Un report congiunto della rivista Il Salvagente e del Wwf svela la presenza di microplastiche nei nostri piatti: la mangiamo e la beviamo.
Produciamo un oceano di plastica. Per l'esatezza sessanta milioni di tonnellate. Almeno questa è stata la produzione europea nel 2016. La maggior parte è finita nei mari, nei fiumi e soprattutto nei posti in cui proprio non dovrebbero esserci. Per esempio, nei nostri piatti. Infatti solo il 7% della plastica si ricicla.
Un lavoro congiunto per il report Mediterraneo in Trappola, del Wwf e de Il Salvagente, mensile leader nei test di laboratorio contro le truffe ai consumatori, presenta la prima ricerca sulle microplastiche contenute nelle bevande industriali (cole, thè freddi, aranciate, acque toniche, gassose).
Queste piccole particelle, di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, sono invisibili ad occhio nudo ma tutt'altro che innocue: proprio le dimensioni microscopiche ne fanno un vettore privilegiato per sostanze tossiche come interferenti endocrini, molecole cancerogene e batteri. E spesso le microplastiche vengono scambiate per cibo dai pesci e dai molluschi che finiscono sulle nostre tavole.
Ma il dato più allarmante è che sempre più ricerche segnalano la presenza pressoché in ogni prodotto alimentare. Dai frutti di mare, al sale marino ai pesci, dal miele alle acque potabili sono tanti i "modi" in cui arrivano nei nostri piatti o nei nostri bicchieri.
In particolare sono stati analizzati 18 soft drink, selezionati tra i più venduti sugli scaffali dei supermercati di tutta Italia. Seven Up, Pepsi, San Benedetto, Schweppes, Belté, Coca Cola, Fanta, Sprite, sono solo alcuni dei marchi finiti sotto la lente di ingrandimento e che, hanno tutti fornito un responso univoco: la presenza di microplastiche. Tutte e 18 le bottiglie sono risultate contaminate, con valori che vanno da un minimo di 0,89 mpp/l (microplastiche per litro) ad un massimo di 18,99 mpp/l.
Praticamente lo studio conferma il legame tra inquinamento ambientale e catena alimentare. Insomma, purtroppo c'è poco da stupirsi ma molto da stare attenti.
Notizie curiose, psicologia, cultura, arte ed attualità,articoli interessanti e mai pesanti.
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mercoledì 31 ottobre 2018
Si dice malato di cancro per fare la bella vita. Il cognato lo smaschera
Aveva fatto tutto alle spalle della moglie e della sua famiglia. Giudicato colpevole di aver truffato la suocera usando duemila sterline per le vacanze, l'uomo è ora condannato.
L'oscuro protagonista di questa storia è David Carroll, 35 anni, che aveva ingannato tutti dicendo di essere malato di cancro. Aveva mentito anche alla moglie già dal primo incontro, nel 2006, quando disse alla giovane di Leicester, Lucy Witchard, oggi 31enne di avere la leucemia.
Castelli di bugie costruite con la sua famiglia ai danni della famiglia della moglie. La coppia si era sposata nel 2011. Quattro anni più tardi, Carroll non contento dei risultati finora haottenuti con la sua farsa, raccontò alla suocera Linda Eccles, che gli erano rimasti solo 5 mesi di vita. Stavolta a causa di un cancro terminale allo stomaco. La donna allora gli diede 2.000 sterline per sottoporsi ad un trattamento negli Stati Uniti. Ma quei soldi, insieme a tutti gli altri spillati per curare un tumore inesistente, venivano usati per vacanze e spese pazze.
Gli inganni di Carroll sono proseguiti per anni, senza che nessuno si accorgesse di niente. Addirittura ebbe il coraggio di truffare la suocera malata di sclerosi multipla sottraendole duemila sterline. Infatti quando l'uomo le disse che gli erano rimasti dai 5 ai 10 mesi di vita. L'unica chance era andare in America per nuove cure, la donna ha pensato a sua figlia e ga cercato di impedirle così una vita da vedova.
Nel frattempo, l'altro figlio della signora, Thomas e sua moglie Abi hanno cominciato ad avere dei sospetti sulla storia di Dave e hanno iniziato ad indagare. Hanno così scoperto che il truffatore aveva usato il denaro ricevuto dalla suocera per andare a fare una vacanza in America senza la moglie. Nel periodo tra il 9 Maggio e il 3 Giugno 2015. Costringendo anche un suo collega a chiamare la moglie fingendosi il medico statunitense. La storia è ora terminata con un bel divorzio e la condanna di Carroll.
Che brutta storia! Davvero quest'uomo ha toccato il fondo!
L'oscuro protagonista di questa storia è David Carroll, 35 anni, che aveva ingannato tutti dicendo di essere malato di cancro. Aveva mentito anche alla moglie già dal primo incontro, nel 2006, quando disse alla giovane di Leicester, Lucy Witchard, oggi 31enne di avere la leucemia.
Castelli di bugie costruite con la sua famiglia ai danni della famiglia della moglie. La coppia si era sposata nel 2011. Quattro anni più tardi, Carroll non contento dei risultati finora haottenuti con la sua farsa, raccontò alla suocera Linda Eccles, che gli erano rimasti solo 5 mesi di vita. Stavolta a causa di un cancro terminale allo stomaco. La donna allora gli diede 2.000 sterline per sottoporsi ad un trattamento negli Stati Uniti. Ma quei soldi, insieme a tutti gli altri spillati per curare un tumore inesistente, venivano usati per vacanze e spese pazze.
Gli inganni di Carroll sono proseguiti per anni, senza che nessuno si accorgesse di niente. Addirittura ebbe il coraggio di truffare la suocera malata di sclerosi multipla sottraendole duemila sterline. Infatti quando l'uomo le disse che gli erano rimasti dai 5 ai 10 mesi di vita. L'unica chance era andare in America per nuove cure, la donna ha pensato a sua figlia e ga cercato di impedirle così una vita da vedova.
Nel frattempo, l'altro figlio della signora, Thomas e sua moglie Abi hanno cominciato ad avere dei sospetti sulla storia di Dave e hanno iniziato ad indagare. Hanno così scoperto che il truffatore aveva usato il denaro ricevuto dalla suocera per andare a fare una vacanza in America senza la moglie. Nel periodo tra il 9 Maggio e il 3 Giugno 2015. Costringendo anche un suo collega a chiamare la moglie fingendosi il medico statunitense. La storia è ora terminata con un bel divorzio e la condanna di Carroll.
Che brutta storia! Davvero quest'uomo ha toccato il fondo!
martedì 30 ottobre 2018
Ruman, il medico che per vivere vendeva rose
Il dottor Ruman Siddique è un brillante medico di origini bengalesi che per laurearsi ha venduto rose a Palermo.
Diventare medico comporta una dura vita di sacrifici, e per alcuni è addirittura più difficile. La salita è stata ancora più impervia per Ruman Siddique, un ragazzo 27enne originario del Bangladesh, che in quel di Palermo, per sbarcare il lunario per anni ha venduto rose per strada. Ora, ha conseguito la laurea in Medicina e si specializzerà in Cardiologia.
Il dottor Ruman, sì che ha avuto a che fare con i cuori, da quelli chiusi e duri di tante persone che gli hanno girato le spalle, a quello nuovo del suo benefattore, il professore Nicola Carlisi, docente universitario di Diritto Commerciale e governatore del Rotary, che l'ha indirizzato agli studi universitari nell'ambito del progetto "Concretizza i tuoi sogni", pagandogli tutte le spese.
Fu un incontro del tutto casuale che ha cambiato radicalmente la vita di Ruman. La moglie del professore Carlisi lesse un tema del ragazzo sull'integrazione pubblicato su un giornale e decise di andare nella scuola in cui allora Siddique studiava per conoscere il giovane. Conosciuta la sua storia, per Siddique il futuro ha cominciato a prendere strade nuove. Ma non solo, Ruman ha comunque trovato altri "angeli", come il notaio Salvatore Abbruscato che gli ha messo a disposizione una casa in cui vivere senza volere l'affitto e accollandosi pure le spese delle utenze e l'avvocato Giuseppe Galeazzo, che ha contributo con una paghetta mensile da 350 euro per il sostentamento del ragazzo.
Grazie al buoncuore di queste persone, Ruman ha potuto laurearsi e concretizzare il suo sogno; riscrivere il proprio futuro, che ora potrà essere davvero roseo.
Diventare medico comporta una dura vita di sacrifici, e per alcuni è addirittura più difficile. La salita è stata ancora più impervia per Ruman Siddique, un ragazzo 27enne originario del Bangladesh, che in quel di Palermo, per sbarcare il lunario per anni ha venduto rose per strada. Ora, ha conseguito la laurea in Medicina e si specializzerà in Cardiologia.
Il dottor Ruman, sì che ha avuto a che fare con i cuori, da quelli chiusi e duri di tante persone che gli hanno girato le spalle, a quello nuovo del suo benefattore, il professore Nicola Carlisi, docente universitario di Diritto Commerciale e governatore del Rotary, che l'ha indirizzato agli studi universitari nell'ambito del progetto "Concretizza i tuoi sogni", pagandogli tutte le spese.
Fu un incontro del tutto casuale che ha cambiato radicalmente la vita di Ruman. La moglie del professore Carlisi lesse un tema del ragazzo sull'integrazione pubblicato su un giornale e decise di andare nella scuola in cui allora Siddique studiava per conoscere il giovane. Conosciuta la sua storia, per Siddique il futuro ha cominciato a prendere strade nuove. Ma non solo, Ruman ha comunque trovato altri "angeli", come il notaio Salvatore Abbruscato che gli ha messo a disposizione una casa in cui vivere senza volere l'affitto e accollandosi pure le spese delle utenze e l'avvocato Giuseppe Galeazzo, che ha contributo con una paghetta mensile da 350 euro per il sostentamento del ragazzo.
Grazie al buoncuore di queste persone, Ruman ha potuto laurearsi e concretizzare il suo sogno; riscrivere il proprio futuro, che ora potrà essere davvero roseo.
Istituita la patente a punti per i proprietari di cani
In Cina è attiva la patente a punti per i proprietari di cani. In caso di inadempimento c'è il sequestro dell'animale.
Se si vuole avere un fedele animale a quattro zampe è anche giusto sapere come comportarsi. Così, nella cittadina di Jinan, nella provincia di Shandong è stata introdotta una patente a punti per i proprietari di cani, se dovessero terminare i punti è previsto anche il sequestro dell'animale (a quattro zampe!).
Il patentino ha 12 punti e ogni qualvolta il padrone commette uno sbaglio per esempio, mostrando poca cura dell'animale, vengono tolti i punti. Nel caso in cui il proprietario dell'animale esaurisca i punti, il cane viene tolto dalla sua custodia. Particolarmente gravi sono considerati gli episodi in cui il cane risulta essere sporco, denutrito, lasciato sciolto senza guinzaglio o quando il padrone non raccoglie i bisogni del cane.
In realtà, non è che la Cina abbia una coscienza animalista particolarmente sviluppata, è più probabile che questo "nuovo tipo di patente" ricada in un disegno riguardo il cattivo comportamento sociale delle persone introdotta già nel 2014 dal governo cinese. In base a questo sistema a punti ben 11 milioni di persone in Cina non possono più prendere un aereo, mentre 4 milioni di persone non potranno più usufruire dei treni ad alta velocità.
Quindi sulla falsa riga di questa norma nazionale, le autorità di Jinan avevano già introdotto la patente a punti per i cani nel 2007 e nel 2017, la legge è stata aggiornata con i punteggi e nuove voci.
Inoltre, il numero di punti varia in base alla violazione e se il padrone é un recidivo. In questo caso i punti decurtati saranno il doppio del previsto, come la cifra della multa economica prevista per il "reato" commesso. Addirittura le autorità potranno confiscare il cane al proprietario nel caso lo stesso esaurisse tutti i 12 punti a disposizione.
Forse la legge non parte da fini animalisti, che pongono al centro il benessere dei cani, però se questo può aiutare le persone a tutelare i propri animali, ben venga.
Se si vuole avere un fedele animale a quattro zampe è anche giusto sapere come comportarsi. Così, nella cittadina di Jinan, nella provincia di Shandong è stata introdotta una patente a punti per i proprietari di cani, se dovessero terminare i punti è previsto anche il sequestro dell'animale (a quattro zampe!).
Il patentino ha 12 punti e ogni qualvolta il padrone commette uno sbaglio per esempio, mostrando poca cura dell'animale, vengono tolti i punti. Nel caso in cui il proprietario dell'animale esaurisca i punti, il cane viene tolto dalla sua custodia. Particolarmente gravi sono considerati gli episodi in cui il cane risulta essere sporco, denutrito, lasciato sciolto senza guinzaglio o quando il padrone non raccoglie i bisogni del cane.
In realtà, non è che la Cina abbia una coscienza animalista particolarmente sviluppata, è più probabile che questo "nuovo tipo di patente" ricada in un disegno riguardo il cattivo comportamento sociale delle persone introdotta già nel 2014 dal governo cinese. In base a questo sistema a punti ben 11 milioni di persone in Cina non possono più prendere un aereo, mentre 4 milioni di persone non potranno più usufruire dei treni ad alta velocità.
Quindi sulla falsa riga di questa norma nazionale, le autorità di Jinan avevano già introdotto la patente a punti per i cani nel 2007 e nel 2017, la legge è stata aggiornata con i punteggi e nuove voci.
Inoltre, il numero di punti varia in base alla violazione e se il padrone é un recidivo. In questo caso i punti decurtati saranno il doppio del previsto, come la cifra della multa economica prevista per il "reato" commesso. Addirittura le autorità potranno confiscare il cane al proprietario nel caso lo stesso esaurisse tutti i 12 punti a disposizione.
Forse la legge non parte da fini animalisti, che pongono al centro il benessere dei cani, però se questo può aiutare le persone a tutelare i propri animali, ben venga.
giovedì 25 ottobre 2018
Fingeva di essere un talento della Juve: il fake Dionicio Farid
Un 19enne messicano grazie a Photoshop è riuscito a spacciarsi per un giovane calciatore bianconero.
Questa storia ha davvero dell'assurdo, se non fosse che è completamente vera. Dionicio Farid è riuscito ad ingannare tutta la stampa sudamericana, amici e conoscenti, spacciandosi per un talento in erba della Juventus. Ormai era considerato la più grande promessa del suo Paese.
Più probabilmente, però il 19enne messicano è più bravo ad usare la tecnologia che i piedi per giocare. I giornali di mezza stampa latinoamericana sono stati riempiti con le sue foto e i racconti delle presunte imprese sportive. Tutto comincia con un post datato Settembre 2017 ed una foto d'esultanza per un goal, nella vittoria 3-1 in Youth League della Primavera della Juve contro l'Olympiacos.
Dionicio commentava "Felicissimo per il mio primo goal con questa maglia e per la nostra prestazione". Ma, in quella foto, di schiena e con la maglia numero 17, è Di Pardo a correre verso i compagni per esultare. E questo è solo uno dei tanti post falsi che il giovane messicano per mesi ha usato per millantare la sua presenza nella Primavera della Juventus.
Solitamente si trattava di fotomontaggi fatti ad arte in maglia bianconera, finte interviste, post fasulli su partite mai giocate. Man mano che la sua fama cresceva e i giornali gli davano sempre più spazio, è cominciata a sgretolarsi anche la sua immagine. Infatti Farid è stato infine smascherato. Ha così fatto perdere le proprie tracce.
Cosa spinge un giovane normale ad inventarsi una tale storia? Davvero oggi è così importante apparire, "vantarsi" di qualcosa; che per farlo si è addirittura disposti a mentire? Più che rabbia, questo giovane fa quasi tenerezza, magari alla fine in Italia ci è venuto davvero anche se per scappare dall'enorme figura che ha fatto nel suo Paese.
Questa storia ha davvero dell'assurdo, se non fosse che è completamente vera. Dionicio Farid è riuscito ad ingannare tutta la stampa sudamericana, amici e conoscenti, spacciandosi per un talento in erba della Juventus. Ormai era considerato la più grande promessa del suo Paese.
Più probabilmente, però il 19enne messicano è più bravo ad usare la tecnologia che i piedi per giocare. I giornali di mezza stampa latinoamericana sono stati riempiti con le sue foto e i racconti delle presunte imprese sportive. Tutto comincia con un post datato Settembre 2017 ed una foto d'esultanza per un goal, nella vittoria 3-1 in Youth League della Primavera della Juve contro l'Olympiacos.
Dionicio commentava "Felicissimo per il mio primo goal con questa maglia e per la nostra prestazione". Ma, in quella foto, di schiena e con la maglia numero 17, è Di Pardo a correre verso i compagni per esultare. E questo è solo uno dei tanti post falsi che il giovane messicano per mesi ha usato per millantare la sua presenza nella Primavera della Juventus.
Solitamente si trattava di fotomontaggi fatti ad arte in maglia bianconera, finte interviste, post fasulli su partite mai giocate. Man mano che la sua fama cresceva e i giornali gli davano sempre più spazio, è cominciata a sgretolarsi anche la sua immagine. Infatti Farid è stato infine smascherato. Ha così fatto perdere le proprie tracce.
Cosa spinge un giovane normale ad inventarsi una tale storia? Davvero oggi è così importante apparire, "vantarsi" di qualcosa; che per farlo si è addirittura disposti a mentire? Più che rabbia, questo giovane fa quasi tenerezza, magari alla fine in Italia ci è venuto davvero anche se per scappare dall'enorme figura che ha fatto nel suo Paese.
Christelle Brua la miglior pasticcera al mondo
La pomme soufflee è il dolce più buono del mondo e ha fatto incoronare la sua creatrice miglior pasticcera al mondo.
Christelle Brua, 41enne chef pasticcera nel ristorante 3 stelle Michelin Pre' Catelan a Parigi è il migliore pasticcere al mondo, nonché prima donna ad ottenere l'ambito riconoscimento.
Lei, il 9 Ottobre a Marrakech è stata eletta tale dall'associazione "Les Grandes Tables du monde", che ha riconosciuto nel suo pomme soufflee, la mela soffiata, il capolavoro dei dolci, il più buono del pianeta.
Sulla vetta della bontà non si arriva dal nulla. Christelle ben presto ha lasciato la Valle della Mosella dove aveva iniziato la carriera al ristorante Arnsboury (3 stelle) dello chef Jean-Georges Klein a Baerenthal, per trasferirsi a Parigi e crearsi un nome. Qui, invia il curriculum al Pre Catalan e dopo aver tempestato lo chef di telefonate anche 50 al giorno, riesce ad ottenere un colloquio con Frederic Anton che l'assume. Nella cucina del Pre Catalan nasce il famoso dessert a forma di mela verde, di zucchero soffiato con all'interno gelato sl caramello e cidro.
Le porte della sua cucina sono aperte anche al figlio, un bimbo di 6 anni che spesso porta con sé in cucina, è una msmma divorziata e adora le scarpe Louboutin (ne possiede 50 paia) e dichiara di essere una pasticcera atipica:"In pasticceria si devono pesare tutti gli ingredienti. Io invece uso la fantasia quando invento le mie creazioni. Metto un po' di quello, un po' di quell'altro, mischio gli ingredienti e poi lascio al mio staff (al femminile, 7 donne e 2 uomini) il compito di trascrivere la ricetta precisa.
Una mela soffiata eletta come miglior dolce al mondo ci insegna che per aver successo a volte, bisogna sorprendere. Oltre le apparenze, oltre il nome.
Christelle Brua, 41enne chef pasticcera nel ristorante 3 stelle Michelin Pre' Catelan a Parigi è il migliore pasticcere al mondo, nonché prima donna ad ottenere l'ambito riconoscimento.
Lei, il 9 Ottobre a Marrakech è stata eletta tale dall'associazione "Les Grandes Tables du monde", che ha riconosciuto nel suo pomme soufflee, la mela soffiata, il capolavoro dei dolci, il più buono del pianeta.
Sulla vetta della bontà non si arriva dal nulla. Christelle ben presto ha lasciato la Valle della Mosella dove aveva iniziato la carriera al ristorante Arnsboury (3 stelle) dello chef Jean-Georges Klein a Baerenthal, per trasferirsi a Parigi e crearsi un nome. Qui, invia il curriculum al Pre Catalan e dopo aver tempestato lo chef di telefonate anche 50 al giorno, riesce ad ottenere un colloquio con Frederic Anton che l'assume. Nella cucina del Pre Catalan nasce il famoso dessert a forma di mela verde, di zucchero soffiato con all'interno gelato sl caramello e cidro.
Le porte della sua cucina sono aperte anche al figlio, un bimbo di 6 anni che spesso porta con sé in cucina, è una msmma divorziata e adora le scarpe Louboutin (ne possiede 50 paia) e dichiara di essere una pasticcera atipica:"In pasticceria si devono pesare tutti gli ingredienti. Io invece uso la fantasia quando invento le mie creazioni. Metto un po' di quello, un po' di quell'altro, mischio gli ingredienti e poi lascio al mio staff (al femminile, 7 donne e 2 uomini) il compito di trascrivere la ricetta precisa.
Una mela soffiata eletta come miglior dolce al mondo ci insegna che per aver successo a volte, bisogna sorprendere. Oltre le apparenze, oltre il nome.
mercoledì 24 ottobre 2018
In Svizzera referendum per tenere le corna alle mucche e alle capre
Il prossimo 25 Novembre in Svizzera si voterà per tenere le corna alle vacche. Il Parlamento anticipa di votare contro l'iniziativa.
Che gli svizzeri abbiano il pallino dei referendum, ce ne eravamo accorti, ma che ora si debba discutere addirittura sul tenere o meno le corna alle mucche e alle capre sembra davvero una cosa assurda. Senza considerare poi l'opinione delle dirette interessate. Invece, nel Paese elvetico, il prossimo 25 Novembre si voterà sulla possibilità di dare incentivi economici ai contadini che decidono di lasciare le corna ai bovini e alle capre dei loro allevamenti.
L'iniziativa si chiama "Per la dignità degli animali da reddito agricolo, iniziativa per le vacche con le corna", ed è stata promossa dal gruppo "Hornkuh" di Armin Capaul, allevatore di Berna.
Secondo i promotori del referendum, la decornazione è un intervento molto doloroso per gli animali, oltre a privarli di una parte del corpo che serve per comunicare e svolgere molte altre funzioni.
Attualmente, nel Paese solo il 10% del bestiame possiede ancora le corna, poiché la maggior parte degli allevatori decide di tagliare le corna alle mucche e alle capre per il timore che gli animali si feriscano tra loro e che diventino pericolosi per l'uomo.
Naturalmente, la decisione nasconde anche dei risvolti più pratici/economici, per esempio, le mucche con le corna hanno bisogno di stalle più grandi che comportano spese maggiori.
L'iniziativa "Hornkuh" non prevede penalizzazioni per gli allevatori che decidono di tagliare le corna agli animali, ma incentivi per quelli che scelgono di non farlo. I contributi ammonterebbero a 15 milioni di franchi all'anno (circa 13 milioni di euro), circa 190 franchi a mucca (165 euro) e 38 a capra (33 euro).
Se l'iniziativa dovesse essere approvata nel referendum, bisognerà cambiare il testo della Costituzione svizzera. Il governo si è già schierato contro il referendum in quanto "un contributo per gli animali con le corna, potrebbe corrispondere all'aumento della costruzione di stalle in cui gli animali sono legati...E l'aumento di rischio di lesioni".
Insomma, in barba ai bisogni e alla conformazione fisica naturale dei suddetti animali, il governo vorrebbe tagliargli le corna. Eppure dovrebbero essere coscienti che i primi ad esserlo (corna dotati) sono proprio loro.
Che gli svizzeri abbiano il pallino dei referendum, ce ne eravamo accorti, ma che ora si debba discutere addirittura sul tenere o meno le corna alle mucche e alle capre sembra davvero una cosa assurda. Senza considerare poi l'opinione delle dirette interessate. Invece, nel Paese elvetico, il prossimo 25 Novembre si voterà sulla possibilità di dare incentivi economici ai contadini che decidono di lasciare le corna ai bovini e alle capre dei loro allevamenti.
L'iniziativa si chiama "Per la dignità degli animali da reddito agricolo, iniziativa per le vacche con le corna", ed è stata promossa dal gruppo "Hornkuh" di Armin Capaul, allevatore di Berna.
Secondo i promotori del referendum, la decornazione è un intervento molto doloroso per gli animali, oltre a privarli di una parte del corpo che serve per comunicare e svolgere molte altre funzioni.
Attualmente, nel Paese solo il 10% del bestiame possiede ancora le corna, poiché la maggior parte degli allevatori decide di tagliare le corna alle mucche e alle capre per il timore che gli animali si feriscano tra loro e che diventino pericolosi per l'uomo.
Naturalmente, la decisione nasconde anche dei risvolti più pratici/economici, per esempio, le mucche con le corna hanno bisogno di stalle più grandi che comportano spese maggiori.
L'iniziativa "Hornkuh" non prevede penalizzazioni per gli allevatori che decidono di tagliare le corna agli animali, ma incentivi per quelli che scelgono di non farlo. I contributi ammonterebbero a 15 milioni di franchi all'anno (circa 13 milioni di euro), circa 190 franchi a mucca (165 euro) e 38 a capra (33 euro).
Se l'iniziativa dovesse essere approvata nel referendum, bisognerà cambiare il testo della Costituzione svizzera. Il governo si è già schierato contro il referendum in quanto "un contributo per gli animali con le corna, potrebbe corrispondere all'aumento della costruzione di stalle in cui gli animali sono legati...E l'aumento di rischio di lesioni".
Insomma, in barba ai bisogni e alla conformazione fisica naturale dei suddetti animali, il governo vorrebbe tagliargli le corna. Eppure dovrebbero essere coscienti che i primi ad esserlo (corna dotati) sono proprio loro.
Ha scarpe poco costose, non lo fanno entrare nel ristorante chic
In un ristorante vicino Marbella viene negato l'ingresso ad un cliente perché indossa calzari economici. Le sue scarpe da 340 euro erano "da ginnastica".
Magari il signor Micheal Farell, inglese originario di Manchester, era anche soddisfatto delle sue scarpe, considerando che aveva deciso di tenerle per sfoggiarle in uno dei ristoranti più di lusso di Marbella. Invece all'Olivia's La Cala, a 20 km dalla cittadina spagnola, si è visto rifiutare l'ingresso.
L'uomo aveva molto sentito parlare del ristorante in questione, che è anche noto per essere teatro di un reality show. Per questo voleva cenare lì con la moglie, prenotando addirittura 6 mesi prima.
Un locale molto chic dunque. Infatti, già pochi giorni prima dell'arrivo, i gestori del locale inviano all'uomo una mail chiedendogli l'abbigliamento scelto per la serata. L'uomo manda direttamente la foto dei vestiti, anche delle scarpe. La risposta è stata l'immediata bocciatura del ristorante: "Sfortunatamente le scarpe nella sua fotografia, secondo la politica del dress code di Olivia's sarebbero classificate come scarpe da ginnastica. A causa di questo, purtroppo non possiamo permetterle di prenotare la cena".
Un paio di scarpe da 340euro non sono bastate per realizzare un sogno, cenare in quel ristorante, da parte di Michael. L'uomo aveva fatto di tutto per far felice la moglie, appassionata del reality che viene girato in quella location. Michael non si è dato subito per vinto: ma alla fine è stata la moglie a voler disdire per ripicca dopo quella bocciatura dell'Olivia's.
E pensare che con 340 euro potrebbe organizzare un weekend romantico con la moglie in un posto sicuramente più accogliente.
Magari il signor Micheal Farell, inglese originario di Manchester, era anche soddisfatto delle sue scarpe, considerando che aveva deciso di tenerle per sfoggiarle in uno dei ristoranti più di lusso di Marbella. Invece all'Olivia's La Cala, a 20 km dalla cittadina spagnola, si è visto rifiutare l'ingresso.
L'uomo aveva molto sentito parlare del ristorante in questione, che è anche noto per essere teatro di un reality show. Per questo voleva cenare lì con la moglie, prenotando addirittura 6 mesi prima.
Un locale molto chic dunque. Infatti, già pochi giorni prima dell'arrivo, i gestori del locale inviano all'uomo una mail chiedendogli l'abbigliamento scelto per la serata. L'uomo manda direttamente la foto dei vestiti, anche delle scarpe. La risposta è stata l'immediata bocciatura del ristorante: "Sfortunatamente le scarpe nella sua fotografia, secondo la politica del dress code di Olivia's sarebbero classificate come scarpe da ginnastica. A causa di questo, purtroppo non possiamo permetterle di prenotare la cena".
Un paio di scarpe da 340euro non sono bastate per realizzare un sogno, cenare in quel ristorante, da parte di Michael. L'uomo aveva fatto di tutto per far felice la moglie, appassionata del reality che viene girato in quella location. Michael non si è dato subito per vinto: ma alla fine è stata la moglie a voler disdire per ripicca dopo quella bocciatura dell'Olivia's.
E pensare che con 340 euro potrebbe organizzare un weekend romantico con la moglie in un posto sicuramente più accogliente.
martedì 23 ottobre 2018
Dolfi: la prima lavatrice da viaggio
È già in vendita la lavatrice tascabile. Piccola, silenziosa ed innovativa. Basta un lavandino e i vestiti saranno lindi anche in viaggio.
Per le donne è un sogno che si avvera. Andrea Fangueiro, fondatore della società olandese Studio Lata, ha ideato Dolfi, la prima lavatrice da viaggio. È un piccolo dispositivo dalle dimensioni di una saponetta e dal peso di appena 300 grammi. Si può portare ovunque, poiché è tascabile, minuta nelle dimensioni, ma grande nei servizi.
Il congegno permette di lavare i propri abiti in un semplice lavandino. Il suo funzionamento si basa sulla tecnologia ad ultrasuoni, che detergono i tessuti senza rovinarli. Praticamente basta immergere gli abiti in un lavandino riempito d'acqua, aggiungere il detersivo e posizionare Dolfi sul fondo e accendere il dispositivo. Un ciclo completo dura 60 minuti.
Davvero molto semplice, d'altronde fare il bucato è diventata una di quelle mansioni più interessanti per la tecnologia. In commercio esistono tantissimi modelli di lavatrici ultratecnologiche, in grado di lavare, asciugare e persino stirare. E ora grazie a Dolfi addirittura la lavatrice diventa portatile, sta nel palmo di una mano.
Merito del suo ideatore che tramite una raccolta fondi su Indiegogo ha potuto concretizzare il sogno di molte persone. Così la lavatrice portatile è ora disponibile alla modica cifra di 189 dollari e si può acquistare direttamente sul sito ufficiale.
Se sulle persone non sempre si può contare, la tecnologia, invece, fa di tutto per superare le più rosee delle aspettative.
Per le donne è un sogno che si avvera. Andrea Fangueiro, fondatore della società olandese Studio Lata, ha ideato Dolfi, la prima lavatrice da viaggio. È un piccolo dispositivo dalle dimensioni di una saponetta e dal peso di appena 300 grammi. Si può portare ovunque, poiché è tascabile, minuta nelle dimensioni, ma grande nei servizi.
Il congegno permette di lavare i propri abiti in un semplice lavandino. Il suo funzionamento si basa sulla tecnologia ad ultrasuoni, che detergono i tessuti senza rovinarli. Praticamente basta immergere gli abiti in un lavandino riempito d'acqua, aggiungere il detersivo e posizionare Dolfi sul fondo e accendere il dispositivo. Un ciclo completo dura 60 minuti.
Davvero molto semplice, d'altronde fare il bucato è diventata una di quelle mansioni più interessanti per la tecnologia. In commercio esistono tantissimi modelli di lavatrici ultratecnologiche, in grado di lavare, asciugare e persino stirare. E ora grazie a Dolfi addirittura la lavatrice diventa portatile, sta nel palmo di una mano.
Merito del suo ideatore che tramite una raccolta fondi su Indiegogo ha potuto concretizzare il sogno di molte persone. Così la lavatrice portatile è ora disponibile alla modica cifra di 189 dollari e si può acquistare direttamente sul sito ufficiale.
Se sulle persone non sempre si può contare, la tecnologia, invece, fa di tutto per superare le più rosee delle aspettative.
Asinello raglia troppo, rischia il macello
L'asinello Generale deve trovare presto una nuova sistemazione o verrà macellato.
È corsa contro il tempo a Torrebelvicino, in provincia di Vicenza, per salvare un asinello. La sua proprietaria ha lanciato un appello su Facebook dopo che un vicino di casa si è lamentato dell'insopportabile rumore. L'asinello Generale è indagato perché raglia troppo. Ora rischia di essere soppresso.
Così, dalle pagine del social Caterina Maria Saccardo( proprietaria dell'animale) implora: "Ciao a tutti, mi presento: mi chiamo Generale e sono un asinello di circa 3 anni. Vogliono che me ne vada perché alcune persone proprio non mi sopportano, ho di nuovo paura di finire al macello... Aiuto!"
A quanto pare, proprietaria e asinello non sapevano di essere stati denunciati, il vicino avrebbe fatto tutto di nascosto. Intanto l'iter giudiziario è cominciato ed è una corsa contro il tempo. Generale aspetta un aiuto concreto, cioè qualcuno che gli offra una nuova casa. L'hastag #iostoconGenerale sta comunque portando qualche risultato, c'è chi sarebbe disposto a prendere l'asinello con sé, perfino fino a Pordenone o Ancona.
D'altronde come resistere a quel musetto dolce che circondato da altre cavalline e animali domestici, cercava solo un po' di attenzione e coccole.
È corsa contro il tempo a Torrebelvicino, in provincia di Vicenza, per salvare un asinello. La sua proprietaria ha lanciato un appello su Facebook dopo che un vicino di casa si è lamentato dell'insopportabile rumore. L'asinello Generale è indagato perché raglia troppo. Ora rischia di essere soppresso.
Così, dalle pagine del social Caterina Maria Saccardo( proprietaria dell'animale) implora: "Ciao a tutti, mi presento: mi chiamo Generale e sono un asinello di circa 3 anni. Vogliono che me ne vada perché alcune persone proprio non mi sopportano, ho di nuovo paura di finire al macello... Aiuto!"
A quanto pare, proprietaria e asinello non sapevano di essere stati denunciati, il vicino avrebbe fatto tutto di nascosto. Intanto l'iter giudiziario è cominciato ed è una corsa contro il tempo. Generale aspetta un aiuto concreto, cioè qualcuno che gli offra una nuova casa. L'hastag #iostoconGenerale sta comunque portando qualche risultato, c'è chi sarebbe disposto a prendere l'asinello con sé, perfino fino a Pordenone o Ancona.
D'altronde come resistere a quel musetto dolce che circondato da altre cavalline e animali domestici, cercava solo un po' di attenzione e coccole.
venerdì 19 ottobre 2018
96enne scopre di essere sposato con una donna che non conosce
Incredibile storia a Lanciano dove un 96enne scopre di essere sposato. Lui afferma di non aver mai vissuto con questa donna di 41 anni più giovane.
Lei dice "matrimonio consensuale" intanto aveva già comprato la bara per il funerale del "marito". Peccato che l'uomo, un 96enne di Lanciano non sapeva di essere sposato. Anzi, lo ha scoperto dopo 8 anni. Si è ritrovato coniugato con una donna di 55 anni, quindi più giovane di lui di una quarantina di anni.
La vicenda è spiegata dall'avvocato di lui. La 55enne per anni aveva dato una mano all'anziano in casa, da lì:"Questa signora si è approfittata dell'età del mio assistito e gli ha fatto firmare dei fogli che per lui non avevano certo valenza nuziale".
A smascherare tutto l'imbroglio è stata la figlia dell'uomo, che andando a pagareuna tassa, si è accorta come vicino al nome del papà ci fosse la spunta sulla casella "coniugato" e non "vedovo".
Da lì si è risaliti alla donna, che invece parla di "matrimonio consensuale". Intanto la "previdente" moglie ha già organizzato il funerale del suo sposo, con tanto di bara già comprata. È cominciato l'iter giudiziario. Sull'ordine la firma è quella della signora, sebbene lei ha cercato fi di difendersi dicendo che i funerale l'avrebbe organizzato il 96enne e le nozze sono state annullate.
Chi dice che l'anzianità non sia piena di sorprese? Per esempio, quest'uomo abbruzzese si è trovato sposato a sua insaputa e addirittura conteso tra una sedicente moglie e l'affetto, si spera disinteressato, dei suoi cari.
Lei dice "matrimonio consensuale" intanto aveva già comprato la bara per il funerale del "marito". Peccato che l'uomo, un 96enne di Lanciano non sapeva di essere sposato. Anzi, lo ha scoperto dopo 8 anni. Si è ritrovato coniugato con una donna di 55 anni, quindi più giovane di lui di una quarantina di anni.
La vicenda è spiegata dall'avvocato di lui. La 55enne per anni aveva dato una mano all'anziano in casa, da lì:"Questa signora si è approfittata dell'età del mio assistito e gli ha fatto firmare dei fogli che per lui non avevano certo valenza nuziale".
A smascherare tutto l'imbroglio è stata la figlia dell'uomo, che andando a pagareuna tassa, si è accorta come vicino al nome del papà ci fosse la spunta sulla casella "coniugato" e non "vedovo".
Da lì si è risaliti alla donna, che invece parla di "matrimonio consensuale". Intanto la "previdente" moglie ha già organizzato il funerale del suo sposo, con tanto di bara già comprata. È cominciato l'iter giudiziario. Sull'ordine la firma è quella della signora, sebbene lei ha cercato fi di difendersi dicendo che i funerale l'avrebbe organizzato il 96enne e le nozze sono state annullate.
Chi dice che l'anzianità non sia piena di sorprese? Per esempio, quest'uomo abbruzzese si è trovato sposato a sua insaputa e addirittura conteso tra una sedicente moglie e l'affetto, si spera disinteressato, dei suoi cari.
Ordina solo un antipasto, il ristoratore lo picchia
Ad Arezzo, un ristoratore ha picchiato un cliente perché al ristorante ha ordinato solo un antipasto. Gli rompe il naso e tre costole.
Nemmeno per sporcare il "coperto" avrà pensato l'iracondo ristoratore 57enne di Arezzo che ha pestato un suo cliente non troppo affamato. Il fatto è ora discusso in tribunale della città toscana. La storia portata alla luce dal cliente 61enne di Arezzo racconta che l'uomo aveva concordato telefonicamente con il proprietario del ristorante un pranzo a base di prodotti tipici tra cui i "fegatelli".
Giunto nel locale con la compagnia di amici, l'uomo però non avrebbe trovato niente di quanto prenotato. Quindi gli ospiti hanno ordinato solo un antipasto e poi si sono alzati per andare via. A quel punto il ristoratore ha cominciato ad inveire contro il cliente:"Sei venuto qui solo per un antipasto", ha detto urlando. Dalle parole è passato immediatamente alle mani, picchiando selvaggiamente il malcapitato cliente che si è ritrovato all'ospedale con il naso spaccato e tre costole rotte.
Di qui la denuncia per lesioni gravi ed il rinvio a giudizio. Il processo si è aperto con l'ascolto dei testimoni ed è stato rinviato a fine anno per la chiusura e la sentenza.
Insomma, roba da matti! Il ristoratore farebbe bene a prendersi qualche giornata di riposo. Ha sicuramente bisogno di trovare un po' di pace. Magari dopo riesce a gestire meglio il suo lavoro che principalmente è quello di rapportarsi con il pubblico.
Nemmeno per sporcare il "coperto" avrà pensato l'iracondo ristoratore 57enne di Arezzo che ha pestato un suo cliente non troppo affamato. Il fatto è ora discusso in tribunale della città toscana. La storia portata alla luce dal cliente 61enne di Arezzo racconta che l'uomo aveva concordato telefonicamente con il proprietario del ristorante un pranzo a base di prodotti tipici tra cui i "fegatelli".
Giunto nel locale con la compagnia di amici, l'uomo però non avrebbe trovato niente di quanto prenotato. Quindi gli ospiti hanno ordinato solo un antipasto e poi si sono alzati per andare via. A quel punto il ristoratore ha cominciato ad inveire contro il cliente:"Sei venuto qui solo per un antipasto", ha detto urlando. Dalle parole è passato immediatamente alle mani, picchiando selvaggiamente il malcapitato cliente che si è ritrovato all'ospedale con il naso spaccato e tre costole rotte.
Di qui la denuncia per lesioni gravi ed il rinvio a giudizio. Il processo si è aperto con l'ascolto dei testimoni ed è stato rinviato a fine anno per la chiusura e la sentenza.
Insomma, roba da matti! Il ristoratore farebbe bene a prendersi qualche giornata di riposo. Ha sicuramente bisogno di trovare un po' di pace. Magari dopo riesce a gestire meglio il suo lavoro che principalmente è quello di rapportarsi con il pubblico.
giovedì 18 ottobre 2018
Poliziotti fermano una donna perché ubriaca, lei minaccia di portarli dalla D'Urso a Pomeriggio 5
Arrestata. Ora una donna 51enne di origini milanesi dovrà rispondere di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Fermata perché ubriaca dà una testata ad un poliziotto e aggiunge: "Vi porto dalla D'Urso a Pomeriggio 5".
A Piacenza una donna 51enne di origini milanesi, stava festeggiando il compleanno nel suo locale, sopraggiunti i poliziotti chiamati per i rumori che provenivano dall'abitato, hanno iniziato i controlli di rito. Ma la donna con alle spalle alcuni precedenti per rapina, lesioni, guida in u stato di ebbrezza, minaccia pure un pubblico ufficiale. Invece di cercare di parlare con gli agenti , ha dato una testata alla poliziotta e ha millantato una conoscenza con Barbara D'urso.
Ora la donna dovrà rispondere di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, in più ha avuto anche una sanzione per ubriachezza. I fatti risalgono al 15 Ottobre, giorno del suo compleanno. Per questo motivo la donna aveva organizzato un mega party con tanto di dj nel suo locale. La festa è andata avanti fino a sera inoltrata, poiché, passata la mezzanotte qualcuno ha chiamato la polizia: la musica era troppo alta e i residenti della zona hanno deciso d'interpellare la centrale operativa del 113 che ha inviato sul posto due volanti.
Ma la donna alla vista degli agenti ha cominciato ad inveire:" Conosco Barbara D'Urso, questa cosa finirà a Pomeriggio 5. Voi non sapete proprio niente, non avete nient'altro da fare? Voi non spegnete proprio niente, andate a f...".Da qui la discussione che si è conclusa con gli agenti che hanno chiamato l'ambulanza poiché la donna, ubriaca, ha colpito fisicamente con calci e pugni gli agenti, riuscendo ad assestare una precisa testata ad una poliziotta (3 giorni di prognosi).
La donna ha continuato a festeggiare il compleanno in modo alternativo, con le manette fatte scattare inevitabilmente dal pm Antonio Colonna.
Chissà se gli agenti se la sono presa più per la resistenza e le botte ricevute o per la millantata amicizia con la conduttrice di canale 5.
A Piacenza una donna 51enne di origini milanesi, stava festeggiando il compleanno nel suo locale, sopraggiunti i poliziotti chiamati per i rumori che provenivano dall'abitato, hanno iniziato i controlli di rito. Ma la donna con alle spalle alcuni precedenti per rapina, lesioni, guida in u stato di ebbrezza, minaccia pure un pubblico ufficiale. Invece di cercare di parlare con gli agenti , ha dato una testata alla poliziotta e ha millantato una conoscenza con Barbara D'urso.
Ora la donna dovrà rispondere di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, in più ha avuto anche una sanzione per ubriachezza. I fatti risalgono al 15 Ottobre, giorno del suo compleanno. Per questo motivo la donna aveva organizzato un mega party con tanto di dj nel suo locale. La festa è andata avanti fino a sera inoltrata, poiché, passata la mezzanotte qualcuno ha chiamato la polizia: la musica era troppo alta e i residenti della zona hanno deciso d'interpellare la centrale operativa del 113 che ha inviato sul posto due volanti.
Ma la donna alla vista degli agenti ha cominciato ad inveire:" Conosco Barbara D'Urso, questa cosa finirà a Pomeriggio 5. Voi non sapete proprio niente, non avete nient'altro da fare? Voi non spegnete proprio niente, andate a f...".Da qui la discussione che si è conclusa con gli agenti che hanno chiamato l'ambulanza poiché la donna, ubriaca, ha colpito fisicamente con calci e pugni gli agenti, riuscendo ad assestare una precisa testata ad una poliziotta (3 giorni di prognosi).
La donna ha continuato a festeggiare il compleanno in modo alternativo, con le manette fatte scattare inevitabilmente dal pm Antonio Colonna.
Chissà se gli agenti se la sono presa più per la resistenza e le botte ricevute o per la millantata amicizia con la conduttrice di canale 5.
Champ: lasciato a morire come vendetta contro l'ex fidanzato, ora viene adottato
La straziante storia del cane è stata raccontata dai volontari del rifugio che lo hanno trovato e accudito.
La storia di Champ fa rabbrividire anche il più duro dei cuori. Lui era stato affidato all'ex del suo proprietario che in realtà aveva voluto tenerlo per lasciarlo morire come vendetta dell'ex compagno. Infatti i volontari di Rescue Dog Rock l'avevano trovato legato in un cortile, ormai prossimo alla morte. Pesava la metà del suo peso forma, aveva le gengive bianche per l'anemia e non riusciva nemmeno a reggersi sulle zampe.
La sua crudele proprietaria lo stava lasciando morire per vendetta. Peccato che il cagnolino stava vivendo barbarie ingiustificate e disumane che lo stavano conducendo alla morte.
Per fortuna, Champ è stato salvato appena in tempo. I veterinari del centro l'hanno potuto curare, poi grazie all'amorevole attenzione dei volontari, piano piano ha riacquistato il suo peso e man mano che il tempo passava è tornato sé stesso, un cane affettuosissimo e molto amichevole.
Infatti, dopo le sue dimissioni dalla clinica è stato piuttosto facile trovargli una famiglia affidataria perché si riadattasse alla vita con gli umani. In questa nuova casa, Champ si è ripreso completamente, raggiungendo le condizioni fisiche ottimali. La famiglia affidataria ha infine deciso di adottarlo, poiché letteralmente innamorati della sua voglia di vivere, hanno deciso di tenerlo.
Comincia così un nuovo capitolo per il cagnolino che magari dimenticherà i torti subiti da una persona crudele e grazie alla nuova famiglia si ricrederà sul genere umano.
La storia di Champ fa rabbrividire anche il più duro dei cuori. Lui era stato affidato all'ex del suo proprietario che in realtà aveva voluto tenerlo per lasciarlo morire come vendetta dell'ex compagno. Infatti i volontari di Rescue Dog Rock l'avevano trovato legato in un cortile, ormai prossimo alla morte. Pesava la metà del suo peso forma, aveva le gengive bianche per l'anemia e non riusciva nemmeno a reggersi sulle zampe.
La sua crudele proprietaria lo stava lasciando morire per vendetta. Peccato che il cagnolino stava vivendo barbarie ingiustificate e disumane che lo stavano conducendo alla morte.
Per fortuna, Champ è stato salvato appena in tempo. I veterinari del centro l'hanno potuto curare, poi grazie all'amorevole attenzione dei volontari, piano piano ha riacquistato il suo peso e man mano che il tempo passava è tornato sé stesso, un cane affettuosissimo e molto amichevole.
Infatti, dopo le sue dimissioni dalla clinica è stato piuttosto facile trovargli una famiglia affidataria perché si riadattasse alla vita con gli umani. In questa nuova casa, Champ si è ripreso completamente, raggiungendo le condizioni fisiche ottimali. La famiglia affidataria ha infine deciso di adottarlo, poiché letteralmente innamorati della sua voglia di vivere, hanno deciso di tenerlo.
Comincia così un nuovo capitolo per il cagnolino che magari dimenticherà i torti subiti da una persona crudele e grazie alla nuova famiglia si ricrederà sul genere umano.
mercoledì 17 ottobre 2018
Birra a rischio per il cambiamento climatico
Uno studio mostra come gli effetti del cambiamento climatico, con conseguente aumento delle temperature e desertificazione, rendono sempre più difficile coltivare l'orzo. Quindi la birra, sarà sempre più difficile da reperire e più cara.
È stato pubblicato su Nature Plants il nuovo studio che afferma che presto il riscaldamento globale e la desertificazione ci toglierà la birra. Gli scienziati hanno analizzato delle simulazioni condotte dalla Peking University di Pechino e altri istituti, ed evidenziano che i cambiamenti climatici renderanno sempre più difficile coltivare l'orzo e produrre i lieviti, facendo diminuire la reperibilità del formato da bere. Di conseguenza schizzeranno i prezzi della già dorata bevanda.
La birra è la bevanda alcolica più consumata al mondo. Strettamente dipendente dalla resa del suo ingrediente principale: l'orzo. La cui produzione ovviamente dipende dalle condizioni ambientali ed è particolarmente suscettibile ad aumenti di calore e siccità. Con questo studio, coordinato da Wei Kie, si é posto l'accento sugli effetti catastrofici del cambiamento climatico sulla longevità della bevanda. Nello studio sono stati inscenati 5 cambiamenti climatici futuri e se ne sono calcolati gli impatti sull'orzo.
Ne è emerso che a secondo della gravità dello scenario, la produzione potrebbe diminuire dal 3 al 17%. Il che si tradurrebbe in una corrispondente diminuzione della disponibilità di birra e un aumento della bevanda, variabile a seconda dello stato economico e delle abitudini alimentari delle singole nazioni.
Gira e rigira, il succo rimane lo stesso. Se si vuole continuare a godere di tanti piccoli piaceri della "vita moderna" si deve far di più per inquinare di meno e attenuare i cambiamenti climatici.
È stato pubblicato su Nature Plants il nuovo studio che afferma che presto il riscaldamento globale e la desertificazione ci toglierà la birra. Gli scienziati hanno analizzato delle simulazioni condotte dalla Peking University di Pechino e altri istituti, ed evidenziano che i cambiamenti climatici renderanno sempre più difficile coltivare l'orzo e produrre i lieviti, facendo diminuire la reperibilità del formato da bere. Di conseguenza schizzeranno i prezzi della già dorata bevanda.
La birra è la bevanda alcolica più consumata al mondo. Strettamente dipendente dalla resa del suo ingrediente principale: l'orzo. La cui produzione ovviamente dipende dalle condizioni ambientali ed è particolarmente suscettibile ad aumenti di calore e siccità. Con questo studio, coordinato da Wei Kie, si é posto l'accento sugli effetti catastrofici del cambiamento climatico sulla longevità della bevanda. Nello studio sono stati inscenati 5 cambiamenti climatici futuri e se ne sono calcolati gli impatti sull'orzo.
Ne è emerso che a secondo della gravità dello scenario, la produzione potrebbe diminuire dal 3 al 17%. Il che si tradurrebbe in una corrispondente diminuzione della disponibilità di birra e un aumento della bevanda, variabile a seconda dello stato economico e delle abitudini alimentari delle singole nazioni.
Gira e rigira, il succo rimane lo stesso. Se si vuole continuare a godere di tanti piccoli piaceri della "vita moderna" si deve far di più per inquinare di meno e attenuare i cambiamenti climatici.
Certificazione Igp per il cioccolato di Modica
Finalmente dopo un lungo impegno istituzionale il "non concato", così si indica il cioccolato di Modica, ha ottenuto l'ambito riconoscimento.
Tutti quelli che hanno sempre pensato che la capitale del cioccolato fosse la Svizzera, si dovranno ricredere, perché il primo cioccolato ad essere protetto da una certificazione dell'Unione Europea è italiano.
Dopo anni di lavoro istituzionale il cioccolato di Modica (in Sicilia), ha ottenuto il bollino Igp. Con l'attribuzione di Indicazione Geografica Protetta salgono a 296 le Dop e Igp italiane registrate. La particolarità sancita dalla disciplinare è che "deve essere a parallelepipedo rettangolare con i lati rastremati a tronco di piramide di peso non superiore a 100gr, con la pasta di colore marrone con evidenti granulosità per la presenza di cristalli di zucchero all'interno del pezzetto". Ma la cosa più importante è che questo prodotto, come gli altri Igp raccontano la storia e la cultura di un territorio.
I modicani si sono dedicati al loro cioccolato anima e corpo, creando dapprima un "distretto del cioccolato modicano", tramandando gesti antichi e passione per le materie prime migliori, e poi facendo evolvere anche le macchine ma lasciando sempre fedele la ricetta originaria di Ragusa.
Perché il vero cioccolato modicano deve avere pasta amara di cacao dalla metà fino al 99% del prodotto e zucchero di canna dal 50 al 1%, al massimo si può aggiungere un pizzico di sale o qualche spezia, ma l'importante è fare la famosa lavorazione a freddo che conferisce a questo cioccolato la tipica granulosità.
Granulosità che conferisce a chi mangia il cioccolato di Modica di vederci dentro tutta la storia di quel popolo e l'amore per quel prodotto.
Tutti quelli che hanno sempre pensato che la capitale del cioccolato fosse la Svizzera, si dovranno ricredere, perché il primo cioccolato ad essere protetto da una certificazione dell'Unione Europea è italiano.
Dopo anni di lavoro istituzionale il cioccolato di Modica (in Sicilia), ha ottenuto il bollino Igp. Con l'attribuzione di Indicazione Geografica Protetta salgono a 296 le Dop e Igp italiane registrate. La particolarità sancita dalla disciplinare è che "deve essere a parallelepipedo rettangolare con i lati rastremati a tronco di piramide di peso non superiore a 100gr, con la pasta di colore marrone con evidenti granulosità per la presenza di cristalli di zucchero all'interno del pezzetto". Ma la cosa più importante è che questo prodotto, come gli altri Igp raccontano la storia e la cultura di un territorio.
I modicani si sono dedicati al loro cioccolato anima e corpo, creando dapprima un "distretto del cioccolato modicano", tramandando gesti antichi e passione per le materie prime migliori, e poi facendo evolvere anche le macchine ma lasciando sempre fedele la ricetta originaria di Ragusa.
Perché il vero cioccolato modicano deve avere pasta amara di cacao dalla metà fino al 99% del prodotto e zucchero di canna dal 50 al 1%, al massimo si può aggiungere un pizzico di sale o qualche spezia, ma l'importante è fare la famosa lavorazione a freddo che conferisce a questo cioccolato la tipica granulosità.
Granulosità che conferisce a chi mangia il cioccolato di Modica di vederci dentro tutta la storia di quel popolo e l'amore per quel prodotto.
martedì 16 ottobre 2018
Fanno il pieno gratis: denunciati in 80
A Barletta, un benzinaio allertato da un'emergenza familiare, chiude anticipatamente il servizio. Dimentica però l'impianto d'erogazione attivo. In 80 fanno il pieno gratis: denunciati.
Chi almeno una volta non ha sognato di poter "fare benzina" gratis? A Barletta è successo a ben 80 persone, ma il proprietario ha consegnato le immagini di videosorveglianza ai Carabinieri, solo in 25 si sono ripresentati per pagare il conto. Era lo scorso 24 Settembre.
Purtroppo la causa che ha permesso a diversi automobilisti di fare il pieno gratis a quel distributore, e stata una vicenda triste. Un'emergenza in famiglia, ha costretto il proprietario a tornare a casa e chiudere in anticipo il distributore, dimenticando di attivare l'impianto di sicurezza per una delle due pompe di benzina. Così, il punto di rifornimento è stato preso d'assalto da quasi 80 automobilisti di passaggio nel corso di poco meno di 24ore. In tanti sono corsi a fare il pieno senza pagare.
La stazione di servizio in questione si trova in via Leonardo da Vinci, nella periferia ovest della città, mentre lo "sfortunato" proprietario è il signor Angelo, lui il benzinaio che per la fretta non ha disattivato l'impianto che consente l'erogazione del carburante grazie al self-service.
Fino alle 5 del mattino del 25 Settembre hanno approfittato in tanti della sfortunata dimenticanza; in 80 hanno fatto rifornimento gratuitamente di cui, almeno una decina di automobilisti ha approfittato del disservizio addirittura per riempire di carburante taniche e lattine, gli altri invece, si sono limitati a fare il pieno direttamente nell'auto. Ma, l'uomo ha denunciato il furto ai Carabinieri consegnando anche le registrazioni dei rifornimenti abusivi e le targhe dei mezzi in transito nel distributore. Può darsi che così il benzinaio riesca a limitare i danni che ammontano a circa 6 mila euro. Per il momento però, solo 25 persone si sono presentate nei giorni successivi per pagare il rifornimento, per gli altri 55 automobilisti scorretti occorrerà l'esito delle indagini.
È vero, chiunque almeno una volta ha sognato di fare rifornimento gratis, ma appunto, nella realtà non è fattibile. Il malcapitato benzinaio ha avuto un'emergenza e quindi era offuscato nelle azioni, mentre molto lucidi i suoi concittadini che senza pagare hanno attinto carburante furtivamente dal suo distributore.
Chi almeno una volta non ha sognato di poter "fare benzina" gratis? A Barletta è successo a ben 80 persone, ma il proprietario ha consegnato le immagini di videosorveglianza ai Carabinieri, solo in 25 si sono ripresentati per pagare il conto. Era lo scorso 24 Settembre.
Purtroppo la causa che ha permesso a diversi automobilisti di fare il pieno gratis a quel distributore, e stata una vicenda triste. Un'emergenza in famiglia, ha costretto il proprietario a tornare a casa e chiudere in anticipo il distributore, dimenticando di attivare l'impianto di sicurezza per una delle due pompe di benzina. Così, il punto di rifornimento è stato preso d'assalto da quasi 80 automobilisti di passaggio nel corso di poco meno di 24ore. In tanti sono corsi a fare il pieno senza pagare.
La stazione di servizio in questione si trova in via Leonardo da Vinci, nella periferia ovest della città, mentre lo "sfortunato" proprietario è il signor Angelo, lui il benzinaio che per la fretta non ha disattivato l'impianto che consente l'erogazione del carburante grazie al self-service.
Fino alle 5 del mattino del 25 Settembre hanno approfittato in tanti della sfortunata dimenticanza; in 80 hanno fatto rifornimento gratuitamente di cui, almeno una decina di automobilisti ha approfittato del disservizio addirittura per riempire di carburante taniche e lattine, gli altri invece, si sono limitati a fare il pieno direttamente nell'auto. Ma, l'uomo ha denunciato il furto ai Carabinieri consegnando anche le registrazioni dei rifornimenti abusivi e le targhe dei mezzi in transito nel distributore. Può darsi che così il benzinaio riesca a limitare i danni che ammontano a circa 6 mila euro. Per il momento però, solo 25 persone si sono presentate nei giorni successivi per pagare il rifornimento, per gli altri 55 automobilisti scorretti occorrerà l'esito delle indagini.
È vero, chiunque almeno una volta ha sognato di fare rifornimento gratis, ma appunto, nella realtà non è fattibile. Il malcapitato benzinaio ha avuto un'emergenza e quindi era offuscato nelle azioni, mentre molto lucidi i suoi concittadini che senza pagare hanno attinto carburante furtivamente dal suo distributore.
La castagna Igp di Montella
È la castagna regina nell'area del Terminio Cervialto. La prima con indicazione geografica protetta.
Per Pascoli il castagno è "l'albero del pane", per i montellesi, abitanti del comune in provincia di Avellino, da sempre la castagna è vita. A Montella, secondo fonti storiche la coltivazione del castagno risalirebbe ad un periodo compreso tra il VI e il V secolo a.C. Mentre la prima legge a tutela di questa coltivazione considerata già all'epoca "una preziosa risorsa", è attribuibile ai Longobardi nel 571 d.C.
D'allora a Montella, non c'è famiglia che non possegga almeno un castagneto e proprio attorno ad esso si svolgeva e ancora, per molti, si svolge la vita delle persone. Dalla preparazione e pulizia del boschetto, degli alberi, poi la raccolta del prezioso frutto, fino alla selezione delle castagne migliori per la lavorazione ed esportazione. In questo senso, la castagna per i montellesi è vita. Nonché pilastro portante dell'economia del comune.
La castagna di Montella è una castagna speciale! È la prima ad aver ottenuto l'indicazione geografica protetta "Castagna di Montella". Per il 90% sono formate dalla varietà Palummina e per il restante 10% dalla varietà Verdale.
Le caratteristiche distintive sono rappresentate da una pezzatura medio o medio-piccola (75-90 frutti per kg) e la forma rotondeggiante del frutto, con faccia inferiore piatta, base convessa e sommità ottusa mediamente pelosa. All'interno, il frutto presenta polpa bianca, croccante e di sapore dolciastro. Mentre la buccia è sottile e di colore marrone carico. È proprio la forma a dare il nome "Palommina" (colomba), il frutto ha le sembianze di una colomba che in dialetto si traduce "Palommina". Praticamente, il castagno non solo è l'albero del pane, ma anche della pace. Sicuramente quella dei sensi quando se ne mangia, e nell'accezione che dava da vivere alle persone.
La Castagna di Montella è inoltre unica per fragranza, sapidità e bellezza quindi di può utilizzare fresca e allo stato secco con o senza guscio. Ottime come caldarroste, questo tipo di castagne sono richiestissime dall'industria di trasformazione per dar vita a marron glaces, marmellate, al naturale, purea, liquore e birra. Indicate anche per guarnire carni e minestre, il loro impiego principale è soprattutto quello per la preparazione di dolci. Inoltre, molto in voga anche le "castagne del prete", castagne infornate pronte per essere mangiate a casa o lavoro come snack o alla fine delle tavolate in famiglia durante le feste. Ultimamente la produzione ha subito un brusco calo per via di un parassita che nidifica con delle gemme sull'albero.
Si potrebbe parlare per ore ed ore della Castagna Igp di Montella, ma la cosa migliore da fare, è quella di assaggiarle e farsi raccontare direttamente da loro, il sapore e la cultura di un territorio.
Per Pascoli il castagno è "l'albero del pane", per i montellesi, abitanti del comune in provincia di Avellino, da sempre la castagna è vita. A Montella, secondo fonti storiche la coltivazione del castagno risalirebbe ad un periodo compreso tra il VI e il V secolo a.C. Mentre la prima legge a tutela di questa coltivazione considerata già all'epoca "una preziosa risorsa", è attribuibile ai Longobardi nel 571 d.C.
D'allora a Montella, non c'è famiglia che non possegga almeno un castagneto e proprio attorno ad esso si svolgeva e ancora, per molti, si svolge la vita delle persone. Dalla preparazione e pulizia del boschetto, degli alberi, poi la raccolta del prezioso frutto, fino alla selezione delle castagne migliori per la lavorazione ed esportazione. In questo senso, la castagna per i montellesi è vita. Nonché pilastro portante dell'economia del comune.
La castagna di Montella è una castagna speciale! È la prima ad aver ottenuto l'indicazione geografica protetta "Castagna di Montella". Per il 90% sono formate dalla varietà Palummina e per il restante 10% dalla varietà Verdale.
Le caratteristiche distintive sono rappresentate da una pezzatura medio o medio-piccola (75-90 frutti per kg) e la forma rotondeggiante del frutto, con faccia inferiore piatta, base convessa e sommità ottusa mediamente pelosa. All'interno, il frutto presenta polpa bianca, croccante e di sapore dolciastro. Mentre la buccia è sottile e di colore marrone carico. È proprio la forma a dare il nome "Palommina" (colomba), il frutto ha le sembianze di una colomba che in dialetto si traduce "Palommina". Praticamente, il castagno non solo è l'albero del pane, ma anche della pace. Sicuramente quella dei sensi quando se ne mangia, e nell'accezione che dava da vivere alle persone.
La Castagna di Montella è inoltre unica per fragranza, sapidità e bellezza quindi di può utilizzare fresca e allo stato secco con o senza guscio. Ottime come caldarroste, questo tipo di castagne sono richiestissime dall'industria di trasformazione per dar vita a marron glaces, marmellate, al naturale, purea, liquore e birra. Indicate anche per guarnire carni e minestre, il loro impiego principale è soprattutto quello per la preparazione di dolci. Inoltre, molto in voga anche le "castagne del prete", castagne infornate pronte per essere mangiate a casa o lavoro come snack o alla fine delle tavolate in famiglia durante le feste. Ultimamente la produzione ha subito un brusco calo per via di un parassita che nidifica con delle gemme sull'albero.
Si potrebbe parlare per ore ed ore della Castagna Igp di Montella, ma la cosa migliore da fare, è quella di assaggiarle e farsi raccontare direttamente da loro, il sapore e la cultura di un territorio.
lunedì 15 ottobre 2018
L'italia nel Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu
Il Belpaese è stato eletto per il triennio 2019-2021 al Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu dall'Assemblea Generale.
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite è un organo sussidiario dell'Assemblea Generale e ha il compito di supervisionare il rispetto e le violazioni dei diritti umani in tutti gli stati aderenti alle Nazioni Unite, nonché d'informare l'opinione pubblica mondiale dello stato dei diritti umani nel mondo.
È composto da 47 rappresentanti che debbono verificare la violazione di ciascuno dei diritti umani e qualora il Consiglio ravvisasse violazioni di tali diritti, può aprire le cosiddette "procedure speciali".
Per il prossimo triennio entra a far parte di questo organo anche l'Italia con 180 voti, non nascondendo che si trova in "compagnia" molto variegata. Infatti fanno parte del gruppo anche il Burkina Faso (183 voti), Camerun (176), Eritrea (160), Somalia (170), Togo (181), India (188), Barhain (165), Bangladesh (178), Fiji (187), Filippine (165), Argentina (172), Uruguay (177), Bahamas (180), Austria (171), Danimarca (167), Bulgaria (180) e Repubblica Ceca (178). Hanno registrato un voto anche gli Stati Uniti che in realtà sono uscito dall'Organo dell'Onu, nel Giugno scorso e non erano candidati.
L'Italia per la terza volta nella sua storia, entra a far parte del Consiglio insieme a 17 Paesi che l'affiancheranno e 29 Stati ancora in corsa. Creato dall'Assemblea Generale nel Marzo 2006, il Consiglio comprende 47 Stati membri eletti a scrutinio segreto. Cosa curiosa, è che al momento ci sono 11 Paesi monitorati per la violazione dei diritti delle persone disabili, degli scomparsi, ma anche sull'influenza che il debito estero ha sulla violazione dei diritti delle persone.
Tutto chiaro quindi e una soddisfazione per il nostro Paese a cui viene riconosciuta civiltà e rispetto dei diritti, sebbene non può sfuggire che considerando alcuni degli altri 16 nuovi Paesi selezionati, è facile sentirsi beato come un "ciclope nella terra dei ciechi".
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite è un organo sussidiario dell'Assemblea Generale e ha il compito di supervisionare il rispetto e le violazioni dei diritti umani in tutti gli stati aderenti alle Nazioni Unite, nonché d'informare l'opinione pubblica mondiale dello stato dei diritti umani nel mondo.
È composto da 47 rappresentanti che debbono verificare la violazione di ciascuno dei diritti umani e qualora il Consiglio ravvisasse violazioni di tali diritti, può aprire le cosiddette "procedure speciali".
Per il prossimo triennio entra a far parte di questo organo anche l'Italia con 180 voti, non nascondendo che si trova in "compagnia" molto variegata. Infatti fanno parte del gruppo anche il Burkina Faso (183 voti), Camerun (176), Eritrea (160), Somalia (170), Togo (181), India (188), Barhain (165), Bangladesh (178), Fiji (187), Filippine (165), Argentina (172), Uruguay (177), Bahamas (180), Austria (171), Danimarca (167), Bulgaria (180) e Repubblica Ceca (178). Hanno registrato un voto anche gli Stati Uniti che in realtà sono uscito dall'Organo dell'Onu, nel Giugno scorso e non erano candidati.
L'Italia per la terza volta nella sua storia, entra a far parte del Consiglio insieme a 17 Paesi che l'affiancheranno e 29 Stati ancora in corsa. Creato dall'Assemblea Generale nel Marzo 2006, il Consiglio comprende 47 Stati membri eletti a scrutinio segreto. Cosa curiosa, è che al momento ci sono 11 Paesi monitorati per la violazione dei diritti delle persone disabili, degli scomparsi, ma anche sull'influenza che il debito estero ha sulla violazione dei diritti delle persone.
Tutto chiaro quindi e una soddisfazione per il nostro Paese a cui viene riconosciuta civiltà e rispetto dei diritti, sebbene non può sfuggire che considerando alcuni degli altri 16 nuovi Paesi selezionati, è facile sentirsi beato come un "ciclope nella terra dei ciechi".
venerdì 12 ottobre 2018
Golden Retriver salva la vita ad un cucciolo di koala
In Australia, la cagnolina Asha, un Golden Retriver di 5 anni si prende cura di un cucciolo di koala disperso.
Kerry McKinnon, 45enne di Strathdownie, Western Victoria, in Australia, non avrà creduto ai suoi occhi quando, una mattina di questo fine Settembre, ha trovato nella veranda di casa, il suo cane Asha con sopra un piccolo koala accoccolato sul dorso.
Non si sa bene come il cucciolo di marsupiale sia finito lì. Se la notte precedente il Golden Retriver abbia sentito l'animaletto piagnucolare fuori e quindi l'abbia portato dentro per dargli tutte le cure o se il piccolo koala sia caduto dal marsupio della madre e rimasto solo, si è intrufolato nella veranda di casa Mckinnon. D'altronde a Strathdownie in quel periodo le temperature notturne scendono anche a 5°C.
La cosa bella però, è che Asha ha subito accolto il cucciolo, tenendolo al caldo, gli ha sicuramente salvato la vita, altrimenti da solo, fuori con quel freddo il marsupiale non ce l'avrebbe fatta.
La proprietaria racconta che quando ha visto l'insolita scenetta è rimasta al quanto sorpresa, soprattutto quando ha cercato di prendere in braccio il piccolo koala per portarlo in un ambulatorio veterinario. Il cucciolo non voleva separarsi da Asha.
Solo alla fine è riuscita a prenderlo, lo ha avvolto in una coperta e portato a visitare.
Ora il cucciolo sta bene e presto i veterinari lo rimetteranno in libertà.
Ma, per una storia davvero a lieto fine, non sarebbe stato meglio permettere al Golden Retriver di continuare a prendersi cura del piccoletto? Ora questo koalino che farà fuori tutto solo?
Kerry McKinnon, 45enne di Strathdownie, Western Victoria, in Australia, non avrà creduto ai suoi occhi quando, una mattina di questo fine Settembre, ha trovato nella veranda di casa, il suo cane Asha con sopra un piccolo koala accoccolato sul dorso.
Non si sa bene come il cucciolo di marsupiale sia finito lì. Se la notte precedente il Golden Retriver abbia sentito l'animaletto piagnucolare fuori e quindi l'abbia portato dentro per dargli tutte le cure o se il piccolo koala sia caduto dal marsupio della madre e rimasto solo, si è intrufolato nella veranda di casa Mckinnon. D'altronde a Strathdownie in quel periodo le temperature notturne scendono anche a 5°C.
La cosa bella però, è che Asha ha subito accolto il cucciolo, tenendolo al caldo, gli ha sicuramente salvato la vita, altrimenti da solo, fuori con quel freddo il marsupiale non ce l'avrebbe fatta.
La proprietaria racconta che quando ha visto l'insolita scenetta è rimasta al quanto sorpresa, soprattutto quando ha cercato di prendere in braccio il piccolo koala per portarlo in un ambulatorio veterinario. Il cucciolo non voleva separarsi da Asha.
Solo alla fine è riuscita a prenderlo, lo ha avvolto in una coperta e portato a visitare.
Ora il cucciolo sta bene e presto i veterinari lo rimetteranno in libertà.
Ma, per una storia davvero a lieto fine, non sarebbe stato meglio permettere al Golden Retriver di continuare a prendersi cura del piccoletto? Ora questo koalino che farà fuori tutto solo?
Un italiano su due in gita per i ponti d'autunno
Continua il boom per le vacanze, secondo l'analisi Confturismo-Studio Piepoli nei prossimi mesi la voglia di viaggiare interesserà le città d'arte, ma anche le mete gastronomiche. Toscana leader.
Gli italiani hanno ancora sete di vacanze. Le cifre record registrate a Settembre, si parla di 11,6-13 milioni di italiani in movimento nel mese che segna l'inizio dell'autunno, a riprova della fiducia del viaggiatore italiano, che ha fatto registrare uno dei suoi massimi storici e che indica che le "gite fuori porta" saranno protagoniste anche per tutta questa stagione.
L'indice, viene rilevato e diffuso attraverso la rilevazione nel pianeta turismo di Confturismo-Confcommercio-Istituto Piepoli, e sintetizza in cifre la predisposizione media dell'italiano alle vacanze. Nel periodo corrente è attestata a quota 71, massimo annuale che eguaglia il valore registrato ad Agosto. Un valore 7 punti piu elevato rispetto a quello registrato nello stesso mese del 2017, e che non si riscontrava, prima dell'ultimo Agosto, dal Luglio 2016.
Le stime parlano inoltre dell'allungamento della stagione vacanziera e della sua progressiva frammentazione. Nel prossimo trimestre, un italiano su due si recherà in visita in una delle città d'arte del Belpaese, e anche se sono soprattutto delle gite fuori porta, inferiori a quattro notti fuori casa, comunque si tratta di movimenti utili per far girare l'economia, riempiendo ristoranti, musei, alberghi e quant'altro.
Il flusso verso le città d'arte aumenterà considerevolmente rispetto all'estate. Le regioni più visitate saranno Toscana, Trentino Alto Adige, Sicilia, Lazio e Lombardia. Mentre le città più gettonate per un ponte un po' più lungo sono Firenze, Roma e Venezia, e nel campo internazionale hanno prenotato l'interesse degli italiani Parigi, Londra e Praga. Città molto interessanti sua dal punto di vista artistico che enogastronomico. Invece, i dati economici parlano di 500 euro per un weekend in una città italiana e 650 per le mete estere.
Viaggiare è un piacere, quindi perché fermarsi? Inoltre, le placide giornate d'autunno sono perfette per far godere a pieno della bellezza di una città.
Gli italiani hanno ancora sete di vacanze. Le cifre record registrate a Settembre, si parla di 11,6-13 milioni di italiani in movimento nel mese che segna l'inizio dell'autunno, a riprova della fiducia del viaggiatore italiano, che ha fatto registrare uno dei suoi massimi storici e che indica che le "gite fuori porta" saranno protagoniste anche per tutta questa stagione.
L'indice, viene rilevato e diffuso attraverso la rilevazione nel pianeta turismo di Confturismo-Confcommercio-Istituto Piepoli, e sintetizza in cifre la predisposizione media dell'italiano alle vacanze. Nel periodo corrente è attestata a quota 71, massimo annuale che eguaglia il valore registrato ad Agosto. Un valore 7 punti piu elevato rispetto a quello registrato nello stesso mese del 2017, e che non si riscontrava, prima dell'ultimo Agosto, dal Luglio 2016.
Le stime parlano inoltre dell'allungamento della stagione vacanziera e della sua progressiva frammentazione. Nel prossimo trimestre, un italiano su due si recherà in visita in una delle città d'arte del Belpaese, e anche se sono soprattutto delle gite fuori porta, inferiori a quattro notti fuori casa, comunque si tratta di movimenti utili per far girare l'economia, riempiendo ristoranti, musei, alberghi e quant'altro.
Il flusso verso le città d'arte aumenterà considerevolmente rispetto all'estate. Le regioni più visitate saranno Toscana, Trentino Alto Adige, Sicilia, Lazio e Lombardia. Mentre le città più gettonate per un ponte un po' più lungo sono Firenze, Roma e Venezia, e nel campo internazionale hanno prenotato l'interesse degli italiani Parigi, Londra e Praga. Città molto interessanti sua dal punto di vista artistico che enogastronomico. Invece, i dati economici parlano di 500 euro per un weekend in una città italiana e 650 per le mete estere.
Viaggiare è un piacere, quindi perché fermarsi? Inoltre, le placide giornate d'autunno sono perfette per far godere a pieno della bellezza di una città.
giovedì 11 ottobre 2018
47 anni in mare ed ancora intatta: storia di una bottiglia di plastica
In Inghilterra a Burnham-on-Sea il mare ha restituito una bottiglia di plastica perfettamente mantenuta. La Guardia Costiera commenta: "Siamo sconcertati dalla quantità di rifiuti spinti dall'acqua sulla spiaggia".
Il mare non solo sa custodire gli affanni delle persone, ma anche la plastica! Purtroppo, può durare inquinando anche 450 anni e quindi sembra poca roba la bottiglia di pladtica di 47 anni fa restituita a riva dalle onde del mare. Ci troviamo in Inghilterra a Burnham-on-Sea nelle acque del Somerset britannico, terra dove il monouso è stato ormai vietato in tutte le sue forme, bottigliette, cannucce, posate e quant'altro.
Qui, la Guardia Costiera ha ritrovato questo "cimelio dell'inciviltà", perfettamente conservato, eccetto l'etichetta un po' sbiadita, si tratta di una confezione di detersivo liquido Fairy.
La foto condivisa inizialmente su Facebook, è stata successivamente pubblicata su "The Guardian", a cui segue il post fella Burinham Coast Guard: "Siamo sconcertati dalla quantità di rifiuti spinti dall'acqua sulla spiaggia ed è stato scioccante scoprire quanto a lungo questa immondizia possa sopravvivere danneggiando in ultima analisi la natura. L'ufficiale del Corpo Dave Woellad, specifica che si parla di una massa di spazzatura che va dalle 300 alle 400 tonnellate, cifre astronomiche che però, sono solo una piccola parte degli 8 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare.
Alla spazzatura non c'è mai fine, come all'inciviltà delle persone. Peccato che quando inquinano, gettando per esempio plastica dove gli capita, non capiscono che stanno facendo un "dono" non molto gradito al pianeta dove un giorno i loro nipoti dovranno vivere.
Il mare non solo sa custodire gli affanni delle persone, ma anche la plastica! Purtroppo, può durare inquinando anche 450 anni e quindi sembra poca roba la bottiglia di pladtica di 47 anni fa restituita a riva dalle onde del mare. Ci troviamo in Inghilterra a Burnham-on-Sea nelle acque del Somerset britannico, terra dove il monouso è stato ormai vietato in tutte le sue forme, bottigliette, cannucce, posate e quant'altro.
Qui, la Guardia Costiera ha ritrovato questo "cimelio dell'inciviltà", perfettamente conservato, eccetto l'etichetta un po' sbiadita, si tratta di una confezione di detersivo liquido Fairy.
La foto condivisa inizialmente su Facebook, è stata successivamente pubblicata su "The Guardian", a cui segue il post fella Burinham Coast Guard: "Siamo sconcertati dalla quantità di rifiuti spinti dall'acqua sulla spiaggia ed è stato scioccante scoprire quanto a lungo questa immondizia possa sopravvivere danneggiando in ultima analisi la natura. L'ufficiale del Corpo Dave Woellad, specifica che si parla di una massa di spazzatura che va dalle 300 alle 400 tonnellate, cifre astronomiche che però, sono solo una piccola parte degli 8 milioni di tonnellate di plastica che ogni anno finiscono in mare.
Alla spazzatura non c'è mai fine, come all'inciviltà delle persone. Peccato che quando inquinano, gettando per esempio plastica dove gli capita, non capiscono che stanno facendo un "dono" non molto gradito al pianeta dove un giorno i loro nipoti dovranno vivere.
Parigi celebra Sergio Leone
Sette film per celebrare il "padre" del western. Parigi rende omaggio al regista italiano.
Parte dal 10 Ottobre fino al 27 Gennaio 2019 la Cinemateque Francaise dedicata a Sergio Leone, padre dei film western. Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, ha curato la mostra e ha scelto 7 titoli per raccontare la storia del mito.
"Il suo è un cinema quasi muto, è la musica che parla", così commenta il direttore, e come non sottolineare lo sguardo di Clint Eastwood, a cui il grande regista attribuiva una sola espressione, "con o senza cappello", ma che in realtà ha preferito per tutti i suoi capolavori cinematografici. Perché, in effetti, Sergio Leone dal '61 all' '84 ha girato solo 7 film, ma ha creato un nuovo genere, indelebile.
Inizialmente criticato per aver prodotto gli "spaghetti western", si è poi fatto apprezzare e rimpiangere per le sue opere, ora riconosciute in tutto il mondo. E a cui il cinema di oggi gli è debitore.
La mostra prende il nome da uno dei suoi film più famosi, "C'era una volta Sergio Leone", in francese "L'était une fois Sergio Leone" e si snoda tra fotogrammi, musiche di Ennio Morricone e primi piani di tutti gli attori con cui il maestro ha reiventato il concetto di film western, o comunque riportandolo nella visuale occidentale.
E non è cosa da poco per un regista nato da un piccolo paesino della provincia di Avellino, Torella dei Lombardi, e poi trovatosi a scontrarsi con i mostri sacri del cinema hollywoodiano come John Wayne.
Insomma, Parigi celebra Sergio Leone riconoscendone l'immenso potere intellettuale a livello internazionale.
Parte dal 10 Ottobre fino al 27 Gennaio 2019 la Cinemateque Francaise dedicata a Sergio Leone, padre dei film western. Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, ha curato la mostra e ha scelto 7 titoli per raccontare la storia del mito.
"Il suo è un cinema quasi muto, è la musica che parla", così commenta il direttore, e come non sottolineare lo sguardo di Clint Eastwood, a cui il grande regista attribuiva una sola espressione, "con o senza cappello", ma che in realtà ha preferito per tutti i suoi capolavori cinematografici. Perché, in effetti, Sergio Leone dal '61 all' '84 ha girato solo 7 film, ma ha creato un nuovo genere, indelebile.
Inizialmente criticato per aver prodotto gli "spaghetti western", si è poi fatto apprezzare e rimpiangere per le sue opere, ora riconosciute in tutto il mondo. E a cui il cinema di oggi gli è debitore.
La mostra prende il nome da uno dei suoi film più famosi, "C'era una volta Sergio Leone", in francese "L'était une fois Sergio Leone" e si snoda tra fotogrammi, musiche di Ennio Morricone e primi piani di tutti gli attori con cui il maestro ha reiventato il concetto di film western, o comunque riportandolo nella visuale occidentale.
E non è cosa da poco per un regista nato da un piccolo paesino della provincia di Avellino, Torella dei Lombardi, e poi trovatosi a scontrarsi con i mostri sacri del cinema hollywoodiano come John Wayne.
Insomma, Parigi celebra Sergio Leone riconoscendone l'immenso potere intellettuale a livello internazionale.
mercoledì 10 ottobre 2018
Fotografo immortala pesci nel Mar Morto. Indica cattivo presagio. "È la profezia di Ezechiele che si compie"
Ne parlò Ezechiele nella Bibbia, affermando che quando i pesci sarebbero comparsi nel Mar Morto, il mondo sarebbe finito.
Noam Bedin si era recato sulle sponde del Mar Morto per fare qualche foto da inserire nel progetto Ded Sea Revival Project per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'abbassamento dell'acqua continuo e repentino in alcuni punti del suddetto lago, invece vi ha fotografato dei pesci che allegramente sguazzavano in quelle acque, fino ad allora ritenute "morte".
Il fotografo ha subito divulgato la notizia al grido di: "Venite sul Mar Morto e osservate la profezia che si compie". Per la Bibbia, infatti, l'area intorno al lago era, in passato, una delle più fertili della regione, fino alla distruzione di Sodoma e Gomorra che ne ha cambiato per sempre i connotati rendendola arida e priva di vita fino ad Ezechiele che profetizza la fine del mondo quando ricomparirà vita in quel lago.
D'altronde immaginare "vita" nel Mar Morto è cosa difficile, in quanto il lago presenta la depressione più profonda della Terra, si trova a 400 metri al di sotto del livello del mare e le acque sono salate. Eppure, già nel 2011, alcuni ricercatori avevano scoperto che le doline, specie di conche d'acqua dolce sul fondo producevano numerose forme di vita, tra cui quasi esclusivamente batteri.
Invece Bedin è riuscito a scovarci proprio dei pesci! Superstizioni a parte, la notizia è curiosa, se non altro perché getta un faro su un lago che ogni giorno deve lottare contro catastrofi ambientali.
Infatti, il Mar Morto, oltre ad offrire scenari mozzafiato grazie alle sue costruzioni di sale, ogni giorno perde l'equivalente di 600 piscine olimpiche di acqua. Una vera tragedia.
Insomma non sappiamo se la presenza dei pesci indica un cattivo presagio, di certo un cattivo futuro, se non si trovano rimedi, lo vedrà questo splendido e unico nel suo genere lago.
Noam Bedin si era recato sulle sponde del Mar Morto per fare qualche foto da inserire nel progetto Ded Sea Revival Project per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'abbassamento dell'acqua continuo e repentino in alcuni punti del suddetto lago, invece vi ha fotografato dei pesci che allegramente sguazzavano in quelle acque, fino ad allora ritenute "morte".
Il fotografo ha subito divulgato la notizia al grido di: "Venite sul Mar Morto e osservate la profezia che si compie". Per la Bibbia, infatti, l'area intorno al lago era, in passato, una delle più fertili della regione, fino alla distruzione di Sodoma e Gomorra che ne ha cambiato per sempre i connotati rendendola arida e priva di vita fino ad Ezechiele che profetizza la fine del mondo quando ricomparirà vita in quel lago.
D'altronde immaginare "vita" nel Mar Morto è cosa difficile, in quanto il lago presenta la depressione più profonda della Terra, si trova a 400 metri al di sotto del livello del mare e le acque sono salate. Eppure, già nel 2011, alcuni ricercatori avevano scoperto che le doline, specie di conche d'acqua dolce sul fondo producevano numerose forme di vita, tra cui quasi esclusivamente batteri.
Invece Bedin è riuscito a scovarci proprio dei pesci! Superstizioni a parte, la notizia è curiosa, se non altro perché getta un faro su un lago che ogni giorno deve lottare contro catastrofi ambientali.
Infatti, il Mar Morto, oltre ad offrire scenari mozzafiato grazie alle sue costruzioni di sale, ogni giorno perde l'equivalente di 600 piscine olimpiche di acqua. Una vera tragedia.
Insomma non sappiamo se la presenza dei pesci indica un cattivo presagio, di certo un cattivo futuro, se non si trovano rimedi, lo vedrà questo splendido e unico nel suo genere lago.
La pasta per posta
In Gran Bretagna la pasta arriva nella buca delle lettere insieme anche a sugo e parmigiano.
Cosa fanno gli italiani che vivono all'estero se gli viene voglia di pasta? Mettono in piedi una start-up, la "Pasta Evangelist" che vi assicura un bel piatto di pasta, completo di tutti i condimenti, prontamente consegnato a casa.
Gli evangelisti della pasta, perché si sa che il "primo piatto" per gli italiani è religione, spediscono la pasta per posta a Londra e nel resto dell'Inghilterra, per il momento. L'iniziativa prese il via l'Ottobre 2016, ma nel primo mese aveva consegnato appena 30 porzioni di gnocchi con il pesto genovese, poi la voce s'è diffusa per arrivare a Settembre 2018, quando le porzioni di pasta consegnate sono state circa 10.000. La pietanza viene recapitata in delle speciali confezioni, studiate per passare attraverso le tipiche buche per le lettere delle porte inglesi. Nella confezione ci sono anche i sughi o quant'altro per condirla secondo la richiesta della ricetta tradizionale legata al formato di pasta.
La pasta per posta viene consegnata a domicilio entro 24 ore dalla sua produzione, e i clienti possono ordinare via internet. Qualcuno è ancora scettico, eppure chi l'ha provata si ritiene molto soddisfatto e gli ottimi apprezzamenti hanno permesso alla start-up italo-inglese di raccogliere oltre 2 milioni di euro di finanziamenti.
Solo l'ingegno e la passione culinaria degli italiani potevano ideare un servizio simile. La pasta a domicilio, un piacere già pronto per l'uso da far conoscere anche agli inglesi.
Cosa fanno gli italiani che vivono all'estero se gli viene voglia di pasta? Mettono in piedi una start-up, la "Pasta Evangelist" che vi assicura un bel piatto di pasta, completo di tutti i condimenti, prontamente consegnato a casa.
Gli evangelisti della pasta, perché si sa che il "primo piatto" per gli italiani è religione, spediscono la pasta per posta a Londra e nel resto dell'Inghilterra, per il momento. L'iniziativa prese il via l'Ottobre 2016, ma nel primo mese aveva consegnato appena 30 porzioni di gnocchi con il pesto genovese, poi la voce s'è diffusa per arrivare a Settembre 2018, quando le porzioni di pasta consegnate sono state circa 10.000. La pietanza viene recapitata in delle speciali confezioni, studiate per passare attraverso le tipiche buche per le lettere delle porte inglesi. Nella confezione ci sono anche i sughi o quant'altro per condirla secondo la richiesta della ricetta tradizionale legata al formato di pasta.
La pasta per posta viene consegnata a domicilio entro 24 ore dalla sua produzione, e i clienti possono ordinare via internet. Qualcuno è ancora scettico, eppure chi l'ha provata si ritiene molto soddisfatto e gli ottimi apprezzamenti hanno permesso alla start-up italo-inglese di raccogliere oltre 2 milioni di euro di finanziamenti.
Solo l'ingegno e la passione culinaria degli italiani potevano ideare un servizio simile. La pasta a domicilio, un piacere già pronto per l'uso da far conoscere anche agli inglesi.
martedì 9 ottobre 2018
Jukebox letterario: una moneta per ascoltare poesie
A Messina il primo jukebox letterario. Per ingannare l'attesa con una monetina si può rispolverare tutto il repertorio letterario italiano.
L'idea è partita da Mauro Cappotto, docente di Storia dell'Arte al Liceo Capo d'Orlando, a Messina, in Sicilia. Lui ha ideato questa speciale installazione, prontamente ribatezzata dai suoi studenti "jukebox letterario", poiché invece delle note musicali trasmette versi poetici.
È un jukebox degli anni Ottanta, perfettamente funzionante che dispensa brani di Montale, Bufalino, Brancati, Piccolo, Rende, Cattafi e Consolo per diffondere l'atmosfera incantata e sospesa nel tempo delle poesie.
L'installazione è destinata a tutti i licei del messinese ed è stata presentata nell'ambito della rassegna Naxoslegge di Fulvia Toscano e sarà appunto diffusa in più istituti per coinvolgere al massimo ragazzi e docenti nell'arte letteraria e renderli parte attiva suggerendo nuovi brani da inserire.
Attualmente il jukebox si trova al museo di Palazzo Milio a Ficarra dove ai visitatori viene data in prestito una moneta da 500 lire con cui poter far risuonare nella sala parole di poesia.
Ci sono alcune melodie in cui perdersi è magia e niente rende meglio l'idea del perdersi tra i versi dei cantori dell'animo umano italiano.
L'idea è partita da Mauro Cappotto, docente di Storia dell'Arte al Liceo Capo d'Orlando, a Messina, in Sicilia. Lui ha ideato questa speciale installazione, prontamente ribatezzata dai suoi studenti "jukebox letterario", poiché invece delle note musicali trasmette versi poetici.
È un jukebox degli anni Ottanta, perfettamente funzionante che dispensa brani di Montale, Bufalino, Brancati, Piccolo, Rende, Cattafi e Consolo per diffondere l'atmosfera incantata e sospesa nel tempo delle poesie.
L'installazione è destinata a tutti i licei del messinese ed è stata presentata nell'ambito della rassegna Naxoslegge di Fulvia Toscano e sarà appunto diffusa in più istituti per coinvolgere al massimo ragazzi e docenti nell'arte letteraria e renderli parte attiva suggerendo nuovi brani da inserire.
Attualmente il jukebox si trova al museo di Palazzo Milio a Ficarra dove ai visitatori viene data in prestito una moneta da 500 lire con cui poter far risuonare nella sala parole di poesia.
Ci sono alcune melodie in cui perdersi è magia e niente rende meglio l'idea del perdersi tra i versi dei cantori dell'animo umano italiano.
Un master per combattere la pedofilia all'Università Gregoriana
È cominciata nella Pontificia Università Gregoriana il "Master interdisciplinare in salvaguardia", il corso per combattere la pedofilia. La benedizione del Papa.
Il problema c'è! Va affrontato e se ne deve parlare. Per questo il corso nasce dalla consapevolezza della gravità del problema e sia Ratzinger che Papa Francesco inviano l'augurio di buon inizio e la benedizione.
Il corso si chiama "Master interdisciplinare in salvaguardia" ed è incentrato sulla lotta globale contro l'abuso di minori e si tiene all'interno del Centro per la Protezione dell'Infanzia presso la Pontificia Università Gregoriana. Il Centro invita studenti da tutto il mondo che intendono lavorare nel campo della salvaguardia a fare domanda per il programma di Master o Licenza (livello ecclesiastico).
Per la Pontificia Università è sembrato doveroso inaugurare un tale ciclo di studi, dato la constatazione della entità e gravità degli abusi sui minori in tutto il mondo e dalla necessità sempre più urgente di una formazione più approfondita di esperti in natura di protezione dei minori.
Papa Francesco ha inviato la sua benedizione tramite il Cardinale Reinhard Marx di Monaco di Baviera e Benedetto XVI ha inviato un messaggio al gesuita Hans Zollner, direttore del corso.
L'ammissione dell'esistenza di un problema è sempre il primo passo. Purtroppo fa davvero molto riflettere e amareggia all'inverosimile il fatto che ci sia la necessità di inaugurare un corso contro la pedofilia.
Il problema c'è! Va affrontato e se ne deve parlare. Per questo il corso nasce dalla consapevolezza della gravità del problema e sia Ratzinger che Papa Francesco inviano l'augurio di buon inizio e la benedizione.
Il corso si chiama "Master interdisciplinare in salvaguardia" ed è incentrato sulla lotta globale contro l'abuso di minori e si tiene all'interno del Centro per la Protezione dell'Infanzia presso la Pontificia Università Gregoriana. Il Centro invita studenti da tutto il mondo che intendono lavorare nel campo della salvaguardia a fare domanda per il programma di Master o Licenza (livello ecclesiastico).
Per la Pontificia Università è sembrato doveroso inaugurare un tale ciclo di studi, dato la constatazione della entità e gravità degli abusi sui minori in tutto il mondo e dalla necessità sempre più urgente di una formazione più approfondita di esperti in natura di protezione dei minori.
Papa Francesco ha inviato la sua benedizione tramite il Cardinale Reinhard Marx di Monaco di Baviera e Benedetto XVI ha inviato un messaggio al gesuita Hans Zollner, direttore del corso.
L'ammissione dell'esistenza di un problema è sempre il primo passo. Purtroppo fa davvero molto riflettere e amareggia all'inverosimile il fatto che ci sia la necessità di inaugurare un corso contro la pedofilia.
lunedì 8 ottobre 2018
Chirurgo opera orsacchiotto e bambino per renderlo felice
"Me l'ha chiesto lui, come potevo dire no". Così il medico spiega il suo tenero gesto alla richiesta di un bimbo di 8 anni.
E poi ci sono quelle notizie che un po' scaldano il cuore, che fanno brillare una lacrima d'umanità in storie purtroppo tristi. Il neurochirurgo Daniel McNeely dell'IWK Health Centre di Halifax, in Canada, ha operato anche l'orsetto del bambino di 8 anni effetto da idrocefalo. Il piccolo Jackson McKie aveva esplicitamente chiesto al medico che insieme a lui, il dottore doveva operare anche il suo peluche preferito.
Il chirurgo ha accettato la proposta, così sia il bambino che l'orsetto sono finiti sul tavolo operatorio. Un gesto tenero, carico d'umanità che ha aiutato il bimbo ad alleviare la tensione dell'intervento e dargli coraggio.
A Little Baby (l'orsacchiotto) è stato diagnosticato uno strappo in corrispondenza dell'ascella, che è stato ricucito subito dopo che l'operazione del bambino era stata conclusa, "assicurandosi" che il peluche avesse ossigeno con una maschera e monitorando gli organi vitali. Invece, l'operazione del bambino consisteva nella "riparazione" di un tubo cavo posizionato chirurgicamente nel cervello per aiutare a drenare il liquido cerebrospinale. Entrambe le operazioni sono andate bene e i due inseparabili pazienti potranno tornare, fra qualche giorno, a casa.
I genitori di Jackson sono molto grati al chirurgo e stupiti che il medico abbia fatto il possibile per assecondare la richiesta del figlio. Un gesto talmente tenero che non appena le foto sono state postate su Twitter, il medico è stato sommerso da messaggi di gratitudine.
Invece, niente di speciale per il medico che semplicemente commenta: "Ho solo pensato di far sorridere qualcuno, da qualche parte".
Che bella storia di speranza! Perché spesso ci costringono a dimenticare che non è solo la medicina a curare le persone, ma anche l'umanità.
E poi ci sono quelle notizie che un po' scaldano il cuore, che fanno brillare una lacrima d'umanità in storie purtroppo tristi. Il neurochirurgo Daniel McNeely dell'IWK Health Centre di Halifax, in Canada, ha operato anche l'orsetto del bambino di 8 anni effetto da idrocefalo. Il piccolo Jackson McKie aveva esplicitamente chiesto al medico che insieme a lui, il dottore doveva operare anche il suo peluche preferito.
Il chirurgo ha accettato la proposta, così sia il bambino che l'orsetto sono finiti sul tavolo operatorio. Un gesto tenero, carico d'umanità che ha aiutato il bimbo ad alleviare la tensione dell'intervento e dargli coraggio.
A Little Baby (l'orsacchiotto) è stato diagnosticato uno strappo in corrispondenza dell'ascella, che è stato ricucito subito dopo che l'operazione del bambino era stata conclusa, "assicurandosi" che il peluche avesse ossigeno con una maschera e monitorando gli organi vitali. Invece, l'operazione del bambino consisteva nella "riparazione" di un tubo cavo posizionato chirurgicamente nel cervello per aiutare a drenare il liquido cerebrospinale. Entrambe le operazioni sono andate bene e i due inseparabili pazienti potranno tornare, fra qualche giorno, a casa.
I genitori di Jackson sono molto grati al chirurgo e stupiti che il medico abbia fatto il possibile per assecondare la richiesta del figlio. Un gesto talmente tenero che non appena le foto sono state postate su Twitter, il medico è stato sommerso da messaggi di gratitudine.
Invece, niente di speciale per il medico che semplicemente commenta: "Ho solo pensato di far sorridere qualcuno, da qualche parte".
Che bella storia di speranza! Perché spesso ci costringono a dimenticare che non è solo la medicina a curare le persone, ma anche l'umanità.
Dal 2019 la pubblicità su Whatsapp
Già dal primo trimestre del 2019 sarà presente la pubblicità su Whatsapp. Eclusa nella chat.
A dare la notizia è stato Luca Colombo, country director di Facebook Italia. Dal 2019 nell'usatissima app compariranno delle inserzioni pubblicitarie, per il momento limitate alle stories e non nelle chat interpersonali tra i vari utenti. Il direttore afferma che: "L'instant messaging è la nuova frontiera per fare business", precisando che il colosso che controlla Whatsapp e Instagram punta molto sull'"instant messaging" per renderlo un servizio interessante non solo per gli utenti, ma anche per le imprese. Così ci saranno dei veri e propri spot nei cambi di stato di Whatsapp.
Colombo aggiunge che tale "novità" non toccherà le chat che rimarranno "private" per così dire. Inoltre, l'azienda si impegna a non far arrivare fenomeni di spamming o d'intrusione e le nuove tecnologie permetteranno alle società di comunicare con i consumatori in maniera automatizzata e su larga scala, continuando ad inviare notifiche sia per via sms che per email; invariati anche gli avvenuti pagamenti con la carta di credito.
D'altronde non si poteva restare inermi davanti al giro d'affari che per Facebook conta 2,2 miliardi di utenti al mese e 300 milioni di stories al giorno, mentre Instagram un miliardo e 400 milioni e Whatsapp 1,5 miliardi e 450 milioni.
Dove solo l'Italia conta per Facebook 31 milioni di utenti al mese e 25 milioni al giorno, di cui 24 milioni dallo smartphone, e un andamento stabile, mentre è in continuo aumento Instagram con 14milioni di utenti al mese.
Come a qualsiasi "trasmissione" di successo viene associata la pubblicità, speriamo allora che a questo prezzo, i contenuti delle stories siano validi.
A dare la notizia è stato Luca Colombo, country director di Facebook Italia. Dal 2019 nell'usatissima app compariranno delle inserzioni pubblicitarie, per il momento limitate alle stories e non nelle chat interpersonali tra i vari utenti. Il direttore afferma che: "L'instant messaging è la nuova frontiera per fare business", precisando che il colosso che controlla Whatsapp e Instagram punta molto sull'"instant messaging" per renderlo un servizio interessante non solo per gli utenti, ma anche per le imprese. Così ci saranno dei veri e propri spot nei cambi di stato di Whatsapp.
Colombo aggiunge che tale "novità" non toccherà le chat che rimarranno "private" per così dire. Inoltre, l'azienda si impegna a non far arrivare fenomeni di spamming o d'intrusione e le nuove tecnologie permetteranno alle società di comunicare con i consumatori in maniera automatizzata e su larga scala, continuando ad inviare notifiche sia per via sms che per email; invariati anche gli avvenuti pagamenti con la carta di credito.
D'altronde non si poteva restare inermi davanti al giro d'affari che per Facebook conta 2,2 miliardi di utenti al mese e 300 milioni di stories al giorno, mentre Instagram un miliardo e 400 milioni e Whatsapp 1,5 miliardi e 450 milioni.
Dove solo l'Italia conta per Facebook 31 milioni di utenti al mese e 25 milioni al giorno, di cui 24 milioni dallo smartphone, e un andamento stabile, mentre è in continuo aumento Instagram con 14milioni di utenti al mese.
Come a qualsiasi "trasmissione" di successo viene associata la pubblicità, speriamo allora che a questo prezzo, i contenuti delle stories siano validi.
venerdì 5 ottobre 2018
Lo strano caso della "mano finta" per salutare della Regina
È quanto trapela da un libro scritto dalla principessa Anna.
Dopo 66 anni di onorato regno, la Regina accuserebbe qualche acciacchetto. Se per tutti il suo è stato un regno instancabile sempre rivolto al suo Paese, lo stesso non si può dire per la sua regale mano usata per salutare incessantemente i sudditi dell'intera Gran Bretagna e per ogni parte del mondo.
Un libro svela che da qualche tempo Elisabetta II seppur in buona forma, ma non dimentichiamo ultranovantenne, pare stia usando un ausilio meccanico: una sorta di mano finta, debitamente ingentilita da un guanto, da utilizzare in automobile o in carrozza, quando la sovrana non ce la fa più a tenere alto il braccio e accennare con la mano.
La notizia sembra essere vera, anche perché a portarla a galla è la principessa Anna, unica figlia femmina di Elisabetta. La principessa ne fa cenno in un nuovo libro, "The Queen of the world", scritto dal biografo Robert Hardaman. In effetti, Anna si limita a raccontare dell'esistenza del marchingegno azionabile da una leva di legno, molto probabilmente regalatole da un gruppo di studenti australiani qualche anno fa di fronte al quale Sua Maestà si mostrò subito "entusiasta".
È un'indiscrezione curiosa e anche se fosse vera non getta ombre sul generoso regno di Elisabetta II, che da ben 66 anni continua a prodigarsi incessantemente per i suoi sudditi.
Dopo 66 anni di onorato regno, la Regina accuserebbe qualche acciacchetto. Se per tutti il suo è stato un regno instancabile sempre rivolto al suo Paese, lo stesso non si può dire per la sua regale mano usata per salutare incessantemente i sudditi dell'intera Gran Bretagna e per ogni parte del mondo.
Un libro svela che da qualche tempo Elisabetta II seppur in buona forma, ma non dimentichiamo ultranovantenne, pare stia usando un ausilio meccanico: una sorta di mano finta, debitamente ingentilita da un guanto, da utilizzare in automobile o in carrozza, quando la sovrana non ce la fa più a tenere alto il braccio e accennare con la mano.
La notizia sembra essere vera, anche perché a portarla a galla è la principessa Anna, unica figlia femmina di Elisabetta. La principessa ne fa cenno in un nuovo libro, "The Queen of the world", scritto dal biografo Robert Hardaman. In effetti, Anna si limita a raccontare dell'esistenza del marchingegno azionabile da una leva di legno, molto probabilmente regalatole da un gruppo di studenti australiani qualche anno fa di fronte al quale Sua Maestà si mostrò subito "entusiasta".
È un'indiscrezione curiosa e anche se fosse vera non getta ombre sul generoso regno di Elisabetta II, che da ben 66 anni continua a prodigarsi incessantemente per i suoi sudditi.
Al Bambino Gesù scoperto l'anticorpo che guarisce tre malattie rare
Uno studio coordinato interamente dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha ideato un nuovo efficace farmaco.
La rivista scientifica The New England Journal of Medicine parla di questo nuovo farmaco efficace per tre malattie autoinfiammatorie, un gruppo di malattie rare recentemente scoperte e caratterizzate da episodi ricorrenti di febbre e di infiammazioni. La sua efficacia è stata valutata con una sperimentazione clinica mondiale coordinata dai medici della Reumatologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Le tre malattie sono la Febbre mediterranea familiare (Fmf), il Deficit di mevalonato chinesi (Mkd) e la Sindrome periodica associata al recettore 1 del fattore di necrosi tumorale (Traps). Di queste, solo la Fmf è la più diffusa e purtroppo ben radicata nel bacino mediterraneo. Le atre due invece sono malattie molto rare.
Quando qualcuno è colpito da queste patologie si verificano episodi febbrili ricorrenti con una frequenza che varia da una volta ogni 15 giorni ad una ogni qualche mese, assieme ad artrite, pleurite, pericondite, peritonita' e rash cutanei.
In tutte e tre le malattie è coinvolta l'interleuchina 1,una molecola legata all'infiammazione. Da qui è stato progettato il test, in cui è stato usato un anticorpo specifico, che ha coinvolto 181 pazienti provenienti da 59 istituti di 15 Paesi. In tutti e tre i casi gli episodi febbrili si sono ridotti di uno all'anno.
Il farmaco scoperto ha così ottenuto l'autorizzazione dall'Ema (Agenzia europea del farmaco) e dall' Fda (Food and Dry Administration.
Con questa scoperta, la vittoria più grande è quella di aver scoperto un farmaco efficace che possa aiutare a guarire tanti piccoli pazienti.
La rivista scientifica The New England Journal of Medicine parla di questo nuovo farmaco efficace per tre malattie autoinfiammatorie, un gruppo di malattie rare recentemente scoperte e caratterizzate da episodi ricorrenti di febbre e di infiammazioni. La sua efficacia è stata valutata con una sperimentazione clinica mondiale coordinata dai medici della Reumatologia dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Le tre malattie sono la Febbre mediterranea familiare (Fmf), il Deficit di mevalonato chinesi (Mkd) e la Sindrome periodica associata al recettore 1 del fattore di necrosi tumorale (Traps). Di queste, solo la Fmf è la più diffusa e purtroppo ben radicata nel bacino mediterraneo. Le atre due invece sono malattie molto rare.
Quando qualcuno è colpito da queste patologie si verificano episodi febbrili ricorrenti con una frequenza che varia da una volta ogni 15 giorni ad una ogni qualche mese, assieme ad artrite, pleurite, pericondite, peritonita' e rash cutanei.
In tutte e tre le malattie è coinvolta l'interleuchina 1,una molecola legata all'infiammazione. Da qui è stato progettato il test, in cui è stato usato un anticorpo specifico, che ha coinvolto 181 pazienti provenienti da 59 istituti di 15 Paesi. In tutti e tre i casi gli episodi febbrili si sono ridotti di uno all'anno.
Il farmaco scoperto ha così ottenuto l'autorizzazione dall'Ema (Agenzia europea del farmaco) e dall' Fda (Food and Dry Administration.
Con questa scoperta, la vittoria più grande è quella di aver scoperto un farmaco efficace che possa aiutare a guarire tanti piccoli pazienti.
giovedì 4 ottobre 2018
I selfie assassini. 259 morti in pochi anni
Farsi le foto è una pesante causa di morte. 259 morti in pochi anni. Soprattutto vittime per annegamento. Ventitré anni l'età media dei deceduti, al di sotto dei 15 anni in India.
Un gesto quotidiano quanto banale, eppure, nel mondo tra il 2011 e il 2017 ci sono stati almeno 259 morti per selfie. Questo è il numero di persone che hanno perso la vita per incidenti mentre cercavano di scattarsi una "foto estrema".
Le stime sono state rese note dal Journal of Family Medicine and Primary Care dell' All India Institute of Medical Sciences.
Per lo studio, gli esperti si sono avvalsi anche di ricerche sul web, inserendo parole chiave come "morte per selfie", "incidente selfie" o "mortalità selfie", riscontrando 137 incidenti in tutto il mondo, che hanno causato appunto 259 vittime, nel giro di 6 anni. Le vittime delle foto estreme sono soprattutto di sesso maschile e l'età media è di 22,9 anni. Il numero più elevato di morti si è riscontrato in India, seguita da Russia, Usa e Pakistan.
L'annegamento è la prima causa dei decessi, con 70morti, mentre la seconda causa più frequente è l'incidente con un mezzo di trasporto, soprattutto perché le persone hanno tentato di scattarsi foto vicino ai treni. Altre sviste mortali sono state le cadute, incendi, scosse elettriche e persino, in ben 8 casi, gli animali.
Purtroppo, si tratta di fatalità assurde, morti insensate a cui eccetto il buon senso delle persone ed informare sulle possibili, tragiche conseguenze, non si può fare altro.
Un gesto quotidiano quanto banale, eppure, nel mondo tra il 2011 e il 2017 ci sono stati almeno 259 morti per selfie. Questo è il numero di persone che hanno perso la vita per incidenti mentre cercavano di scattarsi una "foto estrema".
Le stime sono state rese note dal Journal of Family Medicine and Primary Care dell' All India Institute of Medical Sciences.
Per lo studio, gli esperti si sono avvalsi anche di ricerche sul web, inserendo parole chiave come "morte per selfie", "incidente selfie" o "mortalità selfie", riscontrando 137 incidenti in tutto il mondo, che hanno causato appunto 259 vittime, nel giro di 6 anni. Le vittime delle foto estreme sono soprattutto di sesso maschile e l'età media è di 22,9 anni. Il numero più elevato di morti si è riscontrato in India, seguita da Russia, Usa e Pakistan.
L'annegamento è la prima causa dei decessi, con 70morti, mentre la seconda causa più frequente è l'incidente con un mezzo di trasporto, soprattutto perché le persone hanno tentato di scattarsi foto vicino ai treni. Altre sviste mortali sono state le cadute, incendi, scosse elettriche e persino, in ben 8 casi, gli animali.
Purtroppo, si tratta di fatalità assurde, morti insensate a cui eccetto il buon senso delle persone ed informare sulle possibili, tragiche conseguenze, non si può fare altro.
L'Italia al 5° posto per l'acqua potabile
L'acqua dei rubinetti è di scarsa qualità, così gli italiani continuano a preferire l'acqua minerale. Sono per questo terzi nel mondo per consumo di acqua minerale.
L'Italia è un paese ricco d'acqua, mari ma soprattutto fiumi, torrenti e sorgenti d'acqua potabile. Ma evidentemente condutture poco sane e scarsa fiducia nelle tecniche di raccoglimento fanno si che in realtà gli italiani preferiscono bere acqua minerale.
Lo spiega Felice Uricchio direttore dell'Istituto del Cnr che si occupa dell'acqua l'Irsa: "In Italia possiamo bere l'acqua del rubinetto tranquillamente. Molte volte è migliore delle acque minerali. È molto controllata, ci sono prelievi su tutta la filiera, dalla captazione alle tubazioni ce arrivano nelle nostre case. E poi i limiti di legge per le sostanze disciolte sono più rigidi per l'acqua potabile che per quelle minerali".
La qualità dell'acqua in Italia deriva dal fatto che l'85% delle fonti sono sotterranee: l'acqua di falda è sempre migliore di quella di superficie. L'acqua migliore in Europa è quella dell'Austria, seguita nell'ordine da Svezia, Irlanda e Ungheria.
Nonostante le premesse, il Belpaese preferisce l'acqua minerale; se ne consumano 208 litri pro-capite annui. Prima di noi so il Messico con 264 litri e la Tailandia con 244 litri.
Un Paese ricco di acqua...ma gli italiani preferiscono usarla per andare a mare o l'igiene. Comunque ne comprendono il valore.
L'Italia è un paese ricco d'acqua, mari ma soprattutto fiumi, torrenti e sorgenti d'acqua potabile. Ma evidentemente condutture poco sane e scarsa fiducia nelle tecniche di raccoglimento fanno si che in realtà gli italiani preferiscono bere acqua minerale.
Lo spiega Felice Uricchio direttore dell'Istituto del Cnr che si occupa dell'acqua l'Irsa: "In Italia possiamo bere l'acqua del rubinetto tranquillamente. Molte volte è migliore delle acque minerali. È molto controllata, ci sono prelievi su tutta la filiera, dalla captazione alle tubazioni ce arrivano nelle nostre case. E poi i limiti di legge per le sostanze disciolte sono più rigidi per l'acqua potabile che per quelle minerali".
La qualità dell'acqua in Italia deriva dal fatto che l'85% delle fonti sono sotterranee: l'acqua di falda è sempre migliore di quella di superficie. L'acqua migliore in Europa è quella dell'Austria, seguita nell'ordine da Svezia, Irlanda e Ungheria.
Nonostante le premesse, il Belpaese preferisce l'acqua minerale; se ne consumano 208 litri pro-capite annui. Prima di noi so il Messico con 264 litri e la Tailandia con 244 litri.
Un Paese ricco di acqua...ma gli italiani preferiscono usarla per andare a mare o l'igiene. Comunque ne comprendono il valore.
mercoledì 3 ottobre 2018
Ai gatti in realtà non piacciono i topi
Uno studio rivela che nella battaglia tra felini e roditori, vincono sempre questi ultimi. I gatti non sono predatori dei topi.
Non è che il topolino Jerry fosse particolarmente astuto, è che il gatto Tom, in realtà non era particolarmente interessato. Praticamente, tra il gatto e il topo, vince sempre il topo! Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution e condotto dai ricercatori della Fordham University, negli Stati Uniti.
Nell'immaginario collettivo i gatti sono sempre stati rappresentati come dei grandi predatori di topi, abbiamo pensato a queste due specie animali come degli acerrimi nemici naturali. Da questa avversione reciproca, sono nate diverse storie per bambini e cartoni animati. Invece, la ricerca evidenzia che i felini preferiscono prede più piccole ed indifese, come gli uccelli e la piccola fauna nativa, il che rende i gatti una minaccia per gli ecosistemi urbani.
Quando i gatti randagi hanno invaso un centro di riciclaggio di rifiuti a New York, i ricercatori hanno colto l'occasione per osservare i loro comportamenti. La loro squadra stava già studiando una colonia di oltre 100 ratti che vivevano all'interno del centro, microchippandoli. Esaminando 306 video registrati in 79 giorni d'osservazione si è visto che sebbene per ogni gruppetto di topi vi fossero accanto almeno tre gatti attivi ogni volta, in circa 80 giorni di riprese si sono verificati solo 20 eventi di caccia al topo con due vittime.
Tra le spiegazioni ci possono essere anche quella che i gatti fossero poco "affamati" e che quello non fosse per loro un habitat congeniale, a quanto pare i felini hanno bisogno di alternative alimentari meno rischiose e "dell'elemento sorpresa".
Insomma, ora si è capito perché ai "gatti piace giocare con il topo"...sono poco interessati e ambiscono a prede più facili.
Non è che il topolino Jerry fosse particolarmente astuto, è che il gatto Tom, in realtà non era particolarmente interessato. Praticamente, tra il gatto e il topo, vince sempre il topo! Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution e condotto dai ricercatori della Fordham University, negli Stati Uniti.
Nell'immaginario collettivo i gatti sono sempre stati rappresentati come dei grandi predatori di topi, abbiamo pensato a queste due specie animali come degli acerrimi nemici naturali. Da questa avversione reciproca, sono nate diverse storie per bambini e cartoni animati. Invece, la ricerca evidenzia che i felini preferiscono prede più piccole ed indifese, come gli uccelli e la piccola fauna nativa, il che rende i gatti una minaccia per gli ecosistemi urbani.
Quando i gatti randagi hanno invaso un centro di riciclaggio di rifiuti a New York, i ricercatori hanno colto l'occasione per osservare i loro comportamenti. La loro squadra stava già studiando una colonia di oltre 100 ratti che vivevano all'interno del centro, microchippandoli. Esaminando 306 video registrati in 79 giorni d'osservazione si è visto che sebbene per ogni gruppetto di topi vi fossero accanto almeno tre gatti attivi ogni volta, in circa 80 giorni di riprese si sono verificati solo 20 eventi di caccia al topo con due vittime.
Tra le spiegazioni ci possono essere anche quella che i gatti fossero poco "affamati" e che quello non fosse per loro un habitat congeniale, a quanto pare i felini hanno bisogno di alternative alimentari meno rischiose e "dell'elemento sorpresa".
Insomma, ora si è capito perché ai "gatti piace giocare con il topo"...sono poco interessati e ambiscono a prede più facili.
Tessera a punti per essere ammessi alla cresima
Fa discutere un'originale iniziativa di una comunità nel comasco. In Chiesa, come al supermercato una "tessera punti per verificare la fedeltà". Punteggi con la confessione, la messa e il catechismo.
Come si numerizza la fede di ognuno o di un giovane che si appresta a ricevere un Sacramento? Don Angelo, parroco della comunità pastorale di Lurate Caccivio, nel comasco, ha pensato bene di introdurre una tessera a punti per poter fare la cresima: i punti si ottengono con le confessioni, la messa e la presenza al catechismo.
Sul foglio da presentare ai genitori dato ai ragazzi del corso, c'è scritto:"Questa tesssera ti aiuta a verificare la tua fedeltà a Gesù. E a prendere con serietà tu con i tuoi genitori il cammino di iniziazione cristiana che avete scelto di intraprendere quest'anno". Il foglio è provvisto di alcuni spazi dove poter apporre dei bolli, dei punti da raccogliere e se non si sono collezionati almeno i 2/3 delle presenze, non sarà possibile accedere all'anno successivo. Un po' come accade per la frequenza a scuola, a scuola calcio o alle altre schede punti più in generale.
L'iniziativa ha destato non poche perplessità più che consensi o ironie, ma il parroco cerca di spiegare interpretando il foglio come un invito alla partecipazione, rivolto soprattutto agli adulti, ricordando che quella dei 2/3 è una regola diocesana a cui si possono fare delle eccezioni in alcuni casi.
Forse il parroco ha cercato di rendere più "quotidiano" il corso di cresima, pensando ad un espediente "moderno" come la raccolta dei punti; peccato che il piacere di frequentare la Chiesa dovrebbe essere a discrezione personale e al massimo se c'è qualcosa che avvicina ai sacramenti, dovrebbero essere le "buone azioni" spontanee.
Come si numerizza la fede di ognuno o di un giovane che si appresta a ricevere un Sacramento? Don Angelo, parroco della comunità pastorale di Lurate Caccivio, nel comasco, ha pensato bene di introdurre una tessera a punti per poter fare la cresima: i punti si ottengono con le confessioni, la messa e la presenza al catechismo.
Sul foglio da presentare ai genitori dato ai ragazzi del corso, c'è scritto:"Questa tesssera ti aiuta a verificare la tua fedeltà a Gesù. E a prendere con serietà tu con i tuoi genitori il cammino di iniziazione cristiana che avete scelto di intraprendere quest'anno". Il foglio è provvisto di alcuni spazi dove poter apporre dei bolli, dei punti da raccogliere e se non si sono collezionati almeno i 2/3 delle presenze, non sarà possibile accedere all'anno successivo. Un po' come accade per la frequenza a scuola, a scuola calcio o alle altre schede punti più in generale.
L'iniziativa ha destato non poche perplessità più che consensi o ironie, ma il parroco cerca di spiegare interpretando il foglio come un invito alla partecipazione, rivolto soprattutto agli adulti, ricordando che quella dei 2/3 è una regola diocesana a cui si possono fare delle eccezioni in alcuni casi.
Forse il parroco ha cercato di rendere più "quotidiano" il corso di cresima, pensando ad un espediente "moderno" come la raccolta dei punti; peccato che il piacere di frequentare la Chiesa dovrebbe essere a discrezione personale e al massimo se c'è qualcosa che avvicina ai sacramenti, dovrebbero essere le "buone azioni" spontanee.
martedì 2 ottobre 2018
L'attivista Amal Fathy denuncia molestie sessuali su Facebook, viene condannata a 2 anni di carcere
È la moglie del consulente legale della famiglia Regeni.
La cronoca egiziana ci presenta un'altra controversa e davvero poco chiara storia. L'attivista Amal Fathy, moglie del consulente legale della famiglia Regeni, ha postato un video in cui addita le autorità egiziane di non fare nulla contro le molestie sessuali, questo le è costato 2 anni di carcere per aver diffuso "fake news".
È chiaro, che più che una "notizia falsa" è una versione dei fatti non in linea con quanto sostiene il governo.
Fathy si batte per i diritti civili e la parità fra uomini e donne in Egitto, invece già da 141 giorni è in carcere per accuse di terrorismo e dovrà pagare anche una multa di 1120 sterline egiziane, circa 50 euro. Per il suo caso, potrà essere rilasciata dietro pagamento di una cauzione di 20.000 sterline, pari a 1000 euro (tantissimo per quello Stato). Inoltre, le imputazioni più gravi sono quelle di "appartenenza ad un gruppo terroristico" per aver "usato un sito internet nel promuovere idee che spingono ad attacchi terroristici", accuse che potrebbero costarle ulteriori anni di carcere.
Invece, nel video di 12 minutu che l'attivista aveva postato a Maggio, spiegava che lei è stata molestata 2 volte nello stesso giorno e criticava il governo egiziano per la mancanza di progressi nel contrastare il fenomeno.
I dati Onu affermano che il 99,3% delle egiziane ha subito almeno una molestia nella sua vita. Fathy dopo aver descritto i suoi casi di molestia, ha commentato l'accaduto chiosando con un "Stavamo meglio settant'anni fa, quando le donne andavano in giro in minigonna e se qualcuno le importunava bastava chiamare un agente per farlo finire in carcere".
Invece, l'Egitto di oggi, non è una nazione gloriosa e rispettosa delle donne e dei diritti civili in genere. Poi, dopo l'accaduto del caso Regeni ha davvero perso ogni barlume di credibilità legale.
La cronoca egiziana ci presenta un'altra controversa e davvero poco chiara storia. L'attivista Amal Fathy, moglie del consulente legale della famiglia Regeni, ha postato un video in cui addita le autorità egiziane di non fare nulla contro le molestie sessuali, questo le è costato 2 anni di carcere per aver diffuso "fake news".
È chiaro, che più che una "notizia falsa" è una versione dei fatti non in linea con quanto sostiene il governo.
Fathy si batte per i diritti civili e la parità fra uomini e donne in Egitto, invece già da 141 giorni è in carcere per accuse di terrorismo e dovrà pagare anche una multa di 1120 sterline egiziane, circa 50 euro. Per il suo caso, potrà essere rilasciata dietro pagamento di una cauzione di 20.000 sterline, pari a 1000 euro (tantissimo per quello Stato). Inoltre, le imputazioni più gravi sono quelle di "appartenenza ad un gruppo terroristico" per aver "usato un sito internet nel promuovere idee che spingono ad attacchi terroristici", accuse che potrebbero costarle ulteriori anni di carcere.
Invece, nel video di 12 minutu che l'attivista aveva postato a Maggio, spiegava che lei è stata molestata 2 volte nello stesso giorno e criticava il governo egiziano per la mancanza di progressi nel contrastare il fenomeno.
I dati Onu affermano che il 99,3% delle egiziane ha subito almeno una molestia nella sua vita. Fathy dopo aver descritto i suoi casi di molestia, ha commentato l'accaduto chiosando con un "Stavamo meglio settant'anni fa, quando le donne andavano in giro in minigonna e se qualcuno le importunava bastava chiamare un agente per farlo finire in carcere".
Invece, l'Egitto di oggi, non è una nazione gloriosa e rispettosa delle donne e dei diritti civili in genere. Poi, dopo l'accaduto del caso Regeni ha davvero perso ogni barlume di credibilità legale.
Silla, il cane che dopo un'aggressione si presenta all'ospedale per farsi curare
Femmina di pastore tedesco viene ferita dall'aggressione di un branco di randagi e da sola si presenta all'ospedale per farsi curare.
Palcoscenico di questa vicenda è la Turchia. La protagonista di questa storia che sembra quella di un movie natalizio, è Silla femmina di pastore tedesco. La cagnolina di 9 mesi, viene rapita al suo proprietario Serdar Keskindir mentre era a lavoro. Per ritrovarla, l'uomo ha fatto di tutto, anche offrire una ricompensa di 2.000 lire turche, circa 270 euro. Proprio la ricompensa ha reso molto visibili le foto di Silla, rendendo complicato il tentativo dei ladri di venderla. Forse per questo, hanno deciso di abbandonarla.
Rapita e abbandonata, Silla ha dovuto imparare la dura legge della vita di strada e come se questo non bastasse è stata aggredita da un branco di cani randagi. Nella lotta, la cagnolina viene ferita alla gamba sinistra. Ma la cagnolina, seppur piccola d'età è molto intelligente e si reca nel posto più vicino dove avrebbe trovato sicuro aiuto: zoppicante e visibilmente dolorante, la cagnolina si è presentata in un ospedale nella provincia settentrionale di Amasya.
Un video delle telecamere di sicurezza ha filmato il tutto e mostra il momento del suo arrivo con alcuni infermieri che la guardano increduli. Anche i medici sono stupefatti, ma l'hanno subito medicata e contattato il proprietario.
Serdor ipotizza che Silla abbia seguito le ambulanze e abbia quindi realizzato che in quel luogo qualcuno avrebbe potuto prestarle soccorso. Avrà percepito qualcosa che le ricordava quando accompagnava il suo proprietario a lavoro, che per mestiere si reca nei luoghi degli incidenti per recuperare i veicoli danneggiati.
Complimenti alla furbizia di Silla e complimenti alla grande professionalità dei medici dell'ospedale che l'hanno accolta e curata nel miglior dei modi, come un essere umano.
Palcoscenico di questa vicenda è la Turchia. La protagonista di questa storia che sembra quella di un movie natalizio, è Silla femmina di pastore tedesco. La cagnolina di 9 mesi, viene rapita al suo proprietario Serdar Keskindir mentre era a lavoro. Per ritrovarla, l'uomo ha fatto di tutto, anche offrire una ricompensa di 2.000 lire turche, circa 270 euro. Proprio la ricompensa ha reso molto visibili le foto di Silla, rendendo complicato il tentativo dei ladri di venderla. Forse per questo, hanno deciso di abbandonarla.
Rapita e abbandonata, Silla ha dovuto imparare la dura legge della vita di strada e come se questo non bastasse è stata aggredita da un branco di cani randagi. Nella lotta, la cagnolina viene ferita alla gamba sinistra. Ma la cagnolina, seppur piccola d'età è molto intelligente e si reca nel posto più vicino dove avrebbe trovato sicuro aiuto: zoppicante e visibilmente dolorante, la cagnolina si è presentata in un ospedale nella provincia settentrionale di Amasya.
Un video delle telecamere di sicurezza ha filmato il tutto e mostra il momento del suo arrivo con alcuni infermieri che la guardano increduli. Anche i medici sono stupefatti, ma l'hanno subito medicata e contattato il proprietario.
Serdor ipotizza che Silla abbia seguito le ambulanze e abbia quindi realizzato che in quel luogo qualcuno avrebbe potuto prestarle soccorso. Avrà percepito qualcosa che le ricordava quando accompagnava il suo proprietario a lavoro, che per mestiere si reca nei luoghi degli incidenti per recuperare i veicoli danneggiati.
Complimenti alla furbizia di Silla e complimenti alla grande professionalità dei medici dell'ospedale che l'hanno accolta e curata nel miglior dei modi, come un essere umano.
lunedì 1 ottobre 2018
I set di Trono di Spade aperti ai turisti per soggiornarvi
In Irlanda si potranno tranquillamente trascorrere le vacanze a Grande Inverno, il set di Trono di Spade.
Le scenografie incantate che hanno contribuito a rendere un successo mondiale la serie di Games of Thrones si apprestano a diventare una delle attrazioni turistiche permanenti del Nord Irlanda.
Infatti dopo 8 stagioni di record e gli ultimi 6 episodi che andranno in onda il prossimo anno, l'Hbo decide di permettere ai tanti estimatori della serie di poter soggiornare sul set di Trono di Spade. Infatti alcuni dei set che hanno ospitato gli episodi verranno trasformati in una specie di parco a tema; i numerosi fan avranno così la possibilità di mettere piede a westeros, oltre a vedere da vicino oggetti di scena, costumi e armi.
Negli anni sono stati diversi i Paesi europei ad aver offerto location mozzafiato per la realizzazione della serie tv, dalla Croazia al Marocco, dalla Spagna all'Islanda, ma è stata soprattutto l'Irlanda del Nord ad aver fornito corpo e anima alla rappresentazione visiva del romanzo Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin.
Il più famoso è sicuramente Grande Inverno, il castello degli Stark, ossia Castle Ward, maniero ad una cinquantina di chilometri da Belfast. Ci sono poi la strada da Approdo del Re, conosciuta come The Dark Hedges di Ballymoney, e poi ancora i Boschi del Nord (il Parco Nazionale di Tallymore), il castello Nero (nelle cave di Magheramorne) e il Dragonstore in realtà, il tempio di Mussenden di Londonderry.
L'idea della casa di produzione americana è ora quella di convertire alcuni di questi siti nelle attrazioni di un grande Games of Thrones Legacy che ripercorre tutte le stagioni della serie fantasy dei record.
L'espediente di andare a visitare di persona il Grande Inverno o il Castello Nero, può essere un ottimo motivo per conoscere un Paese intrigante e poco rinomato come l'Irlanda.
Le scenografie incantate che hanno contribuito a rendere un successo mondiale la serie di Games of Thrones si apprestano a diventare una delle attrazioni turistiche permanenti del Nord Irlanda.
Infatti dopo 8 stagioni di record e gli ultimi 6 episodi che andranno in onda il prossimo anno, l'Hbo decide di permettere ai tanti estimatori della serie di poter soggiornare sul set di Trono di Spade. Infatti alcuni dei set che hanno ospitato gli episodi verranno trasformati in una specie di parco a tema; i numerosi fan avranno così la possibilità di mettere piede a westeros, oltre a vedere da vicino oggetti di scena, costumi e armi.
Negli anni sono stati diversi i Paesi europei ad aver offerto location mozzafiato per la realizzazione della serie tv, dalla Croazia al Marocco, dalla Spagna all'Islanda, ma è stata soprattutto l'Irlanda del Nord ad aver fornito corpo e anima alla rappresentazione visiva del romanzo Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin.
Il più famoso è sicuramente Grande Inverno, il castello degli Stark, ossia Castle Ward, maniero ad una cinquantina di chilometri da Belfast. Ci sono poi la strada da Approdo del Re, conosciuta come The Dark Hedges di Ballymoney, e poi ancora i Boschi del Nord (il Parco Nazionale di Tallymore), il castello Nero (nelle cave di Magheramorne) e il Dragonstore in realtà, il tempio di Mussenden di Londonderry.
L'idea della casa di produzione americana è ora quella di convertire alcuni di questi siti nelle attrazioni di un grande Games of Thrones Legacy che ripercorre tutte le stagioni della serie fantasy dei record.
L'espediente di andare a visitare di persona il Grande Inverno o il Castello Nero, può essere un ottimo motivo per conoscere un Paese intrigante e poco rinomato come l'Irlanda.
Castagne italiane fuori dalla crisi: Produzione più 80%
La Coldiretti annuncia di aver sconfitto con la guerra biologica il parassita che le infestava.
L'autunno 2018 segna il grande ritorno delle castagne italiane. Un'ottima notizia per tutto il settore che negli scorsi anni era stato messo duramente alla prova da una scarsissima produzione dovuta al "cinipide galligeno", insetto killer (per le nostre piante), importato dalla Cina, che ha infestato i boschi di tutta la penisola.
Il parassita provoca nelle piante la formazione di galle, dei rigonfiamenti tipo bozzi di varie forme e dimensioni . Solo dopo parecchio tempo ed ingenti perdite di frutti, castagni e guadagno economico, si é riuscito a trovare nel "Torymus sinensis", un insetto antagonista la soluzione per arginare il grave problema . Questo "insetto buono è riuscito ad arginare la "popolazione " del parassita della pianta. Quindi dopo anni di sofferenza la Coldiretti informa che quest'anno il raccolto delle castagne sarà superiore ai 30 milioni di chili, in aumento dell'80% rispetto al minimo storico di 18 milioni di un quinquennio fa. Certo si è ancora lontani dai fasti del passato, quando si raggiungeva anche la produzione di 829 milioni di chili (1991) altri tempi, un'altra Italia, altre condizioni climatiche ed ambientali diverse, non c'erano i parassiti di oggi ed i castagni avevano meritato l'appellativo di "albero del pane.
Come poeticamente descriveva Giovanni Pascoli, le castagne rappresentano un alimento importantissimo, considerato il cibo povero, in realtà era un elemento base per l'alimentazione di milioni di persone.
Oggi la situazione è ben diversa, la castagna è quasi considerata una leccornie, un frutto insolito associato ai giorni di festa o alle innumerevoli sagre, che per tutto lo stivale, in questo periodo, gli vengono dedicate.
Sì, perché le castagne italiane sono le migliori e ben 15 varietà hanno ottenuto un riconoscimento europeo. 9 si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di castagne della Lunigiana Dop. In Campania , invece è riconosciuta la castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino/ Castagna di Serino Igp. In Emilia Romagna, il Marrone di Castel del Rio Igp. In Veneto il Marrone della Valle si Susa Dop, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop. A questi si aggiungono due mieli di castagno: il Miele della Lunigiana Dop della Toscana e il Miele delle Dolomiti bellunesi Dop del Veneto.
Importante ritorno quindi per la "bruna" più amata dagli italiani e all'estero.
L'autunno 2018 segna il grande ritorno delle castagne italiane. Un'ottima notizia per tutto il settore che negli scorsi anni era stato messo duramente alla prova da una scarsissima produzione dovuta al "cinipide galligeno", insetto killer (per le nostre piante), importato dalla Cina, che ha infestato i boschi di tutta la penisola.
Il parassita provoca nelle piante la formazione di galle, dei rigonfiamenti tipo bozzi di varie forme e dimensioni . Solo dopo parecchio tempo ed ingenti perdite di frutti, castagni e guadagno economico, si é riuscito a trovare nel "Torymus sinensis", un insetto antagonista la soluzione per arginare il grave problema . Questo "insetto buono è riuscito ad arginare la "popolazione " del parassita della pianta. Quindi dopo anni di sofferenza la Coldiretti informa che quest'anno il raccolto delle castagne sarà superiore ai 30 milioni di chili, in aumento dell'80% rispetto al minimo storico di 18 milioni di un quinquennio fa. Certo si è ancora lontani dai fasti del passato, quando si raggiungeva anche la produzione di 829 milioni di chili (1991) altri tempi, un'altra Italia, altre condizioni climatiche ed ambientali diverse, non c'erano i parassiti di oggi ed i castagni avevano meritato l'appellativo di "albero del pane.
Come poeticamente descriveva Giovanni Pascoli, le castagne rappresentano un alimento importantissimo, considerato il cibo povero, in realtà era un elemento base per l'alimentazione di milioni di persone.
Oggi la situazione è ben diversa, la castagna è quasi considerata una leccornie, un frutto insolito associato ai giorni di festa o alle innumerevoli sagre, che per tutto lo stivale, in questo periodo, gli vengono dedicate.
Sì, perché le castagne italiane sono le migliori e ben 15 varietà hanno ottenuto un riconoscimento europeo. 9 si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana Dop e la Farina di castagne della Lunigiana Dop. In Campania , invece è riconosciuta la castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino/ Castagna di Serino Igp. In Emilia Romagna, il Marrone di Castel del Rio Igp. In Veneto il Marrone della Valle si Susa Dop, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop. A questi si aggiungono due mieli di castagno: il Miele della Lunigiana Dop della Toscana e il Miele delle Dolomiti bellunesi Dop del Veneto.
Importante ritorno quindi per la "bruna" più amata dagli italiani e all'estero.
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