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giovedì 27 luglio 2017

"Quei sassi sono opere d'arte...che portano all'Unesco"

Da diversi paesi, i ragazzi del muretto a secco lanciano la candidatura per tutelare una tecnica antica. Intanto in Italia crescono vertiginosamente le richieste per iscriversi ai corsi dove si insegna come salvarli. Si creano posti di lavoro per muratori ad alto livello.

Carmelo Brugnara, alla veneranda età di 71 anni fa ancora vino a "Maso Spedenal" in val di Cembra. Da circa 60 anni costruisce muri a secco per evitare che le vigne, aggrappate alla montagna trentina, vadano giù. Ha cominciato a tenere su il mondo da bambino perché è nato, come lui stesso racconta, in un luogo "dove c'è sempre stato niente di tutto". "Per mangiare devi prima fare pulizia. Togli i sassi dalla terra e li metti in ordine per non perderla. La posizione delle cose: è questa, da sempre, che decide chi ce la fa e chi no".

Brugnara ha la poesia e la saggezza concreta di chi non ha mai aperto un libro, ha imparato da suo padre; che prima aveva osservato dal suo. Così è andato a occhio, sasso sopra sasso e senza rendersene conto ha costruito decine di chilometri di muri a secco. Ha dato vita ad un'anonima e unica opera d'arte, utile sia per il panorama che per l'economia del luogo.

Non è un'eccezione. I muretti costruiti con i sassi, dal Giappone alla Gran Bretagna, dall'Himalaya alle Ande, dopo anni caduti nel dimenticatoio rivivono un'insperata stagione di consapevolezza collettiva. Qui è giunto il regista Michele Trentini per presentare il documentario "Uomini e pietre" e dice:"All'improvviso anche i ragazzi capiscono che la bellezza conta. Anzi: che è decisiva per il destino di ogni comunità". 

Dal mondo si alza una voce corale e Cipro, Grecia, Italia, Francia, Svizzera e Spagna hanno candidato la "tecnica dei muretti a secco in agricoltura" a patrimonio immateriale dell'umanità tutelato dall'Unesco. Il nostro paese è particolarmente coinvolto per salvare i terrazzamenti e le millenarie barriere di divisione che seguono il profilo naturale del Paese: in Liguria e nel Salento, lungo la costiera di Amalfi e sull'Etna, a Pantelleria e in Toscana, su tutto l'arco alpino e nel cuore dell'Appennino.

Il tesoro dei muretti a secco sembrava ormai finito,dimenticato. Invece, contadini, architetti, imprenditori, scienziati e promotori del turismo, lo rilanciano in tutto il mondo come un modello moderno, capace di generare lavoro e ricchezza senza impattare l'ambiente paesaggistico circostante. La Commissione Unesco visiterà i muretti a secco italiani fino all'anno prossimo, il responso per l'accettazione o meno dell'accogliere tra i beni essenziali della civiltà è attesa per il 2019.

L'Italia si erge anche grazie a uno scheletro di muretti a secco che si snoda per 170 mila km censiti mentre in realtà potrebbero essere oltre 3 mila. Altrettanto la natura terrazzata e sorretta. E la strada dei muretti a secco potrebbe essere anche la strada che conduce i giovani a trovare lavoro.

Così spera pure Carmelo Brugnara che un po' d'esperienza l'ha accumulata, afferma:"I sassi sono come gli uomini. Tutti possono essere buoni. Basta saperli vedere: allora te lo dicono loro in quale posto devono stare".

È bello immaginare un'Italia futura sorretta da tante piccole opere d'arte come possono essere le pietre e tanti altri giovani che hanno trovato il loro posto.

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