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martedì 14 marzo 2017
Simona Berretta:" In Italia neanche un posto da bidella, ad Harvard guido la banca dei cervelli"
Simona Berretta, catanese di nascita, dopo la laurea provò ad entrare in università come custod. Ma non fu accettata. Poi, a 29 anni, vinse una borsa di studio per il Mit di Boston. Così, dal 1990 non ha più lasciato l'America. Terminato il liceo, Simona avrebbe voluto studiare filosofia, ma poiché sapeva che ciò non le avrebbe permesso di sopravvivere e poiché era sportiva, si iscrisse all' Isef. Preparando la tesi dell' ultimo anno, scoprì la sua vera vocazione. Il suo professore di fisiologia all' Isef era un docente di medicina che faceva studi sul cervelletto. Entrando nel suo laboratorio capì cosa le interessasse davvero e mise da parte lo sport. Si iscrisse a medicina, continuò a fare ricerca in quel laboratorio e si laureò con lode in neurologia. Le ricerche non gliele pagavano e per lei non c'era posto neanche da laureata. Lì però si liberò un posto da bidella ed ella pensò che potesse essere un modo per guadagnare e continuare a studiare. Ma non vinse neanche quel posto, erano troppi a farne richiesta. Ma Simona, non si arrese e vinsr una borsa di studio del Cnr per studiare un anno all'estero. Era il Mit di Boston e scaduta la borsa, fu assunta. Nell' Università statunitense. Lei fu una delle prime, ma anche oggi accade continuamente che gli studenti stranieri approdino in America per fare quei lavori in laboratorio che in America non vengono pagati; e i più bravi vengono assunti. Poi poiché a casa non ci sono prospettive, molti come la dott.ssa Berretta restano là. La dottoressa studiava gli effetti della schizofrenia sul cervello e propose, il suo lavoro ad Harvard, dove c'era la banca dati più importante del mondo. Fu assunta e ora dirige il laboratorio con 10 dipendenti nella banca dei cervelli e altri 7 proprio nel suo laboratorio. Così, oggi Berretta che ha 56 anni dirige l' Harvard Brain Tissue Resource Center del Mclean Hospital di Boston, la più grande banca dei cervelli del mondo. Studiando come la schizofrenia e i disturbi bipolari lasciano il segno sulla materia grigia. La storia della dott.ssa Berretta, cervello in fuga, è una di quelle tante storie a cui ormai,purtroppo, siamo abituati. Storie di carenze abissali del sistema universitario italiano. Ma anche storie dove la passione più profonda, la preparazione e la determinazione, alla fine emergono comunque e vengono giustamente premiate.
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