Il mercato dell'arte è in continua crescita, circa il 12%. Non è più un settore riservato esclusivamente ai "ricchi". L'11% delle opere costa meno di mille dollari e il 20% è stato battuto tra mille e 5 mila euro. La maggior parte delle transazioni invece varia dai 5 mila a 50 mila dollari.
Il 2017 è stato un anno da incorniciare per il mercato dell'arte. In tutto il mondo, il microcosmo costituito da antiquariato, dipinti, gioielli d'epoca, cimeli preziosi e oggetti da collezione ha generato un giro d'affari di 64 miliardi di dollari e cresce del 12%. Secondo la banca Ubs si tratta di un ritmo più che positivo che non si vedeva dalla crisi iniziata 10 anni fa.
Nell'anno da poco trascorso, collezionisti e mercanti, investitori lontani dai movimenti artistici o digiuni di antichità hanno ricominciato a spendere preferendo un quadro o una scultura appesa in casa piuttosto che un lingotto d'oro chiuso in cassaforte. L'arte come il "mattone" quindi.
I più attivisti in questo settore, si sono confermati gli americani, sia per volumi che valore delle vendite. Li seguono i cinesi con una crescita del 14% e 13 miliardi di dollari spesi, superando così gli storici mercati inglesi. Anche se l'Italia sta attraversando una profonda fase di crisi politica, riesce a piazzarsi nella top ten dei Paesi con il maggior numero di vendite per volumi di opere d'arte e si piazza con un 2% del totale poco sotto i ricchi svizzeri, spagnoli, francesi e al pari di compratori giapponesi, australiani ed asiatici.
In Europa invece, la capofila della classifica, per transazioni di oggetti e opere d'arte, si attesta la Gran Bretagna col 62% seguita dalla Francia, Germania, e al quarto posto Italia, Spagna e Austria e pari merito.
"The art market 2018", il rapporto stilato da Ubs, sottolinea come grande rilevanza giocano le operazioni messe a sagno online, una crescita che aiuta anche i posti di lavori: i dipendenti del settore restano stabili a 3 milioni di persone, nonostante il boom di Instagram, vero punto di riferimento per artisti e collezionisti e dei siti specializzati, ormai l'8% del totale.
L'arte si fa social. Non solo nei modi, ma anche nei consumi. Non ci sono solo i soliti nomi a gestire e manovrare il settore, più o meno un gruppo di 200 investitori col portafogli gonfio di denaro, pronti ad accaparrarsi opere d'arte, gioielli e collezioni più ambite, ora "spendono" o meglio investono in arte anche le persone meno abbienti. Il che non è male nemmeno per il recalcitrante "mondo" del mercato dell'arte.
L'arte piace! Diventa più accessibile e questo giova soprattutto al mercato internazionale.
Notizie curiose, psicologia, cultura, arte ed attualità,articoli interessanti e mai pesanti.
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martedì 29 maggio 2018
Artland: l'app del mercato dell'arte
Sbarca in Italia l'app danese dedicata al mercato dell'arte che permette di collegare il mondo dei galleristi e degli acquirenti.
Il mercato dell'arte è in continua espansione, lo dicono i dati relativi al'anno appena concluso; mentre si espande il giro d'affari, si riduce la distanza tra gli acquirenti e i galleristi. Il merito va anche all'applicazione danese "Artland", che con pochi semplici click creano collegamenti efficaci tra richiesta ed offerta.
L'idea è nata dai fratelli Curth, danesi appunto, che hanno messo a punto la startup dedicata al mercato dell'arte. Lo scopo dell'applicazione è quella di collegare il mondo dei galleristi e quello degli acquirenti in modo veloce e raccomandabile. Artland sta spopolando in tutto il mondo ed ora sbarca anche in Italia.
Per attivare l'app innanzitutto, bisogna scaricarla (come ogni app...), inserire i propri dati ed incamminarsi nel mondo dell'arte. Per prima cosa, si apre una galleria di immagini, simile ad una bacheca Instagram ed è possibile consultare tutte le immagini e gli artisti esposti. Se si è interessati ad una delle opere basta cliccare sull'immagine e si è direttamente in contatto con il collezionista.
Tramite un comunicato stampa, i fratelli Curth rivelano che il progetto sta crescendo, a dimostrazione di quanto le applicazioni legate al mondo dell'arte continuano ad avere successo. Artland, in particolare, promuove una comunità di condivisione di una passione comune, quella per l'arte e una profonda curiosità sulle nuove proposte artistiche. Gli stessi ideatori, soddisfatti, dichiarano: "Artland è fondata sull'idea di collegare collezionisti d'arte, appassionati d'arte, gallerie e artisti di tutto il mondo in una "comunità aritistica globale".
E cosa meglio dell'arte ha il potere di unire il senso dell'oggettivamente bello e condiviso nel mondo?
Il mercato dell'arte è in continua espansione, lo dicono i dati relativi al'anno appena concluso; mentre si espande il giro d'affari, si riduce la distanza tra gli acquirenti e i galleristi. Il merito va anche all'applicazione danese "Artland", che con pochi semplici click creano collegamenti efficaci tra richiesta ed offerta.
L'idea è nata dai fratelli Curth, danesi appunto, che hanno messo a punto la startup dedicata al mercato dell'arte. Lo scopo dell'applicazione è quella di collegare il mondo dei galleristi e quello degli acquirenti in modo veloce e raccomandabile. Artland sta spopolando in tutto il mondo ed ora sbarca anche in Italia.
Per attivare l'app innanzitutto, bisogna scaricarla (come ogni app...), inserire i propri dati ed incamminarsi nel mondo dell'arte. Per prima cosa, si apre una galleria di immagini, simile ad una bacheca Instagram ed è possibile consultare tutte le immagini e gli artisti esposti. Se si è interessati ad una delle opere basta cliccare sull'immagine e si è direttamente in contatto con il collezionista.
Tramite un comunicato stampa, i fratelli Curth rivelano che il progetto sta crescendo, a dimostrazione di quanto le applicazioni legate al mondo dell'arte continuano ad avere successo. Artland, in particolare, promuove una comunità di condivisione di una passione comune, quella per l'arte e una profonda curiosità sulle nuove proposte artistiche. Gli stessi ideatori, soddisfatti, dichiarano: "Artland è fondata sull'idea di collegare collezionisti d'arte, appassionati d'arte, gallerie e artisti di tutto il mondo in una "comunità aritistica globale".
E cosa meglio dell'arte ha il potere di unire il senso dell'oggettivamente bello e condiviso nel mondo?
lunedì 28 maggio 2018
Il bicchiere intelligente
Brevettato da due liguri il bicchiere eco da usare nelle discoteche e nella movida.
Pcup potrebbe essere la soluzione all'abuso "dell'usa e getta" di bicchieri di plastica. Brevettato da due ventisettenni liguri: Stefano Fraioli (savonese) e Lorenzo Pisani (genovese), si presenta come un bicchiere in silicone per alimenti, flessibile, leggero, pieghevole ed "intelligente", poiché sul suo fondo è stato inserito un microchip che si interfaccia con un'app velocizzando quindi le operazioni di cassa.
Pcup si propone quindi di sostituire le migliaia di bicchieri di plastica, utilizzati e subito gettati via negli stadi, nelle discoteche o nella movida, ma declinabile anche per usi domestici.
I suoi ideatori hanno realizzato la loro invenzione in un incubatore di Milano, dove hanno avviato anche la startup Pcup srl e lanciato una campagna di crow funding, valida fino al 26 Giugno. Sperando quindi si riuscire a migliorare l'unicità del bicchiere, magari renderlo luminoso al buio o comunque avviare la produzione.
Gli ideatori spiegano: "Pcup nasce con l'obiettivo di sostituire l'utilizzo di bicchieri di plastica usa e getta nei contesti di grande distribuzione di bevande al pubblico mai visto prima, utilizzato nel modo più antico del mondo: il vuoto a rendere".
Una volta si usava il vetro, oggi il "bicchiere intelligente" è realizzato in silicone, indistruttibile, leggero, flessibile, utilizzabile dove plastica rigida e vetro sono vietati per motivi di sicurezza.
È un bicchiere dall'aspetto giovane, dinamici e colorato, comodo e leggero, tanto da farti dimenticare di averlo tra le mani, finché non si passa per la cassa o si decide di riporlo per tornare a casa.
Fraioli aggiunge: "È unico perché è digitale, legato ad una nostra app per cui si paga la consumazione passando il bicchiere in cassa e con i nostri lettori si può quantificare quanti grammi di plastica si sono risparmiati nella seerata".
Come tutti i giovani, anche il bicchiere inventato da questi due ragazzi liguri, è smart: intelligente!
Pcup potrebbe essere la soluzione all'abuso "dell'usa e getta" di bicchieri di plastica. Brevettato da due ventisettenni liguri: Stefano Fraioli (savonese) e Lorenzo Pisani (genovese), si presenta come un bicchiere in silicone per alimenti, flessibile, leggero, pieghevole ed "intelligente", poiché sul suo fondo è stato inserito un microchip che si interfaccia con un'app velocizzando quindi le operazioni di cassa.
Pcup si propone quindi di sostituire le migliaia di bicchieri di plastica, utilizzati e subito gettati via negli stadi, nelle discoteche o nella movida, ma declinabile anche per usi domestici.
I suoi ideatori hanno realizzato la loro invenzione in un incubatore di Milano, dove hanno avviato anche la startup Pcup srl e lanciato una campagna di crow funding, valida fino al 26 Giugno. Sperando quindi si riuscire a migliorare l'unicità del bicchiere, magari renderlo luminoso al buio o comunque avviare la produzione.
Gli ideatori spiegano: "Pcup nasce con l'obiettivo di sostituire l'utilizzo di bicchieri di plastica usa e getta nei contesti di grande distribuzione di bevande al pubblico mai visto prima, utilizzato nel modo più antico del mondo: il vuoto a rendere".
Una volta si usava il vetro, oggi il "bicchiere intelligente" è realizzato in silicone, indistruttibile, leggero, flessibile, utilizzabile dove plastica rigida e vetro sono vietati per motivi di sicurezza.
È un bicchiere dall'aspetto giovane, dinamici e colorato, comodo e leggero, tanto da farti dimenticare di averlo tra le mani, finché non si passa per la cassa o si decide di riporlo per tornare a casa.
Fraioli aggiunge: "È unico perché è digitale, legato ad una nostra app per cui si paga la consumazione passando il bicchiere in cassa e con i nostri lettori si può quantificare quanti grammi di plastica si sono risparmiati nella seerata".
Come tutti i giovani, anche il bicchiere inventato da questi due ragazzi liguri, è smart: intelligente!
L'isola vietata agli uomini
In Finlandia c'è un'isola per sole donne dove gli uomini sono assolutamente vietati.
È il posto perfetto per tutte quelle donne che magari deluse da qualche ometto, vogliono trascorrere qualche giorno di relax lontano dai ritmi moderni e soprattutto dalle cavolate, perché loro sì che ne fanno e dicono sempre, degli uomini.
Alla SuperShe Island, isoletta finlandese dell'arcipelago di Helsinki, da Giugno, l'accesso sarà consentito esclusivamente alle donne. I maschietti, il cosiddetto sesso forte, lì sono assolutamente proibiti.
L'isola si propone infatti come un rifugio tutto al femminile dove vivere a pieno le gioie della natura, gestita da donne per le donne. SuperShe Island è un luogo di vacanza pensato proprio per essere un'oasi di equilibrio psico-fisico, dove ogni donna può uscire dalle convenzioni imposte dalla società per ricaricare le batterie e immergersi in tante attività volte al relax; quindi si potrà impiegare il tempo seguendo lezioni di yoga, attività di fitness per il corpo e per la mente, oppure cimentarsi in corsi di cucina e musica.
Più semplicemente ci si può perdere nwl contatto con la natura che gli 8,4 acri dell'isola dedicata alle donne ha da offrire. Un pacchetto turistico unico nel suo genere a cui possono accedere solo le socie iscritte alla comunità SuperShe fondata dall' americana Kristina Roth.
Lei, ex Ad di un'azienda di consulenza si è avvicinato all'idea di progettare un'isola di sole donne dopo essere stata ad un ritiro olistico misto in cui gli "uomini rappresentavano una distrazione".
Per realizzare il suo sogno aveva già acquistato un terreno ai Caraibi, sull'isola di Turks e Cocas. Ma alla fine si è innamorata di un finlandese e con lui della Finlandia. Cambiando così destinazione ma non intenti. Anche se si amano gli uomini comunque fanno incavolare allora ci può essere sempre bisogno di una vacanza simile.
Perché, come lei stessa afferma: "L'idea è quella di concentrarsi su se stesse, senza pensare agli ormoni o alle apparenze. E guardando altre iniziative simili solo per donne che ha già proposto un giro per il mondo, pare proprio che funzioni. Io amo gli uomini, sia chiaro! Ma senza è meglio".
Finalmente! Un po' di relax senza questi adorabili ed irrinunciabili rompiscatole che alla fine, ci completano la vita.
È il posto perfetto per tutte quelle donne che magari deluse da qualche ometto, vogliono trascorrere qualche giorno di relax lontano dai ritmi moderni e soprattutto dalle cavolate, perché loro sì che ne fanno e dicono sempre, degli uomini.
Alla SuperShe Island, isoletta finlandese dell'arcipelago di Helsinki, da Giugno, l'accesso sarà consentito esclusivamente alle donne. I maschietti, il cosiddetto sesso forte, lì sono assolutamente proibiti.
L'isola si propone infatti come un rifugio tutto al femminile dove vivere a pieno le gioie della natura, gestita da donne per le donne. SuperShe Island è un luogo di vacanza pensato proprio per essere un'oasi di equilibrio psico-fisico, dove ogni donna può uscire dalle convenzioni imposte dalla società per ricaricare le batterie e immergersi in tante attività volte al relax; quindi si potrà impiegare il tempo seguendo lezioni di yoga, attività di fitness per il corpo e per la mente, oppure cimentarsi in corsi di cucina e musica.
Più semplicemente ci si può perdere nwl contatto con la natura che gli 8,4 acri dell'isola dedicata alle donne ha da offrire. Un pacchetto turistico unico nel suo genere a cui possono accedere solo le socie iscritte alla comunità SuperShe fondata dall' americana Kristina Roth.
Lei, ex Ad di un'azienda di consulenza si è avvicinato all'idea di progettare un'isola di sole donne dopo essere stata ad un ritiro olistico misto in cui gli "uomini rappresentavano una distrazione".
Per realizzare il suo sogno aveva già acquistato un terreno ai Caraibi, sull'isola di Turks e Cocas. Ma alla fine si è innamorata di un finlandese e con lui della Finlandia. Cambiando così destinazione ma non intenti. Anche se si amano gli uomini comunque fanno incavolare allora ci può essere sempre bisogno di una vacanza simile.
Perché, come lei stessa afferma: "L'idea è quella di concentrarsi su se stesse, senza pensare agli ormoni o alle apparenze. E guardando altre iniziative simili solo per donne che ha già proposto un giro per il mondo, pare proprio che funzioni. Io amo gli uomini, sia chiaro! Ma senza è meglio".
Finalmente! Un po' di relax senza questi adorabili ed irrinunciabili rompiscatole che alla fine, ci completano la vita.
venerdì 25 maggio 2018
Hitler era vegetariano
Lo rivela l'analisi dei suoi denti. Invece, resta ancora sconosciuta l'esatta causa della sua morte.
A riprova che i vegetariani non sono persone migliori o più buone dei "carnivori". I denti di Hitler, hanno infatti fornito la prova che fosse vegetariano. Nuova analisi condotta sui suoi presunti resti conservati dai Servizi Segreti Russi, hanno mostrato le sue abitudini alimentari e altri indizi sulla vita, ma non hanno potuto risolvere la questione dell'esatta causa della morte, che resta ancora un mistero.
Sebbene Hitler non sia un personaggio favorevole e ricordato per la sua atrocità. La scoperta ha suscitato una certa curiosità, tanto da essere pubblicata sulla rivista European Journal of International Medicine dal gruppo dell'Università di Versailles Saint Quentin en Yvelines guidato da Philippe Charlier.
Gli studiosi hanno prima esaminato un frammento del cranio, che ha rivelato la presenza di una ferita da arma da fuoco in uscita sul lato sinistro, avvenuta circa al momento della morte. Poi sono passati ai frammenti della mandibola superiore ed inferiore, analizzati con un microscopio elettrico a scansione per evitare di danneggiarli; la placca, una sostanza che intrappola microscopiche particelle di cibo, ha confermato che Hitler era vegetariano.
In realtà, ai ricercatori non è stato consentito fare test del Dna, ma la ferita alla testa e la cattiva salute dei denti sono compatibili con le conoscenze in possesso su Hitler e combaciano con le lastre dentarie ufficiali. Carlier spiega: "Al momento della sua morte, aveva solo quattro denti ancora sani, i quattro incisivi inferiori: tutti gli altri erano costituiti da capsule e ponti metallici".
Da ulteriori analisi è emerso anche l'assenza di residui di metalli pesanti sui denti, che esclude la possibilità che Hitler possa essersi suicidato infilandosi una pistola in bocca, e la presenza di misteriosi depositi blu trovati sui ponti metallici, che potrebbero indicare l'ingestione di cianuro al momento della morte.
Quindi Hitler era vegetariano. Peccato che questa notizia non riesca a far aggiungere una sola scalfitura alla sua essenza di più grande necrofilo della storia dell'umanità.
A riprova che i vegetariani non sono persone migliori o più buone dei "carnivori". I denti di Hitler, hanno infatti fornito la prova che fosse vegetariano. Nuova analisi condotta sui suoi presunti resti conservati dai Servizi Segreti Russi, hanno mostrato le sue abitudini alimentari e altri indizi sulla vita, ma non hanno potuto risolvere la questione dell'esatta causa della morte, che resta ancora un mistero.
Sebbene Hitler non sia un personaggio favorevole e ricordato per la sua atrocità. La scoperta ha suscitato una certa curiosità, tanto da essere pubblicata sulla rivista European Journal of International Medicine dal gruppo dell'Università di Versailles Saint Quentin en Yvelines guidato da Philippe Charlier.
Gli studiosi hanno prima esaminato un frammento del cranio, che ha rivelato la presenza di una ferita da arma da fuoco in uscita sul lato sinistro, avvenuta circa al momento della morte. Poi sono passati ai frammenti della mandibola superiore ed inferiore, analizzati con un microscopio elettrico a scansione per evitare di danneggiarli; la placca, una sostanza che intrappola microscopiche particelle di cibo, ha confermato che Hitler era vegetariano.
In realtà, ai ricercatori non è stato consentito fare test del Dna, ma la ferita alla testa e la cattiva salute dei denti sono compatibili con le conoscenze in possesso su Hitler e combaciano con le lastre dentarie ufficiali. Carlier spiega: "Al momento della sua morte, aveva solo quattro denti ancora sani, i quattro incisivi inferiori: tutti gli altri erano costituiti da capsule e ponti metallici".
Da ulteriori analisi è emerso anche l'assenza di residui di metalli pesanti sui denti, che esclude la possibilità che Hitler possa essersi suicidato infilandosi una pistola in bocca, e la presenza di misteriosi depositi blu trovati sui ponti metallici, che potrebbero indicare l'ingestione di cianuro al momento della morte.
Quindi Hitler era vegetariano. Peccato che questa notizia non riesca a far aggiungere una sola scalfitura alla sua essenza di più grande necrofilo della storia dell'umanità.
La regola dei 5 secondi
Tanto occorre secondo la scrittrice e life coach Mel Robbins, per prendere una decisione. Praticamente, vale il "Fallo e basta!".
Quante volte abbiamo tentennato sul fare o non fare una cosa, se lanciarci o non lanciarci in una situazione, se dire o non dire, e soprattutto se fare o non fare? Bene un suggerimento, anzi proprio una regola da adottare in questi casi: è la regola dei 5 secondi, proposta da Mel Robbins; scrittrice e life coach e speaker motivazionale, che ne parla proprio nell'omonimo libro edito da Sparling e Kupfer, 245 pagine per 16 euro.
Secondo l'autrice, quando abbiamo intenzione di fare una cosa, la dobbiamo fare subito, senza esitare. Nel libro spiega che "la motivazione è spazzatura", perché l'aspettare di essere motivati prima di agire, porta a non agire affatto.
Poiché, la nostra mente è programmata per allontanarci da ciò che è scomodo o ci fa paura e da tutto quello che è al di là delle zone di comfort.
Invece, Mel Robbins ci ricorda che il destino dipende da noi, da ciò che facciamo, basta un tentativo e la vita può trasformarsi in meglio. Secondo i suoi studi, bastano solo 5 secondi per cambiare. Lo confermano oltre 100 mila persone in tutto il mondo che hanno "adottato" il metodo della Robbins. Chi l'ha sperimentato dice che funziona, in diversi settori della vita, sia professionale che personale e con risultati veloci e duraturi.
La regola fa decidere al nostro intento, a quella saggezza interiore che sa fare le scelte migliori, ci rende più attivi, produttivi e coraggiosi sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Liberi dalle abitudini e dai condizionamenti, possiamo così trasformare la nostra vita e realizzare quello che abbiamo sempre sognato.
In questa direzione si muovono anche recenti studi delle neuroscienze e moderne strategie di miglioramento personale, grosso modo, si conferma che: la regola dei 5 secondi ha il potere di "sbloccare le menti e nei momenti di dubbio, incertezza, ansia, paure e di spingere chi ne ha bisogno ad agire, facendo la cosa giusta in ogni situazione. Perché, agendo entro i 5 secondi dal momento in cui una cosa viene pensata, si rende fisico il pensiero e facciamo si che quella cosa si realizzi. La Robbins suggerisce che inoltre, quando pensiamo una cosa è perché la vorremmo, il cervello tende a riportarci in sicurezza, ma abbiamo semplicemente bisogno di agire, di renderla concreta.
Forse è vero, tra il non fare e il fare è sempre preferibile fare, ma secondo i criteri del buon senso e della razionalità.
Quante volte abbiamo tentennato sul fare o non fare una cosa, se lanciarci o non lanciarci in una situazione, se dire o non dire, e soprattutto se fare o non fare? Bene un suggerimento, anzi proprio una regola da adottare in questi casi: è la regola dei 5 secondi, proposta da Mel Robbins; scrittrice e life coach e speaker motivazionale, che ne parla proprio nell'omonimo libro edito da Sparling e Kupfer, 245 pagine per 16 euro.
Secondo l'autrice, quando abbiamo intenzione di fare una cosa, la dobbiamo fare subito, senza esitare. Nel libro spiega che "la motivazione è spazzatura", perché l'aspettare di essere motivati prima di agire, porta a non agire affatto.
Poiché, la nostra mente è programmata per allontanarci da ciò che è scomodo o ci fa paura e da tutto quello che è al di là delle zone di comfort.
Invece, Mel Robbins ci ricorda che il destino dipende da noi, da ciò che facciamo, basta un tentativo e la vita può trasformarsi in meglio. Secondo i suoi studi, bastano solo 5 secondi per cambiare. Lo confermano oltre 100 mila persone in tutto il mondo che hanno "adottato" il metodo della Robbins. Chi l'ha sperimentato dice che funziona, in diversi settori della vita, sia professionale che personale e con risultati veloci e duraturi.
La regola fa decidere al nostro intento, a quella saggezza interiore che sa fare le scelte migliori, ci rende più attivi, produttivi e coraggiosi sicuri di noi stessi e delle nostre capacità. Liberi dalle abitudini e dai condizionamenti, possiamo così trasformare la nostra vita e realizzare quello che abbiamo sempre sognato.
In questa direzione si muovono anche recenti studi delle neuroscienze e moderne strategie di miglioramento personale, grosso modo, si conferma che: la regola dei 5 secondi ha il potere di "sbloccare le menti e nei momenti di dubbio, incertezza, ansia, paure e di spingere chi ne ha bisogno ad agire, facendo la cosa giusta in ogni situazione. Perché, agendo entro i 5 secondi dal momento in cui una cosa viene pensata, si rende fisico il pensiero e facciamo si che quella cosa si realizzi. La Robbins suggerisce che inoltre, quando pensiamo una cosa è perché la vorremmo, il cervello tende a riportarci in sicurezza, ma abbiamo semplicemente bisogno di agire, di renderla concreta.
Forse è vero, tra il non fare e il fare è sempre preferibile fare, ma secondo i criteri del buon senso e della razionalità.
giovedì 24 maggio 2018
Fake news sulle pillole con filtri solari
Gli esperti avvertono: non esistono pillole che proteggono la pelle. Al massimo ci si può fidare delle creme.
Negli ultimi periodi è uscita questa nuova tendenza, soprattutto lanciata dal web, che propone alcune pillole come delle panacee miracolose contro i raggi ultravioletti e farebbero abbronzare in totale sicurezza. Sbagliatissimo!
Inoltre, la Food and Dry Administration( FDA), continua il monito aggiungendo che le persone non dovrebbero comprarle, bisogna non credere a tutto ciò che vuene proposto.
Rincara la dose Scott Gottlied, commissario della FDA che spiega:" Non esistono pasticche che possano rimpiazzare le creme e le lozioni solari. Questi prodotti mettono la salute dei consumatori a rischio, dando un falso senso di sicurezza che questi integratori alimentari possano prevenire scottature o arrossamenti causati dal sole.
Negli ultimi periodi è uscita questa nuova tendenza, soprattutto lanciata dal web, che propone alcune pillole come delle panacee miracolose contro i raggi ultravioletti e farebbero abbronzare in totale sicurezza. Sbagliatissimo!
Gli esperti avvertono che è un fake news. Non esistono pillole che forniscono protezione solare e le aziende che le pubblicizzano dovrebbero smettere di venderle.
Inoltre, la Food and Dry Administration( FDA), continua il monito aggiungendo che le persone non dovrebbero comprarle, bisogna non credere a tutto ciò che vuene proposto.
Rincara la dose Scott Gottlied, commissario della FDA che spiega:" Non esistono pasticche che possano rimpiazzare le creme e le lozioni solari. Questi prodotti mettono la salute dei consumatori a rischio, dando un falso senso di sicurezza che questi integratori alimentari possano prevenire scottature o arrossamenti causati dal sole.
Le creme solari legittime utilizzano invece una serie di fattori che proteggono dai raggi solari".
Quindi, le regole per una tintarella sicura, rimangono le stesse: non esporsi al sole nelle ore centrali e usare creme protettive ad alta protezione.
Quindi, le regole per una tintarella sicura, rimangono le stesse: non esporsi al sole nelle ore centrali e usare creme protettive ad alta protezione.
Il digiuno attiverebbe le cellule staminali e avrebbe anche un'azione rigenerativa su tutto l'organismo
È il controverso dibattito del momento. Molti sono a favore, e alcuni scienziati ritengono che esso abbia un effetto rigenerante.
Lo studio è stato pubblicato su Cell Stem Cell e mostra come alcuni cicli di digiuno prolungato proteggerebbero contro i danni al sistema immunitario, un importante effetto collaterale della chemioterapia, ed aiutino la rigenerazione del sistema immunitario spostando le cellule staminali da uno stato inattivo a uno stato di auto-mantenimento.
La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti, in California dove un gruppo di studiosi ha sperimentato sui topi e un test clinico umano di fase uno. Le osservazioni hanno dimostrato che lunghi periodi di digiuno abbassano significativamente i livelli di globuli bianchi. Nei topi, il digiuno ha cambiato le vie di segnalazione delle cellule staminali ematopoietiche, un gruppo di cellule staminali che generano sangue. Quindi confermata la teoria dei ricercatori californiani secondo cui il digiuno innesca uno switch rigenerativo che spinge le staminali a creare nuove cellule del sangue, anche nuovi globuli bianchi, importanti per ripristinare l'intero sistema immunitario, promuovere la rigenerazione di cellule staminali del sistema ematopoietico.
Edna M. Jones docente di Geratologia e Scienze Biologiche alla Usl School Davis Gerantology e direttore del Usl Longevity Institute, commenta: "Non potevamo prevedere che il digiuno prolungato avesse un effetto così notevole nel promuovere la rigenerazione delle cellule staminali a base del sistema ematopoietico".
Dall'Italia gli risponde invece il prof Valter Longo, uno dei maggiori esperti mondiali sul digiuno, che afferma: "Quando viene privato del cibo, il sistema tenta di risparmiare energia, e una delle cose che può fare per risparmiare energia è quella di riciclare un sacco di cellule immunitarie che non sono necessarie. Ciò che abbiamo notato sia nel nostro lavoro sugli animali che su umani è che il numero di globuli bianchi scende con un digiuno prolungato. Poi, quando si riprende ad alimentarsi, le cellule del sangue tornano".
Questo perché il digiuno prolungato costringe il corponad utilizzare depositi di glucosio, grassi e chetoni e una parte significativa di globuli bianchi. Questa diminuzione di cellule bianche nel sangue induce cambiamenti che attivano la rigenerazione delle cellule staminali. Inoltre, il digiuno prolungato riduce l'enzima PKA, e ciò secondo l'equipe di Longo aiuterebbe la longevità negli organismi semplici in quanto messo "fuori uso" non inibirebbe il rinnovamento delle staminali. L'equipe afferma anche che il digiuno abbassa anche i livelli del IGF-1 , ormone collegato all'invecchiamento.
La ricerca e le varie ipotesi sono ancora tutte da verificare e bisogna aspettare anche il verdetto della maggior parte del mondo scientifico. Personalmente, sono molto scettica circa le "proprietà curative" o positive del digiuno. Sentore condiviso, da tutti quelli che come me, hanno provato a fare una dieta, e già solo 2 ore dopo aver mangiato poco, vengono attanagliati da senso di vuoto e dai morsi della fame.
Lo studio è stato pubblicato su Cell Stem Cell e mostra come alcuni cicli di digiuno prolungato proteggerebbero contro i danni al sistema immunitario, un importante effetto collaterale della chemioterapia, ed aiutino la rigenerazione del sistema immunitario spostando le cellule staminali da uno stato inattivo a uno stato di auto-mantenimento.
La ricerca è stata condotta negli Stati Uniti, in California dove un gruppo di studiosi ha sperimentato sui topi e un test clinico umano di fase uno. Le osservazioni hanno dimostrato che lunghi periodi di digiuno abbassano significativamente i livelli di globuli bianchi. Nei topi, il digiuno ha cambiato le vie di segnalazione delle cellule staminali ematopoietiche, un gruppo di cellule staminali che generano sangue. Quindi confermata la teoria dei ricercatori californiani secondo cui il digiuno innesca uno switch rigenerativo che spinge le staminali a creare nuove cellule del sangue, anche nuovi globuli bianchi, importanti per ripristinare l'intero sistema immunitario, promuovere la rigenerazione di cellule staminali del sistema ematopoietico.
Edna M. Jones docente di Geratologia e Scienze Biologiche alla Usl School Davis Gerantology e direttore del Usl Longevity Institute, commenta: "Non potevamo prevedere che il digiuno prolungato avesse un effetto così notevole nel promuovere la rigenerazione delle cellule staminali a base del sistema ematopoietico".
Dall'Italia gli risponde invece il prof Valter Longo, uno dei maggiori esperti mondiali sul digiuno, che afferma: "Quando viene privato del cibo, il sistema tenta di risparmiare energia, e una delle cose che può fare per risparmiare energia è quella di riciclare un sacco di cellule immunitarie che non sono necessarie. Ciò che abbiamo notato sia nel nostro lavoro sugli animali che su umani è che il numero di globuli bianchi scende con un digiuno prolungato. Poi, quando si riprende ad alimentarsi, le cellule del sangue tornano".
Questo perché il digiuno prolungato costringe il corponad utilizzare depositi di glucosio, grassi e chetoni e una parte significativa di globuli bianchi. Questa diminuzione di cellule bianche nel sangue induce cambiamenti che attivano la rigenerazione delle cellule staminali. Inoltre, il digiuno prolungato riduce l'enzima PKA, e ciò secondo l'equipe di Longo aiuterebbe la longevità negli organismi semplici in quanto messo "fuori uso" non inibirebbe il rinnovamento delle staminali. L'equipe afferma anche che il digiuno abbassa anche i livelli del IGF-1 , ormone collegato all'invecchiamento.
La ricerca e le varie ipotesi sono ancora tutte da verificare e bisogna aspettare anche il verdetto della maggior parte del mondo scientifico. Personalmente, sono molto scettica circa le "proprietà curative" o positive del digiuno. Sentore condiviso, da tutti quelli che come me, hanno provato a fare una dieta, e già solo 2 ore dopo aver mangiato poco, vengono attanagliati da senso di vuoto e dai morsi della fame.
mercoledì 23 maggio 2018
Italiani: campioni mondiali della Dream World Cup 2018
L'Italia ha vinto i campionati del mondo di calcio a 5 per pazienti psichiatrici. A Roma, il Cile viene battuto in finale 17-4 dai padroni di casa.
La Dream World Cup, il campionato mondiale di calcio a 5 per pazienti psichiatrici è già alla sua II edizione. Quest'anno la gara si è svolta al Pala Tiziano di Roma.
È stato un campionato entusiasmante, dove, in finale gli azzurri guidati dal ct Enrico Zanchini hanno battuto il Cile per 17-4. Arrivando dopo strenuanti battaglie. In semifinale gli azzuri hanno superato il Perù per 9-8 e l'accesso l'aveva ottenuto battendo la Francia 15-2, grazie alla caparbietà e senso per il goal del capocannoniere del torneo, Mattia Armani, che ha messo la palla in rete per 24 volte.
L'evento è stato ideato dallo psichiatra Santo Rullo, che commenta: "Questa iniziativa ha realizzato il sogno di tutti i partecipanti di vestire la maglia della propria nazionale. Questa maglia ha battuto la vergogna, lo stigma del disturbo psichiatrico e investito d'orgoglio tutti".
Un sogno a cui all'inizio non tutti credevano. Lo stesso allenatore della nazionale, Enrico Zanchini, dopo il match con la Francia, aveva dichiarato: "La semifinale era l'obiettivo minimo che ci eravamo dati e per questo non possiamo che essere contenti. La speranza era quella di arrivare primi del girone per incontrare, poi come è stato, la Francia nei quarti di finale. Ma non è stato tutto così scontato perché Ungheria e Cile sono stati ossi duri. Nei quarti con la Francia hanno giocato tutto e questo credo che sia la mia vittoria più grande: è andato in goal anche Ruggero Della Spina, uno di quelli che fino a oggi aveva giocato pochissimo. Una soddisfazione immensa, io già così mi sento un campione del mondo".
Invece, è stato un successo condiviso, ottenuto dall'impegno sinergico di tutti, in primis i soci e gli utenti del centro riabilitativo di Progetto Itaca Roma e dall'Associazione per la salute mentale che si sono occupati del servizio d'ordine.
Raggiungendo questo importante premio, la nazionale italiana ha dimostrato come i pazienti psichiatrici abbiano pari dignità e qualità di vita anche nello sport calcio; e più in generale, nella ricorrenza dei 40 anni della Legge Basaglia, questa vittoria si contorna di ancor maggiore prestigio, mostrano quanto questa riforma sia stata lungimirante e quanta immensa vita e qualità ci sono nelle persone con disturbi pscichiatrici.
La Dream World Cup, il campionato mondiale di calcio a 5 per pazienti psichiatrici è già alla sua II edizione. Quest'anno la gara si è svolta al Pala Tiziano di Roma.
È stato un campionato entusiasmante, dove, in finale gli azzurri guidati dal ct Enrico Zanchini hanno battuto il Cile per 17-4. Arrivando dopo strenuanti battaglie. In semifinale gli azzuri hanno superato il Perù per 9-8 e l'accesso l'aveva ottenuto battendo la Francia 15-2, grazie alla caparbietà e senso per il goal del capocannoniere del torneo, Mattia Armani, che ha messo la palla in rete per 24 volte.
L'evento è stato ideato dallo psichiatra Santo Rullo, che commenta: "Questa iniziativa ha realizzato il sogno di tutti i partecipanti di vestire la maglia della propria nazionale. Questa maglia ha battuto la vergogna, lo stigma del disturbo psichiatrico e investito d'orgoglio tutti".
Un sogno a cui all'inizio non tutti credevano. Lo stesso allenatore della nazionale, Enrico Zanchini, dopo il match con la Francia, aveva dichiarato: "La semifinale era l'obiettivo minimo che ci eravamo dati e per questo non possiamo che essere contenti. La speranza era quella di arrivare primi del girone per incontrare, poi come è stato, la Francia nei quarti di finale. Ma non è stato tutto così scontato perché Ungheria e Cile sono stati ossi duri. Nei quarti con la Francia hanno giocato tutto e questo credo che sia la mia vittoria più grande: è andato in goal anche Ruggero Della Spina, uno di quelli che fino a oggi aveva giocato pochissimo. Una soddisfazione immensa, io già così mi sento un campione del mondo".
Invece, è stato un successo condiviso, ottenuto dall'impegno sinergico di tutti, in primis i soci e gli utenti del centro riabilitativo di Progetto Itaca Roma e dall'Associazione per la salute mentale che si sono occupati del servizio d'ordine.
Raggiungendo questo importante premio, la nazionale italiana ha dimostrato come i pazienti psichiatrici abbiano pari dignità e qualità di vita anche nello sport calcio; e più in generale, nella ricorrenza dei 40 anni della Legge Basaglia, questa vittoria si contorna di ancor maggiore prestigio, mostrano quanto questa riforma sia stata lungimirante e quanta immensa vita e qualità ci sono nelle persone con disturbi pscichiatrici.
In Liguria i crediti i crediti formativi li danno in discoteca
Innovativo progetto scolastico a Santa Margherita, in Liguria. Giovani educano coetanei a non bere.
Davvero unico nel suo genere il progetto scolastico presentato a Santa Margherita Ligure che permetterà agli studenti del Tigullio di maturare i crediti formativi in discoteca, a patto che riescano a far capire ai coetanei i rischi legati ad alcool, le droghe in cui, senza troppa ipocrisia, è più facile trovare in determinati luoghi, e alla pericolosità dello sballo in genere.
Il progetto ha il nome di "W la moVIDA" ed è il frutto della collaborazione dell'Asl Chiavarese, il Comune di Santa Margherita e la discoteca "Covo di Nord Est".
Ad ognuno il suo compito. All'Asl l'onore di formare i ragazzi che a loro volta, dovranno trasmettere i comportamenti ai loro coetanei, sulla scia della "peer education", (educazione alla pari), si cerca di invogliare nella "retta strada" i giovani senza far pesare i comportamenti più adeguati alla loro salute, o far vedere come delle regole imposte e per questo difficile da accettare.
Il progetto riguarda i ragazzi del trienno delle superiori e rientra nell'alternanza scuola-lavoro.
Stefano Rosina, patron del Covo di Nord Est, commenta: "Spero si possa partire il primo possibile, già in estate, ma serve la firma di una convenzione con le scuole".
Il progetto è un altro tassello per una buona movida in cui rientra anche un'altra iniziativa del Comune di Santa Margherita, infatti, già da mesi è attivo il "Discobus", il mezzo che riporta a casa i giovani dopo una notte in discoteca.
Un'altra iniziativa che punta alla salvaguardia dell'incolumità dei più giovani e nello specifico, cerca di evitare che se qualcuno ha ecceduto con l'assunzione di alcoolici possa recare rischi mettendosi alla guida.
La scuola è per i giovani e deve essere giovane, anche nell'elasticità dei suoi progetti, soprattutto quelli formativi per crescere aiutando i ragazzi a maturare.
Davvero unico nel suo genere il progetto scolastico presentato a Santa Margherita Ligure che permetterà agli studenti del Tigullio di maturare i crediti formativi in discoteca, a patto che riescano a far capire ai coetanei i rischi legati ad alcool, le droghe in cui, senza troppa ipocrisia, è più facile trovare in determinati luoghi, e alla pericolosità dello sballo in genere.
Il progetto ha il nome di "W la moVIDA" ed è il frutto della collaborazione dell'Asl Chiavarese, il Comune di Santa Margherita e la discoteca "Covo di Nord Est".
Ad ognuno il suo compito. All'Asl l'onore di formare i ragazzi che a loro volta, dovranno trasmettere i comportamenti ai loro coetanei, sulla scia della "peer education", (educazione alla pari), si cerca di invogliare nella "retta strada" i giovani senza far pesare i comportamenti più adeguati alla loro salute, o far vedere come delle regole imposte e per questo difficile da accettare.
Il progetto riguarda i ragazzi del trienno delle superiori e rientra nell'alternanza scuola-lavoro.
Stefano Rosina, patron del Covo di Nord Est, commenta: "Spero si possa partire il primo possibile, già in estate, ma serve la firma di una convenzione con le scuole".
Il progetto è un altro tassello per una buona movida in cui rientra anche un'altra iniziativa del Comune di Santa Margherita, infatti, già da mesi è attivo il "Discobus", il mezzo che riporta a casa i giovani dopo una notte in discoteca.
Un'altra iniziativa che punta alla salvaguardia dell'incolumità dei più giovani e nello specifico, cerca di evitare che se qualcuno ha ecceduto con l'assunzione di alcoolici possa recare rischi mettendosi alla guida.
La scuola è per i giovani e deve essere giovane, anche nell'elasticità dei suoi progetti, soprattutto quelli formativi per crescere aiutando i ragazzi a maturare.
martedì 22 maggio 2018
Almeno 145 milioni di persone saranno "migranti climatici"
Nel 2050. Lo rivela il rapporto della Banca Mondiale sulle migrazioni climatiche che parla di dimensioni bibliche e di un fenomeno potenzialmente devastante.
I più non lo sapevano eppure, siamo nell'epoca del climate change, e la maggior parte dei Paesi mondiali dovrà confrontarsi con i "migranti climatici".
Questo è quanto esposto dal rapporto della Banca Mondiale sulle migrazioni, dal titolo: "Groundswell: Preparing for International Climate Migration". In particolare, l'Istituto di Washington si è concentrato su tre regioni: l'Africa subsahariana, l'Asia del Sud e l'America latina, che rappresentano il 55% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo. Secondo gli esperti, l'area geografica in questione, potrebbe subire spostamenti interni, a prescindere dai conflitti armati a far mettere in cammino circa 143 milioni di persone entro il 2050.
John Roome, portavoce della Banca dati spiega: "Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto sugli spostamenti della popolazione e il fenomeno potrebbe intensificarsi. Ma se riusciamo a limitare le emissioni di gas serra e incoraggiare lo sviluppo attraverso azioni nel campo dell'istruzione, della formazione, dell'uso del territorio...ci saranno "solo 40" milioni di migranti climatici, e non 143milioni, a cui queste tre regioni dovranno far fronte".
Per l'analisi del fenomeno sono stati interpellati i ricercatori dell'Earth Institute della Columbia University dell'Istituto di Ricerca Demografica della New York University e del Potsdam Institute per la Ricerca sull'Impatto del Clima. Le osservazioni sono state indirizzate in particolare verso tre Paesi in via di sviluppo: Etiopia, Bangladesh e Messico; poi i ricercatori hanno costruito un modello che incrocia diversi indicatori, come l'aumento della temperatura, i cambiamenti nelle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, con dati demografici e socio-economici.
Il rapporto evidenzia anche la molteplicità dei fattori che costringono le persone a lasciare i loro Paesi d'origine, designati dalle caratteristiche specifiche proprie di ciascuna regione. E sono stati esaminati solo gli spostamenti superiori ai 14 chilometri.
Come dire, gli scenari che si presentano, potrebbero essere ancora più estesi di quello che si stima. L'auspicio è che se ne parli concretamente e si cerchi di trovare soluzioni valide a Settembre quando durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si dovrebbe adottare un patto mondiale sulle migrazioni.
I più non lo sapevano eppure, siamo nell'epoca del climate change, e la maggior parte dei Paesi mondiali dovrà confrontarsi con i "migranti climatici".
Questo è quanto esposto dal rapporto della Banca Mondiale sulle migrazioni, dal titolo: "Groundswell: Preparing for International Climate Migration". In particolare, l'Istituto di Washington si è concentrato su tre regioni: l'Africa subsahariana, l'Asia del Sud e l'America latina, che rappresentano il 55% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo. Secondo gli esperti, l'area geografica in questione, potrebbe subire spostamenti interni, a prescindere dai conflitti armati a far mettere in cammino circa 143 milioni di persone entro il 2050.
John Roome, portavoce della Banca dati spiega: "Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto sugli spostamenti della popolazione e il fenomeno potrebbe intensificarsi. Ma se riusciamo a limitare le emissioni di gas serra e incoraggiare lo sviluppo attraverso azioni nel campo dell'istruzione, della formazione, dell'uso del territorio...ci saranno "solo 40" milioni di migranti climatici, e non 143milioni, a cui queste tre regioni dovranno far fronte".
Per l'analisi del fenomeno sono stati interpellati i ricercatori dell'Earth Institute della Columbia University dell'Istituto di Ricerca Demografica della New York University e del Potsdam Institute per la Ricerca sull'Impatto del Clima. Le osservazioni sono state indirizzate in particolare verso tre Paesi in via di sviluppo: Etiopia, Bangladesh e Messico; poi i ricercatori hanno costruito un modello che incrocia diversi indicatori, come l'aumento della temperatura, i cambiamenti nelle precipitazioni, l'innalzamento del livello del mare, con dati demografici e socio-economici.
Il rapporto evidenzia anche la molteplicità dei fattori che costringono le persone a lasciare i loro Paesi d'origine, designati dalle caratteristiche specifiche proprie di ciascuna regione. E sono stati esaminati solo gli spostamenti superiori ai 14 chilometri.
Come dire, gli scenari che si presentano, potrebbero essere ancora più estesi di quello che si stima. L'auspicio è che se ne parli concretamente e si cerchi di trovare soluzioni valide a Settembre quando durante l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si dovrebbe adottare un patto mondiale sulle migrazioni.
Miss America si tinge di rosa: ai vertici tre donne
Svolta nel concorso di bellezza Miss America. Ci saranno tre donne leader, ex concorrenti, a guidare l'organizzazione e la fondazione.
Sicuramente, nella decisione ha giocato un ruolo importantissimo tutto lo strascico di cambiamenti, nuove tendenze che l'esplosione del movimento #metoo, contro le molestie e gli abusi sessuali ha innescato. Così, per la prima volta nella storia ai vertici di Miss America ci saranno tre donne. Loro, tutte ex concorrenti guideranno l'intera organizzazione.
In capo alla piramide come Presidente e Ceo di Miss America Organization c'è Regina Hopper, Miss Arkansas 1983, la segue Marjorie Vincen-Tripp, Miss America nel 1991 scelta per presiedere il Consiglio d'Amministrazione della Miss America Foundation; ed infine Gretchen Carlson, Miss America 1989 già nominata presidente del board dell'organizzazione.
Una scelta condivisa ed apprezzata dall'opinione pubblica sebbene arrivi dopo le dimissioni dei vertici dell'associazione a Dicembre, quando vennero smascherati alcuni leader e dipendenti dell'organizzazione che si erano scambiati email denigratorie sulle concorrenti, tra cui apprezzamenti sessuali o battute sul loro peso.
Resta una presa di posizione importante, un cambiamento che comunque piace. Tra le prime ad accogliere la notizia in modo positivo, è Patrizia Mirigliani, patron del concorso di bellezza italiano che quest'anno giunge alla 79 esima edizione, che così commenta: "Miss Italia ha indicato questa linea da molto tempo. La serietà ed il rispetto nei confronti delle ragazze fanno parte della storia e della tradizione del nostro concorso. A Miss Italia sono donne le responsabili più importanti regioni: dalla Lombardia al Lazio, dal Veneto al Friuli-Venezia Giulia, passando per il Trentino-Alto Adige, la Calabria, l'Umbria e il Molise. Ovunque comunque affiancati da assistenti donna. La serietà ed il rispetto nei confronti delle ragazze da parte di uomini e donne dell'organizzazione fanno parte della storia e della tradizione di Miss Italia. È il nostro biglietto da visita da 80 anni".
Ben venga quindi il cambiamento di rotta di Miss America e che le tre nuove leader sappiano farsi conoscere per la bellezza dei loro valori e della loro intelligenza.
Sicuramente, nella decisione ha giocato un ruolo importantissimo tutto lo strascico di cambiamenti, nuove tendenze che l'esplosione del movimento #metoo, contro le molestie e gli abusi sessuali ha innescato. Così, per la prima volta nella storia ai vertici di Miss America ci saranno tre donne. Loro, tutte ex concorrenti guideranno l'intera organizzazione.
In capo alla piramide come Presidente e Ceo di Miss America Organization c'è Regina Hopper, Miss Arkansas 1983, la segue Marjorie Vincen-Tripp, Miss America nel 1991 scelta per presiedere il Consiglio d'Amministrazione della Miss America Foundation; ed infine Gretchen Carlson, Miss America 1989 già nominata presidente del board dell'organizzazione.
Una scelta condivisa ed apprezzata dall'opinione pubblica sebbene arrivi dopo le dimissioni dei vertici dell'associazione a Dicembre, quando vennero smascherati alcuni leader e dipendenti dell'organizzazione che si erano scambiati email denigratorie sulle concorrenti, tra cui apprezzamenti sessuali o battute sul loro peso.
Resta una presa di posizione importante, un cambiamento che comunque piace. Tra le prime ad accogliere la notizia in modo positivo, è Patrizia Mirigliani, patron del concorso di bellezza italiano che quest'anno giunge alla 79 esima edizione, che così commenta: "Miss Italia ha indicato questa linea da molto tempo. La serietà ed il rispetto nei confronti delle ragazze fanno parte della storia e della tradizione del nostro concorso. A Miss Italia sono donne le responsabili più importanti regioni: dalla Lombardia al Lazio, dal Veneto al Friuli-Venezia Giulia, passando per il Trentino-Alto Adige, la Calabria, l'Umbria e il Molise. Ovunque comunque affiancati da assistenti donna. La serietà ed il rispetto nei confronti delle ragazze da parte di uomini e donne dell'organizzazione fanno parte della storia e della tradizione di Miss Italia. È il nostro biglietto da visita da 80 anni".
Ben venga quindi il cambiamento di rotta di Miss America e che le tre nuove leader sappiano farsi conoscere per la bellezza dei loro valori e della loro intelligenza.
lunedì 21 maggio 2018
Perfino gli scimpanzé hanno i "letti" più puliti di quelli umani
Uno studio rivela che i nostri giacigli sono peggiori in condizioni igieniche.
Altro che razza evoluta o igienicamente avanzata. Gli umani pensano si essere amanti della pulizia, di essere lindi e pinti, ma in realtà non è così! Uno studio condotto dalla North Carolina State University che in principio aveva l'obiettivo di testare la biodiversità microbica, e pubblicato sulla rivista scientifica Royal Society Open Source, ha in realtà scoperto che i
" i letti degli scimpanzé" sono più puliti dei nostri.
Ben il 35% dei batteri nei letti proviene proprio dal nostro corpo, ma anche lenzuola, coperte e materassi risultano più sporchi dei giacigli dei nostri cugini selvatici e meno evoluti.
La ricerca ha esaminato la presenza di microbi e gli antropodi trovati nei letti degli alberi che gli scimpanzé fanno ogni notte. Megan Thoemmes, ricercatrice dell'ateneo spiega: "Circa il 35% dei batteri presenti nei letti degli esseri umani proviene dal nostro stesso corpo, compresi i batteri fecali, orali e cutanei". Avvalorano queste tesi ulteriori approfondimenti che i ricercatori hanno compiuto in Tanzania, dove hanno raccolto tamponi di 41 letti o nidi di scimpanzé.
I ricercatori hanno così potuto costatare che i letti degli scimpanzé avevano una biodiversità enormemente diversa fa quella umana. I loro giacigli, infatti, avevano una maggiore diversità di microbi che però riflettevano gli ambienti arboricoli dove sono stati trovati.
Ma, a differenza che nei letti degli esseri umani, hanno individuato una minore probabilità di ospitare batteri fecali, orali e cutanei.
Inoltre, aggiunge la Thoemmes: "Ci aspettavamo di avere un numero significativo di parassiti artropodi, ma non è stato così".
Insomma, altro che scimpanzé, in fatto si pulizia, gli animali siamo noi umani.
Altro che razza evoluta o igienicamente avanzata. Gli umani pensano si essere amanti della pulizia, di essere lindi e pinti, ma in realtà non è così! Uno studio condotto dalla North Carolina State University che in principio aveva l'obiettivo di testare la biodiversità microbica, e pubblicato sulla rivista scientifica Royal Society Open Source, ha in realtà scoperto che i
" i letti degli scimpanzé" sono più puliti dei nostri.
Ben il 35% dei batteri nei letti proviene proprio dal nostro corpo, ma anche lenzuola, coperte e materassi risultano più sporchi dei giacigli dei nostri cugini selvatici e meno evoluti.
La ricerca ha esaminato la presenza di microbi e gli antropodi trovati nei letti degli alberi che gli scimpanzé fanno ogni notte. Megan Thoemmes, ricercatrice dell'ateneo spiega: "Circa il 35% dei batteri presenti nei letti degli esseri umani proviene dal nostro stesso corpo, compresi i batteri fecali, orali e cutanei". Avvalorano queste tesi ulteriori approfondimenti che i ricercatori hanno compiuto in Tanzania, dove hanno raccolto tamponi di 41 letti o nidi di scimpanzé.
I ricercatori hanno così potuto costatare che i letti degli scimpanzé avevano una biodiversità enormemente diversa fa quella umana. I loro giacigli, infatti, avevano una maggiore diversità di microbi che però riflettevano gli ambienti arboricoli dove sono stati trovati.
Ma, a differenza che nei letti degli esseri umani, hanno individuato una minore probabilità di ospitare batteri fecali, orali e cutanei.
Inoltre, aggiunge la Thoemmes: "Ci aspettavamo di avere un numero significativo di parassiti artropodi, ma non è stato così".
Insomma, altro che scimpanzé, in fatto si pulizia, gli animali siamo noi umani.
Le pecore tosaerba stanno arrivando anche a Roma
La Montanari, assessore comunale all'Ambiente di Roma, annuncia che presto a Roma potrebbero arrivare le pecore tosaerba. Una soluzione green ed economica per la cura del verde capitolino.
A quanto pare, Roma si appresta ad offrire ai tanti visitatori, una nuova cartolina, più bucolica e vivente. Sbarcano infatti in città o meglio nei parchi della città, pecore e capre tosaerba. Approvato dal Campidoglio e dal prefetto Coldiretti e dal presidente del Wwf, la proposta green di Giuseppina Montanari, assessore comunale all'Ambiente.
Sulla scia di altre città come Berlino, Parigi o Ferrara per la cura del verde cittadino, brn presto si potranno vedere ovini placidamente pascolare nei giardini, parchi e ville storiche e soprattutto spazi periferici della città.
A Roma, soprattutto nel web, ormai non si parla d'altro tra favorevoli e contrari e soprattutto le mille foto che piovono dalla rete, in realtà la proposta riceve il plauso dalle più alte cariche del settore.
Granieri, presidente della Coldiretti Lazio, si spinge un po' più in là, ipotizzando anche una spinta alla produzione del pecorino romano, uno dei prodotti del Lazio più esportati nel mondo e addirittura suggerisce di far scendere in campo anche le mucche nei casi di erba particolarmente alta e ricordando che il "paesaggio romano" nasceva come una bucolica cittadina costellata di pecore al pascolo.
Certo vedersele a fianco, mentre si passeggia per siti storici sembra una cosa abbastanza particolare. E poi, va detto che la specie più adatta per questa tipo di mansione, ossia brucare l'erba tra i reparti storici di una città, sia la specie degli ovini bretoni, particolarmente indicati per tosare l'erba.
Quindi, dovremmo importare questi simpatici animaletti dalla Ecomountain di Sylvoin Girard, fondazione che dal 2012 è diventata un colosso del settore d'Oltralpe noleggiando le sue oltre 1.500 pecore a istituzioni pubbliche (come scuole, prigioni o parchi). La sede francese precisa però che la "soluzione green" rispetto alla falciatura meccanica comunque comporta un risparmio del 25% delle spese.
Sarà...di certo se questa soluzione dovesse diventare davvero effettiva, non ci potrà più meravigliare se passeggiando qualcuno canta: " Le caprette ti fanno ciao...".
A quanto pare, Roma si appresta ad offrire ai tanti visitatori, una nuova cartolina, più bucolica e vivente. Sbarcano infatti in città o meglio nei parchi della città, pecore e capre tosaerba. Approvato dal Campidoglio e dal prefetto Coldiretti e dal presidente del Wwf, la proposta green di Giuseppina Montanari, assessore comunale all'Ambiente.
Sulla scia di altre città come Berlino, Parigi o Ferrara per la cura del verde cittadino, brn presto si potranno vedere ovini placidamente pascolare nei giardini, parchi e ville storiche e soprattutto spazi periferici della città.
A Roma, soprattutto nel web, ormai non si parla d'altro tra favorevoli e contrari e soprattutto le mille foto che piovono dalla rete, in realtà la proposta riceve il plauso dalle più alte cariche del settore.
Granieri, presidente della Coldiretti Lazio, si spinge un po' più in là, ipotizzando anche una spinta alla produzione del pecorino romano, uno dei prodotti del Lazio più esportati nel mondo e addirittura suggerisce di far scendere in campo anche le mucche nei casi di erba particolarmente alta e ricordando che il "paesaggio romano" nasceva come una bucolica cittadina costellata di pecore al pascolo.
Certo vedersele a fianco, mentre si passeggia per siti storici sembra una cosa abbastanza particolare. E poi, va detto che la specie più adatta per questa tipo di mansione, ossia brucare l'erba tra i reparti storici di una città, sia la specie degli ovini bretoni, particolarmente indicati per tosare l'erba.
Quindi, dovremmo importare questi simpatici animaletti dalla Ecomountain di Sylvoin Girard, fondazione che dal 2012 è diventata un colosso del settore d'Oltralpe noleggiando le sue oltre 1.500 pecore a istituzioni pubbliche (come scuole, prigioni o parchi). La sede francese precisa però che la "soluzione green" rispetto alla falciatura meccanica comunque comporta un risparmio del 25% delle spese.
Sarà...di certo se questa soluzione dovesse diventare davvero effettiva, non ci potrà più meravigliare se passeggiando qualcuno canta: " Le caprette ti fanno ciao...".
giovedì 17 maggio 2018
Nozze gay vietate nel chiostro
A Sorrento. Sindaco vieta matrimonio gay nel chiostro di San Francesco di proprietà comunale.
Nel giorno dedicato alla lotta contro l'omofobia, rattrista ancor di più sentire queste notizie. Eppure il sindaco di Sorrento Giuseppe Cuomo, non ci tiene ad essere tacciato come omofobo e risponde spiegando le sue ragioni: "Benché il chiostro sia proprietà del Comune, è un luogo attiguo al monastero francescano e non mi sembra opportuno celebrare lì questo tipo di unione. Piena disponibilità per gli altri luoghi.
Il chiostro di San Francesco a Sorrento è uno dei luoghi più suggestivi e visitati della cittadina sulla costiera, ogni anno qui si giurano il loro sì circa 200 matrimoni civili: "Questo posto incantevole era sembrato perfetto anche per Vincenzo D'Andrea, 27 enne napoletano residente a Roma, che qui avrebbe voluto giurare amore eterno al suo compagno colombiano Beto Herberto Vasquerlero.
Invece, il sindaco per una presunta scortesia verso l'adiacente convento francescano ha rifiutato la loro offerta e come lui stesso precisa: "Abbiamo espresso la nostra piena disponibilità per altri siti abitualmente utilizzati per nozze civili, come il Museo Coreale, Villa Fiorentino o lo stesso Municipio".
D'Andrea però non ha accettato e anzi ha reso pubblica la vicenda: "Prima che mi arrivasse la risposta, un mio amico era andato al Municipio di Sorrento a chiedere informazioni e la funzionaria, visibilmente a disagio, gli disse che, per ordini dall'alto, nel chiostro di San Francesco è vietato celebrare unioni civili. Eppure i matrimoni civili vi si svolgono, ne sono certo".
E i dati gli danno ragione, oltre le parole di Padre Ridolfi che ammetterebbe un certo "imbarazzo omofobo circa i matrimoni che vanno contro la natura stessa del luogo". Sebbene di base sia contrario a tutti i tipi di matrimoni in quel luogo.
Così D'Andrea e il suo compagno si sono rivolti allo Stati, poiché il Comune di Sorrento fa parte dell'Italia e non del Vaticano. Rivendicando gli stessi diretti degli altri cittadini.
Insomma, ancora oggi nel giorno contro l'omofobia si deve osservare quanto invece essa sia una triste credenza ancora dura a morire ed in diversi ambiti.
Nel giorno dedicato alla lotta contro l'omofobia, rattrista ancor di più sentire queste notizie. Eppure il sindaco di Sorrento Giuseppe Cuomo, non ci tiene ad essere tacciato come omofobo e risponde spiegando le sue ragioni: "Benché il chiostro sia proprietà del Comune, è un luogo attiguo al monastero francescano e non mi sembra opportuno celebrare lì questo tipo di unione. Piena disponibilità per gli altri luoghi.
Il chiostro di San Francesco a Sorrento è uno dei luoghi più suggestivi e visitati della cittadina sulla costiera, ogni anno qui si giurano il loro sì circa 200 matrimoni civili: "Questo posto incantevole era sembrato perfetto anche per Vincenzo D'Andrea, 27 enne napoletano residente a Roma, che qui avrebbe voluto giurare amore eterno al suo compagno colombiano Beto Herberto Vasquerlero.
Invece, il sindaco per una presunta scortesia verso l'adiacente convento francescano ha rifiutato la loro offerta e come lui stesso precisa: "Abbiamo espresso la nostra piena disponibilità per altri siti abitualmente utilizzati per nozze civili, come il Museo Coreale, Villa Fiorentino o lo stesso Municipio".
D'Andrea però non ha accettato e anzi ha reso pubblica la vicenda: "Prima che mi arrivasse la risposta, un mio amico era andato al Municipio di Sorrento a chiedere informazioni e la funzionaria, visibilmente a disagio, gli disse che, per ordini dall'alto, nel chiostro di San Francesco è vietato celebrare unioni civili. Eppure i matrimoni civili vi si svolgono, ne sono certo".
E i dati gli danno ragione, oltre le parole di Padre Ridolfi che ammetterebbe un certo "imbarazzo omofobo circa i matrimoni che vanno contro la natura stessa del luogo". Sebbene di base sia contrario a tutti i tipi di matrimoni in quel luogo.
Così D'Andrea e il suo compagno si sono rivolti allo Stati, poiché il Comune di Sorrento fa parte dell'Italia e non del Vaticano. Rivendicando gli stessi diretti degli altri cittadini.
Insomma, ancora oggi nel giorno contro l'omofobia si deve osservare quanto invece essa sia una triste credenza ancora dura a morire ed in diversi ambiti.
Federcalcio argentina propone il manuale su "come sedurre le russe"
Immediatamente censurato. La Federcalcio argentina propone un capitolo indirizzato a staff, giocatori e stampa su come conquistare le ospiti di casa dei prossimi mondiali.
Almeno questa volta gli italiani non c'entrano! "Cosa fare per conquistare una ragazza russa" non è il titolo di un vecchio film spazzatura anni '70 ma è il capitoletto di un manuale diffuso durante un corso organizzato dalla Federcalcio argentina (AFA) ed è rivolto a dirigenti, giocatori, tecnici e giornalisti argentini che a Giugno seguiranno la propria nazionale per i mondiali di calcio in Russia.
La notizia ha catturato subito l'interesse pubblico che l'AFA non ha fatto nemmeno in tempo a togliere quelle due paginette di otto capitoletti, che avrebbero avuto l'intenzione tra ovvietà e triti luoghi comuni, proporre baldi giovani alla conquista. Il manuale è stato presentato dalla stessa associazione ad una "Conferenza sulla lingua e cultura russa" organizzata dall'area dell'Educazione dell'ente.
Il corso è stato graruito e per l'occasione è stato interpellato un docente di lingua russa. Tra i materiali di studio, c'era anche un manuale che conteneva anche il capitolo dedicato agli aspiranti Casanova.
Tra le varie perle proposte nel capitoletto sott'accusa c'era anche che le "donne russe" preferiscono le persone pulite e ben vestite, "non vogliono essere trattate come oggetti ma come persone di valore", "non apprezzano gli uomini troppo timidi o che vedono tutto in negativo".
L'AFA ha driblato l'empasse giustificandosi che non era stata a conoscenza di questo particolare e di aver fatto eliminare le due pagine incriminate dal manuale, che a suo parere "resta utile per chi andrà in Russia per il mondiale".
C'è poco da aggiungere...è quasi più offensivo per gli argentini che per le donne "verso" cui il manuale è interessato.
Almeno questa volta gli italiani non c'entrano! "Cosa fare per conquistare una ragazza russa" non è il titolo di un vecchio film spazzatura anni '70 ma è il capitoletto di un manuale diffuso durante un corso organizzato dalla Federcalcio argentina (AFA) ed è rivolto a dirigenti, giocatori, tecnici e giornalisti argentini che a Giugno seguiranno la propria nazionale per i mondiali di calcio in Russia.
La notizia ha catturato subito l'interesse pubblico che l'AFA non ha fatto nemmeno in tempo a togliere quelle due paginette di otto capitoletti, che avrebbero avuto l'intenzione tra ovvietà e triti luoghi comuni, proporre baldi giovani alla conquista. Il manuale è stato presentato dalla stessa associazione ad una "Conferenza sulla lingua e cultura russa" organizzata dall'area dell'Educazione dell'ente.
Il corso è stato graruito e per l'occasione è stato interpellato un docente di lingua russa. Tra i materiali di studio, c'era anche un manuale che conteneva anche il capitolo dedicato agli aspiranti Casanova.
Tra le varie perle proposte nel capitoletto sott'accusa c'era anche che le "donne russe" preferiscono le persone pulite e ben vestite, "non vogliono essere trattate come oggetti ma come persone di valore", "non apprezzano gli uomini troppo timidi o che vedono tutto in negativo".
L'AFA ha driblato l'empasse giustificandosi che non era stata a conoscenza di questo particolare e di aver fatto eliminare le due pagine incriminate dal manuale, che a suo parere "resta utile per chi andrà in Russia per il mondiale".
C'è poco da aggiungere...è quasi più offensivo per gli argentini che per le donne "verso" cui il manuale è interessato.
mercoledì 16 maggio 2018
Al via la Mille Miglia 2018
La Freccia Rossa parte oggi, mercoledì 16 Maggio e taglierà il traguardo fra tre giorni. 450 auto in gara, per 1743 km tra le bellezze d'Italia.
Riparte oggi, il "museo viaggiante unico al mondo", così lo aveva battezzato Enzo Ferrari, indicando la famosa carovana di auto d'epoca, la Mille Miglia che parte da Brescia, attraverserà sette regioni e vi farà ritorno dopo 1.745 chilometri di strada macinati dalle ruote.
Tre sono le tappe principali: Cervia-Milano Marittima, Roma e Parma che verranno solcate da 450 vetture d'epoca di 72 diverse case automobilistiche, per ben 725 equipaggi iscritti, provenienti da 44 Paesi di tutto il mondo.
Giunta alla sua 36esima edizione, la corsa viene anticipata di un giorno quest'anno rispetto alla tradizione per dare alla città di Brescia un indimenticabile spettacolo di arrivo della corsa in concomitanza con la Notte Bianca.
Nel frattempo la Mille Miglia passerà per oltre 200 località, tra cui città e borghi bellissimi come: Sirmione, Mantova, Ferrara, Ravenna il primo giorno, San Marino, Arezzo, Orvieto, Amelia il secondo, il lago di Vico, Siena, San Miniato, Lucca e Pietrasanta il terzo, ed infine Piacenza, Lodi, Milano e Bergamo il quarto e ultimo giorno, per un totale di 112 prove cronometrate, 6 quelle di media oraria. E passaggio di particolare importanza riveste il passaggio, previsto per sabato pomeriggio, dentro il rinomato museo storico di Alfa Romeo e l'autodromo di Monza.
Tra le vetture che parteciperanno alla corsa, 99 hanno partecipato ad almeno una delle 24 edizioni originali della Mille Miglia, dall'Alfa Romeo 6c Gran Turismo Zagato del 1931 alla 8c 2900 Battirella del 1936, passando per l'Aston Martin DB 2/4 del 1953, la Ferrari 340 America Spider Vignale del 1954 e la Laganda M45 Rapide del 1934.
La casa più presente è l'Alfa Romeo, con 47 vetture, seguita da Fiat (42 auto), Jaguar (34) e Mercedes-Benz (33), non mancano le Benteley, Bmw, Bugatti, Lancia, Maserati, Aston Martin e l'Austin Healey.
Alla kermesse parteciperanno equipaggi provenienti da tutto il mondo e tanti volti celebri del campo musicale, sportivo ed artistico internazionale. Tutti accomunati dalla passione per le auto l'epoca e dalla possibilità di vedere alcuni tra i più bei borghi d'Italia.
Riparte oggi, il "museo viaggiante unico al mondo", così lo aveva battezzato Enzo Ferrari, indicando la famosa carovana di auto d'epoca, la Mille Miglia che parte da Brescia, attraverserà sette regioni e vi farà ritorno dopo 1.745 chilometri di strada macinati dalle ruote.
Tre sono le tappe principali: Cervia-Milano Marittima, Roma e Parma che verranno solcate da 450 vetture d'epoca di 72 diverse case automobilistiche, per ben 725 equipaggi iscritti, provenienti da 44 Paesi di tutto il mondo.
Giunta alla sua 36esima edizione, la corsa viene anticipata di un giorno quest'anno rispetto alla tradizione per dare alla città di Brescia un indimenticabile spettacolo di arrivo della corsa in concomitanza con la Notte Bianca.
Nel frattempo la Mille Miglia passerà per oltre 200 località, tra cui città e borghi bellissimi come: Sirmione, Mantova, Ferrara, Ravenna il primo giorno, San Marino, Arezzo, Orvieto, Amelia il secondo, il lago di Vico, Siena, San Miniato, Lucca e Pietrasanta il terzo, ed infine Piacenza, Lodi, Milano e Bergamo il quarto e ultimo giorno, per un totale di 112 prove cronometrate, 6 quelle di media oraria. E passaggio di particolare importanza riveste il passaggio, previsto per sabato pomeriggio, dentro il rinomato museo storico di Alfa Romeo e l'autodromo di Monza.
Tra le vetture che parteciperanno alla corsa, 99 hanno partecipato ad almeno una delle 24 edizioni originali della Mille Miglia, dall'Alfa Romeo 6c Gran Turismo Zagato del 1931 alla 8c 2900 Battirella del 1936, passando per l'Aston Martin DB 2/4 del 1953, la Ferrari 340 America Spider Vignale del 1954 e la Laganda M45 Rapide del 1934.
La casa più presente è l'Alfa Romeo, con 47 vetture, seguita da Fiat (42 auto), Jaguar (34) e Mercedes-Benz (33), non mancano le Benteley, Bmw, Bugatti, Lancia, Maserati, Aston Martin e l'Austin Healey.
Alla kermesse parteciperanno equipaggi provenienti da tutto il mondo e tanti volti celebri del campo musicale, sportivo ed artistico internazionale. Tutti accomunati dalla passione per le auto l'epoca e dalla possibilità di vedere alcuni tra i più bei borghi d'Italia.
Studenti vincono 10 mila euro e li donano al loro amico cieco
I New Horizon un gruppo di amici e studenti vincono un premio di 10 mila euro come miglior app e devolvono il ricavato ad un loro compagno che sta per diventare cieco.
Ci sono ancora dei giovani portatori di speranza, di cose buone e belle. Questo è il caso di un gruppo di adolescenti, conosciutosi tra i banchi di scuola, che hanno creato il team New Horizon. Il loro obiettivo è quello di massimizzare le loro competenze informatiche, l'altra grande passione, oltre l'amicizia che li lega.
Sono un gruppo molto competente e conosciuto anche a livello nazionale e i loro progetti riscuotono sempre un discreto successo. La loro ultima impresa è stata vincere un premio di 10.000 euro per aver ideato un'applicazione che permette alle persone con disabilità di usare al meglio i social network.
Alla loro età, qualsiasi altro gruppo avrebbe diviso il gruzzoletto fra i componenti, come gratificazione del buon lavoro eseguito, invece questi amici hanno deciso di devolvere la vincita al Comitato Maculopatie Giovanili dell'A.P.R.I Onlus e ad un loro amico che sta perdendo la vista; mostrando quindi anche un gran cuore oltre una notevole intelligenza.
Il loro amico ora potrà comprarsi il computer che tanto desidera, ed usarlo agevolmente, mentre loro possono continuare a migliorarsi nel mondo dell'informatica e nell'ambito personale. E se è vero che il bene fatto prima o poi ritorna, il mondo aspetta solo di ridargli tutto il meglio che meritano.
Ci sono ancora dei giovani portatori di speranza, di cose buone e belle. Questo è il caso di un gruppo di adolescenti, conosciutosi tra i banchi di scuola, che hanno creato il team New Horizon. Il loro obiettivo è quello di massimizzare le loro competenze informatiche, l'altra grande passione, oltre l'amicizia che li lega.
Sono un gruppo molto competente e conosciuto anche a livello nazionale e i loro progetti riscuotono sempre un discreto successo. La loro ultima impresa è stata vincere un premio di 10.000 euro per aver ideato un'applicazione che permette alle persone con disabilità di usare al meglio i social network.
Alla loro età, qualsiasi altro gruppo avrebbe diviso il gruzzoletto fra i componenti, come gratificazione del buon lavoro eseguito, invece questi amici hanno deciso di devolvere la vincita al Comitato Maculopatie Giovanili dell'A.P.R.I Onlus e ad un loro amico che sta perdendo la vista; mostrando quindi anche un gran cuore oltre una notevole intelligenza.
Il loro amico ora potrà comprarsi il computer che tanto desidera, ed usarlo agevolmente, mentre loro possono continuare a migliorarsi nel mondo dell'informatica e nell'ambito personale. E se è vero che il bene fatto prima o poi ritorna, il mondo aspetta solo di ridargli tutto il meglio che meritano.
martedì 15 maggio 2018
Le suore di clausura anche sui social
"Ma serve sobrietà". Queste le disposizioni per la Congregazione per gli istituti di vita consacrata.
Da oggi, il Vaticano approva l'uso dei social anche per le consacrate più austere. L'Istruzione "Cor Orans" della Congregazione per gli istituti di vita consacrata asserisce che le suore di clausura possono accedere ai media e utilizzare i social ma solo con "sobrietà e discrezione", perché altrimenti il rischio è "svuotare il silenzio contemplativo quando si riempe la clausura di rumori, di notizie e di parole"; "Tali mezzi pertanto devono essere usati con sobrietà e discrezione, e non solo riguardo ai contenuti ma anche alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione, affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione della vita fraterna". Quindi l'uso dei mezzi di comunicazione, per motivo di informazione, di formazione o di lavoro può essere consetito nel monastero, con prudente discernimento ed utilità comune".
Le nuove indicazioni sono una novità assoluta che applicava concretamente la Costituzione Apostolica Vultum Dei Quaerere di Papa Francesco del Luglio 2016. Un piccolo passo in segno d'apertura volto forse a render meno rigide le regole dei monasteri di vita contemplativa "Cuore Orante". Quasi una mossa di marketing data in risposta all'emergenza del calo delle vocazioni, gli ultimi dati, parlano infatti di solo 37.970 suore di clausura in tutto il mondo.
Una svolta epocale per i dettami dell'ordine, che non può che far piacere, d'altronde le suore di clausura devono stare materialmente "fuori dal mondo", ma non spiritualmente da esso e quello dell'uso dei social può essere un buon mezzo per avvicinarle e farsi capire dal mondo contemporaneo circostante.
Da oggi, il Vaticano approva l'uso dei social anche per le consacrate più austere. L'Istruzione "Cor Orans" della Congregazione per gli istituti di vita consacrata asserisce che le suore di clausura possono accedere ai media e utilizzare i social ma solo con "sobrietà e discrezione", perché altrimenti il rischio è "svuotare il silenzio contemplativo quando si riempe la clausura di rumori, di notizie e di parole"; "Tali mezzi pertanto devono essere usati con sobrietà e discrezione, e non solo riguardo ai contenuti ma anche alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione, affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione della vita fraterna". Quindi l'uso dei mezzi di comunicazione, per motivo di informazione, di formazione o di lavoro può essere consetito nel monastero, con prudente discernimento ed utilità comune".
Le nuove indicazioni sono una novità assoluta che applicava concretamente la Costituzione Apostolica Vultum Dei Quaerere di Papa Francesco del Luglio 2016. Un piccolo passo in segno d'apertura volto forse a render meno rigide le regole dei monasteri di vita contemplativa "Cuore Orante". Quasi una mossa di marketing data in risposta all'emergenza del calo delle vocazioni, gli ultimi dati, parlano infatti di solo 37.970 suore di clausura in tutto il mondo.
Una svolta epocale per i dettami dell'ordine, che non può che far piacere, d'altronde le suore di clausura devono stare materialmente "fuori dal mondo", ma non spiritualmente da esso e quello dell'uso dei social può essere un buon mezzo per avvicinarle e farsi capire dal mondo contemporaneo circostante.
Il Rainbow Bridge eletto santuario delle stelle
Il famoso arco naturale sacro ai Navajo, Monumento Nazionale di Lake Powell, nello Utah, è stato incoronato santuario delle stelle.
È sicuramente una delle mete imperdibili per gli appassionati del turismo naturalistico. Dire che il Rainbow Bridge è semplicemente spettacolare è dire poco. Non foss'altro che per i suoi 90 metri di altezza, il Rainbow Bridge è considerato il ponte naturale più grande del mondo. Esteticamente si presenta come un arco naturale in pietra che attraversa a metà il cielo, proprio come se fosse un arcobaleno.
È bellissimo di giorno e ancor di più di notte, tanto che l'Ente N.S. National Park Service l'ha messo sotto la sua tutela insieme all'International Dark-Sky Association, l'Ente che lavora per preservare i cieli notturni di tutto il mondo.
Il Rainbow Bridge era considerato sacro da almeno 6 tribù native americane, tra cui i Navajo, oggi, è stato eletto santuario non solo perché si trova in un luogo geograficamente isolato, ma soprattutto per far aumentare la consapevolezza del valore del sito e promuovere la conservazione, proprio come altri suoi 3 simili, il Cosmic Campground del New Mexico e l'Osservatorio Astronomico di Elqui Valley, in Cile.
Il cielo stellato notturno conferisce a quest'arco naturale ancora più bellezza e fascino. Esiste dalla notte dei tempi e i Navajo ritenevano che fosse stato plasmato a mano dagli dei. Scoperto solo nel 1909, per anni è stato considerato un luogo inaccessibile, ora invece ci si può arrivare attraverso due percorsi escursionistici, come sanno bene gli 85 mila turisti che ogni anno vi accorrono per ossevarlo.
Le tribù native americane hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con le divinità, sarà per questo che gli dei gli hanno voluto dare questo santuario per avvicinarli a loro.
È sicuramente una delle mete imperdibili per gli appassionati del turismo naturalistico. Dire che il Rainbow Bridge è semplicemente spettacolare è dire poco. Non foss'altro che per i suoi 90 metri di altezza, il Rainbow Bridge è considerato il ponte naturale più grande del mondo. Esteticamente si presenta come un arco naturale in pietra che attraversa a metà il cielo, proprio come se fosse un arcobaleno.
È bellissimo di giorno e ancor di più di notte, tanto che l'Ente N.S. National Park Service l'ha messo sotto la sua tutela insieme all'International Dark-Sky Association, l'Ente che lavora per preservare i cieli notturni di tutto il mondo.
Il Rainbow Bridge era considerato sacro da almeno 6 tribù native americane, tra cui i Navajo, oggi, è stato eletto santuario non solo perché si trova in un luogo geograficamente isolato, ma soprattutto per far aumentare la consapevolezza del valore del sito e promuovere la conservazione, proprio come altri suoi 3 simili, il Cosmic Campground del New Mexico e l'Osservatorio Astronomico di Elqui Valley, in Cile.
Il cielo stellato notturno conferisce a quest'arco naturale ancora più bellezza e fascino. Esiste dalla notte dei tempi e i Navajo ritenevano che fosse stato plasmato a mano dagli dei. Scoperto solo nel 1909, per anni è stato considerato un luogo inaccessibile, ora invece ci si può arrivare attraverso due percorsi escursionistici, come sanno bene gli 85 mila turisti che ogni anno vi accorrono per ossevarlo.
Le tribù native americane hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con le divinità, sarà per questo che gli dei gli hanno voluto dare questo santuario per avvicinarli a loro.
lunedì 14 maggio 2018
Quando i test invalsi presentano errori
No, non è una nuova pagina di storia, né una nuova scoperta che può riscrivere il percorso delle cose; questa: "Antonio e Cleopatra furono sconfitti nella battaglia di Anzio", è la nuova gaffe dei test invalsi di quinta elementare che sta sollevando nuove polemiche dopo la domanda sulla prospettiva di guadagni futuri.
Infatti, la battaglia di Azio del 31 a.C.,per errore viene scambiata con Anzio, la località litorale più nota per lo sbarco degli Alleati del '44. Svista che comporta non pochi dissapori ed innumerevoli critiche, piovute soprattutto dal mondo del web, Unicobas Scuola e Università posta: "Invalsicomio".
Da qui seguono una serie di meritati post al vetriolo: "Ma quell'analfabeta che ha scritto il quiz invalsi su Cleopatra, che scambia la battaglia di Azio per la battaglia di Anzio, gira per il Ministero col cappello da Napoleone?". La Gattara scrive invece su Twitter: "Mi segnalano prove invalsi delle elementari secondo cui Antonio e Cleopatra avrebbero combattuto ad Anzio. Stavano in vacanza a Zoomarine e non ce l'hanno detto". La Mentina le risponde: "Anche loro avevano il problema del parcheggio", e un'altra aggiunge: "Io a Anzio sono sempre andata col treno, da Termini è un attimo".
Per la serie meglio prenderla a ridere che non soffermarsi su come stanno messi quelli che dovrebbero insegnare qualcosa o valutare la cultura nei nostri giovani studenti.
Prof disabile salvata dai suoi studenti
A Torre Annunziata, Napoli, una prof si sente male e i suoi studenti la portano in ospedale.
Finalmente, dopo gli ultimi e tristi casi di bullismo a scuola anche contro la classe docente, un episodio di buona scuola, anzi di bravi ragazzi.
Alcuni studenti dell'Istituto Cesaro di Torre Annunziata (Napoli), allarmati dall'assenza della prof disabile sono andati a cercarla a casa e l'hanno trovata agonizzante a terra. La docente di 50 anni, disabile con problemi motori si è sentita male mentre stava a casa e lì è rimasta per quasi 48 ore. Sola, inerme, fino a quando i suoi studenti con cui ha un legame speciale, preoccupati del non vederla a scuola, lei che non perdeva nemmeno una lezione e sono andati a cercarla.
Da dove risiedeva a Torre Annunziata, hanno percorso diversi chilometri, per spostarsi fino a Vico Equense, in costiera sorrentina, dove abita la professoressa. Non ricevendo risposta al telefono, i ragazzi hanno chiamato i Carabinieri.
L'irruzione nell'abitazione ha consentito di scoprire che la donna era a terra, priva di sensi a causa di un malore, e non riusciva a muoversi. La prof è stata quindi immediatamente trasferita in ospedale.
La docente ora è salva e grazie all'aiuto dei suoi studenti che con il loro gesto hanno mostrato un nuovo volto, più bello fra quelli sporcati dal bullismo che la cronaca odierna purtroppo ci presenta. La loro è una storia di amore per la cultura e rispetto per gli insegnanti.
Alfonso, uno degli alunni in questione aggiunge: "Le sue lezioni sono racconti nei quali ci presenta ogni giorno un personaggio diverso, come se lo avessimo con noi in aula". Sarà anche per questo che gli alunni sperano che l'insegnante torni presto in aula.
Ci sono dei lavori, che più che mestieri sono delle missioni, ma quando vengono fatte con vera passione non possono che coinvolgere e convincere.
Finalmente, dopo gli ultimi e tristi casi di bullismo a scuola anche contro la classe docente, un episodio di buona scuola, anzi di bravi ragazzi.
Alcuni studenti dell'Istituto Cesaro di Torre Annunziata (Napoli), allarmati dall'assenza della prof disabile sono andati a cercarla a casa e l'hanno trovata agonizzante a terra. La docente di 50 anni, disabile con problemi motori si è sentita male mentre stava a casa e lì è rimasta per quasi 48 ore. Sola, inerme, fino a quando i suoi studenti con cui ha un legame speciale, preoccupati del non vederla a scuola, lei che non perdeva nemmeno una lezione e sono andati a cercarla.
Da dove risiedeva a Torre Annunziata, hanno percorso diversi chilometri, per spostarsi fino a Vico Equense, in costiera sorrentina, dove abita la professoressa. Non ricevendo risposta al telefono, i ragazzi hanno chiamato i Carabinieri.
L'irruzione nell'abitazione ha consentito di scoprire che la donna era a terra, priva di sensi a causa di un malore, e non riusciva a muoversi. La prof è stata quindi immediatamente trasferita in ospedale.
La docente ora è salva e grazie all'aiuto dei suoi studenti che con il loro gesto hanno mostrato un nuovo volto, più bello fra quelli sporcati dal bullismo che la cronaca odierna purtroppo ci presenta. La loro è una storia di amore per la cultura e rispetto per gli insegnanti.
Alfonso, uno degli alunni in questione aggiunge: "Le sue lezioni sono racconti nei quali ci presenta ogni giorno un personaggio diverso, come se lo avessimo con noi in aula". Sarà anche per questo che gli alunni sperano che l'insegnante torni presto in aula.
Ci sono dei lavori, che più che mestieri sono delle missioni, ma quando vengono fatte con vera passione non possono che coinvolgere e convincere.
sabato 12 maggio 2018
Dal 2023 taxi volanti per tutti
Uber conferma intesa con la Nasa. La società ha già nuovi prototipi di velivoli.
Il futuro è già qui! E si palesa nella possibilità reale di poter prendere un taxi volante a partire dal 2023. Lo potranno fare tutti, parola di Uber che a Los Angeles sta delineando il futuro dei trasporti nella due giorni dell'Elevate Summit.
In quell'occasione sono stati mostrati i i nuovi prototipi dei veicoli alati, una sorta di incrocio tra elicotteri e droni. Al progetto sono propensi a collaborare anche la Nasa e l'Esercito degli Stati Uniti.
In particolare Uber ha mostrato 3 prototipi di taxi dei cieli, a cui stanno lavorando altrettanti costruttori di veivoli: Embraer, Pipistrel Air Croft e Karem. A questi si aggiunge un nuovo modello di riferimento per Uber Air, che volerà a più di mille piedi di altitudine alla velocità di 240-300 km/h. Il modello monta quattro setie di eliche elettriche per il decollo e l'atterraggio verticale che renderanno il velivolo più sicuro e contribuiranno a ridurre il rumore.
L'intesa con la Nasa e l'Esercito Usa servirà invece per creare un propulsore co-rotante utile a rendere i taxi volanti più silenziosi.
Dora Khosrowshahi, Ceo di Uber commenta: "Pensiamo che le città diventeranno verticali in termini di trasporti, e vogliamo far sì che ciò diventi realtà. Prefigurando un futuro in cui una persona prenota Uber Air con lo smartphone, poi sale sul tetto di un palazzo e decolla. Obiettivo è renderla un'opzione per chiunque voglia evitare il traffico stradale, a "prezzi accessibili". La sperimentazione inizierà nel 2020, mentre nel 2023 sono attesi i primi servizi regolari".
Il futuro è già qui ed arriva direttamente sotto casa dal cielo.
Il futuro è già qui! E si palesa nella possibilità reale di poter prendere un taxi volante a partire dal 2023. Lo potranno fare tutti, parola di Uber che a Los Angeles sta delineando il futuro dei trasporti nella due giorni dell'Elevate Summit.
In quell'occasione sono stati mostrati i i nuovi prototipi dei veicoli alati, una sorta di incrocio tra elicotteri e droni. Al progetto sono propensi a collaborare anche la Nasa e l'Esercito degli Stati Uniti.
In particolare Uber ha mostrato 3 prototipi di taxi dei cieli, a cui stanno lavorando altrettanti costruttori di veivoli: Embraer, Pipistrel Air Croft e Karem. A questi si aggiunge un nuovo modello di riferimento per Uber Air, che volerà a più di mille piedi di altitudine alla velocità di 240-300 km/h. Il modello monta quattro setie di eliche elettriche per il decollo e l'atterraggio verticale che renderanno il velivolo più sicuro e contribuiranno a ridurre il rumore.
L'intesa con la Nasa e l'Esercito Usa servirà invece per creare un propulsore co-rotante utile a rendere i taxi volanti più silenziosi.
Dora Khosrowshahi, Ceo di Uber commenta: "Pensiamo che le città diventeranno verticali in termini di trasporti, e vogliamo far sì che ciò diventi realtà. Prefigurando un futuro in cui una persona prenota Uber Air con lo smartphone, poi sale sul tetto di un palazzo e decolla. Obiettivo è renderla un'opzione per chiunque voglia evitare il traffico stradale, a "prezzi accessibili". La sperimentazione inizierà nel 2020, mentre nel 2023 sono attesi i primi servizi regolari".
Il futuro è già qui ed arriva direttamente sotto casa dal cielo.
"Le rondinelle" contro il colosso Juve
Ad una giornata dalla fine del campionato l'umile squadra di calcio femminile del Brescia lotta alla pari con il colosso Juve per aggiudicarsi la stagione.
Ci sono storie che vanno oltre la ragione. Storie che sfidano ogni logica e previsione matematica e gettano direttamente il cuore in quel limbo fatto di successo e miracolo. Così è la storia delle 11 rondinelle, le giocatrici di Brescia calcio, che ad una giornata dalla fine devono fare lo spareggio con l'imponente squadra della Juve.
All'inizio campionato la stessa Juve, aveva comprato dalla piccola società bresciana ben 8 giocatrici, e altre le aveva prese dal Sassuolo. La squadra delle leonesse era praticamente smembrata e lo stesso presidente Cesari non ha mai nascosto di non avere i mezzi per competere nello spietato mercato del giro.
Praticamente la società lombarda aveva cominciato il campionato con "una sola giocatrice". A piccoli passi e tanto impegno, il presidente Giuseppe Cesari ha messo in campo l'esperienza acquisita in 33 anni di lavoro e strategie gestionali innovative per questo sport. Come per esempio, la sponsorizzazione di un sito d'incontri che, in caso di vittoria, ha promesso sconti ai propri clienti. Il resto l'hanno fatto la caparbietà delle ragazze, diversi colpi di scena e quella punta d'illogico che tanto fa sognare.
Ora le rondinelle sono in testa alla serie A appaiate alla Juve con 57 punti e giocheranno l'ultima partita contro 2 squadre, il Tavagnaco e il Verona, squadre molto abbordabili per entrambe. In caso di arrivo a pari punti, lo scudetto verrà deciso con uno scontro diretto su campo neutro.
Le statistiche, in questo caso sono favorevoli alla squadra bresciana, perché in campionato, le rondinelle hanno battuto la Juve due volte su tre, al ritiro in campionato e nei quarti di Coppa Italia.
Il mercato, le grandi società e le Figc avranno le loro regole, ma le leonesse bresciane ci hanno insegnato che può pure capitare che le più piccole possono battere le più grandi.
Ci sono storie che vanno oltre la ragione. Storie che sfidano ogni logica e previsione matematica e gettano direttamente il cuore in quel limbo fatto di successo e miracolo. Così è la storia delle 11 rondinelle, le giocatrici di Brescia calcio, che ad una giornata dalla fine devono fare lo spareggio con l'imponente squadra della Juve.
All'inizio campionato la stessa Juve, aveva comprato dalla piccola società bresciana ben 8 giocatrici, e altre le aveva prese dal Sassuolo. La squadra delle leonesse era praticamente smembrata e lo stesso presidente Cesari non ha mai nascosto di non avere i mezzi per competere nello spietato mercato del giro.
Praticamente la società lombarda aveva cominciato il campionato con "una sola giocatrice". A piccoli passi e tanto impegno, il presidente Giuseppe Cesari ha messo in campo l'esperienza acquisita in 33 anni di lavoro e strategie gestionali innovative per questo sport. Come per esempio, la sponsorizzazione di un sito d'incontri che, in caso di vittoria, ha promesso sconti ai propri clienti. Il resto l'hanno fatto la caparbietà delle ragazze, diversi colpi di scena e quella punta d'illogico che tanto fa sognare.
Ora le rondinelle sono in testa alla serie A appaiate alla Juve con 57 punti e giocheranno l'ultima partita contro 2 squadre, il Tavagnaco e il Verona, squadre molto abbordabili per entrambe. In caso di arrivo a pari punti, lo scudetto verrà deciso con uno scontro diretto su campo neutro.
Le statistiche, in questo caso sono favorevoli alla squadra bresciana, perché in campionato, le rondinelle hanno battuto la Juve due volte su tre, al ritiro in campionato e nei quarti di Coppa Italia.
Il mercato, le grandi società e le Figc avranno le loro regole, ma le leonesse bresciane ci hanno insegnato che può pure capitare che le più piccole possono battere le più grandi.
venerdì 11 maggio 2018
Bodyguard licenziato perché non si tuffa per salvare il cane della First Lady
In Brasile un agente della scorta della presidenza brasiliana è stato rimosso dall'incarico perché si è rifiutato di gettarsi in acqua e recuperare il cane della First Lady.
Chissà se Kevin Costner, la guardia del corpo più famosa almeno del mondo cinematografico avrebbe fatto lo stesso. Se davanti all'ordine di una First Lady troppo zelante avrebbe trovato il coraggio di disobbedirle o si sarebbe lanciato in acqua per riportare a riva il cagnetto.
Così, a grandi linee è andata la vicenda della bella Marcela Tamer, First Lady brasiliana che il 22 Aprile scorso, ha visto il suo "Picoly", il Jack Russell che dal 2016 fa parte della famiglia presidenziale, entrare in acqua mentre passeggiavano nei giardini del Palacio de la Alvarada.
Picoly, entrato in acqua si è spinto sempre più oltre, fino ad arrivare in mezzo al lago e non riuscire più a tornare indietro. La signora Tamer ha quindi chiesto all'agente di sicurezza di tuffarsi. Al rifiuto di quest'ultimo, la First Lady senza batter ciglio, si è tuffata in acqua per recuperare il suo cucciolo.
Il cucciolo è stato così salvato, dalla sua padrona, non tanto bene è andata invece al bodyguard "disobbediente", per cui è stata subito avviata la pratica di licenziamento. L'agente è stato rimosso dalle sue funzioni "per aver messo a rischio l'integrità fisica della First Lady".
Sull'agente rimosso è rimasta anonima sull'identità, si sa solo che è stato trasferito in un altro ufficio del Gabinetto di Sicurezza, sicuramente lontano da percorsi d'acqua e cagnolini particolarmente espansivi.
Chissà se Kevin Costner, la guardia del corpo più famosa almeno del mondo cinematografico avrebbe fatto lo stesso. Se davanti all'ordine di una First Lady troppo zelante avrebbe trovato il coraggio di disobbedirle o si sarebbe lanciato in acqua per riportare a riva il cagnetto.
Così, a grandi linee è andata la vicenda della bella Marcela Tamer, First Lady brasiliana che il 22 Aprile scorso, ha visto il suo "Picoly", il Jack Russell che dal 2016 fa parte della famiglia presidenziale, entrare in acqua mentre passeggiavano nei giardini del Palacio de la Alvarada.
Picoly, entrato in acqua si è spinto sempre più oltre, fino ad arrivare in mezzo al lago e non riuscire più a tornare indietro. La signora Tamer ha quindi chiesto all'agente di sicurezza di tuffarsi. Al rifiuto di quest'ultimo, la First Lady senza batter ciglio, si è tuffata in acqua per recuperare il suo cucciolo.
Il cucciolo è stato così salvato, dalla sua padrona, non tanto bene è andata invece al bodyguard "disobbediente", per cui è stata subito avviata la pratica di licenziamento. L'agente è stato rimosso dalle sue funzioni "per aver messo a rischio l'integrità fisica della First Lady".
Sull'agente rimosso è rimasta anonima sull'identità, si sa solo che è stato trasferito in un altro ufficio del Gabinetto di Sicurezza, sicuramente lontano da percorsi d'acqua e cagnolini particolarmente espansivi.
Le donne scacciano le rivali in amore a suon di gossip
Lo rivela uno studio condotto dalla Florida State University. Si comportano come le adolescenti bulle.
Il Journal of Experimental Social Psychology ha pubblicato una "simpatica" ricerca condotta da un team della Florida State University che si è occupato delle reazioni delle donne nei confronti delle loro avversarie in amore.
Si è osservato che il gentil sesso per "eliminare" una presunta o reale rivale in amore, ricorrono al pettegolezzo. L'arma preferita è quella del macchiare la reputazione dell'altra, dipingendola come poco virtuosa, inaffidabile o da evitare. In pratica mettono in atto lo stesso comportamento delle adolescenti che compiono atti di bullismo.
Tonya Reynolds coordinatrice dello studio spiega: "La gente tende infatti a dare peso e ritenere più veritiere le informazioni negative che quelle positive sul carattere di una persona". La ricercatrice parla con cognizione di causa grazie ai suoi ben cinque studi, in cui si è visto che le donne tendono a diffondere di più le informazioni negative, anche se possono avere effetti devastanti per la reputazione, su una donna percepita come una rivale, perché effettivamente stia cercando di rubarle il fidanzato, sia perché è attraente o veste in modo provocante.
Dai dati della ricerca emerge che le donne più agguerrite siano quelle più competitive che diffondono in modo indiscriminato informazioni su altre donne.
Le signore adulte assumono in queste situazioni comportamenti assimilabili al bullismo cosa resa ancor più grave se si tiene conto che viviamo nell'epoca dei social media ed il pettegolezzo diviene un'arma molto più facile e pertanto da usare per danneggiare la reputazione di qualcuno.
La rivalità in amore scatena questa reazione nelle donne in ben 137 culture diverse e la storia mostra come il 91% delle donne hanno da sempre comportamenti così per l'amore di un uomo.
La Reynolds suggerisce: "Bisogna creare una nuova idea si successo delle donne che non sia legato all'avere un uomo o all'essere fisicamente attraente, ma a farle sentire più sicure di sé e puntare su qualità come intelligenza e gentilezza".
Sono passati secoli, eppure le donne ancora non hanno capito che non se la devono prendere con le possibili rivali, e nemmeno con un salame che non sa scegliere, dovrebbero invece puntare su nuovi obiettivi e divertirsi.
Il Journal of Experimental Social Psychology ha pubblicato una "simpatica" ricerca condotta da un team della Florida State University che si è occupato delle reazioni delle donne nei confronti delle loro avversarie in amore.
Si è osservato che il gentil sesso per "eliminare" una presunta o reale rivale in amore, ricorrono al pettegolezzo. L'arma preferita è quella del macchiare la reputazione dell'altra, dipingendola come poco virtuosa, inaffidabile o da evitare. In pratica mettono in atto lo stesso comportamento delle adolescenti che compiono atti di bullismo.
Tonya Reynolds coordinatrice dello studio spiega: "La gente tende infatti a dare peso e ritenere più veritiere le informazioni negative che quelle positive sul carattere di una persona". La ricercatrice parla con cognizione di causa grazie ai suoi ben cinque studi, in cui si è visto che le donne tendono a diffondere di più le informazioni negative, anche se possono avere effetti devastanti per la reputazione, su una donna percepita come una rivale, perché effettivamente stia cercando di rubarle il fidanzato, sia perché è attraente o veste in modo provocante.
Dai dati della ricerca emerge che le donne più agguerrite siano quelle più competitive che diffondono in modo indiscriminato informazioni su altre donne.
Le signore adulte assumono in queste situazioni comportamenti assimilabili al bullismo cosa resa ancor più grave se si tiene conto che viviamo nell'epoca dei social media ed il pettegolezzo diviene un'arma molto più facile e pertanto da usare per danneggiare la reputazione di qualcuno.
La rivalità in amore scatena questa reazione nelle donne in ben 137 culture diverse e la storia mostra come il 91% delle donne hanno da sempre comportamenti così per l'amore di un uomo.
La Reynolds suggerisce: "Bisogna creare una nuova idea si successo delle donne che non sia legato all'avere un uomo o all'essere fisicamente attraente, ma a farle sentire più sicure di sé e puntare su qualità come intelligenza e gentilezza".
Sono passati secoli, eppure le donne ancora non hanno capito che non se la devono prendere con le possibili rivali, e nemmeno con un salame che non sa scegliere, dovrebbero invece puntare su nuovi obiettivi e divertirsi.
mercoledì 9 maggio 2018
The Florence Experiment: scivolo green a Palazzo Strozzi
Dal 19 Aprile fino al 26 Agosto è visibile a Palazzo Strozzi in Firenze un'entusiasmante mostra-installazione-esperimento.
L'idea è nata dall'artista tedesco Cartsen Holler e il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso. Loro hanno messo a punto The Florence Experiment, una nuovissima mostra-esperimento. Quindi si potrà studiare l'interazione tra esseri umani e piante attraverso due scivoli monumentali alti 20 metri ciascuno installati nel cortile rinascimentale dell'edificio.
L'esperimento consiste nel momento in cui i visitatori effettuano la discesa sullo scivolo portando con sé una piantina. Le emozioni di eccitazione, sorpresa e divertimento degli umani, verranno messe a confronto con la crescita e le reazioni delle piante stesse, di differenti varietà e tipologie, in modo da poter studiare l'empatia fra organismi vegetali ed essere umani.
Per accedere agli scivoli sarà necessario rispettare un regolamento predisposto per l'occasione. L'attività è vietata per ragioni di sicurezza, ai bambini sotto i 6 anni e persone con mobilità ridotta, più alte di 1,95 cm o più pesanti di 120 chili, a chi anbia assunto alcool o droghe o a chi soffre di una serie di patologie indicate nelle condizioni di utilizzo riportate anche sul sito www.palazzostrozzi.org . È inoltre vietato assumere posizioni differenti da quella indicata come corretta, portare con sé qualsiasi oggetto se non contenuto nelle tasche dei propri abiti, eccetto le piante che verranno consegnate dallo staff e che dovranno essere inserite in un'apposita cintura; usare telefoni cellulari e cercare di salire sugli scivoli dalla parte terminale.
L'esperienza però vale il "gioco". "È un progetto coraggioso ed originale" come sottolinea anche Arturo Galansino curatore dell'iniziativa: "Palazzo Strozzi diviene una piattaforma di sperimentazione totalmente contemporanea trasformandosi in un laboratorio di dialogo tra arte e scienza".
La scienza, l'arte e la cultura sono vive! Quindi quale modo migliore di farle conoscere se non l'esperienza diretta del verde vivo delle piante e dell'entusiasmo degli esseri umani che condividono un'emozione con loro.
L'idea è nata dall'artista tedesco Cartsen Holler e il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso. Loro hanno messo a punto The Florence Experiment, una nuovissima mostra-esperimento. Quindi si potrà studiare l'interazione tra esseri umani e piante attraverso due scivoli monumentali alti 20 metri ciascuno installati nel cortile rinascimentale dell'edificio.
L'esperimento consiste nel momento in cui i visitatori effettuano la discesa sullo scivolo portando con sé una piantina. Le emozioni di eccitazione, sorpresa e divertimento degli umani, verranno messe a confronto con la crescita e le reazioni delle piante stesse, di differenti varietà e tipologie, in modo da poter studiare l'empatia fra organismi vegetali ed essere umani.
Per accedere agli scivoli sarà necessario rispettare un regolamento predisposto per l'occasione. L'attività è vietata per ragioni di sicurezza, ai bambini sotto i 6 anni e persone con mobilità ridotta, più alte di 1,95 cm o più pesanti di 120 chili, a chi anbia assunto alcool o droghe o a chi soffre di una serie di patologie indicate nelle condizioni di utilizzo riportate anche sul sito www.palazzostrozzi.org . È inoltre vietato assumere posizioni differenti da quella indicata come corretta, portare con sé qualsiasi oggetto se non contenuto nelle tasche dei propri abiti, eccetto le piante che verranno consegnate dallo staff e che dovranno essere inserite in un'apposita cintura; usare telefoni cellulari e cercare di salire sugli scivoli dalla parte terminale.
L'esperienza però vale il "gioco". "È un progetto coraggioso ed originale" come sottolinea anche Arturo Galansino curatore dell'iniziativa: "Palazzo Strozzi diviene una piattaforma di sperimentazione totalmente contemporanea trasformandosi in un laboratorio di dialogo tra arte e scienza".
La scienza, l'arte e la cultura sono vive! Quindi quale modo migliore di farle conoscere se non l'esperienza diretta del verde vivo delle piante e dell'entusiasmo degli esseri umani che condividono un'emozione con loro.
Chi ha l'olfatto più sviluppato sente maggiormente il piacere sessuale
Uno studio rivela che più acuto è l'olfatto e più intenso è il piacere sessuale.
Che l'amore, l'attrazione soprattutto sessuale, fra due persone sia un "fattore di chimica", è cosa nota. Oggi una ricerca non solo avvalora questi tesi ma svela quanto importante sia la componente olfattiva per una maggiore soddisfazione sessuale.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell'Università di Dresda, in Germania e pubblicato su Archives of Sexual Behavior.
Per lo studio sono stati sottoposti a test 70 adulti, 28 uomini e 42 donne, di un'età media di 25 anni. La batteria di test comprendeva anche misurazioni molto accurate della loro sensibilità olfattiva.
L'incipit per lo studio è stato dato dal bisogno di analizzare il legame tra odore e attività sessuale sul calo (appurato) della libido in coloro che soffrono di onosmia (perdita dell'olfatto). Quindi verificare cosa succede invece nei giovani adulti sani, a seconda della fluidità del loro senso dell'olfatto.
L'esperimento consisteva nel far annusare un trio di flaconi, di cui solo uno conteneva una sostanza odorosa. È stato richiesto loro di identificare la bottiglia giusta. Per rendere più difficili le cose, la sostanza odorosa è stata presentata inizialmente molto diluita, poi sempre più concentrata man mano che l'esperimento andava avanti. Ai volontari è stato poi chiesto di completare dei questionari che includevano domande sul desiderio sessuale, la frequenza dei rapporti e la piacevolezza del sesso. Dall'analisi dei risultati è emerso che l'olfatto non influenzava né il desiderio sessuale, né la frequenza dei rapporti, ma coloro che erano dotati di miglior olfatto, specie tra gli uomini, provavano il maggiore piacere durante il sesso.
Rafforzata quindi la teoria della forte componente chimica tra partner. Quindi, conviene trovarsi il fidanzato/a con l'olfatto affinato, in modo che sia poi affinato in tutto il resto.
Che l'amore, l'attrazione soprattutto sessuale, fra due persone sia un "fattore di chimica", è cosa nota. Oggi una ricerca non solo avvalora questi tesi ma svela quanto importante sia la componente olfattiva per una maggiore soddisfazione sessuale.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell'Università di Dresda, in Germania e pubblicato su Archives of Sexual Behavior.
Per lo studio sono stati sottoposti a test 70 adulti, 28 uomini e 42 donne, di un'età media di 25 anni. La batteria di test comprendeva anche misurazioni molto accurate della loro sensibilità olfattiva.
L'incipit per lo studio è stato dato dal bisogno di analizzare il legame tra odore e attività sessuale sul calo (appurato) della libido in coloro che soffrono di onosmia (perdita dell'olfatto). Quindi verificare cosa succede invece nei giovani adulti sani, a seconda della fluidità del loro senso dell'olfatto.
L'esperimento consisteva nel far annusare un trio di flaconi, di cui solo uno conteneva una sostanza odorosa. È stato richiesto loro di identificare la bottiglia giusta. Per rendere più difficili le cose, la sostanza odorosa è stata presentata inizialmente molto diluita, poi sempre più concentrata man mano che l'esperimento andava avanti. Ai volontari è stato poi chiesto di completare dei questionari che includevano domande sul desiderio sessuale, la frequenza dei rapporti e la piacevolezza del sesso. Dall'analisi dei risultati è emerso che l'olfatto non influenzava né il desiderio sessuale, né la frequenza dei rapporti, ma coloro che erano dotati di miglior olfatto, specie tra gli uomini, provavano il maggiore piacere durante il sesso.
Rafforzata quindi la teoria della forte componente chimica tra partner. Quindi, conviene trovarsi il fidanzato/a con l'olfatto affinato, in modo che sia poi affinato in tutto il resto.
martedì 8 maggio 2018
Autista eroe, mette in salvo i bimbi passeggeri e poi muore
Autista pugliese avverte un malore. Prima di perdere i sensi mette al sicuro i suoi piccoli passeggeri. Muore durante la corsa in ospedale.
Ci sono gesti connotati più che da eroismo da qualche rara forma di vero e sublime amore per l'altro. È il caso della bella seppur triste notizia che arriva dalla Puglia. Lunedì 7 Maggio, Sante Quaranta, 65enne di Fasano, come ogni mattina era alla guida dello scuolabus per portare i bimbi a scuola. Dopo poco, l'autista ha avvertito un malore. Forse dai sintomi aveva già capito di cosa si potesse trattare o nell'impeto di un istinto di protezione, ha immediatamente accostato e ha perso i sensi.
A chiamare i soccorsi è stato infatti un assistente dell'autista che si trovava al su fianco. Lo scuolabus si trovava in una strada di campagna, in contrada "Colicchio" e l'autista, come sempre, stava facendo il giro delle case situate nei vari poderi per prendere i bambini e portarli a scuola.
Tempestivo è stato anche l'intervento del personale sanitario del 118, che prima hanno rianimato Sante sul posto e poi l'hanno caricato sull'autoambulanza per trasferirlo all'ospedale Perrino di Brindisi ed assicurargli cure migliori. Purtroppo, l'autista ha cessato di vivere durante la corsa in ospedale.
Invece, sono tutti illesi i bambini suoi passeggeri, condotti dopo a scuola da un collega autista della vittima accorso sul posto.
Spesso la cronaca ci propone storie di individualismi, o violenze varie, questa triste vicenda invece rompe il silenzio dell'egocentrismo della società moderna e ci presenta il gesto altruistico di una persona normale che ha compiuto fino all'ultimo suo lavoro, e fino all'ultimo ha cercato di proteggere i suoi piccoli passeggeri che forse non si sono nemmeno resi conto di aver conosciuto un eroe.
Ci sono gesti connotati più che da eroismo da qualche rara forma di vero e sublime amore per l'altro. È il caso della bella seppur triste notizia che arriva dalla Puglia. Lunedì 7 Maggio, Sante Quaranta, 65enne di Fasano, come ogni mattina era alla guida dello scuolabus per portare i bimbi a scuola. Dopo poco, l'autista ha avvertito un malore. Forse dai sintomi aveva già capito di cosa si potesse trattare o nell'impeto di un istinto di protezione, ha immediatamente accostato e ha perso i sensi.
A chiamare i soccorsi è stato infatti un assistente dell'autista che si trovava al su fianco. Lo scuolabus si trovava in una strada di campagna, in contrada "Colicchio" e l'autista, come sempre, stava facendo il giro delle case situate nei vari poderi per prendere i bambini e portarli a scuola.
Tempestivo è stato anche l'intervento del personale sanitario del 118, che prima hanno rianimato Sante sul posto e poi l'hanno caricato sull'autoambulanza per trasferirlo all'ospedale Perrino di Brindisi ed assicurargli cure migliori. Purtroppo, l'autista ha cessato di vivere durante la corsa in ospedale.
Invece, sono tutti illesi i bambini suoi passeggeri, condotti dopo a scuola da un collega autista della vittima accorso sul posto.
Spesso la cronaca ci propone storie di individualismi, o violenze varie, questa triste vicenda invece rompe il silenzio dell'egocentrismo della società moderna e ci presenta il gesto altruistico di una persona normale che ha compiuto fino all'ultimo suo lavoro, e fino all'ultimo ha cercato di proteggere i suoi piccoli passeggeri che forse non si sono nemmeno resi conto di aver conosciuto un eroe.
Boom al Pronto Soccorso per disturbi psichici
Si parla di mezzo milione di utenti di cui solo il 13% ricorre a ricovero.
Sempre più italiani si presentano al Pronto Soccorso per disturbi psichici. Ovvero sempre più persone provano la "strada dell'urgenza" quando esperiscono nevrosi, attacchi di panico e stati d'ansia. Lo rivela l'ultimo Rapporto sulla Salute Mentale pubblicato dal Ministero della Salute.
I dati riguardano il 2016, quando ad intasare il Pronto Soccorso per patologie psichiatriche sono state circa 600 mila persone, di cui solo in una piccola percentuale di casi si è reso necessario il ricovero ospedaliero. Il rapporto precisa che nella maggior parte degli episodi, il ricovero non è necessario, in quanto ci si trova davanti a disturbi che potrebbero essere invece trattati in modo più mirato dalla rete dell'assistenza territoriale.
Massimo Cozza, psichiatra e coordinatore del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Roma2, il più grande d'Italia con circa 1,3 milioni di abitanti, spiega: "Gli accessi al Pronto Soccorso per disturbi psichiatrici nel 2016 sono stati 575.416, pari al 2,8% del numero totale di accessi, in leggero calo rispetto al 2015 quando se ne totalizzarono 585.087. Va però segnalato che ben 274.363 sono gli accessi nel 2016 per sindromi nevrotiche e somatoformi (47,4%), che sarebbero potute essere gestite a livello territoriale".
Gli utenti cercano aiuto negli ospedali per sindromi nevrotiche, stati d'ansia, crisi emotive, attacchi di panico, disturbi del sonno di origine psicologica, dolori psicogeni e cefalee da tensione. Dei disturbi molto diffusi che accendono un campanello d'allarme sul bisogno di potenziamento del territorio. Infatti chi è affetto da questi disturbi si potrebbe rivolgere alla rete territoriale dei medici di medicina generale e delle case della salute, nei casi più gravi ai centri di salute mentale.
Questi dati sono quindi allarmanti perché mostrano come in Italia non ci siano le adeguate risposte e come, al contempo cresce la "domanda" (d'aiuto) per malesseri legati alla sfera interiore e psicologica. Un malessere diffuso sociale che deve arrivare ed interessare non solo il Ministero della Salute. Perché a distanza di anni, dai lontani primi anni del 1900 quando nacque la psicanalisi e poi tutta la psicologia, non può ancora essere che si possano rivolgere privatamente agli specialisti, solo persone facoltose. Chiedere aiuto e parlare dei propri problemi dovrebbe essere un diritto per tutti, come lo è quello di farsi visitare dal medico di base. E se i Pronto Soccorso vengono "intasati" da utenti che lamentano disturbi psichici, vuol dire che c'è una buona parte di popolazione che soffre e cerca aiuto.
Sempre più italiani si presentano al Pronto Soccorso per disturbi psichici. Ovvero sempre più persone provano la "strada dell'urgenza" quando esperiscono nevrosi, attacchi di panico e stati d'ansia. Lo rivela l'ultimo Rapporto sulla Salute Mentale pubblicato dal Ministero della Salute.
I dati riguardano il 2016, quando ad intasare il Pronto Soccorso per patologie psichiatriche sono state circa 600 mila persone, di cui solo in una piccola percentuale di casi si è reso necessario il ricovero ospedaliero. Il rapporto precisa che nella maggior parte degli episodi, il ricovero non è necessario, in quanto ci si trova davanti a disturbi che potrebbero essere invece trattati in modo più mirato dalla rete dell'assistenza territoriale.
Massimo Cozza, psichiatra e coordinatore del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asl Roma2, il più grande d'Italia con circa 1,3 milioni di abitanti, spiega: "Gli accessi al Pronto Soccorso per disturbi psichiatrici nel 2016 sono stati 575.416, pari al 2,8% del numero totale di accessi, in leggero calo rispetto al 2015 quando se ne totalizzarono 585.087. Va però segnalato che ben 274.363 sono gli accessi nel 2016 per sindromi nevrotiche e somatoformi (47,4%), che sarebbero potute essere gestite a livello territoriale".
Gli utenti cercano aiuto negli ospedali per sindromi nevrotiche, stati d'ansia, crisi emotive, attacchi di panico, disturbi del sonno di origine psicologica, dolori psicogeni e cefalee da tensione. Dei disturbi molto diffusi che accendono un campanello d'allarme sul bisogno di potenziamento del territorio. Infatti chi è affetto da questi disturbi si potrebbe rivolgere alla rete territoriale dei medici di medicina generale e delle case della salute, nei casi più gravi ai centri di salute mentale.
Questi dati sono quindi allarmanti perché mostrano come in Italia non ci siano le adeguate risposte e come, al contempo cresce la "domanda" (d'aiuto) per malesseri legati alla sfera interiore e psicologica. Un malessere diffuso sociale che deve arrivare ed interessare non solo il Ministero della Salute. Perché a distanza di anni, dai lontani primi anni del 1900 quando nacque la psicanalisi e poi tutta la psicologia, non può ancora essere che si possano rivolgere privatamente agli specialisti, solo persone facoltose. Chiedere aiuto e parlare dei propri problemi dovrebbe essere un diritto per tutti, come lo è quello di farsi visitare dal medico di base. E se i Pronto Soccorso vengono "intasati" da utenti che lamentano disturbi psichici, vuol dire che c'è una buona parte di popolazione che soffre e cerca aiuto.
lunedì 7 maggio 2018
"Salva grazie a Basaglia"
La storia di Antonella, l'ultima paziente del manicomio di Trieste, chiuso come tutti gli altri 40 anni fa grazie alla "Legge Basaglia".
Oggi la signora Antonella vive insieme ad altri due ex internati in una casa con nome e cognome. Dentro ci sono i ricordi di una vita, un quadro realizzato durante un laboratorio di pittura, degli album fotografici che ripercorrono le vacanze fatte: in Maremma, l'Isola d'Elba e le estati al mare in Croazia. Un ambiente familiare che parla di vita, quella iniziata dopo il manicomio.
Antonella è stata l'ultima a lasciare la città dei matti. Così ancora oggi, viene ricordato l'ex manicomio di Trieste, fulcro della rivoluzione guidata da Franco Basaglia e conclusasi 40 anni fa, con l'approvazione della legge sulla chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia. Lei è salva grazie alla famosa legge.
L'inizio della storia di Antonella è simile al triste destino di tanti altri "pazienti psichiatrici" che in quella situazione, semplicemente vissero sulla propria pelle "l'annientamento dell'individuo".
La signora Antonella non fu riconosciuta alla nascita. Nel 1951 finì in un orfanotrofio, dove a poco più di un anno il pediatra certifica: che la bambina ha qualche difficoltà di sviluppo del linguaggio ma se inserita in un ambiente idoneo può recuperare. Nessuno l'ha seguita e tre anni dopo il medico dichiara: Antonella è affetta da frenostesia di grado elevato, la sua intelligenza viene valutata prossima alla zero.
Quindi il suo destino è quello di varcare a soli 9 anni le porte del manicomio di Trieste. Il suo posto al Ralli è quello del padiglione dei bambini, al reparto dell'infanzia perduta, povera e abbandonata dove spesso finivano anche i profughi istriani e figli di nessuno.
A 13 anni, viene quindi trasferita al padiglione delle "donne agitate", il famoso "O". Dove le terapie previste per le pazienti erano: elettrodi, camicie di forza e celle di isolamento. Lei viene sottoposta a tutto questo e poi lei risulta essere ancora aggressiva per se stessa e gli altri, la spediscono per un breve periodo anche a Torino, dove viene lobotizzata.
Nel 1971 arriva a Trieste a dirigere il manicomio, Franco Basaglia, chiamato dal presidente della Regione per completare l'opera di smantellamento dell'istituto psichiatrico già avviata dal medico veneziano a Gorizia. Comincia così in quel luogo una lenta opera di restituzione dell'identità a partire dagli affetti personali, gli abiti, le fotografie, le spazzole per i capelli. Basaglia chiede ai medici ed infermieri di liberarsi del camice e del loro ruolo di carcerieri, e di diventare tutori della tranquillità sociale.
Qui, nel 1973, Basaglia rilascia un certificato su Antonella, alloea 22enne che aveva smesso di parlare: "La paziente non può restare in cattività nel padiglione agitats. Bisogna iniziare con lei un graduale percorso di recupero". Viene così trasferita in una casetta all'interno del parco San Giovanni insieme ad altri casi difficili.
Con il tempo Antonella ha recuperato il coordinamento motorio, l'uso della parola e ha partecipato ad attività e laboratori. Oggi conduce una vita definibile normale.
Con il pecorso terapeutico basato sul recupero della persona, oggi diventato modello di riferimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Basaglia ha salvato Antonella, tanti come lei venuti anche dopo.
Oggi la signora Antonella vive insieme ad altri due ex internati in una casa con nome e cognome. Dentro ci sono i ricordi di una vita, un quadro realizzato durante un laboratorio di pittura, degli album fotografici che ripercorrono le vacanze fatte: in Maremma, l'Isola d'Elba e le estati al mare in Croazia. Un ambiente familiare che parla di vita, quella iniziata dopo il manicomio.
Antonella è stata l'ultima a lasciare la città dei matti. Così ancora oggi, viene ricordato l'ex manicomio di Trieste, fulcro della rivoluzione guidata da Franco Basaglia e conclusasi 40 anni fa, con l'approvazione della legge sulla chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia. Lei è salva grazie alla famosa legge.
L'inizio della storia di Antonella è simile al triste destino di tanti altri "pazienti psichiatrici" che in quella situazione, semplicemente vissero sulla propria pelle "l'annientamento dell'individuo".
La signora Antonella non fu riconosciuta alla nascita. Nel 1951 finì in un orfanotrofio, dove a poco più di un anno il pediatra certifica: che la bambina ha qualche difficoltà di sviluppo del linguaggio ma se inserita in un ambiente idoneo può recuperare. Nessuno l'ha seguita e tre anni dopo il medico dichiara: Antonella è affetta da frenostesia di grado elevato, la sua intelligenza viene valutata prossima alla zero.
Quindi il suo destino è quello di varcare a soli 9 anni le porte del manicomio di Trieste. Il suo posto al Ralli è quello del padiglione dei bambini, al reparto dell'infanzia perduta, povera e abbandonata dove spesso finivano anche i profughi istriani e figli di nessuno.
A 13 anni, viene quindi trasferita al padiglione delle "donne agitate", il famoso "O". Dove le terapie previste per le pazienti erano: elettrodi, camicie di forza e celle di isolamento. Lei viene sottoposta a tutto questo e poi lei risulta essere ancora aggressiva per se stessa e gli altri, la spediscono per un breve periodo anche a Torino, dove viene lobotizzata.
Nel 1971 arriva a Trieste a dirigere il manicomio, Franco Basaglia, chiamato dal presidente della Regione per completare l'opera di smantellamento dell'istituto psichiatrico già avviata dal medico veneziano a Gorizia. Comincia così in quel luogo una lenta opera di restituzione dell'identità a partire dagli affetti personali, gli abiti, le fotografie, le spazzole per i capelli. Basaglia chiede ai medici ed infermieri di liberarsi del camice e del loro ruolo di carcerieri, e di diventare tutori della tranquillità sociale.
Qui, nel 1973, Basaglia rilascia un certificato su Antonella, alloea 22enne che aveva smesso di parlare: "La paziente non può restare in cattività nel padiglione agitats. Bisogna iniziare con lei un graduale percorso di recupero". Viene così trasferita in una casetta all'interno del parco San Giovanni insieme ad altri casi difficili.
Con il tempo Antonella ha recuperato il coordinamento motorio, l'uso della parola e ha partecipato ad attività e laboratori. Oggi conduce una vita definibile normale.
Con il pecorso terapeutico basato sul recupero della persona, oggi diventato modello di riferimento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Basaglia ha salvato Antonella, tanti come lei venuti anche dopo.
Idraulico sequestrato per ore da un'anziana
A Chieri, in Piemonte, una 75enne ha tenuto sequestrato per ore l'idraulico che non le aveva fatto la ricevuta. La donna dichiara: "Volevo quello che mi spettava".
Questa è la buffa vicenda inscenata dalla signora Pina Conratto, 75 enne piemontese, ex parrucchiera che si è eretta a paladina della giustizia ed ha rinchiuso in casa, letteralmente a chiave, l'idraulico che si era rifiutato di farle la ricevuta fiscale.
E se questo sembra una risposta troppo veemente ad una richiesta di giustizia, si pensi che la signora da presunta giustiziera rischia di essere multata. Poiché la cliente insoddisfatta è stata a sua volta denunciata dai Carabinieri, chiamati dalla sorella dell'idraulico, per sequestro di persona e esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Così mentre la donna asserisce che avrebbe liberato l'uomo chiuso a chiave nella sua abitazione, solo in presenza dei Carabinieri poiché non si riteneva soddisfatta del modo in cui i lavori erano stati eseguiti e della mancata ricevuta da parte del tecnico e : "Io sono per la legalità. Ho chiesto solo quello che mi spettava". Dall'altro canto l'idraulico si difende: "La signora mi ha accusato di non aver fatto a dovere i lavori e io le ho spiegato che avrei fatto la fattura quando fosse stato tutto ultimato".
Una vicenda particolare divenuta un po' il simbolo di quella giustizia che se invocata in modo sbagliato può portare a risultati paradossali.
Ma la "simpatica testardaggine" della signora non è passata inosservata. Così il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi, intende invitare l'anziana per assegnarle un encomio motivando proprio: Da presunta giustiziera a multata. La parabola dell'anziana di Chieri nel torinese è un po' il simbolo di una giustizia invocata, sicuramente in modo sbagliato, ma che ha portato a risultati paradossali. Ed è per questo che il comune di Mazara del Vallo intende invitare per assegnare un encomio non al gesto ma all'anziana che voleva avere riconosciuti i suoi diritti".
Ma davvero, in Italia, siamo arrivati a questo punto? Che per far valere i nostri diritti siamo costretti a dover prendere "decisioni drastiche" da soli?
Questa è la buffa vicenda inscenata dalla signora Pina Conratto, 75 enne piemontese, ex parrucchiera che si è eretta a paladina della giustizia ed ha rinchiuso in casa, letteralmente a chiave, l'idraulico che si era rifiutato di farle la ricevuta fiscale.
E se questo sembra una risposta troppo veemente ad una richiesta di giustizia, si pensi che la signora da presunta giustiziera rischia di essere multata. Poiché la cliente insoddisfatta è stata a sua volta denunciata dai Carabinieri, chiamati dalla sorella dell'idraulico, per sequestro di persona e esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
Così mentre la donna asserisce che avrebbe liberato l'uomo chiuso a chiave nella sua abitazione, solo in presenza dei Carabinieri poiché non si riteneva soddisfatta del modo in cui i lavori erano stati eseguiti e della mancata ricevuta da parte del tecnico e : "Io sono per la legalità. Ho chiesto solo quello che mi spettava". Dall'altro canto l'idraulico si difende: "La signora mi ha accusato di non aver fatto a dovere i lavori e io le ho spiegato che avrei fatto la fattura quando fosse stato tutto ultimato".
Una vicenda particolare divenuta un po' il simbolo di quella giustizia che se invocata in modo sbagliato può portare a risultati paradossali.
Ma la "simpatica testardaggine" della signora non è passata inosservata. Così il sindaco di Mazara del Vallo, Nicola Cristaldi, intende invitare l'anziana per assegnarle un encomio motivando proprio: Da presunta giustiziera a multata. La parabola dell'anziana di Chieri nel torinese è un po' il simbolo di una giustizia invocata, sicuramente in modo sbagliato, ma che ha portato a risultati paradossali. Ed è per questo che il comune di Mazara del Vallo intende invitare per assegnare un encomio non al gesto ma all'anziana che voleva avere riconosciuti i suoi diritti".
Ma davvero, in Italia, siamo arrivati a questo punto? Che per far valere i nostri diritti siamo costretti a dover prendere "decisioni drastiche" da soli?
sabato 5 maggio 2018
Tenta di fare selfie con animale ferito, ma l'orso lo sbrana
In India è molto diffusa l'usanza di fare autoscatti accanto agli animali. In questo caso la natura si è ribellata, la scena terribile è stata ripresa da alcuni passanti.
La notizia è stata divulgata dal quotidiano inglese Indipendent. È la tragica fine di un uomo che vede un orso ferito gli si avvicina per fare un selfie. Ma l'orso si ribella e sbrana il malcapitato sotto gli occhi atterriti di alcuni passanti che hanno ripreso la tragica morte con i telefoni cellulari.
La vicenda è avvenuta nell'est dell'India, nel distretto di Nabarangpur dello Stato di Orissa. L'uomo in questione si chiamava Prabu Bhatara, di ritorno da una festa di nozze, ha accostato il suo suv, su cui c'erano anche altri suoi amici, per fare pipì e ha visto l'orso sul ciglio della strada. Avrebbe potuto avere qualsiasi reazione, tipo salire in macchina e scappare, oppure evitare di avvicinarsi e chiamare qualcuno per soccorrere l'animale ferito, invece gli si è avvicinato per farsi un selfie.
A poco sono serviti gli inviti degli amici a non avvicinarsi all'animale seppur ferito, ma lui invece pensava di approfittare dell'insolito incontro, ed è stato attaccato dall'orso non appena si era messo in posa.
Il video della scena è abbastanza cruento. Infatti il giornale che l'ha divulgato online non mostra le fasi finali della lotta tra Bhatara e l'imponente animale, che ha continuato il suo attacco nonostante sia stato morso pure da un cane randagio arrivato in aiuto dell'uomo. È un video che dura pochi secondi, ma che purtroppo ben descrive un fenomeno molto frequente in India.
Infatti il giornale rivela che l'India è il Paese che ha registrato il più alto numeto di morti al mondo legati ai selfie. Nell'arco di tempo tra Marzo 2014 e Settembre 2016, ci sono stati 76 decessi su un totale di 127.
Ora l'orso è in cura per le ferite riportate. Una volta guarito, verrà giustamente messo in libertà, perché quello è il suo istinto. Invece l'uomo a furia di voler immortalare ogni momento, sta perdendo la sua vera natura oltre che il lume della ragione.
La notizia è stata divulgata dal quotidiano inglese Indipendent. È la tragica fine di un uomo che vede un orso ferito gli si avvicina per fare un selfie. Ma l'orso si ribella e sbrana il malcapitato sotto gli occhi atterriti di alcuni passanti che hanno ripreso la tragica morte con i telefoni cellulari.
La vicenda è avvenuta nell'est dell'India, nel distretto di Nabarangpur dello Stato di Orissa. L'uomo in questione si chiamava Prabu Bhatara, di ritorno da una festa di nozze, ha accostato il suo suv, su cui c'erano anche altri suoi amici, per fare pipì e ha visto l'orso sul ciglio della strada. Avrebbe potuto avere qualsiasi reazione, tipo salire in macchina e scappare, oppure evitare di avvicinarsi e chiamare qualcuno per soccorrere l'animale ferito, invece gli si è avvicinato per farsi un selfie.
A poco sono serviti gli inviti degli amici a non avvicinarsi all'animale seppur ferito, ma lui invece pensava di approfittare dell'insolito incontro, ed è stato attaccato dall'orso non appena si era messo in posa.
Il video della scena è abbastanza cruento. Infatti il giornale che l'ha divulgato online non mostra le fasi finali della lotta tra Bhatara e l'imponente animale, che ha continuato il suo attacco nonostante sia stato morso pure da un cane randagio arrivato in aiuto dell'uomo. È un video che dura pochi secondi, ma che purtroppo ben descrive un fenomeno molto frequente in India.
Infatti il giornale rivela che l'India è il Paese che ha registrato il più alto numeto di morti al mondo legati ai selfie. Nell'arco di tempo tra Marzo 2014 e Settembre 2016, ci sono stati 76 decessi su un totale di 127.
Ora l'orso è in cura per le ferite riportate. Una volta guarito, verrà giustamente messo in libertà, perché quello è il suo istinto. Invece l'uomo a furia di voler immortalare ogni momento, sta perdendo la sua vera natura oltre che il lume della ragione.
venerdì 4 maggio 2018
Per la prima volta niente premio Nobel alla Letteratura
Nel 2018 non verrà assegnato nessun riconoscimento dall'Accademia Svedese alla Letteratura. È la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale.
Questa è una di quelle notizie che non solo fa il giro del mondo, balzando da un giornale all'altro, passando per siti web, radio e titoli del telegiornale, ma spacca letteralmente in due un palazzo.
In questo caso, il palazzo è quello dell'Accademia Svedese che assegna i premi Nobel. Quest'anno, quello della Letteratura non verrà assegnato a causa dello scandalo molestie sessuali alla stessa Accademia. È la prima volta che accade una cosa simile, che non viene assegnato il premio, dalla Seconda Guerra Mondiale.
Lo ha reso noto la stessa Accademia che tramite comunicato ha pure chiarito che il premio verrà assegnato l'anno prossimo. Il palazzo si è metaforicamente sgretolato, diversi membri hanno rassegnato le dimissioni, seppur siano meramente atti simbolici per dissociarsi da alcuni individui (i membri dell'Accademia non sono "licenziabili"); e la decisione di non assegnare il premio Nobel alla Letteratura 2018 è stata presa durante la riunione settimanale tenuta a Stoccolma ed è stata motivata proprio dallo scandalo delle molestie sessuali, oltre a quello legato ai reati finanziari.
Lo scorso 19 Aprile un altro membro dell'Accademia aveva annunciato le sue dimissioni, portando a sei il numero totale dei membri che hanno lasciato l'Istituzione nelle scorse settimane. Delle prese di posizione nette date in risposta al triste scandalo incentrato sulle accuse di abusi sessuali nei confronti del marito di una dei membri dell'Accademia, Katarina Frostenson.
Nel comunicato ufficiale si legge: "Si è arrivati alla decisione alla luce della diminuita reputazione dell'Accademia e della ridotta fiducia del pubblico nell'Istituzione".
L'Accademia Svedese ha subito un duro colpo, come pure e soprattutto una sua rappresentante, moglie di un uomo malato e fedifrago. Chissà se è stata una scelta sensata quella di rimandare il premio alla Letteratura e non assegnare comunque il Nobel ad una persona estranea a quella realtà, o se sarebbe stato più opportuno cambiare veramente, il palazzo dalle fondamenta.
Questa è una di quelle notizie che non solo fa il giro del mondo, balzando da un giornale all'altro, passando per siti web, radio e titoli del telegiornale, ma spacca letteralmente in due un palazzo.
In questo caso, il palazzo è quello dell'Accademia Svedese che assegna i premi Nobel. Quest'anno, quello della Letteratura non verrà assegnato a causa dello scandalo molestie sessuali alla stessa Accademia. È la prima volta che accade una cosa simile, che non viene assegnato il premio, dalla Seconda Guerra Mondiale.
Lo ha reso noto la stessa Accademia che tramite comunicato ha pure chiarito che il premio verrà assegnato l'anno prossimo. Il palazzo si è metaforicamente sgretolato, diversi membri hanno rassegnato le dimissioni, seppur siano meramente atti simbolici per dissociarsi da alcuni individui (i membri dell'Accademia non sono "licenziabili"); e la decisione di non assegnare il premio Nobel alla Letteratura 2018 è stata presa durante la riunione settimanale tenuta a Stoccolma ed è stata motivata proprio dallo scandalo delle molestie sessuali, oltre a quello legato ai reati finanziari.
Lo scorso 19 Aprile un altro membro dell'Accademia aveva annunciato le sue dimissioni, portando a sei il numero totale dei membri che hanno lasciato l'Istituzione nelle scorse settimane. Delle prese di posizione nette date in risposta al triste scandalo incentrato sulle accuse di abusi sessuali nei confronti del marito di una dei membri dell'Accademia, Katarina Frostenson.
Nel comunicato ufficiale si legge: "Si è arrivati alla decisione alla luce della diminuita reputazione dell'Accademia e della ridotta fiducia del pubblico nell'Istituzione".
L'Accademia Svedese ha subito un duro colpo, come pure e soprattutto una sua rappresentante, moglie di un uomo malato e fedifrago. Chissà se è stata una scelta sensata quella di rimandare il premio alla Letteratura e non assegnare comunque il Nobel ad una persona estranea a quella realtà, o se sarebbe stato più opportuno cambiare veramente, il palazzo dalle fondamenta.
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