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martedì 14 giugno 2022

Un "pacemaker al cervello" per trattare la depressione grave


 Ha avuto un significatibo successo il primo caso di una paziente gravemente depressa curata con un pacemaker nel cervello.

La notizia è una di quelle che porta una ventata di ottimismo nel buio più pesto di uno dei mali più subdoli, poco considerati e chiacchierati della società moderna: la depressione. Negli Usa c'è stato il primo caso, "Sarah", di una paziente gravemente depressa trattata con la Deep Brain Stimulation, un pacemaker impiantato nel cervello per curare la depressione, almeno nei casi gravi. C'è da dire che questa sperimentazione ha avuto successo. Prima sara non riusciva a smettere di piangere, aveva pure lasciato casa e lavoro e pensava costantemente a togliersi la vita. Vedeva tutto buio, solo pensieri tristi e brutti tanto che i medici gli avevano impostodi tornare a vivere dai genitori, c'era la seria possibilità che si suicidasse. Le avevano provate tuute: 20 farmaci diversi, stimolazione magnetico transcranica, terapia elettroconvulsivante, ma niente sembrava funzionare. Così i medico hanno provato con la tecnica di Deep Brain Stimulation personalizzata, una sorta di pacemaker per il cervello, precedentemente sperimentato solo per la malattia di Parkinson. Questa tecnica si è rivelata vincente anche peril trattamento della depressione grave. Sarah è il primo caso al mondo, ma la donna ora 38enne sta meglio, non le vengono più in mente pensieri negativi, tristezza o idee suicide. Praticamente le hanno impiantato chirurgicamente un dispositivo a  batterie delle dimensioni di una scatila di fiammiferi nel cervello, calibrato per rilevare il modello di attività neurologiche che si sta per attivare quando diventa depressa. Il dispositivo eroga impulsi di stimolazione elettrica per allontanare la depressione e i correlativi brutti pensieri che comporta. 

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