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mercoledì 4 aprile 2018

Morbillino: il cicciobello malato

Presentato il primo Aprile, non è uno scherzo. Sul mercato è stato lanciato il celebre bambolotto "malato" sul cui corpo compaiono dei puntini rossi che le bambine fanno scomparire "curandolo" con salviettine e cerottini. Medici e genitori indignati.

È stato lanciato il Cicciobello Morbillino, il bambolotto che ha dei puntini rossi sul viso e sulle braccia e nella confezione si trova un kit di salviettine e cerottini accompagnato dalla scritta: "Aiutalo da brava mammina a guarire da questa fastidiosa bua strofinando la salviettina e utilizzando la cremina. Come per magia, i puntini scompariranno".

La pubblicità prova del nuovo gioco è stata accolta da un'ondata di indignazione tra cui spiccano le affermazioni del virologo Roberto Buriani: "Attendiamo il Cicciobello Linfonino e pure quello Meningitino: E pensare che me la prendo con gli antivaccinisti". Alle sue parole si aggiungono anche quelle, durissime, del medico e giornalista Salvo Di Grazia che aggiunge: "Ma attenzione, in alcuni Cicciobelli la salviettina non funziona e Cicciobello finisce in rianimazione intubato e con encefalite virale".

Non meno favorevoli anche i genitori che chiedono alla Giochi Preziosi casa di produzione del famoso bambotto chiarezza sull'iniziativa preoccupati che in un clima già poco favorevole ai vaccini e alla compressione dei danni che può produrre il morbillo, possa portare a una sottovalutazione della patologia. Senza dimenticare la mancanza di rispetto per chi con quella malattia ha dovuto averci a che fare con gravi conseguenze.

La Giochi Preziosi dal canto suo cerca di smorzare le polemiche ricordando che il concetto delle "bambole con la bua è sempre esistito". La polemica in effetti, è stata molto più dura ed è stata connotata da toni accesissimi e poco delicati soprattutto da parte dei virologhi e dal sito ioVaccino.

Sicuramente il morbillo come le vaccinazioni sono un tema caldo e la casa dei giochi cerca di cavalcare l'onda con un nuovo bambolotto lanciato ad hoc, ma rimane un gioco, un modo per avvicinare i bimbi alla malattia senza spaventarli troppo e con la delicatezza che ognuno, ogni genitore saprà insegnarli. Invece certi toni e lo spiattellare in faccia termini e tristi episodi davvero accaduti, non sono di certo un esempio migliore.

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