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lunedì 6 aprile 2020

"Pensavo fosse un gentile regalo" e invece il supermercato gli fa pagare la Palma di Pasqua

Se la Chiesa non ha potuto distribuire i ramoscelli d'ulivo per la messa della "Domenica delle Palme", alcuni supermercati si sono "attrezzati" vendendo i rametti a 1,5o euro ognuno. A Fuorigrotta in un supermercato di una nota catena i clienti si sono lamentati: " Pensavamo fosse un gentile regalo, invece abbiamo scoperto sullo scontrino che c'è l'hanno fatta pagare. Ma le Palme oggi sono un bene di prima necessità?".


La Diocesi di Napoli aveva vietato per la Domenica delle Palme la distribuzione nelle chiese dei rametti d'ulivo, le" Palme di Pasqua" appunto, al fine di evitare assembramenti e risolvere il contagio da coronavirus.


Invece, in un supermercato di Fuorigrotta, Napoli,  hanno pensato di metterli in vendita: 1,50 euro a ramoscello di palma di Pasqua. 

Lo hanno reso noto alle autorità alcuni clienti che di sono sentiti raggirato dall'iniziativa, poiché come raccontano: "L'abbiamo vista vicino alla cassa e l'abbiamo presa, pensavamo fosse un regalo generoso, in tempo di coronavirus, invece abbiamo scoperto dallo scontrino che c'è l'hanno fatta pagare 1,50 euro. Ma potevano essere vendute le Palme oggi al supermercato? Sono un bene di prima necessità? 


Solitamente i ramoscelli d'ulivo vengono regalati in chiesa il giorno della messa delle Palme, o vendute anche dai fiorai in confezioni più elaborate, quest'anno invece è stato vietato. Così, la Cei, la comunità dei vescovi italiani, nel vademecum per i fedeli aveva precisato che qualsiasi rametto di una pianta verde può essere considerata una palma della pace, in assenza di quella di ulivo, sottolineando anche il ruolo simbolico della palma, che rappresenta la fede e la memoria dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme. 

Invece, mentre erano proibite nelle chiese, alcuni supermercati hanno pensato di metterle in vendita.

Nel supermercato di Fuorigrotta poi, i ramoscelli d'ulivo sono stati messi in esposizione senza precisare che fossero in vendita e raggirando il decreto che impone di vendere solo generi di prima necessità.

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