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mercoledì 3 gennaio 2018

"Spelacchio", la parola dell'anno

A sorpresa. Dell'anno passato. "Spelacchio" il nome con cui si indica l'abete disastro di Piazza Venezia a Roma è la parola scelta per rappresentare il 2017. La seguono poi le fake news, Ius soli e biotestamento.

In Italia, la parola simbolo del 2017 è "Spelacchio". Il termine con cui viene indicato l'indesiderato abete di Piazza Venezia, ha oscurato dodici mesi di parole e fatti di temi anche più scottanti come il biotestamento, lo Ius soli e le fake news.

Forse chi non è di Roma non può capire, ma parecchi cittadini capitolini e non, si sono più che appassionati alle vicende dell'abete rosso, proveniente dalla Val di Fiemme, che giunto nella Capitale si è seccato prima del tempo. In tantissimi hanno appeso ai suoi rami, o attaccato alle siepi da cui è circondato, foglietti, biglietti, cartoncini con i messaggi più vari, anche in lingue diverse dall'italiano.

Migliaia di scritte, che spaziano dalle dichiarazioni d'amore, a scritte apotropaiche, moraleggianti, melodrammatiche, trasognate, elogiative o militanti, a supporto o di cordoglio, esempi come: "Je suis Spelacchio"; "Resisti, Spelacchio"; "Resisti sei diventato una star"; "Spelacchio sei bello!"; "Spelacchio vive, i morti siete voi"; "Spelacchio è uno di noi!"; "Sei l'albero più bello del mondo, esm"; "L'importante è essere bello dentro, forza Spelacchio"; "Spelacchio è vivo e lotta insieme a noi"; "Prima i poveri"; "Povero Spelacchio";
"vittima innocente dell'incapacità altrui"; "Ti abbiamo voluto bene, addio!"; "Stroncato nel pieno della sua vita, ciao Spelacchio non ti dimenticheremo"; "Non fiori ma opere di bene! Natale 2017"; "Insegna agli angeli ad esser un bel (SIC) albero di Natale e facci passare l'esame di Tecnica delle Costruzioni. I ragazzi di Ingegneria della Sicurezza".

E poi ancora messaggi di critica sociale come: "Più case popolari" oppure "Il vero Presepe vivente sito a SS. Apostoli", in riferimento ai senza case, sgomberati lo scorso mese di Agosto da un palazzo a Cinecittà.

Non mancano inoltre i messaggi carichi d'ironia dei più buontemponi come: "Spelacchio stavi mejo 'ndo stavi prima"; "Sei come mi moglie"; "Spelacchio t'hanno frainteso", oppure "La verità è che sti abeti non si sono mai veramente integrati".

Insomma l'albero di Natale che doveva abbellire la Capitale è diventato un vero e proprio caso. Un oggetto di discussione che dalle vie della città, passando per i malumori e l'ironia del web, sulla carta stampata e dei fumetti ha fatto dire la sua un po' a tutti e seppur non è piaciuto come addobbo ha conquistato tutti come parola.

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