Un'indagine Doxa rivela come un milione di persone siano state vittime di trattamenti ingiustificati al momento del parto.
Se ne parla sempre troppo poco o quasi per niente. Eppure la violenza ostetrica è una realtà, purtroppo, ben radicata anche in Italia. Nel nostro Paese, circa un milione di mamme hanno subito "violenza ostetrica", definita come "l'appropriazione dei processi riproduttivi della donna da parte del personale medico".
Praticamente, sono mamme costrette ad accettare un cesareo non necessario, a subire un'episiotomia non necessaria, a partorire sdraiata con le gambe sulle staffe, a esporsi nude di fronte ad una molteplicità di soggetti, a separarsi dal bambino senza una ragione medica, a non essere coinvolte nei processi decisionali che riguardano il proprio corpo e il proprio parto. Sono donne umiliate verbalmente e fisicamente prima, durante e dopo il parto. A portare alla luce il fenomeno in Italia, è stata la ricerca "Le donne e il parto". Ideata dell'Osservatorio sulla Violenza Ostetrica in Italia, condotta dalla Doxa e finanziata dalle associazioni La Goccia Magica e CiaoLapo Onlus.
Le cifre delle vittime di violenza ostetrica fanno rabbrividire: per ben 4 donne su 10 (41%) l'assistenza del parto è stata per certi aspetti lesiva della propria dignità e integrità psicofisica. Spiegato così anche quell'11% delle madri che ha preferito rimandare di molti anni la scelta di vivere un'ulteriore gravidanza, con conseguenze significative sulla fertilità a livello nazionale. Mentre, per il 6% del totale il trauma è stato così forte da decidere di non avere più altri figli.
In particolare, la principale esperienza negativa vissuta durante la fase del parto è la pratica dell'episiotomia, subita da oltre la metà (54%) delle mamme intervistate. Nel nostro Paese 3 partorienti su 10 negli ultimi 11 anni, vale a dire 1,6 milioni di donne ( il 61% di quelle che hanno subito un'episiotomia) dichiara di non aver dato il consenso informato per autorizzare l'intervento. L'episiotomia è, a tutti gli effetti, un intervento chirurgico che consiste nel taglio della vagina e del perineo per allargare il canale del parto nella fase espulsiva. Rispetto alle lacerazioni naturali che spesso si verificano durante il parto, questa pratica necessita di tempi più lunghi per il recupero con rischi anche d'infrazioni ed emorragie. Per questo, oggi, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la definisce pratica "dannosa tranne in rari casi". In Italia, l'episiotomia è tutt'altro che sparita, l'ha subita 1 donna su 2. A riguardo, il 15% delle vittime, la vede come una menomazione genitale, il 13% la vede come un tradimento della loro fiducia da parte del personale ospedaliero.
Altro esempio di violenza ostetrica è quella di donne lasciate sole e tagliate fuori dalle decisioni sul parto. Circa il 27% delle intervistate hanno dichiarato di essersi sentite non seguite dall'equipe medica.
Poi c'è la pratica dei parti cesarei non necessari a conseguenza di carenze di sostegno e informazione. In Italia, il 32% delle partorienti ricorre al parto cesareo. Il 15% di esse dichiara che si è trattato di un cesareo d'urgenza. Nel 14% dei casi era un'operazione programata e solo il 31% delle donne ne avevano fatto esplicita richiesta.
Ancora il 27% delle madri lamentavano una carenza di sostegno e di informazione nell'avvio dell'allattamento, il 19% la mancanza di riservatezza in varie fasi e momenti della loro permanenza nell'ospedale. Il 12% delle donne afferma che gli è stata negata la possibilità di avere vicino una persona di fiducia durante il travaglio, il 13% non è stata concessa un'adeguata terapia per il dolore.
Allarmante è anche quel 4%, nel 2017, che afferma di aver vissuto una trascuratezza nell'assistenza con insorgenza di complicazioni ed esposizioni a pericolo di vita. L'Istituto Superiore della Sanità stima che in Italia, ogni anno, ci sono oltre 1.529 casi di "near miss" (quasi infortuni) ostetrici documentati, mentre le morti materne sono sottostimate del 60%.
Dati allarmanti e ancora più agghiaccianti sono i racconti riportati dalle tante, numerose, vittime di violenza ostetrica. Quelle per cui il momento più bello della vita, è diventato anche quello più traumatico.
Nessun commento:
Posta un commento