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giovedì 27 aprile 2017

Gli alberi parlano

Peter Wahlleben ben spiega in un libro la sua sorprendente ricerca.

Gli alberi parlano. E in realtà amano e odiano proprio come noi. Attaccano e si difendono attraverso il linguaggio. Hanno precise regole gerarchiche di convivenza, proprio come gli esseri umani. Questa è la scoperta riportata nel libro "La saggezza degli alberi" di Peter Wahlleben. L'autore, scrittore, guardiaboschi e guida forestale, riesce a dimostrare la teoria in base alla quale gli alberi comunicano tra di loro, in una fitta e costante conversazione.

Non in senso metaforico, immaginario o ricco di simbolismi, come noi spesso gli attribuiamo, ma gli alberi comunicano con un vero e autentico linguaggio, che si esprime attraverso gesti e significati molto simili a quelli degli uomini. Il Faggio è molto determinato e sa essere spietato. La Betulla è litigiosa e irritante. La Quercia ha i comportamenti e il linguaggio di un padre di famiglia.

 Le piante sono al centro del nostro ecosistema, di quell' equilibrio tanto straordinario della natura, esistente tra uomini, animali e piante. Tutti inevitabilmente simili tra essi. Invece, il concetto di albero come simbolo, ha sempre ispirato la nostra natura umana. Newton seduto sotto un Melo, vide cadere un frutto e cominciò a ragionare sulla sua Teoria della Gravitazione. Buddha, proprio sotto un albero, un fico, raggiunse il Nirvana. O cosa dire della religione cristiana, che deve tutto il suo escursus storico alla presenza nei giardini dell' Eden dell' albero del bene e del male? E quest' albero, da cui Eva staccò il frutto sacro, che condannò lei e Adamo e la prole futura alla vita sulla Terra.

 Poi ci sono gli alberi che vengono usati come simbolo di memoria, individuale o collettiva, piantati lì, a monito per non dimenticare. Ognuno di noi, ha un albero che gli ricorda qualcosa. C'è un albero di sfondo nei ricordi dei bambini perché magari, vi si arrampicavano sopra o ce ne è uno di sfondo al ricordo del primo bacio.E poi, c'è il Pero da frutto dinanzi a Ground Zero, New York, che ha resistito alle esplosioni che hanno distrutto le Torri Gemelle e migliaia di persone. L' albero è rimasto lì, con una ferita evidente su un lato, metafora di quel che è successo, a ricordare l' orrore ma anche la forza di resistere, un simbolo di resilienza e di rinascita dalle ceneri. In virtù di questa forza animata, di questa sensibilità, a partire dagli anni '60, in filosofia si è cominciato a parlare di etica ambientale. 

Da quel periodo, iniziarono le intuizioni riguardo al necessario cambiamento degli stili di vita in senso sostenibile. Ci si interrogava sul valore morale del non -umano. Oltre a nascere i movimenti per i diritti degli animali, tra gli accademici più arditi, avanzava la necessità di considerare anche gli elementi naturali, comprese le piante, come portatori di interesse legali ed etici.

Per arrivare fino ad oggi, dove secondo questa teoria, tutti gli alberi, sono come le persone, hanno una loro personalità ed un loro carattere. Si amano, si odiano, litigano o cooperano tra di loro. Proprio come noi. Il prossimo impegno sarà quello di cercare di capire ed imparare dal linguaggio della Natura.

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