora ha donato ai poliziotti che sono intervenuti, sono stati, di sicuro, un incentivo per riprendere il servizio di prevenzione e di repressione dei reati".
Il finale della vicenda è bello, lieto, peccato che rimangal o stato di solitudine e spesso abbandono emotivo in cui, purtroppo, oggi giorno, versano tanti anziani.
Da sposati si sta meglio!
Lo stato civile influenza la salute. Secondo un recente studio gli sposati sono più in salute dei single.
Il matrimonio, o una relazione di coppia stabile, altro che essere la "tomba dell'amore", in realtà è la fortuna della buona salute.
Lo rivela un recente studio pubblicato sulla rivista Annals of Behavioral Medicine. E' stato appurato che uno stile di vita irregolare come può essere quella di un single, adottato dopo un divorzio o la fine di una relazione, aumenta il rischio di morte prematura.
Lo studio in linea con altri precedenti, evidenzia come una vita di coppia serena sia di aiuto alla salute. In effetti la fine di un matrimonio, può innescare una serie di situazioni psicologiche ed economiche che possono intaccare il benessere globale della persona. Di contro, un'unione felice forte della certezza di poter contare su un compagno in grado di spronare a fare meglio, attento a limitare i vizi e le condotte sbagliate può contribuire a prevenire e superare situazioni potenzialmente patologiche.
Antonio Maturo, docente di Sociologia della Salute presso l'Università di Bologna e la Brown University negli States, spiega: "Molte ricerche mostrano come il matrimonio faccia bene alla salute. Il motivo principale di questa influenza è l'azione stabilizzatrice di un rapporto di lunga durata. Avere una certa regolarità rispetto a sonno e dieta è di per sé una pratica salutare, così come lo è la sessualità regolare. La possibilità di dialogare con costanza con qualcuno, inoltre, è un fattore di protezione contro la depressione ed è noto quanto una persona triste o depressa sia incline a trascurarsi. Le evidenze scientifiche a disposizione mostrano pure che se uno dei partner adotta comportamenti virtuosi, per esempio smette di fumare, l'altro ne risulta facilmente contagiato. La cosa più importante, però, è il supporto pratico che un partner può fornire: sia nelle emergenze sia nella vita quotidiana".
Inoltre, è stato osservato che dopo un divorzio, sia gli uomini che le donne tendono a cadere in uno stato di sedentarietà, poiché non si ha voglia di uscire o relazionarsi con la cerchia di amici e conoscenti che si frequantava in coppia e la chiusura iniziale, può diventare un'abitudine consolidata.
Da sposati, quindi, si sta meglio! Lo studio forse ha solo dimenticato di aggiungere, che non è il matrimonio in sé a fare bene, ma l'amore. È quello che fa davvero bene alla salute, se fosse assente, sempre meglio soli che male accompagnati...il fegato si che ne gioverebbe.
Il matrimonio, o una relazione di coppia stabile, altro che essere la "tomba dell'amore", in realtà è la fortuna della buona salute.
Lo rivela un recente studio pubblicato sulla rivista Annals of Behavioral Medicine. E' stato appurato che uno stile di vita irregolare come può essere quella di un single, adottato dopo un divorzio o la fine di una relazione, aumenta il rischio di morte prematura.
Lo studio in linea con altri precedenti, evidenzia come una vita di coppia serena sia di aiuto alla salute. In effetti la fine di un matrimonio, può innescare una serie di situazioni psicologiche ed economiche che possono intaccare il benessere globale della persona. Di contro, un'unione felice forte della certezza di poter contare su un compagno in grado di spronare a fare meglio, attento a limitare i vizi e le condotte sbagliate può contribuire a prevenire e superare situazioni potenzialmente patologiche.
Antonio Maturo, docente di Sociologia della Salute presso l'Università di Bologna e la Brown University negli States, spiega: "Molte ricerche mostrano come il matrimonio faccia bene alla salute. Il motivo principale di questa influenza è l'azione stabilizzatrice di un rapporto di lunga durata. Avere una certa regolarità rispetto a sonno e dieta è di per sé una pratica salutare, così come lo è la sessualità regolare. La possibilità di dialogare con costanza con qualcuno, inoltre, è un fattore di protezione contro la depressione ed è noto quanto una persona triste o depressa sia incline a trascurarsi. Le evidenze scientifiche a disposizione mostrano pure che se uno dei partner adotta comportamenti virtuosi, per esempio smette di fumare, l'altro ne risulta facilmente contagiato. La cosa più importante, però, è il supporto pratico che un partner può fornire: sia nelle emergenze sia nella vita quotidiana".
Inoltre, è stato osservato che dopo un divorzio, sia gli uomini che le donne tendono a cadere in uno stato di sedentarietà, poiché non si ha voglia di uscire o relazionarsi con la cerchia di amici e conoscenti che si frequantava in coppia e la chiusura iniziale, può diventare un'abitudine consolidata.
Da sposati, quindi, si sta meglio! Lo studio forse ha solo dimenticato di aggiungere, che non è il matrimonio in sé a fare bene, ma l'amore. È quello che fa davvero bene alla salute, se fosse assente, sempre meglio soli che male accompagnati...il fegato si che ne gioverebbe.
lunedì 9 luglio 2018
Il relitto della Haven e la fatalità dei sub scomparsi
Ormai la chiamano la maledizione della Haven, il relitto della petroliera al largo di Arenzano, ha ieri mietuto un'altra vittima.
È difficile non credere a certe leggende, quando, complessivamente, dal 2015 ad oggi, le persone colte da malore e salvate durante le immersioni sul relitto della petroliera, sono state 7, mentre i morti sono stati 6. Il 5 Aprile 2015 era morto uno svizzero di 35 anni. Il 16 Maggio dello stesso anno a perdere la vita erano stati due olandesi di 46 e 53 anni. Il 16 Ottobre del 2015 fu fatale l'immersione di un tedesco di 60 anni. Il 13 Maggio del 2017 era morta una guida svizzera e il 26 Ottobre dello stesso anno toccò ad un lombardo di 52 anni che stava nuotando per recuperare una pinna prima di immergersi.
Invece, risale a ieri, l'ultimo caso in ordine cronologico del ritrovamento di una sub piemontese di 50 anni, dispersa durante la risalita del sito di immersione dal sito di immersione sul relitto della Haven. Si tratta di Ornella Bellagarda, il cui corpo esanime è stato ritrovato a 80 metri di profondità dal Rov, il robottino subacqueo per le ricerche, sempre in quel di Arenzano, vicino Genova.
Le operazioni di ricerca sono iniziate nel primo pomeriggio, ad opera della Guardia Costiera e dei Vigili del Fuoco, e solo grazie al Rov del Corpo dei Vigili del Fuoco di Milano, è stata individuata la salma della sub.
Ora sono in corso accertamenti di polizia giudiziaria sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Genova. È stato aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti e il pm che coordina le indagini della Capitaneria di Porto, ha disposto il sequestro dell'attrezzatura con cui la donna si era calata in acqua.
Toccherà ora alla legge far luce su questa tragica morte. Rimarrà il mistero e l'alone di sciagura che circondano il relitto di questa nave: la Haven (Amoco Milford Haven) che l'11 Aprile 1991 naufrago' nel Golfo di Genova, provocando la morte di 5 membri dell'equipaggio e causando allora, la perdita di migliaia di tonnellate di petrolio, e negli anni ha risucchiato come a proteggere i suoi segreti tutti i sub che hanno cercato di scandagliare i suoi fondali.
È difficile non credere a certe leggende, quando, complessivamente, dal 2015 ad oggi, le persone colte da malore e salvate durante le immersioni sul relitto della petroliera, sono state 7, mentre i morti sono stati 6. Il 5 Aprile 2015 era morto uno svizzero di 35 anni. Il 16 Maggio dello stesso anno a perdere la vita erano stati due olandesi di 46 e 53 anni. Il 16 Ottobre del 2015 fu fatale l'immersione di un tedesco di 60 anni. Il 13 Maggio del 2017 era morta una guida svizzera e il 26 Ottobre dello stesso anno toccò ad un lombardo di 52 anni che stava nuotando per recuperare una pinna prima di immergersi.
Invece, risale a ieri, l'ultimo caso in ordine cronologico del ritrovamento di una sub piemontese di 50 anni, dispersa durante la risalita del sito di immersione dal sito di immersione sul relitto della Haven. Si tratta di Ornella Bellagarda, il cui corpo esanime è stato ritrovato a 80 metri di profondità dal Rov, il robottino subacqueo per le ricerche, sempre in quel di Arenzano, vicino Genova.
Le operazioni di ricerca sono iniziate nel primo pomeriggio, ad opera della Guardia Costiera e dei Vigili del Fuoco, e solo grazie al Rov del Corpo dei Vigili del Fuoco di Milano, è stata individuata la salma della sub.
Ora sono in corso accertamenti di polizia giudiziaria sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Genova. È stato aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti e il pm che coordina le indagini della Capitaneria di Porto, ha disposto il sequestro dell'attrezzatura con cui la donna si era calata in acqua.
Toccherà ora alla legge far luce su questa tragica morte. Rimarrà il mistero e l'alone di sciagura che circondano il relitto di questa nave: la Haven (Amoco Milford Haven) che l'11 Aprile 1991 naufrago' nel Golfo di Genova, provocando la morte di 5 membri dell'equipaggio e causando allora, la perdita di migliaia di tonnellate di petrolio, e negli anni ha risucchiato come a proteggere i suoi segreti tutti i sub che hanno cercato di scandagliare i suoi fondali.
Parità di salari: è legge
In Islanda è entrata in vigore la norma che punta ad azzerare entro il 2020 le differenze di stipendio per uomini e donne.
In Italia siamo lontani anni luce, ma si sa i più grandi cambiamenti arrivano grazie ai cambiamenti di mentalità. Gli islandesi stanno più avanti, in termini di parità, ed è scattata la legge che obbliga la parità di stipendi, è la più severa al mondo ed impone ad istituzioni pubbliche e private, aziende, banche e a qualsiasi imprenditore, considerato tale se datore di lavoro con più di 25 dipendenti, di assicurare pari retribuzione alle donne e a pari qualifica con gli uomini.
Il nuovo decreto legislativo prevede multe fino a 50mila corone islandesi (pari a circa 450 euro) per ogni episodio di violazione dell'obbligo di parità retributiva a pari qualifica. Il merito dell'emanazione va soprattutto a Katrin Jakobs Dattir, guida della grande coalizione che governa il Paese. Con questa legge si cerca di arginare la grande disparità esistente soprattutto nei salti di carriera, dove resta pesante il predominio maschile economico. Invece, il salto retributivo dovrebbe essere una conquista ed un vantaggio innegabile per entrambi i sessi.
La nuova legge avrà un'applicazione graduale, così, le grandi istituzioni e aziende avranno tempo fino al 2020, mentre quelle più piccole fino al 2025.
Con questo nuovo decreto le differenze retributive sono scese da punte del 37% ad una nuova media del 10-12%. Un'altra "piccola vittoria", che dopo anni di proteste, pressing, grandi manifestazioni di piazza e scioperi indetti dalle più influenti correnti femministe, già 100 aziende avevano provveduto a correggere gli squilibri retributivi.
Nonostante questo, anche in Islanda, il muro delle disparità è ancora alto, anche lì, gli uomini sembrano più favoriti per la carriera ma ogni piccolo passo è già un passo e le donne hanno pazienza, tanta pazienza.
In Italia siamo lontani anni luce, ma si sa i più grandi cambiamenti arrivano grazie ai cambiamenti di mentalità. Gli islandesi stanno più avanti, in termini di parità, ed è scattata la legge che obbliga la parità di stipendi, è la più severa al mondo ed impone ad istituzioni pubbliche e private, aziende, banche e a qualsiasi imprenditore, considerato tale se datore di lavoro con più di 25 dipendenti, di assicurare pari retribuzione alle donne e a pari qualifica con gli uomini.
Il nuovo decreto legislativo prevede multe fino a 50mila corone islandesi (pari a circa 450 euro) per ogni episodio di violazione dell'obbligo di parità retributiva a pari qualifica. Il merito dell'emanazione va soprattutto a Katrin Jakobs Dattir, guida della grande coalizione che governa il Paese. Con questa legge si cerca di arginare la grande disparità esistente soprattutto nei salti di carriera, dove resta pesante il predominio maschile economico. Invece, il salto retributivo dovrebbe essere una conquista ed un vantaggio innegabile per entrambi i sessi.
La nuova legge avrà un'applicazione graduale, così, le grandi istituzioni e aziende avranno tempo fino al 2020, mentre quelle più piccole fino al 2025.
Con questo nuovo decreto le differenze retributive sono scese da punte del 37% ad una nuova media del 10-12%. Un'altra "piccola vittoria", che dopo anni di proteste, pressing, grandi manifestazioni di piazza e scioperi indetti dalle più influenti correnti femministe, già 100 aziende avevano provveduto a correggere gli squilibri retributivi.
Nonostante questo, anche in Islanda, il muro delle disparità è ancora alto, anche lì, gli uomini sembrano più favoriti per la carriera ma ogni piccolo passo è già un passo e le donne hanno pazienza, tanta pazienza.
venerdì 6 luglio 2018
Ordina una pizza, ma è senza soldi. La pizzaiola gliela regala...si scopre che è un food blogger
A Napoli. Un uomo ordina una pizza, ma al momento di pagarla si rende conto di non avere il portafogli. La pizzaiola giela regala: "Prenda un caffè alla mia salute".
La generosità...questa sconosciuta! Almeno così, sembra essere ai giorni nostri, dove nessuno si interessa più ai bisogni dell'altro, e sarà per questo, che questa storia fa ancora più scalpore. Protagonista della vicenda, è Maeh Esse, un food blogger, che l'altro giorno è andato a prendersi una pizza a portafoglio in un locale in zona Montesanto, ma al momento di pagare si è accorto si non avere contanti. La pizza costava 1 euro, il food blogger ha chiesto alla titolare della pizzeria se poteva pagare col bancomat, ma la signora gli ha risposto che poteva continuare a mangiare la pizza senza preoccuparsi dei soldi.
La generosità della pizzaiola, non si è fermata qua. Ha preso una sedia, l'ha messa all'ombra, ha invitato il cliente a sedersi sopra e gli ha portato la pizza fumante.
Il food blogger, mangiata la pizza, a suo dire, anche buonissima, è andato a prelevare ad un Bancomat per pagare il dovuto alla titolare, ma quando la donna , l'ha visto tornare, gli ha risposto: "Sei tornato per darmi un euro? Vai a prenderti un caffè e bevitelo alla mia salute".
La signora ha dimostrato grande generosità e signorilità, anche perché ignara della vera identità del cliente, ha fatto tutto disinteressatamente.
Dal canto suo, il food blogger ha postato la foto e raccontato la vicenda sui social. Il post è diventato virale, in un solo giorno ha collezionato oltre 48 mila like, e più di 12 mila condivisioni e centinaia di commenti.
Molti hanno sottolineato che quest'aspetto di Napoli, sia uno dei più belli e caratteristici della città. In effetti, pur non avendo sempre i mezzi, i napoletani sono soliti a gesti di generosità. Inoltre, come affermava un illustre figlio partenopeo, Totò: "Signori si nasce!". A prescindere dai soldi...
La generosità...questa sconosciuta! Almeno così, sembra essere ai giorni nostri, dove nessuno si interessa più ai bisogni dell'altro, e sarà per questo, che questa storia fa ancora più scalpore. Protagonista della vicenda, è Maeh Esse, un food blogger, che l'altro giorno è andato a prendersi una pizza a portafoglio in un locale in zona Montesanto, ma al momento di pagare si è accorto si non avere contanti. La pizza costava 1 euro, il food blogger ha chiesto alla titolare della pizzeria se poteva pagare col bancomat, ma la signora gli ha risposto che poteva continuare a mangiare la pizza senza preoccuparsi dei soldi.
La generosità della pizzaiola, non si è fermata qua. Ha preso una sedia, l'ha messa all'ombra, ha invitato il cliente a sedersi sopra e gli ha portato la pizza fumante.
Il food blogger, mangiata la pizza, a suo dire, anche buonissima, è andato a prelevare ad un Bancomat per pagare il dovuto alla titolare, ma quando la donna , l'ha visto tornare, gli ha risposto: "Sei tornato per darmi un euro? Vai a prenderti un caffè e bevitelo alla mia salute".
La signora ha dimostrato grande generosità e signorilità, anche perché ignara della vera identità del cliente, ha fatto tutto disinteressatamente.
Dal canto suo, il food blogger ha postato la foto e raccontato la vicenda sui social. Il post è diventato virale, in un solo giorno ha collezionato oltre 48 mila like, e più di 12 mila condivisioni e centinaia di commenti.
Molti hanno sottolineato che quest'aspetto di Napoli, sia uno dei più belli e caratteristici della città. In effetti, pur non avendo sempre i mezzi, i napoletani sono soliti a gesti di generosità. Inoltre, come affermava un illustre figlio partenopeo, Totò: "Signori si nasce!". A prescindere dai soldi...
Conto corrente di base: ora, un diritto anche in Italia
La direttiva Ue che prevede un conto corrente a spese molto basse e a zero commissioni soprattutto per le fasce più povere della popolazione diviene effettivo anche in Italia.
Dopo un lungo iter, il conto corrente di base europeo è finalmente realtà. Cambia che, le fasce più povere della popolazione potranno accedere ad un conto legato ad un bancomat, con il quale effettuare un numero limitato di operazioni sia in entrata che in uscita. Il costo annuale sarà "ragionevole", comunque non verranno applicate commissioni di alcun tipo.
Questo perché, dopo tanto è entrato in vigore il decreto 70 del 3 Maggio 2018, allora firmato dall'ex Ministro dell'Economia Padoan che dava attuazione al decreto legislativo del 15 Marzo 2017 che, a sua volta, recepiva la direttiva europea 2014/92. Tra le novità introdotte dall'ultimo decreto ci sono i criteri per accedere allo strumento finanziario.
Il conto di base europeo è dedicato ai concittadini con Isee non superiore agli 11.600 euro e ai pensionati con Isee lordo non superiore ai 18mila euro. I pensionati dovranno comunicare alla propria banca l'importo della propria pensione entro il 31 Maggio di ogni anno.
Con il nuovo conto base, però, si potranno fare alcune operazioni limitate nel corso dell'anno. Praticamente, chi ha un Isee inferiore agli 11.600 euro potrà fare: 6 prelievi di contante allo sportello, prelievi illimitati dall'Atm della propria banca; 12 prelievi agli Atm di altre banche; bonifici in uscita illimitati; 36 bonifici Sepa in entrata (stipendio o pensione compreso); 12 versamenti tra contanti e assegni; pagamenti illimitati con bancomat.
Invece, per i pensionati con Isee sopra i 18 mila euro: 12 prelievi di contante allo sportello; prelievi illimitati all'Atm della propria banca; 6 prelievi agli Atm di altre banche; bonifici in uscita illimitati; bonifici Sepa in entrata illimitati; 6 versamenti tra contanti e assegni; pagamenti illimitati con bancomat.
Era ora! Era proprio giunto il momento che l'Italia si mettesse al pari dell'Europa per ciò che riguarda i pagamenti online. Perché se è vero che da una parte si sta cercando di rendere tracciabili le spese, è pur vero che l'Italia rimane l'unico Paese in Europa a prevedere un costo per ogni transazione seppur minima.
Dopo un lungo iter, il conto corrente di base europeo è finalmente realtà. Cambia che, le fasce più povere della popolazione potranno accedere ad un conto legato ad un bancomat, con il quale effettuare un numero limitato di operazioni sia in entrata che in uscita. Il costo annuale sarà "ragionevole", comunque non verranno applicate commissioni di alcun tipo.
Questo perché, dopo tanto è entrato in vigore il decreto 70 del 3 Maggio 2018, allora firmato dall'ex Ministro dell'Economia Padoan che dava attuazione al decreto legislativo del 15 Marzo 2017 che, a sua volta, recepiva la direttiva europea 2014/92. Tra le novità introdotte dall'ultimo decreto ci sono i criteri per accedere allo strumento finanziario.
Il conto di base europeo è dedicato ai concittadini con Isee non superiore agli 11.600 euro e ai pensionati con Isee lordo non superiore ai 18mila euro. I pensionati dovranno comunicare alla propria banca l'importo della propria pensione entro il 31 Maggio di ogni anno.
Con il nuovo conto base, però, si potranno fare alcune operazioni limitate nel corso dell'anno. Praticamente, chi ha un Isee inferiore agli 11.600 euro potrà fare: 6 prelievi di contante allo sportello, prelievi illimitati dall'Atm della propria banca; 12 prelievi agli Atm di altre banche; bonifici in uscita illimitati; 36 bonifici Sepa in entrata (stipendio o pensione compreso); 12 versamenti tra contanti e assegni; pagamenti illimitati con bancomat.
Invece, per i pensionati con Isee sopra i 18 mila euro: 12 prelievi di contante allo sportello; prelievi illimitati all'Atm della propria banca; 6 prelievi agli Atm di altre banche; bonifici in uscita illimitati; bonifici Sepa in entrata illimitati; 6 versamenti tra contanti e assegni; pagamenti illimitati con bancomat.
Era ora! Era proprio giunto il momento che l'Italia si mettesse al pari dell'Europa per ciò che riguarda i pagamenti online. Perché se è vero che da una parte si sta cercando di rendere tracciabili le spese, è pur vero che l'Italia rimane l'unico Paese in Europa a prevedere un costo per ogni transazione seppur minima.