Pubblicità

mercoledì 17 gennaio 2018

La nuova sfida: rispondere subito o meno ai messaggi

Quando la risposta ad un messaggio non arriva subito crea ansia. È stato provato scientificamente e sarebbe bene disintossicarsi.

Come se l'uomo contemporaneo non fosse già abbastanza incasinato o non avesse già mille motivi per essere ansioso, ora si è creato pure il pallino dei messaggi che non sortiscono una risposta immediata.

Perché l'hic et nunc per i messaggi non deve essere valido. Aspettare la risposta genera malessere. La vera sfida non è quella di rispondere o non rispondere ad un messaggio, che non crea la libertà, ma bisogna farlo quando è meglio. Giovanni Boccia Artieri, sociologo dei media digitali all'Università di Urbino Carlo Bo, parla di: "Sovraccarico informativo, istantaneo e quotidiano". Oggi più che mai ci stiamo rendendo, più che reperibili, sempre più disponibili a comunicare. Praticamente, stiamo sempre con gli occhi al cellulare. 

Il telefonino non è più uno strumento per essere rintracciabili, ma un "hub multimediale", una centrale sovraccaricata di email, sms, messaggi istantanei. 

Questo genera ansia! Come sottolinea un'altra esperta del tema, Sherry Turkle, antropologa digitale: "Abbiamo creato un ambiente in cui le persone credono di poter ricevere una risposta all'istante. Quando non succede, entrano in ansia".

A cui si potrebbe porre rimedio imparando a scartare, ovvero trasfomare quello spazio mentale in cui ci sentiamo sotto assedio in un avamposto di una nuova comunicazione digitale.

All'estero già sono attivi metodi di disintossicazione dalle comunicazioni attraverso corsi e buone pratiche negli uffici. In Italia, invece, un'etica adeguata è ancora lontana e lo stesso Boccia Artieri suggerisce di dover "cominciare a trovare soluzioni".

L'equivoco di fondo è che ci aspettiamo una risposta immediata dal destinatario di un messaggio, come se fosse lì di fronte ai nostri occhi. Come nella comunicazione diretta, quando un interlocutore  è a 70 cm dal nostro naso, e la risposta arriva in 200 millesimi di secondo.

"È un processo cognitivo automatico, messo in atto dal cervello, lo stesso che si genera in un faccia a faccia". Ma invece non è così, quindi bisogna allentare la presa: disabilitando le notifiche, per esempio, almeno durante le vacanze o nel weekend; in modo da non essere distratti ed educare l'interlocutore a non aspettarsi una risposta fino al lunedì successivo. Oppure è consigliato togliersi dai gruppi Whatsapp, a cui nostro malgrado ci troviamo inseriti. E si può sempre scegliere di togliere la spuntatura azzurra alla lettura dei messaggi.

Insomma, non si deve scappare ma stabilire i tempi dell'interazione. In cui non deve essere un'attesa spasmodica né nell'attesa di un messaggio che deve arrivare, né nel dover attendere per forza una risposta immediata.

Certo, tutto giustissimo! Se non fosse che proprio considerando il fatto che le persone sono sempre con il cellulare a portata, quando poi non rispondono ad un messaggio, umanamente, un po' d'ansia t'assale.

Nessun commento:

Posta un commento