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lunedì 5 marzo 2018

Integratori alimentari: molta vendita ma dubbia sicurezza

Il loro giro d'affari vale miliardi, ma le società scientifiche si interrogano sulla reale efficacia.

Sono di facile commercio, si possono trovare ovunque e non richiedono ricetta medica. Forse anche per questo sono molto popolari. Si stima che ne esistono 90 mila tipi diversi di integratori alimentari, per un fatturato di 30 miliardi negli Usa e 3 in Italia. Eppure nonostante il loro largo consumo, il Gruppo di Lavoro Salute e Qualità della Vita della Federazione Italiana Scienza della Vita (FISV), la Società Italiana di Farmacologia (Sif) e altre cinque società scientifiche sollevano dubbi sulla loro reale efficacia.

Tutto è partito dalla posizione del Journal of The American Medical Society (Jama) che si è scagliato contro la proliferazione degli integratori. Sollevando la questione sul fatto che questi prodotti sono in vendita senza alcun obbligo di ricetta medica e senza obbligo di dimostrare la validità o la sicurezza e devono garantire solo un'applicazione corretta della Good Manufacturing Practice, ossia le pratiche per garantire l'assenza di contaminanti viventi, come virus o batteri o sostanze tossiche come metalli pesanti e impurezze chimiche.

Il problema su cui si interrogano gli esperti è quella se davvero ci sia bisogno degli integratori alimentari. Poiché la popolarità di queste preparazioni per l'automedicazione e la facilità con cui si acquistano pongono interrogativi sul loro impiego, sui presunti benefici e sui rischi per la salute di un uso esagerato o inappropriato.

È sempre la solita storia. I fatto che un prodotto sia facilmente reperibile e per questo molto popolare, non significa che faccia altrettanto bene. E se proprio gli integratori si possono consumare  facilmente, che venga fatta chiarezza su eventuali danni collaterali che la loro assunzione, si spera, non provochi.

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