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martedì 4 aprile 2017

Shahr-i Sokhta la Pompei dell' Iran

In Iran, nel deserto del Lut una delegazione di archeologi dell' Università di Salerno guidata dal prof Enrico Ascalone lavora per riportare alla luce una delle più antiche ed evolute civiltà dell' Oriente. Gli Indiana Jones italiani vivono sotto un tendone offerto dalle autorità locali, a 40 gradi quando fa fresco e hanno il compito di scoprire 280 ettari di reperti custoditi dalle sabbie al confine fra Pakistan e l' Afghanistan. Qui sorgeva l' antica Shahr- i Sokhta, la " Pompei d' Oriente". Bruciata nel 1800 a. C. e, la cui origine risale però almeno al 3100 a.C. ed era uno dei massimi centri commerciali e di vita dell' Età del Bronzo, di cui però, per la difficile posizione e la complessa situazione geopolitica dell' area, si sa pochissimo. Il sito di Shahr-i Sokhta è iscritto nella lista dell' Unesco, per il suo valore inestimabile e la sua sensazionale scoperta si deve, quarantanni fa, all' italisno Maurizio Tosi. Egli, allora durante l' ultima spedizione trovò oltre 200 tombe; oggi sei studiosi di varie discipline sono tornati nella " Pompei d'Oriente" per cercare di scoprire come nel 1800 a.C. quella evoluta, creativa e straordinaria popolazione sia scomparsa. Nel 1983 il deserto ci ha ridato ritrovamenti interessantissimi, come il I° "cartone animato" dipinto su un calice: ruotando il coccio d' argilla fra le mani si possono osservare i movimenti di una capra mentre si accinge a mangiare delle foglie. Nel 2006, sempre dagli italiani è stata scoperta una tomba, un bulbo oculare, una delle prime protesi chirurgiche recuperate, che probabilmente apparteneva ad una principessa. L' archeologo Ascalone che dirige i lavori è ancora entusiasta e aggiunge:" Quello che vogliamo indagare è la vita di allora intrecciando i dati raccolti con le nuove tecnologie, come georadar e dati satellitari, insieme alla letteratura mesopotamica". L' iter vero e proprio partirà a Dicembre, quando nel deserto farà meno caldo, e le analisi dureranno almeno 5anni grazie ad un accordo il governo. È una grande opportunità anche per l' Italia e per la spedizione, oltre i finanziamenti dell' Università, Ascalone spera di trovare altri " privati" in modo da garantire anche ad una decina fra studenti e collaboratori di poter riuscire a visitare il sito. Un luogo ritenuto " magico"  perché grazie a particolari concentrazioni saline, centinaia di reperti si sono mantenuti ancora integri e naturalmente si spera di scoprirne ancora altri con le nuove tecnologie che non c'erano quarantanni fa. La letteratura archeologica associa la " città bruciata" ( chiamata così per gli incendi che la devastarono) ad Aratta, luogo mitologico "dove sorge il Sole", descritte dai poemi sumerici come " difficili fa raggiungere, piena d' oro, argento e lapislazzuli e materali preziosi, molti dei quali sono stati effettivamente rinvenuti negli ultimi 20anni. Già il prossimo anno, questa operazione chiamata Maips ( multidisciplinary archeological italian profect at Shahr-i Sokhta), spera di poter dare i primi risultati, con l' Italia nuovamente protagonista nel sito. Anche perché tra mille pericoli, condizioni climatiche avverse. I nostri Indiana Jones dovranno scoprire il perché questa evoluta civiltà al centro del Sistan  sia scomparsa.

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