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mercoledì 20 gennaio 2021

L'Aids corre con la pandemia. Il virus non è mai scomparso


 Risale il numero dei sieropositivi nonostante l'anno di lockdown e le ridotte relazioni umane.

 L'anno appena passato è stato caratterizzato dal tremendo e temibile virus del Covid-19. La pandemia scatenato da esso ha catturato quasi totalmente l'interesse della cronaca e la priorità su qualsiasi altra emergenza sanitaria. Ma nel frattempo, le altre malattie non si sono mai fermate.

Anzi. Per esempio l'Aids, la sindrome da immunodeficienza acquisita, che distrugge i linfociti CD4 indebolendo l'organismo e impedendogli di rispondere ad altri virus, ha riiniziato a correre anche a causa delle conseguenze che il Coronavirus comporta.

L'Aids venne riconosciuto il 5 giugno 1981, seppur si ritenga che l'epidemia cominciò a diffondersi negli anni Venti nella Kinshasa coloniale (Repubblica Democratica del Congo) dopo che i Centers for Disease Control and Prevention of Atlanta riscontrarono un aumento vertiginoso ed inspiegabili di casi di polmonite da Pneumocystis Carinii in giovani omosessuali.

Ed ecco perché, per molti tempo, questa venne ritenuta la "malattia dei gay". Invece, poi si scoprì che i primi casi fossero riferiti a persone omosessuali emofilici e eroinomani ed era indicativo solamente del modo in cui il virus si potesse trasmettere.

Infatti, l'HIV, si può prendere praticando rapporti sessuali non protetti quando uno dei due partner è infetto, o con l'ingresso di sangue infetto all'interno dell'organismo, o attraverso una gravidanza o allattamento di una madre sieropositiva. 

La medicina comunque ha fatto passi da gigante e se prima di Aids si moriva, ora si può convivere grazie soprattutto alle terapie antivirali. Nonostante questo, la pandemia da Hiv continua a correre.

Solamente lo scorso anno le persone sieropositive nel mondo ammontano a 38 milioni, di cui 1,7 milioni di nuove diagnosi e 690 mila decessi per patologie legate al virus.

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