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martedì 18 febbraio 2020

Le suore si ribellano: "troppo lavoro e stipendi bassi"


Le suore rivendicano i propri diritti. Le loro buste paga sono più leggere rispetto a quelle dei preti.

Il mondo delle monache è in fermento. Dopo il #MeToo delle suore, le denunce dei troppi casi di sfruttamento accompagnati da umiliazioni e mortificazioni, l'ammissione che molte suore vivono drammatiche sindromi da burnout, ora rivendicano anche un orario lavorativo più equo.

Così le dirette interessate e l'organo ufficiale Donne Chiesa Mondo, inserto femminile dell'Osservatore Romano, parlano per la prima volta del tema della settimana lavorativa e quella del gender pay gap.

Prima d'ora, non si era mai discusso nella Chiesa di come deve essere quantificato l'impiego delle suore nelle strutture degli ordini e la remunerazione delle sorelle, soprattutto perché le religiose fanno voto di povertà.

In effetti ricevono sì uno stipendio, tra gli 800 e i 900 euro al mese, per le loro mansioni, ma devono restituire subito tutto all'ordine di cui fanno parte. In merito, le suore della Misericordia Maryanne Lounghry, australiana, psicologa, membro del Consiglio della Commissione Internazionale Cattolica sulle migrazioni e consulenze per il suo governo propone un "codice di comportamento" per ottenere un "contratto di lavoro" chiaro.

E giusto per rimanere in tema ricordiamo che in Italia, ci sono suore che con i loro servizi infermieristici o di cura arrivano anche a 2000 euro al mese. 

Alle religiose sembrerà poco,  forse soprattutto in confronto con gli "stipendi" dei loro corrispettivi maschili, ma sinceramente sembra assurdo,  in entrambi i casi, ricevere uno stipendio per ciò che dovrebbe essere una vocazione. E parlo da credente!

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