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giovedì 12 ottobre 2017

Mette in dubbio una battaglia del 1593, lo storico rischia la galera

Messo nei guai per lesa maestà. Questa è l'accusa mossa ad uno storico dalla Giunta Militare di Bangkok. Ora rischia 15 anni di carcere.

A giudicar da queste vicende la monarchia thailandese dev'essere molto permalosa. LÌ sono 93 i casi di lesa maestà e coinvolgono 138 persone processate da quando la Giunta è al potere. Più che veri reati, sembra quasi che si cerchino pretesti per mostrare i muscoli di una monarchia non poi così salda e amata.

Questa volta è toccato all'84enne Sulak Sivaraksa, che rischia di finire i propri giorni dietro le sbarre. È stato messo sotto accusa dopo aver osato mettere in dubbio una storia che risale al 1593. Si tratta di una leggendaria battaglia che il re thailandese Naresuan scatenò per sconfiggere un principe birmano in groppa a pachidermi da combattimento muniti di lance e conquistando così il regno di Ayulthaya. Una critica e rivisitazione delle vicende  che ha condotto,  due giorni fa, l'attempato e stimato intellettuale thailandese di fronte al Tribunale Militare per rispondere ad accuse che potrebbero costargli 15 anni di carcere.

La critica, per giunta, non è nemmeno recente, risale all'Ottobre di tre anni fa, quando durante un convegno tenuto all'Università di Thammosat, Siveraskea mise in dubbio l'accuratezza storica dell'eroismo dell'antico monarca, che nel 2014 veniva celebrato con un film propagandistico sponsorizzato dalla Giunta Militare appena salita al potere.

Con una frase vagamente ironica, lo storico si limito' a chiedere se la battaglia elefantina non fosse  in verità un mito apocrifo',  invitando quindi  "A non credere facilmente a queste cose, per non essere preda della propaganda".

Tanto basta per far  scattare l'articolo 122 del Codice Penale che proibisce di diffamare, insultare e minacciare il re, la regina e l'erede al trono in carica. Legge per cui, in Thailandia, già un operaio 27enne è stato processato per aver postato un commento sarcastico sul cane del precedente re, Bhumipol, a cui il monarca aveva dedicato francobolli e un libro, si suppone, per far capire che un buon suddito dev'essere leale e umile proprio come cagnolino Tongdoeny. 

Oppure, un'altra vittima dell'accusa di lesa maestà, è l'ex premier Thaksin Shinawatra, fratello dell'ultimo Primo Ministro Yingluck. Entrambi latitanti. Oppure c'è chi è in carcere per aver messo un "like" a un video poco decoroso dell'attuale re Maha Vajirolangkorn. Il monarca più ricco del mondo, nel regno con la più severa legge per lesa maestà del pianeta.

Sarà per questo, che chi prova ad opporsi o a dire la sua o a dare una chiave di lettura diversa della storia, viene percepito come pericoloso. Inoltre ridicolizzare l'agiografia dei re del passato fa capire quanto irrazionale sia la mitologia stessa della monarchia del presente. Forse per questo, la maestà si sente tanto lesa: svelare che il re è nudo fa crollare un' intera "realtà".

Non bisogna essere degli storici per capire che i miti non appartengono alla realtà, ma ad una dimensione tutta loro dove un'ideologia, sogno e fatti, si mescolano tra loro, per tracciare e indirizzare un cammino, ma poi nella realtà la via da percorrere deve essere la propria, vera.

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