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giovedì 18 maggio 2017
Mondi virtuali ma per salvare le città
"Creo mondi virtuali come nei videogame ma per salvare le città". Lo afferma Herman Nerula il creatore di una startup che simula al computer le varie crisi di una metropoli, con cui si è aggiudicato 502 milioni di dollari. Inventa mondi virtuali, dove ci si può imbattere in ingorghi, alluvioni, terrorismo. Gli scenari vanno dallo sciopero dei mezzi pubblici, a una manifestazione politica che paralizzano il centro della città, a 10 mila automobilisti bloccati nel maxi-ingorgo, all' attentato terroristico che fa esplodere una bomba nella metropolitana. Scenari anche apocalittici dove però gli esseri sono digitali e quindi non ci sono sofferenze o reali spargimenti di sangue. Ma, questo modello virtuale è preziosissimo per elaborare scenari e aiutare i sindaci, urbanisti, e architetti a trasformare le città e poi le forze dell' ordine e quelle di primo soccorso per arginare ed affrontare al meglio la crisi. I modelli di Herman Nerula sono davvero utili per prevenire e gestire in massima sicurezza tutti quegli eventi straordinari in cui purtroppo una grande città può incappare. È per questo che la sua intuizione, lo ha portato a soli 29 anni, ad essere lo startupper più finanziato d' Europa grazie ai 502 milioni di dollari ricevuti dal gruppo giapponese Soft Bank. Attualmente la sua "Improbable Worlds" (200 dipendente) è valutato 1 miliardo di dollari. A dimostrazione che c'è davvero chi crede che le simulazioni di Nerula che possono risolvere problemi cruciali per le città del futuro. Laureatosi in Informatica a Cambridge, ha fondato Improbable insieme al compagno di studi Rob Whiteheade nel 2012. Inizialmente il loro intento era quello di riprodurre ambienti virtuali più soddisfacenti di quelli di giochi come Second Life o Minecroft. Da lì è nata la piattaforma SpatialOS, specializzata nel calcolare in tempo reale milioni di interazioni tra personaggi, oggetti e ambienti con una potenza di elaborazione inedita, distribuita su migliaia di computer nel cloud. Infine, parlando anche con i docenti di Cambridge ha percepito la mancanza di sistemi utili a simulare in modo attendibile realtà complesse. Così oggi lavora ad un progetto che aiuti a comprendere cosa succede in una città, a livello di servizi, spostamenti, benessere, produttività, se il welfare odierno viene sostituito da un reddito di cittadinanza. Insomma, il passo dai videogame ai modelli urbani è stato breve, entrambi richiedono grandi sistemi distribuiti di computer che possano suddividere il lavoro. Non a caso , il primo prototipo del modello è stato ricostruito su Cambridge, ognuno dei 120 mila abitanti virtuali aveva un telefono cellulare con la sua sim card e poteva interagire con gli altri e con le infrastrutture urbane. Ben vengono le innovazioni anche se ludiche se possono essere di aiuto per i cittadini reali del futuro.
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