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giovedì 20 aprile 2017

Nomofobia: dipendenza da smartphone


Si chiama nomofobia il timore ossessivo di non essere raggiungibile al telefono cellulare. È l' ossessione per lo smartphone che non si manifesta con l' ansia per la batteria scarica, nervosismo per l' esaurimento del credito telefonico o per la mancanza di rete. Causa interferenze nel circuito cerebrale della ricompensa. I più colpiti sono i giovani con problemi di autostima e relazioni sociali, ma è molto diffusa tra le persone di tutto il mondo, compresi tanti italiani, da sempre molto attaccati al telefono. Della nomofobia se ne è occupato uno studio della Scuola di psicoterapia Erich Fromm, realizzata in occasione del XVIII congresso mondiale di Psichiatria dinamica, in programma a Firenze dal 19 al 22 Aprile, attraverso la revisione e l' analisi di oltre cento testate di settore e un panel di 150 esperti. Secondo la stima dell' Università di Granada la fascia di età più a rischio e quindi più colpita è quella tra i 18 e i 25 anni, giovani con bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali che sentono il bisogno di essere costantemente connessi e in contatto con gli altri attraverso lo smartphone. Sebbene i sintomi siano molto simili a quelli dell' ansia, uno studio condotto da ricercatori dell'Università Federale di Rio de Janeiro sottolinea come la nomofobia sia da considerare una vera e propria dipendenza patologica piuttosto che un disturbo d' ansia. Si può parlare di nomofobia quando una persona prova una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, al punto da sperimentare effetti fisici collaterali simili all' attacco di panico come mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico e nausea. I pionieri in questo campo di ricerca furono gli italiani Nicola Bragazzi e Giovanni Del Puente, dell'Università di Genova, che già nel 2014 proposero di inserire questa patologia nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM- 5). "L' abuso dei social network può portare all' isolamento come conseguenza della nomofobia" afferma Ezio Benelli, presidente del Congresso mondiale di Psichiatria dinamica. "L' utilizzo smodato e improprio del cellulare come di internet può provocare non solo enormi divari fra le persone, ma anche portarle a chiudersi in se stesse, sviluppare insicurezze relazionali o alimentare paure del rifiuto, e sentirsi inadeguati e bisognosi di un supporto anche se esterno e fine a se stesso". Eppure proprio lo smartphone, se usato in modo appropriato, può ottemperare a 3 importanti funzioni psicologiche: regola la distanza nella comunicazione e nelle relazioni, gestisce la solitudine e l' isolamento. La nomofobia colpisce più gli uomini, essi tendono ad essere più ansiosi e il 58% di loro soffre di questa sindrome, contro il 48% delle donne. Poi, uno studio statunitense eseguito nel centro di riabilitazione mentale di Newport Beach, Morningside Recovery ha dimostrato che milioni di americani, circa i 2/3 sono affetti da nomofobia e che molti di loro raggiungono stati elevati di agitazione incontrollata se vengono a conoscenza di non possedere il proprio cellulare. I campanelli d' allarme per capire che si sta cedendo a questa dipendenza sono inequivocabili: usare regolarmente il telefono cellulare, trascorrere molto tempo su di esso, avere uno o più dispositivi, portare sempre il caricabatterie con sé per evitare che il cellulare si scarichi e sentirsi nervosi al pensiero di perdere il proprio portatile, guardare spasmodicamente lo schermo del telefono per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate. E per quest' ultimo disturbo è stato addirittura coniato un nuovo termine " ringxiety" crasi dei termini inglesi ring ( squillo) e anxiety (ansia). È strano come in un' epoca tanto avanzata,  la fragilità umana si debba aggrappare ad un utensile che nasce per far sentire più vicine le persone e invece finisce per farle allontanare.

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