La storia di una 42enne romana che ha affrontato la sua battaglia più dura contro la sclerosi multipla viaggiando per 4 mesi tra India, Bali e Nepal.
E proprio quando dentro di noi scatta quella determinata molla, che non si deve rimandare. Così è stato per Simona Anedda, malata da 5 anni di Sclerosi multipla primariamente progressiva che l'ha costretta su una sedia a rotelle. Ha sempre amato viaggiare e 4 mesi fa ha deciso di fare il viaggio più ambito, quello più difficile, tra Nepal e Indonesia su una sedia a rotelle.
Racconta: "Quando programmavo il mio viaggio in India avevo poche certezze. Una delle poche cose chiare che avevo in mente era il fatto che sarei arrivata ai piedi all'Himalaya. Ce l'ho fatta". Quando chiesi il permesso al medico del San Raffaele di Milano, lui le rispose che sperava stesse scherzando. Invece la donna aveva già deciso di partire e con il biglietto in mano, prese il volo. Simona ha così intrapreso il suo viaggio in Oriente in cui si sono alternate e l'hanno accompagnata 3 diverse assistenti e amiche. Compagne d'avventura tra India, Nepal e Indonesia. Un gruppetto in rosa per tramutare l'impossibile in possibile.
"La malattia mi ha spinto a rivedere le mie priorità, a cambiare prospettiva, anche a chiedere aiuto a persone che non conosco. Vorrei scrivere una serie di guide di viaggio per le persone che hanno le mie stesse difficoltà: a volte non è solo a causa della disabilità che non si viaggia, ma per paura o per carenza di informazioni". Ricorda.
La sua prima tappa è stata Varkala, in Kerala nel sud dell'India. Qui per 45 giorni si è preparata psico-fisicamente al meglio in una clinica ayurvedica, facendo tesoro di massaggi, cibo, relax e impacchi curativi. Una buona dose d'energia per intraprendere il suo cammino su strade spesso nemmeno sterrate e miriadi di buche; ancor più difficile da affrontare se non si è in piedi sulle proprie gambe.
Così è stato più o meno per tutto il tragitto, fino a quando non è arrivata in Nepal per porre fine alla promessa che si era fatta: arrivare in sedia a rotelle fino all'Himalaya. Il primo scoglio, arrivata a Kathmandu è stato respirare, lì il livello d'inquinamento è tra i più alti del pianeta. Si gira con la mascherina. Simona arriva quindi a Nagarat, verso le 4 del mattino. La foschia le impedisce gran parte della visuale e quindi la donna si accontenta per gioco di fare una foto accanto a un poster, ma ce l'ha fatta. Alza il pollice in segno di vittoria. Una vittoria anche contro quella malattia, che durante il lungo tragitto l'ha ulteriormente indebolita.
Tornata in Italia, Simona è felice per l'impresa raggiunta, ma sta meno bene. I medici del San Raffaele dicono che è peggiorata. Purtroppo il suo è un male incurabile e di una tipologia particolarmente veloce nella degenerazione. Qualcuno le propone una nuova cura sperimentale, ma questo le impedirebbe di viaggiare.
Così oggi Simona è ospite di una sua amica che abita vicino al mare. Ha deciso di godersi quello che rimane della sua vita, sdraiata al sole su una panchina. Simona ha scelto la libertà.
Ci sono dei viaggi che non si possono rimandare. A volte hanno le vesti di lunghi tragitti in terre lontane, a volte sono delle lunghe camminate nel percorso interiore di ognuno.
Nessun commento:
Posta un commento