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lunedì 3 aprile 2017

In Turchia le lezioni in strada dei prof licenziati

Gli strascichi del tentato golpe del 15 Luglio si fanno ancora sentire. In Turchia, il 7 Febbraio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto 686 che ha innalzato il numero di professori accademici licenziati a 330. Dentro ci sono tanti nomi importanti. Uno è quello del costituzionalista Ibrahim Kaboglu, paladino dei diritti civili e docente anche alla Sorbona. Tre giorni dopo il decreto, docenti e studenti scesero in piazza per manifestare contro le purghe di Erdogan, riuscirono ad ottenere dallo Stato sotto altri arresti, botte dalla polizia, e le toghe dei giuristi calpestate dagli scarponi degli agenti. Questo ha infiammato ancora di più i campus universitari. Solidarietà è stata espressa dall' Università del Bosforo e da quella di Kadikoy a Istanbul. E se le aule sono rimaste comunque chiuse, i docenti non si sono arresi e sono scesi nuovamente in piazza, per fare lezione. Ad Ankara, al Kugulu Park, nel pieno centro della capitale turca, alcuni  tra gli accademici licenziati si sono uniti e hanno formato la " Street Academy" o anche " Ankara Solidariety Academy". Ed eccoli ad insegnare per strada. Alle 10 c' è la prima lezione, " Egemonia e contro egemonia" del professore Yasin Durik e l' accademico conclude il suo discorso dicendo:" Vedete, a volte il potere pensa di arrivare a restringere le potenzialità della scienza. Comunque, com'è evidente, noi siamo pronti a portarla per le strade". La seconda lezione è:" Resistere attraverso la storia". La terza lezione è:" La crisi dell' istruzione" della dott.ssa Nejla Kurul che parla ad un pubblico eterogeneo composto oltre che da studenti anche da passanti e curiosi. Sono diversi i professori che con la neve, o come adesso, con l' arrivo del primo sole, la mattina si armano di fogli e di una lavagna nera sotto il braccio e si avviano all' arena del parco. Sulla lavagna portatile c'è scritto "Sokak Akademis". Accademia di strada. Il titolo della lezione, il docente incaricato, ora e luogo. Nessuno finora li ha fermati. Anzi, gli altri loro colleghi cacciati da Istanbul e nelle altre università turche hanno marciato per loro e preparano iniziative analoghe un po' dappertutto. Le lezioni on air sono sempre molto seguite e gli studenti sono entusiasti. È un modo per non perdere un prezioso anno di studio e mantenere vivi i contatti. Inoltre dice soddisfatta la prof.ssa Sureyya Karacobey,espulsa dall' Università di Ankara, dalla facoltà di Lingue, Storia e Geografia dove insegnava:" Abbiamo portato l' Accademia in mezzo alla vita. Abbiamo cominciato a fare corsi andando nei posti dove la gente vive, come nei parchi". E aggiunge Mehmet Mutlu ricercatore di Scienze Politiche:" Le Università sono istituzioni universali. Se la produzione di conoscenza e di idee arriva ad essere sotto attacco in qualche parte del mondo, la gente che sta altrove dovrebbe cominciare a preoccuparsi e a reagire. Noi vorremmo che i nostri colleghi all' Estero fossero sensibili all' oppressione a cui siamo soggetti oggi qui, e agiscano di conseguenza. Grazie, allora, per la vostra solidarietà". Ironicamente ha dato una grande lezione ai docenti occidentali. Anche se lo slogan a cui più di tutti, l' Europa dovrebbe prestar attenzione e la citazione di Theodor Adorno:" La scienza ha bisogno di quelli che disobbediscono".

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