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lunedì 27 aprile 2020

Le "mascherine solidali appese al balcone"


A Roma, una sarta e un'archeologa cuciono mascherine per chi non può permettersi di comprarle.

Non solo a Napoli con la pratica "panaro sospeso", dove in tempo di emergenza sanitaria, chi può dona cibo a chi non può, ma le tante spontanee azioni di solidarietà dei cittadini, di moltiplicano.

L'ultima, in senso temporale, arriva da Roma, dove una sarta ed un'archeologa si sono inventate le mascherine solidali. Sono confezionate con cura, fatte a mano, una per una, in formati diversi; per i bambini e per gli adulti.

Inoltre sul bigliettino che le accompagna  dal cestino che ciondola dal balcone,  si può leggere: "con strato di cotone lavabile, e un doppio filtro in tessuto non tessuto sotituibile" e naturalmente in bella vista il cartello "mascherine solidali".

L'idea è venuta a Lucia Sogu', archeologa al Dipartimento di Antichità della Sapienza,  che ha coinvolto la sua condomina Antonia Nocera a produrre le mascherine solidali in questa fase di quarantena.

Le due si sono messe in casa e hanno cominciato a produrre le mascherine. Non sono testate, ma sono di cotone, hanno un doppio filtro di tnt, ossia lo speciale tessuto non tessuto: il cotone è lavabile eil filtro  si può cambiare.

Le due amiche ne hanno prodotte tantissime, le prime per la Caritas, altre per associazioni al pubblico e ora le altre le mettono nella cesta a disposizione  delle persone che ne hanno bisogno.

È ormai un mese che Lucia e Antonia stanno lavorando a questo progetto. E il loro cesto che dondola in via della Giuliano è diventato ormai un punto di riferimento.

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