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martedì 22 maggio 2018

Almeno 145 milioni di persone saranno "migranti climatici"

Nel 2050. Lo rivela il rapporto della Banca Mondiale sulle migrazioni climatiche che parla di dimensioni bibliche e di un fenomeno potenzialmente devastante.

I più non lo sapevano eppure, siamo nell'epoca del climate change, e la maggior parte dei Paesi mondiali dovrà confrontarsi con i "migranti climatici".

Questo è quanto esposto dal rapporto della Banca Mondiale sulle migrazioni, dal titolo: "Groundswell: Preparing for International Climate Migration". In particolare, l'Istituto di Washington si è concentrato su tre regioni: l'Africa subsahariana, l'Asia del Sud e l'America latina, che rappresentano il 55% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo. Secondo gli esperti, l'area geografica in questione, potrebbe subire spostamenti interni, a prescindere dai conflitti armati a far mettere in cammino circa 143 milioni di persone entro il 2050.

John Roome, portavoce della Banca dati spiega: "Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto sugli spostamenti della popolazione e il fenomeno potrebbe intensificarsi. Ma se riusciamo a limitare le emissioni di gas serra e incoraggiare lo sviluppo attraverso azioni nel campo dell'istruzione, della formazione, dell'uso del territorio...ci saranno "solo 40" milioni di migranti climatici, e non 143milioni, a cui queste tre regioni dovranno far fronte".

Per l'analisi del fenomeno sono stati interpellati i ricercatori dell'Earth Institute della Columbia University dell'Istituto di Ricerca Demografica della New York University e del Potsdam Institute per la Ricerca sull'Impatto del Clima. Le osservazioni sono state indirizzate in particolare verso tre Paesi in via di sviluppo: Etiopia, Bangladesh e Messico; poi i ricercatori hanno costruito un modello che incrocia diversi indicatori, come l'aumento della temperatura, i cambiamenti nelle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, con dati demografici e socio-economici.

Il rapporto evidenzia anche la molteplicità dei fattori che costringono le persone a lasciare i loro Paesi d'origine, designati dalle caratteristiche specifiche proprie di ciascuna regione. E sono stati esaminati solo gli spostamenti superiori ai 14 chilometri.

Come dire, gli scenari che si presentano, potrebbero essere ancora più estesi di quello che si stima. L'auspicio è che se ne parli concretamente e si cerchi di trovare soluzioni valide a Settembre quando durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si dovrebbe adottare un patto mondiale sulle migrazioni.

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