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giovedì 29 giugno 2017

Compie 70 anni la gonna a ruota

Da sette decadi la gonna a ruota con quell'aria francese è ancora di gran moda.

Il primo a presentarla fu nel '47 Christian Dior, d'allora è diventato un simbolo postbellico, iperfemminile. Avvolge con quell'allure francese bon ton, a corolla o a ruota, danzante, dinamica morbida al passo e a vita alta, questa gonna che ha appena compiuto la veneranda età di 70 anni, è ancora di gran moda. Presente nei guardaroba odierni in versioni rimodernizzate, un po' più corta, a metà coscia e come il must del momento in leggera pelle nera secondo i dettami dello street style attuale.

La gonna a ruota continua ad essere un capo irrinunciabile per gli stilisti di tutto il mondo che continuano a vederla come fonte d'ispirazione e un capo versatilissimo, ha uno stile sempre attuale grazie alla semplicità delle sue forme che riescono ad esaltare la femminilità delle donne di ogni epoca.

Per la prima volta il capo d'abbigliamento fu presentato nel 1947 da Christian Dior. Per l'occasione radunò a Parigi, la stampa nei salotti del civico 30 di Avenue Montaigne per presentare la sua nuova collezione; la NewYLook. Una collezione dirompente. Per la prima volta sfilarono silhouette dalle linee inedite per l'epoca, con spalle arrotondate, linee fluide e allungate e la gonna diventò una corolla sopra il vitino di vespa.

La guerra era da poco finita e lo stilista interpretò così il bisogno di cambiare, rinascere. Quella gonna diventò un simbolo postbellico di rinascita, con quell'aria sexy e allegra e iperfemminile che anche con il passare degli anni riuscirà sempre ad adattarsi alle altre epoche, magari allungandosi o accorciandosi, come negli anni '60 quando la gonna a corolla arriverà a metà polpaccio.

Insomma è d'allora, dalla sua prima presentazione che il fascino della gonna "a ruota" non conosce declino, rimane per tutti gli addetti alla moda un must da utilizzare, un richiamo, tutto infantile di far girare la gonna, ruotando su se stesse, proprio come si faceva da bambine.

Inoltre questo tipo di gonna sta bene a tutte. Si adatta a qualsiasi tipo di silhouette e quindi non può mancare nel guardaroba di ognuna. Ce ne sono di tantissime varianti, a fiori, a tinta unita, di jeans, di seta o di pelle, sempre sfiziose e sbarazzine. È un capo molto comodo, facilmente abbinabile che proprio per questo è appropriato anche per occasioni molto diverse fra loro.

I più gettonati sono i modelli midi, rigorosamente a vita alta e stretta, lunghe fino ad appena sotto le ginocchia, abbinabili sia a scarpe basse sia ai tacchi alti, adatte sia per la mattina che per la sera. Le giovanissime preferiscono invece la lunghezza mini da indossare con sandali rasoterra o con le sneakers, conforme ad uno stile urbano e più grintoso.

Insomma, ruotando ruotando questa gonna ha già passato i 70 anni e con leggiadria che la contraddistingue non sembra voler arrestare il suo svolazzare e inebriare i costumi delle donne.

Parigi concede a Madrid il titolo di città dell'amore

La capitale spagnola prenderà in prestito il titolo per qualche giorno, quelli del World Pride 2017, il Festival Lgbti che si concluderà il 2 Luglio.

È cominciato tutto con una lettera:" Parigi, sono io: Madrid. Ti scrivo perché devo chiederti una cosa: mi cederesti il titolo di città dell'Amore per qualche giorno?" Con questa lettera che sembra quella scambiata tra due amiche, la sindaca di Madrid Manuela Carmena, ha chiesto a Parigi, città simbolo dell'amore in tutto il mondo, di cederle il suo titolo per alcuni giorni. Infatti nella capitale spagnola, per qualche giorno si terrà il World Pride 2017, il Festival Mondiale dell'Orgoglio Gay.

L'appello alquanto inusuale è stato subito accolto da Anne Hidalgo che su Twitter ha risposto:"Cara Manuela, cari amici di Madrid, Parigi vi ama e condividerà con voi il titolo dell'amore del World Pride".

La videolettera pubblicata su Facebook il 26 Giugno ha avuto quasi un milione di visualizzazioni,  migliaia di like e condivisioni. Alle riprese ha partecipato la stessa Carmena, che alla fine del messaggio chiosa con la fatidica domanda, replicata anche su Twitter:"Parigi, ci lasceresti il tuo bel titolo solo per qualche giorno?"

Una volta le lettere arrivavano con i piccioni, la risposta in questo caso è arrivata con "l'uccellino blu", in cui la portavoce parigina cinguettava del permesso accordato.  Madrid è stata esaudita e si può dare il via ai festeggiamenti.

A Madrid sono attese almeno 2 milioni di persone per sabato 1 Luglio, giorno in cui si terrà il corteo che da Atocha sfilerà fino a Gran Via . Madrina d'eccezione sarà Raffaella Carrà, intramontabile icona gay, che l'altro ieri, all'interno dell'ambasciata italiana, è stata proclamata dal World Pride Award: ambasciatrice dell'amore. "Dieci anni fa il #World Pride 2017 era a #Roma, oggi hanno scelto me: per il coraggio, l'energia e la libertà. Grazie", si legge in un commento su Instagram.

Diciamo che Madrid in quanto a fantasia per l'organizzazione di questo evento non si è risparmiata. Questa della lettera è solo l'ultima delle iniziative dell'amministrazione per celebrare il Pride. Prima ci sono stati i semafori arcobaleno, con "omini" in coppia e dello stesso sesso al posto di quelli singoli, poi è toccato alla bandiera Lgbti gigante lasciata sventolare dalla facciata principale del palazzo del Comune e della Fontana di Cibele illuminata con i colori arcobaleno.

Insomma tante colorate idee per l'evento più colorato che la città spagnola si appresta a vivere per le tante colorate emozioni che offrirà ai suoi partecipanti.

mercoledì 28 giugno 2017

Il nostro Dna europeo è celato nei proverbi latini e greci

Renzo Tosi rivisita il "Dizionario delle sentenze latine e greche" per Bur edizioni.

Un vecchio professore diceva sempre:" Il miglior amico dello studente deve essere il vocabolario!" Col tempo ho capito che aveva ragione! Soprattutto aveva ragione per gli studenti di latino e greco, che oltre al dizionario tradizionale su cui cercare i termini o se fortunati, trovare interi pezzi di versione già tradotti, c'era pure il dizionario delle sentenze.

Quello più "divertente" da leggere. Quel volume è una raccolta di proverbi latini e greci, che si poteva tenere sullo scaffale, consultare alla bisogna, sfogliare distrattamente e di tanto in tanto far cadere l'occhio su qualche modo di dire particolare, atterrando qua e là su qualche voce. Il dizionario delle sentenze si legge a salti. Il che non è una cosa negativa, è qualcosa di più profondo del divertimento erudito, la curiosità verso quegli antichi motti può rivelarsi utile per la ricerca del senso di appartenenza europea, è un approfondire le radici della nostra cultura comune.

L'autore cerca in questo vocabolario di impiantare quasi una scienza della letteratura. Lo fa facendosi trasportare dalle 2.412 parole di questo volume di consigli di vita, spiegando che quei proverbi inventati centinaia di anni fa sono parte dello stesso Dna nostro, dei francesi, degli inglesi, dei tedeschi e degli spagnoli. Questo perché le sentenze si sono prorogate nel tempo in tutto il continente.

Avete presente la massima: "Vulpem pilum mutare, non mores" (la volpe cambia il pelo, non i costumi), nacque quando un bovaro immortalato da Svetonio, rimprovero' l'imperatore Vespasiano di essere un incorregibile avaro. Quella volpe diventò un lupo per noi italiani (il lupo cambia il pelo ma non il vizio), fu utilizzata poi pure dai francesi (le renard change de poil, mais non de naturel), dai tedeschi (der fuchs andert den balg, und bleibt ein schalk), e dai portoghesi (raposa, cai o cabelo, mas nao deixe de comer galinha).

Ha riscontrato un plauso europeo anche "Non omne id, quod fulget aurum est" (non è tutto oro ciò che luccica) che è di origine medioevale, e "Soles duabus sellis sedere" (sei solito sedere su due sedie), che in italiano e spagnolo è mutato in "tenere il piede in due staffe".

Nel dizionario delle sentenze latine e greche, Bur, aggiornato con un'aggiunta di nuove voci, la saggezza è scolpita in una lingua marmorea. I proverbi nascono dall'esperienza e dalla vera osservazione delle cose, che sono le medesime o simili in ogni luogo. E poi, sapere qua e là qualche motto, da un'aria di solennità. Lo sanno bene gli avvocati che tutt'oggi usano brocardi per stupire i clienti, come la discussa:" Summus ius summa iniuria", la giustizia perfetta conduce alla perfetta ingiustizia".


  • Resta il piacere di svelare l'origine dei molti modi di dire e di scoprirne di nuovi e sapere da quale particolare episodio derivino. Anche i saggi di una volta ci dicono che forse cambiano un po' i modi, ma il mondo, le persone e il modo di fare è sempre lo stesso, comune per tutti.

Una vacanza da vichinghi

In Scandinavia si può fare un viaggio nel passato, un'avventura sulla scia dei vichinghi.

Tra le mete più originali e ai più sconosciute, c'è l'area di Oresund, la regione scandinava compresa fra Danimarca e Svezia, qui accorre la maggior parte dei patiti delle saghe nordiche, attratti tra testimonianze archeologiche, ricostruzioni storiche, attrazioni turistiche ed eventi folcloristici.

Oresund dall' 800 d.C. al 1050 d.C. era conosciuta come la patria dei vichinghi, i temutissimi conquistatori scandinavi. Oggi la terra dei discendenti del dio Odino è un pacifico angolo di terra riscoperto dai turisti. Perché grazie alla serie televesiva "Vikings"; i movies della Marvel "Thor" e il sequel "Thor: The Dark World"; i due film d'animazione della DreamWorks "Dragon Trainer" e "Dragon Trainer 2" e ancora le pellicole d' azione "Hammer of the Gods" e "Vicky il vichingo", ovunque è scoppiata la "Vicking mania". 

Quindi, pacifici sì, ma mica stupidi. I "nuovi vichinghi" si sono adattati e aprono le porte al turismo tematico. Per gli appassionati del filone il tour inizia nella città svedese Loddekopinge, dove sui resti di un ex fattoria vichinga è stato aperto il Museo Vikinga Tider che riproduce in modo impressionante la vita in un villaggio alto-medioevale. Altra meta imperdibile è Hollviken, dove nel Foteviken Museum è stato riprodotto un accampamento dell'epoca. Qui tra curiosi mercatini, animazioni e rievocazioni storiche, si è impiantato il campo-base della "Vicking Society", il network dei veri fissati.

I veri fan poi, si ritrovano ogni anno ai Viking games, la rinomata (per gli appassionati del genere) competizione internazionale in cui i partecipanti si cimentano in gare e prove di abilità e forza fisica.

Per la conclusione perfetta del tour, altre due sono le tappe doverose. La prima è il sito archeologico di Slagelse in Danimarca. La seconda è quella di Trelleborg in Svezia. Chi vuole veramente immedesimarsi nell'antico ruolo di Thor ci deve andare. In questo posto tra i segni lasciati sul terreno e le ricostruzioni di Trelleborg, con uno show ambientato ad hoc e un po' di fantasia è facile trasformarsi in fan del turismo runico.

La vacanza dei vichinghi è la soluzione più allettante per chi ha voglia di fare un viaggio nel passato, vedersi combattere fianco a fianco o su una tipica loro imbarcazione, con tanto di copricapo dai lunghi capelli rossicci e crespi, la forza dei conquistatori che sicuramente verrà da sé, la bellezza della natura incontaminata del luogo e perché no, un po' di agoniata frescura.

martedì 27 giugno 2017

Abbandonata all'altare festeggia comunque con tutti gli invitati

Nadia Murineddu da una lezione di fairplay portando comunque tutti i suoi invitati al ristorante sebbene il suo promesso sposo l'avesse abbandonata all'altare.

Immaginate se la mattina del matrimonio, il vostro promesso vi chiami al telefono e invece di dirvi "Ti amo", vi annichilisca con la frase "Devo rientrare in caserma" e quindi il matrimonio è buttato all'aria. Roba da far impallidire anche la più presuntuoa delle femministe.

Eppure, una ragazza sarda, Nadia Murineddu, a cui la vicenda è accaduta realmente, non si è persa d'animo, ha brindato e comunque ha festeggiato. Dell'episodio racconta:" Ho avuto coraggio? Sì me lo hanno detto e scritto in tanti, ma io ho fatto solo quello che mi sembrava più giusto. Doveva essere una festa... Il giorno più bello. Non ho voluto che fosse il più brutto".

La donna ha atteso invano Giovanni, il suo promesso sposo che il giorno del fatidico sì, con tutti gli invitati già in chiesa,  non si è presentato e l'ha ghiacciata con una telefonata: "Devo rientrare in caserma". Non una parola né una spiegazione di più.

Sabato scorso, tutto era ormai pronto. Nadia raggiante nel suo abito da sposa lungo, color avorio con lo strascico e lo scollo a cuore. Alle 11 dovevano essere in chiesa. Ma lui non si vedeva. Avvertito il prete, Don Luca dell'inspiegato ritardo, hanno cominciato a cercarlo a telefono. Non rispondeva. Poi a mezzogiorno la chiamata:"Devo rientrare alla base". Il padre della sposa da subito, ha intimato alla figlia di non fidarsi che quelle erano bugie, aveva già capito tutto. I Carabinieri hanno confermato:" S'è barricato in caserma". Nadia allora, non è andata in chiesa, si è tolta l'abito da sposa e dopo aver ascoltato le parole di conforto di Don Luca ha deciso di portare comunque gli invitati al ristorante.

Eppure quei due in quella storia ci avevano investito e creduto tanto. Galeotto fu Facebook. Qui si erano messaggiati, incontrati e piaciuti nonostante la differenza di età, lei 39 e lui 24. Rapida poi la decisione di convivere. Spesso la notte lui rientrava tardi in quanto militare, a Poligna, ma tutto filava liscio e quindi hanno pensato si sposarsi. Forse 7 mesi erano un po' pochi per conoscersi davvero. Eppure dopo avevano organizzato tutto per bene: pubblicazioni in Comune, corso prematrimoniale in chiesa e quant'altro. L'unica macchia la disapprovazione dei genitori del ragazzo.

Ora è rimasta la confortante consolazione della giornata di festa al ristorante, d'altronde era già tutto pagato ed è stato anche un modo per sdrammatizzare. Nonostante la batosta presa, questa donna sarda ha insegnato che dopotutto la vita continua e rimane il coraggio che mettiamo nelle nostre azioni.

Salvador Dali', riesumata la salma

Un giudice ordina la riesumazione del corpo del padre del Surrealismo.

Ci sono artisti che non trovano pace nemmeno quando sono morti.
Questo è sicuramente il caso del visionario pittore spagnolo Salvador Dali'. A quasi trent'anni dalla scomparsa avvenuta il 23 Gennaio 1989, una giudice madrilena ha disposto la riesumazione del corpo del padre del Surrealismo.

Solo così, si potrà procedere all'analisi del dna dell'artista, per determinare o meno la presunta paternità rivendicata da Maria Pilar Abel Martinez, una donna che sostiene di essere la figlia di Dali'.

"Salvador Dali' e' mio padre". Davanti a questa rivendicazione la giudice si è vista costretta a ricorrere alla prova biologica per le indagini sulla paternità in quanto ormai "non esistono altri resti biologici né oggetti personali" sui quali effettuare le analisi.

Maria Pilar Abel Martinez sostiene che il pittore catalano avrebbe avuto nel 1955 una relazione con una cameriera, o meglio la signora era domestica di una facoltosa famiglia di Figueres in vacanza a Cadaques, sulla Costa Brava, dove viveva il pittore; costei era sua madre. Dal 1932, Dali' era sposato con Gala, modella russa, sua ispiratrice e amour fou. Comunque secondo la Martinez, il pittore avrebbe avuto una relazione clandestina con la cameriera sua madre, da quest'unione nel 1956 è nata lei.

La presunta figlia di Dali' si è rivolta alla giustizia di Madrid affinché sia riconosciuta la paternità del maestro catalano e ha fatto causa alla Fondazione Gala Dali' e al Ministero delle Finanze spagnolo, quali eredi legali del pittore.

Attualmente il corpo dell'illustre pittore è sepolto in Spagna a Figueres, ma ben presto  dovrà essere riesumato. La data dell'esumazione ancora non è stata fissata, ma secondo l'avvocato della donna dovrebbe avvenire in Luglio. Le spoglie sono conservate nel basamento del Teatro-Museo dedicato a Dali', nella cittadina catalana, insieme alla più grande collezione di opere dell'artista, di cui la maggior parte proviene direttamente dalla collezione personale del pittore.

Giustamente, la giudice per far chiarezza ha un solo modo per proseguire nelle indagini ma, rimane comunque il dubbio del perché la donna non so sia fatta avanti prima se sapeva della sua illustre discendenza, e come mai come prima mossa abbia fatto causa agli eredi legali del pittore.

lunedì 26 giugno 2017

All'asta la casa di un disabile: la compra e giela restituisce

Arriva da Livorno il gesto di solidarietà di un anonimo che non vuole che il suo nome venga reso pubblico.

"Il bene si fa senza pubblicità". Per fortuna c'è ancora gente che come lui, lo fa e anche senza tornaconto di immagine personale. Il benefattore in questione non ama i riflettori e non vuole nemmeno il auo nome sui giornali:"Perché quando si fa del bene lo si fa e basta, senza pubblicità, senza altri fini, come un imperativo categorico". Così afferma a chi lo addita già come un mecenate.

Eppure, lui una buona azione l'ha davvero fatta. Letta la notizia di un disabile, la cui pensione ammonta a 257 euro al mese, che ha perso il lavoro e impossibilitato quindiba pagare il mutuo della casa, ha visto sottrarsi pure questa. E come se non bastasse, a causa del forte dispiacere è stato pure colpito da ictus. Il benefattore segreto rimasto profondamente scosso da questa notizia, ha chiamato il sindaco Filippo Nogerin e si è fatto mettere in contatto con il fratello del disabile per annunciargli che lui avrebbe comprato quella casa messa all'asta giudiziaria per ridarla allo sfortunato signore, che potrà quindi viverci senza pagare una lira d'affitto.

Ha fatto solo sapere ai familiari:"Se un domani vorrà riacquistarla di nuovo la riavrà al prezzo che l'ho pagata io, altrimenti può restarci a vita". Con questo gesto l'anonimo benefattore di Livorno restituisce un po' di felicità e serenità ad Alessandro D'Oriano, 46enne disabile al 75%, prima di essere colpito da un ictus e ora ricoverato in riabilitazione all'ospedale di Volterra.

La notizia è stata prontamente ripresa da Qui Livorno e in pochissimo tempo ha fatto il giro della città per poi balzare sulla cronaca nazionale. D'altronde oggi giorno è davvero raro imbattersi in notizie del genere. È più facile che come il triste inizio di questa storia, chi ha difficoltà o problemi venga più spesso emerginato o degradato o dimenticati.

L'epilogo invece è stato positivo. "Ho conosciuto di persona il benefattore, è un uomo sensibile, ero presente quando ha acquistato all'asta la casa del mio cliente, è rimasto colpito dalla storia di Alessandro D'Oriano, che oltretutto, ha perso il lavoro ingiustamente e per questo abbiamo fatto causa, e ha voluto fare qualcosa di importante per lui. È completamente disinteressato, non ha secondi scopi senon quello di dare una mano ad Alessandro". Dichiara l'avvocato Francesco Tanzini. Sulla stessa onda di pensiero parla il sindaco della città Filippo Nogerin che conferma di aver ricevuto la telefonata del benefattore.

Tutto è bene quel che finisce bene. Quando il fratello Francesco ha dato la buona novella ad Alessandro,:"L'ho visto sorridere ed era tanto che non accadeva. È una cosa straordinaria. Ringrazio tutti coloro che ci hanno sostenuto".

Ora tutti si stringono attorno a questo "signore sfortunato" di Livorno augurandogli che possa vincere anche le due ultime battaglie. Sconfiggere l'ictus e battersi davanti alla giustizia per riavere il lavoro.

Arriva dal Giappone la crociera via terra

Lo "Shiki-Shima" (letteralmente 4 stagioni) è un treno da crociera che rivoluzionerà il modo di viaggiare.

Perché no? Scoprire l'anima del Sol Levante in un treno superlusso, composto da 10 carrozze-suite, per un massimo di 30 viaggiatori per volta, che per 8 mila euro per week-end potranno godere itinerari slow nel cuore del Giappone.

Si chiama "Train Suite Shiki Shima", letteralmente significa "Isola delle Quattro Stagioni", ed è il primo Luxury Cruise Train del mondo. Un'idea nuova che si propone di rivoluzionare il modo di viaggiare, offrendo una crociera via terra, in treno. Una nuova tendenza creata dalla compagnia di trasporti Japan Railway East.

L'avveneristico mezzo è un vero jet su rotaia capace di macinare miglia a velocità supersonica fornendo però ai suoi ospiti ogni tipo di lusso e comfort, proprio come in una crociera in nave. Il gioiellino dei trasporti verrà inaugurato tra un mese.

Il treno sarà più lungo degli altri normali convogli, le carrozze a disposizione saranno più di 10. Per i pochi fortunati che potranno permetterselo il costo parte da 950 mila yen a persona, circa 8 mila euro, per un weekend di viaggio e al massimo potranno salire 34 passeggeri alla volta.

Lo scenario è quello degli Hotel a 5 stelle. Ogni vagone sarà una suite privata, costruito come un vero appartamento su due piani, con scaletta a chiocciola, dotato di ogni comfort, dal letto matrimoniale al maxischermo, dai divani di pelle, al salottino, il bagno "alla giapponese" rivestito in cipresso, inoltre, mobili eleganti speciali e una fornitissima libreria.

Ci saranno anche carrozze comuni, eleganti e comode per viaggiare rilassati ed ammirare i paesaggi e i panorami, alcune di esse sono state progettate con i soffitti a cupola in vetro, per permettere agli ospiti uno scenario da cartolina, da ogni punto. Ci saranno salotti per conversare e socializzare, aree relax, il bar e un ristorante di lusso diretto da uno chef stellato. Immancabili poi sono la sala cinema e una piccola spa, per rilassarsi ulteriormente tra massaggi, trattamenti e maschere rigeneranti.

Una tale oasi di lusso sui binari non poteva non portare una firma d'eccezione, infatti è quella del designer di automobili Ken Oku Yama, ex senior per Porsche, General Motors e Pininfarina. Sue anche le Ferrari 599 e GTB Fiorano, la Enzo e la Maserati Quattroporte. La gestione alberghiera è invece opera di Katshushiro Nakamura già gestore della prestigiosa catena  Nippon Hotel di Tokyo.

Sebbene il tour ritoccato del supertreno è ancora in via di definizione, sono sicuramente certe le fermate alle stazioni di Kyoto, Tokyo, Osaka e Hiroshima, ed altre che permetteranno di scoprire le bellezze del Giappone come mai viste prima.

I nipponici sono sempre innovativi nelle loro idee. Questa volta la creatività e l'attitudine naturale per il bello passa sulle rotaie per una crociera extra lusso.

sabato 24 giugno 2017

Smartphone e la pessima abitudine del phubbing

Uno studio rivela che chi viene trascurato dall'interlocutore di fronte a sé per controllare il telefono si rifugia su Facebook.

È davvero l'abitudine più diffusa, snervante ed antipatica che esista. Quella di trascurare l'interlocutore che si ha di fronte per controllare compulsivamente il telefono. Ora, una ricerca rivela pure che chi subisce l'esclusione cerca attenzione sui social con il risultato che il benessere psicologico crolla.

Questo atteggiamento in cui tutti, almeno una volta, siamo incappati, si chiama Phubbing, il termine venne introdotto nel 2013 ed indica appunto l'atteggiamento poco cortese di trascurare l'interlocutore con cui si è impegnati in una qualsiasi situazione, dalla camera da letto, alla tavola, all'ufficio, per controllare ogni 5 minuti compulsivamente lo smartphone.

Non è un fenomeno da sottovalutare, oggetto di molti studi scientifici, tra cui quello di qualche anno fa:"La mia vita è diventata la più profonda distrazione dal mio telefono".

Si osservò , che piazzare il cellulare di fronte alla faccia con elevata frequenza o addirittura estrarlo dalla tasca o dalla borsa ogni volta che la chiacchierata perde d'intensità o interesse sia estremamente dannoso per le relazioni sociali.

Quell'indagine concentrata sulla vita di coppia, dimostrava che il 36,6% dei volontari non si vedeva riconosciuta la giusta attenzione dal proprio partner e che il 22,6% ha appunto vissuto problemi di relazione.

"È tutto un equilibrio sopra la follia"

Si rafforza il piano sicurezza per il concerto a Modena di Vasco Rossi del 1° Luglio.

A una settimana dal concerto evento a Modena Park è esplosa la Vasco-follia. Una città attanagliata dalla febbre del rock: fan accampati già da diversi giorni, piani di sicurezza straordinari, città blindata, esami di maturità orali rimandati, scorte di sangue raddoppiate negli ospedali e saldi anticipati. Il Comune ha anche controllato le piante del Parco Ferrari.

Quello del 1° Luglio sarà forse l'evento più importante mai organizzato a Modena, se non altro per il numero di spettatori attesi, circa 220 mila, tanto che il Comune è dovuto scendere in campo con misure straordinarie per accogliere il rocker di Zocca e il suo popolo oceanico.

Le notizie e le informazioni sulla febbre da Vasco che quest'evento sta portando, si susseguono costantemente sul web e sugli organi di stampa, spesso si toccano quasi episodi di follia, come per esempio il costo dei biglietti che tra i bagarini è aumentato del 1200%.

Ora l'ultima notizia riguarda le scorte di sangue per trasfusioni, che il Policlinico di Modena ha chiesto all'Avis di aumentare in vista di possibili emergenze sanitarie. Mentre da questa settimana è attivo all'Ospedale Boggiovara un nuovo piano di emergenza, per essere pronti a fronteggiare un alto numero di ricoveri. Non si trascura nessuna ipotesi, dall'allerta terrorismo, a situazioni come quella di Torino, ma anche per malori dovuti al caldo o qualsiasi altro infortunio che può capitare in una calca da centinaia di migliaia di persone.

Il piano di sicurezza adottato è senza precedenti. 1200 addetti, forze dell'ordine, 55 telecamere a riconoscimento facciale, un maxi piano di evacuazione, vie di fuga in prossimità del parco, barriere jersey, perquisizioni e metal detector. Per non parlare poi della mobilitazione per offrire parcheggi per accogliere i 220 mila del concerto.

 Modena non dispone di un numero di parcheggi pubblici sufficiente per la folla di sabato prossimo, quindi ha coinvolto aziende e privati che possano garantire spazi da almeno 250 posti auto, fino a raggiungere quota 46 mila parcheggi. Mentre, con i biglietti esauriti e gli hotel tutti pieni da mesi, c'è chi noleggia la terrazza di casa propria con vista su parco Ferrari come una balconata speciale per chi è rimasto senza ticket e c'è pure chi affitta posti tenda in giardino a chi non ha un tetto per la notte.

Insomma, una folla oceanica e qualche follia per il più contestato e amato rocker italiano. Intanto, vale sempre:" È tutto un equilibrio sopra la follia".

venerdì 23 giugno 2017

Nasce sull'aereo e volerà gratis a vita

È successo in India, su un aereo della Jet Airways una donna ha partorito un bambino che ora avrà il lasciapassare per viaggiare gratis con gli aerei della compagnia.

Il momento quando arriva, arriva. E per una donna indiana incinta, che stava viaggiando su un aereo della compagnia Jet Airways, partito dalla città saudita di Damman e diretto a Kochi, in Kerala, è arrivato a 11 mila metri di altezza, sul Mar Arabico.

La notizia è stata riportata dall'agenzia di stampa PTI, sottolineando che la compagnia aerea per festeggiare il lieto evento, ha deciso di assegnare al neonato un permesso che gli permetterà di viaggiare gratis per tutta la vita sugli aerei della compagnia.

E l'aiuto della compagnia offerto al bambino non finisce qui. Constatato che la donna, al settimo mese di gravidanza, aveva le doglie, l'equipaggio ha chiesto se fra i 162 passeggeri vi fosse un medico. Si è fatta avanti un'infermiera professionista che ha dato una mano per lo svolgimento normale del parto mentre il Boeing 737 veniva dirottato dell'aeroporto più vicino a Mumbai. Trasferiti mamma e neonato in un ospedale della città dove sono stati ricoverati in buone condizioni, l'aereo è ripartito per la sua destinazione verso Kochi.

Come augurio, alla neo mamma è arrivato un comunicato della compagnia su cui c'era scritto:"Essendo il primo bambino nato a bordo di un volo di Jet Airways, abbiamo il piacere di offrirgli un lasciapassare che gli permetterà libero accesso per tutta la sua vita ai nostri voli".

Una favola ad alta quota. Sicuramente questo bambino userà molto questo permesso speciale per viaggiare in aereo, visto che già dalla nascita ha ben fatto capire che gli piace stare in alto, nel cielo.

Picasso a Capodimonte

Quest'anno si celebra a Napoli e Pompei il centenario del viaggio di Picasso in Italia.

Un soggiorno che vide l'artista a Napoli due volte, tra Marzo e Aprile del 1917, per lavorare con l'amico Jean Cocteau e i Balletti Russi a "Parade", balletto che andrà poi in scena a Parigi lo stesso Maggio.

Un'attrazione corrisposta che ha portato: il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, la Soprintendenza di Pompei, il Museo e Real Bosco di Capodimonte e il Teatro dell'Opera di Roma, con il contributo della Regione Campania e attraverso la Fondazione Regionale Donnaregna per le Arti Contemporanee e la Società Regionale Scabac, con la produzione e organizzazione di Electa, alla mostra "Picasso e Napoli:Parade", che verrà allestita a Capodimonte e Pompei, dall'8 Aprile 2017 al 10 Luglio 2017, il tutto curato da Sylvain Bellenger e Luigi Gallo.

Un'attrazione corrisposta,appunto, testimoniata anche dalla lettera scritta alla madre del poeta francese Jean Cocteau:"Siamo (Picasso, Sergej Diagiliev e Massime) di nuovo a Roma dopo un viaggio a Napoli, e da lì a Pompei, in auto. Credo che nessuna città al mondo possa piacerci più di Napoli. L'Antichità Classica brulica, nuova di zecca, in questa Montmartre araba, in questo enorme disordine di una kermesse che non ha mai sosta. Il cibo, Dio e la fornicazione, ecco i movimenti di questo popolo romanzesco. Il Vesuvio fabbrica tutte le nuvole del mondo. Il mare è blu scuro. Scaglia giacinti sui marciapiedi".

Quindi, la Reggia di Capodimonte ospiterà nella sala da ballo il sipario "Parade". Sarà a Napoli, per la prima volta, la più grande opera di Picasso, una tela di 17 metri di base per 10 di altezza, conservato al Centre Georges Pompidou, esposta causa enormi dimensioni, solo in rare occasioni. Poi, saranno esposte altre opere che rispecchiano il rapporto tra Picasso e la tradizione partenopea.

Si potranno ammirare infatti, i bozzetti eseguiti dall'artista per il balletto "Pulcinella" in scena nel 1920 a Parigi con le musiche di Stravinskij e coreografie di Massime.

L'Antiquarium di Pompei da il suo tributo all'illustre visitatore del '17 esponendo i costumi del balletto, disegnati dal celeberrimo pittore. Essi saranno messi a confronto con una raccolta di maschere africane e per lo più teatrali e inedite per mostrare l'influsso dell'iconografia teatrale sull'arte di Picasso.

Punta di diamante di questo confronto è il bozzetto del quadro manifesto del Cubismo 'Les damoiselles d'Avignon" (1907).

La mostra "Picasso e Napoli:Parade a Napoli e Pompei" è la prima tappa dell'iniziativa Picasso-Mediterraneo, un evento culturale internazionale che ha luogo dalla primavera 2017 alla primavera 2019, organizzato dal Muse' National Picasso-Paris.

Napoli e Pompei offrono i loro straodinari palcoscenici a uno dei protagonisti assoluti dell'arte moderna.

giovedì 22 giugno 2017

Non chiamatele fast food!

La catena America Graffiti si ispira agli anni '50, consiste in trattorie dove si mangia all'americana.

Metti la passione per il rock and roll e i mitici anni di Elvis, aggiungi la creatività e la buona cucina italiana ed ecco la ricetta di America Graffiti. Questa catena di ristoranti è nata nel 2008 dall'idea del cuoco romagnolo Riccardo La Corte. A lui l'idea di un viaggo negli Usa degli anni '50, interpretato secondo il gusto italiano.

In meno di dieci anni dall'apertura, del primo locale, la catena nata dalla passione del fondatore per la cultura rockabilly, le luci di Las Vegas e le interminabili highways americane è arrivata a contare 1200 dipendenti e 63 locali, di cui 10 a gestione diretta. I ristoranti sono concentrati per lo più nel Centro-Nord Italia, ma è di facile previsione l'ulteriore espansione della catena anche al Sud.

Nel 2016 i locali ispirati ai tipici diner statunitensi hanno accolto oltre cinque milioni di clienti per un fatturato aggregato di 70 milioni di euro, che l'azienda stima di far crescere ulteriormente nell'anno in corso.
Fabio La Corte, fratello del fondatore e co-amministratore delegato della società svela il segreto:"Aver saputo dare il giusto sapore alla "gastro experience" del nostro cliente. Chi viene nei nostri locali si ritrova catapultato negli anni '50 americani, in un ambiente molto caratteristico e con un menù che incontra i gusti di giovani e meno giovani. Con una particolarità:abbiamo reinterpretato la cucina Usa in chiave italiana. Un matrimonio che ha portato sui menù di America Graffiti, accanto ai cavalli di battaglia a stelle e strisce, proposte particolari. Come le chili-telle, tagliatelle della tradizione romagnola condite con il chili: un mix che è piaciuto al pubblico. O il Tuscany burger, un hamburger realizzato con carne al 100% italiana. Il resto del menù spazia dal mega burger ai piatti tex mex fino ai dessert tipici statunitensi, e prevede anche proposte per vegetariani, vegani e gluten free, a prezzi accessibili. Siamo partiti da un'attività di famiglia, il ristorante di mio fratello, che è cuoco, e di sua moglie, e abbiamo cercato di mantenere questa impostazione anche quando siamo cresciuti, sottolinea l'ad. Non siamo un fast food ma un ristorante-trattoria, nei nostri locali cuciniamo. Con l'obiettivo di crescere ancora:America Graffiti Franchising, la società capogruppo titolare dei marchi America Graffiti e American Gee!, insegna destinata allo sviluppo estero, punta infatti a espandersi in nuovi mercati. Spiega Fabio La Corte: vogliamo arrivare a 70 locali in Italia entro la fine dell'anno e abbiamo già avviato lo studio di nuove location in Austria e nel Sud della Germania, dove potremmo sbarcare nella primavera del 2018".

Sarà che le atmosfere americane degli anni '50 che ci ha fatto conoscere l'indimenticabile serie tv "Happy Days" è rimasto nel cuore di tutti, America Graffiti da l'opportunità di tuffarsi in questo passato.

La meteora hippy nasceva cinquant'anni fa

Sembra strano eppure l'America divisa di oggi cominciò allora a San Francisco.

Tutto ebbe inizio con la "Summer Love"  sullo sfondo di San Francisco mezzo secolo fa. Da quel momento in poi, la civiltà occidentale come l'avevamo conosciuta, smise di esistere. Quello fu realmente un evento dal valore storico-trasformativo, la società cambiò davvero in maniera radicale e definitiva, quella statunitense poi, si spacco' come non era mai accaduto prima, mettendo i paletti a quella frattura culturale che di lì in poi non si è più sanata e viene riflessa oggi nelle violente divisioni del Paese.

I primi bagliori dell'avvento della "controcultura" erano iniziati da tempo, affondavano le reali radici già negli anni '50, quando gli scrittori della Beat Generation si erano ribelllati ai valori della "Greatest Generation", che aveva sconfitto Nazismo e Fascismo sulle spiagge della Sicilia, Normandia o Iwo Jima. Poi erano arrivati il Free Speech Movement di Mario Savio e Berkeley, e i "Teach in" della Students for a Democratic Society, sull'onda del Movimento per i Diritti Civili, fino alla March on Washington con il toccante discorso "I have a dream" di Martin Luther king.

I tempi erano ormai maturi quando il 14 Gennaio del 1967 il Golden Gate Park aveva ospitato la"Human Be-In" in cui Timothy Lear profeta della droga psichedelica Lsd, esalto' la folla di hippie col famoso discorso "Turn on, turn in, drop out", cioè "Accendete il cervello, mettetelo in connessione con il mondo che vi circonda e abbandonate tutte le cose inutili che la la società tradizionale vi ha abituati a considerare importanti". Intanto la Guerra in Vietnam fece il resto, provocando la reazione dei giovani, immortalato nel film Hair.

La frattura culturale e generazionale ormai arrivata al limite esplose in estate quando migliaia di ragazzi confluirono nel quartiere di San Francisco all'incrocio tra le strade Haight e Ashbury, guidati dal Council for the Summer of Love. I Grateful Dead tenevano concerti con altri gruppi tipo : Jefferson Airplane, Who, Jimi Hendrix Experience, Big Brother e Janis Joplin. Il movimento dei Digger aveva aperto i Free Store, dove ci si scambiava la merce senza usare i soldi, e per chi non si sentiva bene c'erano le Free Clinic dove ti curavano gratis. Sesso, droga e rock and roll e la curiosità di esplorare nuove dimensioni. Parteciparono almeno centomila ragazzi, e il fenomeno si espanse al resto del Paese. Il 6 Ottobre 1967 gli organizzatori decisero di tenere un funerale, per decretare la fine della Summer of Love.

Il messaggio voleva essere che il Movimento era diventato nazionale e globale, e quindi la scintilla di San Francisco si doveva considerare esaurita ma non spenta. Ora chi voleva mobilitarsi doveva farlo senza andare in California, ma diffondendo il verbo della contestazione nella sua comunità. Seguirono così le rivolte alla Convention democratica del 1968, il concerto di Woodstock nel 1969 e le proteste contro il Vietnam che culminarono nella drammatica sparatoria alla Kent State University del 1970, il Watergate.

Sono passati gli anni, passati i figli dei fiori, esaurite le scorte di Lsd, morti diversi dei musicisti di quell'estate, è rimasta la spaccatura culturale che ancora oggi divide l'America. E i figli rifiutano il modello dei padri. La generazione hippy è stata comunque una pagina importante della storia sicuramente ha gettato il seme per tante discussioni e questioni ancora aperte.

mercoledì 21 giugno 2017

Il giornale di domani parte oggi da Torino

Una conferenza con i protagonisti internazionali del giornalismo chiude i festeggiamenti per i 150 anni de La Stampa.

Si è scelto il giorno del solstizio d'estate per chiudere, e in bellezza, i festeggiamenti per i 150 anni de La Stampa, fondato il 9 Febbraio 1867. All'appuntamento organizzato da John Elkann, sono intervenuti tutti i protagonisti dell'informazione internazionale per discutere del futuro del giornalismo.
La conferenza è prevista in un luogo simbolo per il quotidiano, la sala delle bobine che alimentano le rotative dello stabilimento di via Giordano Bruno, è stata allestita a sala convegni. Il tema principale di discussione sarà: il giornalismo del futuro e in quest'occasione verrà dato molto risalto all'opinione in merito dei lettori, che sarà argomento di discussione.
Oltre ad Elkann, Presidente dell'editrice La Stampa il parter dei protagonisti è davvero di rilievo ed infinito, ci sarà: Robert Alibrittan (fondatore e Ad di Politico), Lionel Barber (direttore del Financial Times), Jeff Bezos (fondatore di Amazon ed editore del Washington Post), Mario Calabresi (direttore di Repubblica), Antonio Cano (direttore del Pais), Carlo De Benedetti (presidente del Gruppo L'Espresso), Louis Dreyfus (ad di Le Monde), Bobby Ghosh (direttore dell' Hindustan Times), Tsuneo Kita ( presidente di Nikkei, proprietario del Financial Times), Jessica Lessin (fondatrice e direttrice di. The Information), Gary Liu (ad del South China Morning Post), John Micklethwait (direttore di Bloomberg News), Zanny Minton Beddoes (direttrice dell'Economist), Maurizio Molinari (direttore della Stampa), Lydia Polgreen (direttrice dell'Huffington Post), Julian Reichelt (responsabile editoriale della Bild), Charlie Rose (icona del talk show americano), Mark Thompson (ad del New York Times), Robert Thompson (ad di Newscorp).
Le eccellenze mondiali del giornalismo s'incontrano oggi a Torino per parlare sì dell'informazione del futuro, ma anche e soprattutto per rendere omaggio al compleanno di una delle "signore" un po' attempate ma sempre attualissima e moderna del giornalismo, La Stampa.

Come Ambasciatrice Unicef, per la prima volta, una rifugiata siriana

È una giovane attivista per l'istruzione di soli 19 anni, Muzoon Almellehan.

All'indomani della Giornata Mondiale del Rifugiato, messaggi di speranza e di svolta arrivano dall'Unicef che ha nominato Goodwill Ambassador, la 19enne rifugiata siriana Muzoon Almellehan, un'attivista per l'istruzione. Questa giovane ragazza è la prima ambasciatrice dell'Unicef con uno status di rifugiato.
La storia di Muzoon non è facile. Da piccola ha vissuto nel campo per rifugiati di Za'atori in Giordania, qui ha ricevuto il sostegno dall'Agenzia Onu per l'Infanzia.
Abbastanza prima di lei, la storia ricorda Audrey Hepburn, un'altra Goodwill Ambassador, che è stata aiutata dall'Unicef quando era bambina.
La famiglia di Muzoon è scappata dal conflitto in Siria e da tutto lo strascico di devastazione che una guerra perenne porta, dietro di sé, nel 2013. Da lì la famiglia ha vissuto per ben 3 anni come rifugiata in Giordania, aspettando il tanto atteso insediamento in Gran Bretagna.
Ma proprio in questi difficili anno di limbo, da rifugiata, Muzoon ha maturato il suo impegno a favore dell'istruzione per i bambini e in particolare le ragazze.
Il vice direttore generale dell'Agenzia, Justin Forsyth dichiara:"La storia di Muzoon, è una storia di coraggio e forza d'animo, è fonte d'ispirazione per tutti noi.
Siamo molto fieri della sua nomina come Ambasciatrice Unicef e per i bambini di tutto il mondo".
I dati dell'Unicef rimangono però sempre molto allarmanti, nel mondo ci sono 50 milioni di bambini sdradicati, 28 milioni dei quali fuggiti dalle proprie case a causa di conflitti di cui non sono responsabili e altri milioni stanno migrando nella speranza di una vita migliore e più sicura.
Il mondo occidentale sempre troppo distratto dalla sua frenetica corsa, spesso si dimentica di guardare anche a quella parte di mondo attualmente devastata da guerre ed odio fra le popolazioni. Quante ragazze, quanti bambini, quante persone ci sono come Muzoon che meritano e hanno diritto ad una vita migliore?

lunedì 19 giugno 2017

Aisha Bin Bishr punta a far diventare Dubai la città più felice al mondo

La direttrice di Smart Dubai guida il progetto che soppiantera' la burocrazia grazie all'uso delle nuove tecnologie.

Aisha Bin Bishr è la figlia del segretario dell'ex emiro, è diventata una star sui social, solo su Twitter ha 150 mila followers e ora s'è messa in testa di far diventare la sua città la metropoli più "felice e digitale" della Terra.
Una nuova sfida per la direttrice Smart Dubai, che prevede la completa digitalizzazione della burocrazia entro il 2021 per far sparire i malcontenti della capitale di uno dei sette Emirati Arabi Uniti.

Lei è il volto nuovo e simbolo della nuova generazione di donne cresciuta negli Emirati, sebbene privilegiata. Giovane e con un dottorato in Gran Bretagna, Aisha è figlia del segretario personale del precedente emiro di Abu Dhabi. Ha cominciato nel settore pubblico fino ad arrivare al vertice dell'azienda. Sue sono le parole:"Siamo noi donne a costruirci barriere, in tutto il mondo. Dobbiamo farci valere lavorando sodo senza alcun timore".
E Aisha sicuramente lavorando sodo, è realizzata anche sul piano privato, è madre di una bambina con cui non smette di messaggiare su Snapchat, inoltre è seguitissima anche sul web, le migliaia di followers sia su Twitter che su Instagram dove pubblica foto dei suoi piatti preferiti.

Ma circa 3 anni fa, Mohamed Bin Rashid Al Moktou, emiro di Dubai, gli ha lanciato la sfida di aumentare le tecnologie che già utilizzano a livello organizzativo per cambiare in modo positivo l'intera città. 
Lei stessa afferma:"Siamo convinti che la tecnologia sia solo uno strumento con con cui offrire ai residenti, così come a turisti e lavoratori, la migliore esperienza possibile.
L'obiettivo è farne la città più felice della Terra. Questo rende il nostro progetto unico".
Quindi a Dubai la felicità sarà dovuta, al tempo guadagnato nel non dover fare file per pagare una tassa, oppure alla rinuncia entro il 2022 della carta, con cui si risparmieranno circa 3 milioni e mezzo di ore di tempo dei cittadini.
Altre misure, saranno tutte una serie di servizi intelligenti a cui si potrà accedere semplicemente tramite smartphone.
Inoltre, per testare il polso del livello della felicità dei cittadini, è stata inventata un'app: Happiness Meter, ideato per raccogliere il grado di soddisfazione degli utenti.
Speriamo che le nuove tecnologie che hanno reso tanto luminoso il sorriso di Aisha possano far risplendere anche quello di tutti i suoi concittadini.

Morgan's Inspiration Island, il primo parco acquatico per disabili

Viene inaugurato in Texas il primo parco acquatico per bambini disabili.

Era ora! Apre negli Usa un Paese delle meraviglie per il divertimento che offre uno spazio gratuito e sicuro e senza barriere fisiche. A ispirare Goldon Haltaman, già proprietario del Morgan's Wonderland, è stata la figlia disabile di 23 anni.
L'esperienza acquisita nell'ambito familiare è stata d'incentivo per immaginare un luogo in cui persone con diversi tipi di disabilità possono giocare fianco a fianco.
Ha inaugurato cosi a Sant Antoni in Texas: Morgan's Inspiration Island, il primo parco giochi acquatico dell'inclusione, concepito per chi ha disabilità fisiche o cognitiva e anche economicamente accessibile a tutti.
Un'iniziativa più che lodevole. Nel parco nulla è stato lasciato al caso, tutto è stato studiato nel minimo dettaglio. Infatti, Haltaman per la realizzazione delle aree e delle attrazioni ludiche si è fatto guidare dal consiglio di consulenti, medici, terapeutici e genitori.
Sono state così pensate piscine attrezzate con zampilli d'acqua, cannoni, geyser, tende di pioggia e un percorso "tortuoso" da fare su un battello.  Inoltre, Inspiration Island offre anche delle aree più silenziose e tranquille per chi non ama molto il rumore o sente il bisogno di prendersi un po' di pausa dal caos.
I servizi non finiscono qui. Per i bambini costretti sulla sedia a rotelle, il parco offre, del tutto gratuitamente, delle carrozzine impermeabili, realizzate in collaborazione con i ricercatori della Pittsburgh University. Tra i modelli a disposizione, c'è pure "Pneu Chair": una carrozzina che si aziona usando l'aria compressa invece delle solite batterie.
Altre utili innovazioni studiate per massimizzare la sicurezza, sono dei braccialetti che garantiscono la geolocalizzazione, per risalire in qualsiasi momento alla posizione di chi lo indossa.
Altro punto a favore del parco è il suo complesso sistema di filtraggio dell'acqua, che ne garantisce un enorme risparmio nel consumo.
Dai paesaggi non sempre verdi del Texas, arriva una coloratissima idea per chi a volte, soprattutto in fatto di attrezzature per le vacanze, viene un po' trascurato.
Invece Inspiration Island è un'eccellente idea di vita, allegria e divertimento che i bambini diversamente abili danno.

sabato 17 giugno 2017

Bergun, il borgo svizzero troppo bello per essere fotografato

Nel paesino dei Grigioni tra St. Moritz e Davos è stata firmata la delibera che vieta gli scatti, pena multa di 5 franchi.

"Troppo belli per chi non ci scopre live". Questo è il motto dei 507 abitanti del piccolo comune svizzero, che vietano a chiunque lo visiti di scattare foto del suo paesaggio (e non solo). Addirittura i sindaco fa appello alla Nasa:"Cancellate le nostre foto dall'alto". Perché Burgen è così bello da causare infelicità negli altri.

Il dubbio nasce spontaneo è semplicemente supponenza o dietro c'è molta strategia di marketing?
Difficile dirlo anche perché la questione è diventata legge, il Comune ha ufficialmente votato a favore della delibera che vieta "di fare e pubblicare foto del comune e dei suoi paesaggi", pena una multa, per la simbolica cifra di 5 franchi.


In effetti, questo borgo di suggestioni paesaggistiche ne ha da vendere. 25 chilometri di innevate piste da sci, altre per il fondo, straordinari scorci montani per escursioni. 

Poi, la posizione strategica che situa Bergun a meno di 40 km da Saint Moritz e Davos, nel cuore del cantone dei Grigioni nella regione dell'Albula, hanno convinto i cittadini che la sua "bellezza fuori dal normale" possa far male a chi si imbatte in qualsiasi foto che la ritrae.

"È scientificamente provato che belle foto delle vacanze sui social media rendono gli spettatori infelici, perché non possono essere lì" dichiara l'ufficio del turismo cittadino nella sua campagna anti "Fomo". 
Sigla che sta per:" Fear of missing out" ed è una sindrome legata alla "paura di perdere un evento o qualcosa ", rappresenta un po' il terrore di essere tagliati fuori da qualcosa di bello a causa delle migliaia di foto postate sui social network.

Con questa motivazione, gli abitanti del borgo sono sicuri che chiunque si imbatte in uno scatto delle loro splendide vallate senza essere lì o averle visitate almeno una volta nella vita, possa soffrirne. 

Ne sono talmente tanto convinti che il primo cittadino ha fatto un video appello alla Nasa affinché cancellino tutte le foto dall'alto che possono aver fatto al paesello.

 E sempre il sindaco, Peter Nicolay, non soddisfatto, dopo aver fatto cancellare tutte le foto dai profili social, ha invitato le persone "ad andare e vedere dal vivo" cotanta bellezza.

Se è una trovata pubblicitaria, è davvero originale e un po' forte, se invece sono tanto sicuri della loro bellezza, non dovrebbero temere scatti esterni, perché la bellezza quando è vera traspare anche dalle foto ed invoglia a verificare dal vivo.

"Invece di fare i compiti..."

Un simpatico manuale che suggerisce 27 idee per le vacanze per apprendere senza o quasi studiare.

Che se ne facciano una ragione i genitori e gli insegnanti, per i ragazzi estate=vacanze. Dopo mesi passati sui libri, a studiare per apprendere e fare il proprio dovere scolastico, con il caldo, addio studio.
E allora Massimo Biratti, autore del libro "Invece di fare i compiti", suggerisce diversi spunti da adottare durante il periodo estivo, per apprendere divertendosi. 27 idee e mezzo per imparare senza il giogo della fatica e senza i voti.
Tanti suggerimenti che coinvolgono genitori, educatori e figli, si va: dal cucinare con i nonni, per imparare insieme una ricetta, con annesse storie familiari legate a quelle tradizioni e a quel modo di cucinare.
Oppure, si potrebbero organizzare Olimpiadi in cortile o nel parco comunale, con tanto di giudici, classifiche e medaglie incise nel lamierino. E perché non immergersi nella storia, nella vita quotidiana del passato visitando un castello, un museo archeologico?
In modo giocoso si può partecipare a delle tradizioni popolari, oppure collezionare mostri medioevali cercandoli nelle cripte o sulle facciate delle cattedrali. L'importante non è andare lontano, ma trovare cose interessanti da fare, si può andare al mercato come ambientare avventure fantastiche in cameretta o nel giardino di casa.
Una ricetta sfiziosa quella offerta da questo manuale che si rivolge soprattutto ai ragazzi fra gli 8 e 13 anni. Un "pubblico" ben conosciuto dallo scrittore Massimo Biratti, che ha all'attivo già diversi libri di successo per ragazzi. In questo saggio ha saputo ben carpire la necessità di evasione ma contemporaneamente di sapere dei giovani.
Perché la scuola oltre alle nozioni, deve far crescere il desiderio della scoperta e dell'esperienza, e soprattutto quella di fare e di divertirsi invece che fare i compiti risponde a questa esigenza.
I compiti, quelli assegnati dai professori, comunque andranno svolti, ma vuoi mettere lo spirito nuovo, più allegro e a cuor leggero, che un giovane può avere dopo aver passato un'estate di tante nuove e emozionanti scoperte?

venerdì 16 giugno 2017

50 candeline per la Fondazione Agnelli

Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Torino per dare omaggio alla nuova sede "digitale".

Nel non troppo lontano 1966, venne costituito il baluardo della cultura piemontese: la Fondazione Agnelli, che poi sarà pienamente operativa dal 1967.
Oggi, la struttura interamente rinnovata dalla Carlo Rotti Associati che l'ha resa un gioiellino di architettura digitale riguardosa dell'ecologia, ritorna alla sua sede storica di Torino.
Dalla sede di Via Giacosa 38, davanti al Parco del Valentino sono partiti cinquant'anni di impegno culturale e sociale. Da questo edificio già casa del senatore Giovanni Agnelli, tra i fondatori della Fiat nel 1899, che l'ha ospitata dal 1970 al 2011, la Fondazione prende spazio in un luogo completamente rinnovato.
Oltre all'area culturale, ci sono: uno spazio di lavoro condiviso affidato a Talent Garden, la più grande rete europea di co-working; un bar-ristorante automatizzato senza camerieri e la grande novità della "bolla termica",  un sistema che permette ad ogni utente di impostare la temperatura preferita e a dei sensori di "seguirlo" in modo anonimo nei suoi spostamenti.
Se la postazione di lavoro è inutilizzabile il sistema entra in pausa. Anche le attrezzature sportive, nelle aree relax arredate con reti sospese per riunioni informali, servono per produrre energia.
In tutto 6500 metri quadri che ospitano gli uffici nell'edificio storico restaurato e spazi co-working in 3000 mq con 350 innovatori fra startup, freelance, agenzie. Per l'inaugurazione della nuova sede rinnovata, si è scomodato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accolto dalla Presidente della Fondazione Maria Sole Agnelli e dal vicepresidente John Elkann. Altri ospiti illustri sono: l'ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che farà un intervento, la ministra dell'istruzione Valeria Fedeli, il presidente della Regione Sergio Chiamparino e la sindaca Chiara Appendino.
Un progetto importante per una finalità importante, come spiega anche il direttore Andrea Gavosto:"L'idea è quella che diventi un palazzo aperto a tutta la città in cui discutere i temi cardine della nostra attività:scuola, imprenditorialità, innovazione".
Lunga vita a questa Fondazione e a tutto il flusso d'idee, novità e cultura che da essa partiranno.

"Tutti diversi, tutti uguali"

È disponibile in rete un e-book che aiuta a riconoscere i bambini con bisogni speciali.

I bambini sono tutti creature speciali. Tutti hanno diritto al meglio del mondo che gli si offre, anche nel campo scolastico. Perché i bambini sono tutti diversi e tutti uguali allo stesso tempo, ognuno con la sua unicità, nessuno escluso. Così in rete gira un manuale gratuito rivolto a educatori, pediatri, ma anche genitori e che aiuta a rilevare precocemente eventuali disabilità o bisogni educativi speciali in età prescolare
"Tutti diversi, tutti uguali" è uno strumento per valutare lo sviluppo psicologico, fisico e motorio dei bambini in modo, qualora ce ne fosse bisogno di mettere in atto strategie mirate all'inclusione. Il libro è stato presentato ufficialmente a Milano ed è il risultato di un ampio lavoro di sperimentazione che ha coinvolto università, pediatri, insegnanti e psicologi nato nel contesto di "Leggere e Crescere", il programma di responsabilità sociale di GSK nato nel 2001 per promuovere la lettura ad alta voce a tutti i bambini in età prescolare, a casa, in ospedale, agli immigrati e a chi ha bisogni speciali. Un progetto che attualmente è diventata una realtà che coinvolge 14 regioni del Paese, oltre 3600 farmacie, 71 ospedali e migliaia tra famiglie e operatori sanitari.
"Tutti diversi, tutti uguali" è un manuale facilmente fruibile. È un testo scientifico, costruito sulla base di conoscenze psicopedagogiche ma di facile lettura. Nella parte iniziale sono riportati profili specifici di singoli casi che indicano come esistono diverse attitudini nei diversi bambini, e come alcune abilità si sviluppino in maniera differente. Nella parte centrale del libro, viene invece espresso il fisiologico sviluppo psicofisico del bambino, dai primi mesi fino ai 5-6 anni. Descrivendone anche eventuali criticità, comportamenti e atteggiamenti a cui gli educatori, pediatri o genitori devono prestare attenzione. E poi viene descritto il modello che gli autori hanno scelto per far emergere le eventuali disabilità,ossia:ICF-CY, Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, sviluppato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Questo e-book è pensato per "accrescere le competenze degli operatori dell'educazione dei bambini in età prescolare, promuovendo il riconoscimento tempestivo, e la presa in carico precoce, delle condizioni di bisogno educativo speciale che colpiscono l'infanzia sempre più diffusamente e precocemente", chiarisce Angelo Liscioli,  professore associato di Pedagogia speciale all'Università di Verona nonché responsabile scientifico del progetto e uno degli autori del libro.
Un ottimo progetto che sprona ulteriormente la scuola all'inclusione, perché la scuola è buona se si fa carico, di tutti. Perché non c'è cosa più giusta di trattare i bambini come se fossero "Tutti diversi, tutti uguali".

giovedì 15 giugno 2017

Patatine fritte, assolte! Non fanno male

Uno studio rivela che le patatine fanno male quando associate a cattive abitudini alimentari.

Le mamme hanno un po' ragione quando storcono il naso davanti alla pretesa dei figli di mangiare spesso le golosissime patatine fritte.
 Perché in effetti ingurgitare quantità sproporzionate di chips espone a rischi più alti di mortalità.

Ma uno studio italiano getta nuova luce sull'annosa questione. Per fare una ricerca davvero dettagliata è stata indagata una buona fetta di popolazione, circa 4440 persone tra i 45 e i 79 anni, lo studio aveva l'intento iniziale di riflettere sull'osteoartrite e poi ci si è informati anche sul consumo di patatine fritte. Ipotizzando l'associazione tra il consumo di patatine fritte e maggior rischio di morte.

Sono state vagliate tutte le ipotesi, e analizzati tutti i casi ma i ricercatori sono riusciti ad accertare solo un'associazione ma non la causalità. 

Il che indica che se si fosse indagato l'uso di un certo tipo di farmaco o di una bevanda gassata si sarebbe trovata la stessa mortalità.
E si sarebbe concluso che quel farmaco o quella bevanda aumenta il rischio di morte.

 Nel caso delle patatine fritte, in più, c'è un'altra osservazione già ampiamente ricalcata da decine di altri studi. Solitamente chi mangia chips, magari anche più volte a settimana, abitualmente lo fa associando ad esse anche carne, bevande zuccherine o alcolici, o magari cede più volentieri alla tentazione chi è in sovrappeso, o persone che fumano e detestano pure l'attività fisica.

Si evince che uno stile alimentare sano prevede un piatto di patatine fritte, ovviamente non fanno male.
Di certo non bisogna eccedere tanto spesso durante la settimana, per ragioni più che altro di dieta. 

Ma deve essere chiaro il concetto che è la dieta complessiva e lo stile di vita, non le due porzioni di patatine che fanno male. 

Questa pietanza che solo a vederla fa allegria ed è un vero simbolo di trasgressione per il palato, potranno pure venir fritte in un olio pessimo, ma che sole non uccidono nessuno.

Questa ricerca tutta italiana scagiona questo sfizioso contorno, non solo non uccide, ma ancora continua ad essere uno dei piatti più ambiti per piccoli e grandi.

Le donne sono più adatte alla sopravvivenza

Lo afferma Angela Saini una ricercatrice inglese nel suo libro "Inferior, How Science Got Women Wrong".

Si fa presto a dire "sesso debole" se poi, nella realtà, ogni giorno le donne superano continuamente più prove e sono più forti degli uomini. Perché le donne e ora lo afferma la scienza, sono più resistenti e adatte alla resistenza. Il lungo  elenco delle prove in merito, è riportato nel libro "Inferior, How Science Got Women Wrong" scritto dalla londinese Angela Saini.
La predisposizione genetica ad una vita più lunga, comincia fin dalla nascita, le femmine hanno più probabilità di sopravvivere dei maschi. Si potrebbe dedurre che la madre inconsapevolmente trovi il modo di trasmettere alle figlie più dosi di sostanze immunitarie, o forse le donne trovano da subito il modo di cavarsela meglio. I meccanismi non sono ancora del tutto chiari, ma anche tra i neonati cui sono state prestate le stesse cure e le stesse attenzioni, i maschi muoiono a un tasso del 10% superiore a quello delle femmine. Nell'età adulta le cose non cambiano. Tra le 43 persone che attualmente nel mondo, hanno superato i 110 anni di queste 42 sono donne. In media, le femmine vivono 5 o 6 anni più dei maschi e sopravvivono meglio.
Il sistema immunitario femminile è talmente potente da generare le uniche patologie che colpiscono di più le donne, come artrite reumatoide e la sclerosi multipla:l'organismo femminile è talmente bravo nel difendersi dalle infezioni da generare malattie autoimmuni nelle quali le cellule del corpo attaccano altre cellule, credendole nemiche. Anche Parkinson e Alzheimer sono più diffusi tra le donne in tarda età, ma negli anni giovanili la loro supremazia biologica sui maschi è sorprendente: reagiscono meglio ai raffreddori, sviluppano più tardi degli uomini problemi cardiovascolari o pressione alta, superano prima qualsiasi malanno e sopravvivono di più alle patologie che possono essere causa di morte.
Quindi, le donne non sono il sesso debole! Nelle gare di resistenza sono imbattibili e possono correre maratone anche in tarda età o mentre sono prossime al parto. E non di rado, per malattie che negli uomini causano la morte, le donne vengono ricoverate, restano a letto ma poi guariscono e sono più forti di prima.
Quindi si fa presto a dire sesso debole! Le donne sono più resistenti ed hanno una forza che gli uomini nemmeno immaginano!

mercoledì 14 giugno 2017

Vito, il Santo della campagna

Si celebra domani in Italia soprattutto in quella Meridionale il culto di Vito il giovane fatto martire.

Se camminando, o perdendovi fuori da un centro abitato, vi imbatteste in qualche piccola chiesetta rurale, state pur sicuri che quella è una chiesa dedicata a San Vito.
Perché il Santo fatto uccidere bambinetto per mano di suo padre che era pagano, è stato adottato dal popolo contadino, da braccianti e zappaterra come loro protettore.
Di lui, si festeggia il dies natalis, il 15 di Giugno, periodo che coincide con l'apparire in cielo della Costellazione del Cane, portatrice del caldo, della calura estiva, della bella stagione per chi non ha da lavorare. Caldo che avrebbe potuto essere una seria minaccia per le messi e i raccolti in via di maturazione. Anche da questo, si spiega questo aspetto "agrario" del culto del Santo, chiamato in causa per proteggere dal morso dei cani rabbiosi, da quello della tarantola e per invocare il buon esito dell'annata agricola e la buona sopravvivenza degli animali. Il Martire che tiene al guinzaglio il cane sta a simboleggiare il controllo esercitato sul "cane astrale", apportatore di caldo, siccità e morte.
Si ritiene che la figura di San Vito, venne a sostituire, quella non cristiana, del dio Silvano, le cui celebrazioni concludevano, in questo periodo, i rituali pagani dell' "augurium canarium" che si concludeva con delle cerimonie dedicate all'agricoltura nell'antica Roma. Di queste tradizioni pagane, si può ricostruire qualche stralcio anche nel rito cristiano. Fino a non molto tempo fa, era usanza nel giorno dedicato al Santo, allestire nelle chiesette un grande tavolo, sul quale i contadini in segno di devozione, deponevano omaggi, per lo più semplici doni offerti dal lavoro della tera, come spighe di grano, uova, ricotta, formaggio fresco, oppure chi era economicamente più abbiente soleva invece offrire al Santo, polli o galline, i cosiddetti "gallucci re Santo Vito", poiché proprio il gallo nelle culture mediterranee, anticamente rappresentava lo "spirito del giorno".
Questa antica tradizione si è poi trasformata nell'usanza odierna di distribuire equamente dopo la Messa celebrativa, panelline di pane benedette ai fedeli. Panelline che simboleggiano anche la luce solare e hanno una forte valenza positiva, sono di buon auspicio per il nutrimento fisico (per tutto l'anno) e morale in quanto questo pane benedetto, sacralizzato per intercessione di San Vito Martire, dal soffio divino e potente della Divina Provvidenza, proteggerà tutti coloro che di esso hanno mangiato.

"Quello di soia non è latte"


La Corte di Giustizia Ue sancisce che la denominazione è valida solo per i prodotti di origine animale.

Lo avranno notato in molti, gli scaffali dei supermercati sono pieni di una varietà infinita di latte di riso, latte di mandorle, latte di soia, latte, latte, dappertutto come se da ogni alimento si potesse estrarre il latte. Invece, da oggi non sarà più così.
Questi prodotti non potranno essere venduti sotto questo nome. Per poter continuare ad essere venduti e ad essere esposti nei vari negozi, dovranno cambiare la denominazione in "bevanda a base di", rinunciando alla parola "latte". Dal Lussemburgo, arriva la sentenza che decreta la rivoluzione del metcato dei prodotti alimentari. La Corte di Giustizia dell'Ue ha chiarito che il diritto dell'Unione va applicato in toto. In poche parole, denominazioni quali "latte", "burro", "yogurt", "formaggio" per i cibi vegan, non saranno più lecite, poiché si devono riferire solo ed esclusivamente ai prodotti lattiero-caseari, ossia i prodotti derivati dal latte.
Già nel 2010 la Commissione Europea aveva chiarito che ai sensi delle regole non potevano più essere utilizzate le diciture "latte di cocco", "latte di mandorla", "burro di cacao", "fagiolini al burro". Con questa decisione l'esecutivo comunitario aveva riconosciuto il diritto a tutta una gamma di prodotti vegetali di essere messa in commercio con il nome "latte" e affini. Con la nuova legislatura, invece la Corte di Giustizia cambia completamente rotta, annullando di fatto la decisione di Bruxelles.
Il tofu non è derivato del latte, il seitan non è un formaggio. Solo il latte è latte. Quindi, da oggi si dovranno cambiare le etichette o le scritte sulle confezioni. La sentenza non ha valore retroattivo, dunque le nuove disposizioni non si applicheranno ai prodotti già messi in commercio. Ma dovrà essere ben palese l'origine vegetale del prodotto, e il latte è animale e non vegetale.
Un'importante vittoria per i veri produttori di latte (animale) che in questi anni, si erano visti ulteriormente defraudati  dell'originalità del loro prodotto, dalla nascita di tante moderne bevande che ne usavano la dicitura.

martedì 13 giugno 2017

La musica cura davvero, ora lo afferma anche la scienza!


Al Congresso sulla Riabilitazione alla Maugeri di Pavia si parla degli effetti benefici della musica nella cura di numerose patologie.

"Una musica può fare..." in realtà tante cose. Quella sensazione di piacevole conforto che ci pervade quando ascoltiamo una canzone o una "melodia" a noi cara, è ora riconosciuta dai medici. Perché la musica, ascoltata, suonata, improvvisata o ballata è di aiuto nella cura di tante problematiche dalla neurologia all'oncologia. Il processo per cui faccia del bene, non è ancora del tutto chiaro. È infatti un'attività complessa, particolarmente rappresentativa delle funzioni cognitive superiori dell'uomo e potrebbe essere all'origine dello sviluppo del linguaggio verbale, altra peculiarità umana. La musica, da circa 60 mila anni è da sottofondo nei momenti ricreativi e già Platone e Aristotele ne riconoscevano le potenzialità terapeutiche. Peculiarità che nell'era moderna, solo ultimamente grazie alla necessità di cercare nuovi approcci (non solo sanitari e farmacologici) alle malattie, soprattutto quelle neurologiche e psichiatriche, ha portato ad un crescente interesse della medicina ufficiale nei confronti della musica. È il momento della "music medicine", da non confondere, sebbene esse non si annullino, con la musicoterapia. Nel primo caso si tratta soprattutto di "ascolto guidato" di alcuni brani musicali, che può anche essere eseguito a domicilio, prescinde dalla presenza del terapeuta ed è molto influenzato da aspetti culturali e dalla piacevolezza della musica. Invece, la musicoterapia vera e propria si basa sul rapporto tra musicoterapia e paziente e sull'intervento attivo di entrambi anche attraverso l'uso di semplici strumenti musicali. Di questo e del ruolo della musica in campo riabilitativo, si è discusso alla Fondazione Maugeri di Pavia, dove si è svolto X Congresso della Società Italiana di Riabilitazione in alta specializzazione SIRAS. Perché è stato provato che sono molte le patologie che traggono un beneficio dalla musicoterapia. Da circa vent'anni le neuroscienze studiano il perché del suo effetto benefico sul cervello e l'intero organismo. Ma ancora non sono state spiegate quali funzioni motorie, emotive o cognitive si attivino. Questo è forse anche uno dei motivi per cui, tutt'ora in Italia ancora non sia stata regolamentata la professione di musicoterapeuta, disciplinata dalla legge 4/2013. Per il momento, la musica rimane un palliativo da affiancare ad altre cure, giustamente, e comunque nessuno vieta di poter ancora beneficiare per qualsivoglia motivo dei suoi effetti.

La creatività italiana si mette in mostra


Si inaugura giovedì a Roma Italianism, la conferenza con il meglio del design nazionale e le opere vincitrici del concorso "Dieci parole".

C'è un'Italia che ci ha reso famosi nel mondo e un po' fa invidia, è l'Italia della creatività, quella spiegata da Italianism. La rassegna giunge quest'anno alla quarta edizione, si terrà in Roma fra la Farnesina e Valle Giulia, sede della Facoltà di Architettura della Sapienza, qui verrà esposta l'eccellenza del design declinato in tutte le sue forme, dal food design alla graphic novel, dalla fotografia al mondo delle imprese "visionarie". Dieci relatori dipaneranno le fila dell'edizione intitolata "Il design della parola, la parola ai designer". La rassegna, ideata da Renato Fontana, dara' vita a un grande raccoglitore di suggestioni verbali e visive, grazie al contributo dei relatori, tutti diversi tra loro, per astrazione professionale, dato geografico ed età. Apriranno le danze Mattia Balsamini (fotografo) e Massimo Bray (direttore generale dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana), Domitilla Dardi (storica del design e curatrice), Ada Fioravanti e Giulio Iacchetti (designer), poi interverranno ancora: Salvatore Iaconesi e Oriana Persico (ricercatori, artisti e performer) e Daniele Lago (imprenditore), Cinzia Leone (graphic novelist e giornalista), Giorgia Lupi (information designer) e the Fooders/Marzo (food designer). Fontana spiega:"C'è un'Italia che si sta ridefinendo e lo fa utilizzando parole e immagini che sanno stupire". Un evento importantissimo quello di giovedì a cui hanno collaborato la Direzione Generale per la promozione del sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e l'Adi. L'Associazione per il Disegno Industriale, in particolare, ha dato il suo contributo al concorso "Dieci parole", l'altro appuntamento della rassegna. Perché Italianism oltre a essere una conferenza è anche un contest aperto ai creativi di tutte le età e di tutte le arti. La sfida è stata scegliere 10 parole chiave che designer e grafici da tutta Italia hanno illustrato ciascuno secondo la propria disciplina e il proprio stile. Un momento per fare il punto della situazione dello stato del design in Italia, dove poi 30 opere andranno a costituire pure una mostra a disposizione degli Istituti di Cultura Italiana all'estero, con cui, casomai ce ne fosse ancora bisogno, andranno a veicolare la creatività nazionale.

lunedì 12 giugno 2017

I cani riconoscono i torti subiti


L'amico più fedele dell'uomo, così come i lupi, sentono le disparità di trattamento. Lo asserisce un esperimento dell'Università di Vienna.

Se ne accorgono. Lo sanno quando non è giusto. Lo dicono con lo sguardo, abbaiando, in casi estremi anche con reazioni violente. Altre volte invece, per compiacere i padroni mascherano il loro disappunto, pur sapendo, per istinto, di aver subito un torto. Uno studio della University of Veterinary Medicine di Vienna dimostra che i cani sapevano distinguere tra giusto e sbagliato ben prima di essere addomesticati. Il loro forte senso di giustizia non deriva quindi solo dalla antichissima coabitazione con gli uomini. Per lo studio sono stati addestrati a premere un pulsante in cambio di un premio rappresentato da una porzione di cibo, un gruppo di lupi e un gruppo di cani. Nella fase successiva, 2 esemplari di ogni specie sono stati posti in gabbie adiacenti. Quando gli animali premevano il pulsante ottenevano una ricompensa: la discriminante del test era rappresentata da una gratificazione che, in alcuni casi, era più succulenta (carne invece di crocchette) per uno solo dei due esemplari, spingendo il secondo a provare un senso di frustrazione e a smettere di collaborare. La reazione di rifiuto è stata più evidente nei lupi, tanto che uno dei partecipanti all'esperimento ha smesso di premere il pulsante dopo appena 3 tentativi in cui non aveva ricevuto nulla mentre il partner era stato ricompensato. Addirittura il fastidio per il torto subito lo ha spinto a distruggere l'apparecchio. I ricercatori ribadiscono l'importanza dell'esperimento sottolineando la necessità del paragone tra 2 trattamenti diversi: senza la possibilità di un raffronto con l'altro partecipante ogni esemplare avrebbe continuato ad eseguire il comando. Inoltre il medesimo comportamento sia dei cani che dei lupi, ha indotto i ricercatori a credere che il cane non ha appreso l'idea di giustizia dall' uomo, ma la possedeva già prima di allontanarsi dallo stato selvatico. Chi come me, ama i cani sa di quale straordinaria e complessa razza animale essi sono. Sensibili, intelligenti e giusti, a volte si sente dire che gli animali sono migliori di alcuni uomini, in questo caso è proprio così!

Il primo corazziere di colore


È una favola moderna quella di N.T. che dall'adozione in Brasile è arrivato come primo corazziere di colore al Quirinale.

I sogni si avverano per chi sa crederci. E così è stato per N.T. , questo ragazzo ormai 27enne che insieme alla sua sorellina fu adottato piccolissimo, aveva appena un anno, da una coppia siciliana. Un percorso fatto di educazione, passione per lo sport, era sempre tra i migliori del corso nei Carabinieri, fino ad arrivare al Reggimento dei Corazzieri, sull'attenti davanti al Papa. Una favola moderna che ci parla del lieto fine dell'integrazione e della grande passione per l'Arma dei Carabinieri che ha portato N.T. a diventare il primo corazziere di colore nella storia del Colle. Lui, in prima fila per il picchetto d'onore in alta uniforme che ha accolto il Pontefice nella sua visita al Presidente Mattarella. Davanti al cortile d'onore, dall'alto del suo metro e novantasei cm è scattato sull'attenti, quando il Presidente della Repubblica ha accolto il Papa che è sceso dalla sua utilitaria senza insegne da capo di Stato vaticano. E poi ha fatto gli onori nella Galleria dei Busti, quando il Presidente ha accompagnato a fine visita Bergoglio, che ha sorriso a quell'impeccabile corazziere dalla pelle nera vestito con la divisa da grandi occasioni dei Carabinieri. Una storia cominciata nel 1990, quando in Brasile nacque N.T., i genitori naturali non potevano tenerlo mentre, in Sicilia, dall'altro capo del mondo una coppia ufficiale giudiziario lui, casalinga lei, desideravano adottare un bambino. I coniugi italiani ricevettero delle segnalazioni e partirono per il paese carioca. Qui insieme al bimbo trovarono anche la sorellina più grande e visto che non intendevano separarli, ritornarono in Italia con 2 figli. In Sicilia, N.T., studia, prende la maturità scientifica e diventa un cittadino italiano a tutti gli effetti. Ha 2 grandi passioni: lo sport e i Carabinieri. Supera il concorso ed entra nell'Arma con sempre vivo il sogno di entrare a far parte dello storico Reggimento della Guardia del corpo del Presidente della Repubblica, i Corazzieri. Le selezioni sono state dure, il ragazzo ha dovuto impegnarsi e lavorare sodo per superare il duro corso di addestramento e specializzazione, nonché qualche scetticismo di chi si soffermava al colore della sua pelle. Ma alla fine ha vinto il sorriso del Papa al primo corazziere nero d'Italia.

sabato 10 giugno 2017

Da come parli ecco il pregiudizio che si usa



Una ricerca tutta italiana dimostra come il tono della voce condizioni la percezione di noi e induce a discriminazioni sul lavoro.

Uno dei particolari più distintivi di ognuno di noi, in verità, non tanto a sorpresa si rivela un'importante carta a favore o meno per la percezione sociale di una persona. 

Dalla sola voce facciamo inferenze sul carattere del nostro interlocutore e deduciamo molte informazioni, come quelle sull'orientamento sessuale. E la voce incide molto anche in un colloquio di lavoro. 

Infatti, un suono o un timbro bastano per generare credenze stereotipate e anche comportamenti tangibili come la discriminazione.

 Questi sono i risultati di uno studio della facoltà di Psicologia del San Raffaele e pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behaviour, dal quale emerge che una persona con una voce percepita come omosessuale, ad esempio maschile che non ricalca le caratteristiche usuali della mascolinità, viene giudicata meno adeguata a posizioni ben remunerate e di leadership.

 Il responsabile dello studio Simone Sulpizio, ricercatore della facoltà di Psicologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dichiara:" La vista è il nostro senso principale: la discriminazione di matrice omofoba passa prevalentemente attraverso segnali visivi come l'apparenza fisica e il linguaggio non verbale. Infatti, durante un colloquio, siamo molto attenti a curare il nostro aspetto. 

Molto meno si sa del ruolo della voce, sull'idea che ci facciamo di una persona, sui comportamenti che assumiamo, sulle potenziali relazioni e interazioni che andiamo a stabilire". In una ricerca precedente gli stessi autori avevano trovato che alcune voci, sia maschili sia femminili, sono percepite come omosessuali. 

Ascoltando queste voci e altre eterosessuali, i partecipanti allo studio dovevano attribuire delle caratteristiche al parlante, scegliere un partner di lavoro o assumere un manager.

 Ne è emerso che sulla base del semplice ascolto della voce gli ascoltatori si formano una prima impressione dei parlanti in linea con la cosiddetta " gender inversion theory" secondo cui alle persone omosessuali sono attribuite caratteristiche tipiche del sesso opposto.

 E nell'esperimento di simulazione di un colloquio telefonico, i partecipanti avrebbero assunto le persone percepite come omosessuali per lavori meno prestigiosi di quello di top manager d'azienda, per esempio. 

L'esperimento dimostra che o basandosi sul contatto visivo, o fermandosi all'ascolto di una voce, la conoscenza dell'altro, rimane sempre troppo superficiale e gli italiani pensano ancora troppo per stereotipi e pregiudizi.