La storia della baronessa Maria Sophia Von Erthal, sfortunata nobildonna che visse in un castello a Lohram Main, nel cuore della Baviera, ove morì nel 1796, nella zona, era fin troppo nota all'inizio del XIX secolo.
Ed è fin troppo evidente che i fratelli Jacob e Wilhelm Grimm s'ispirarono a lei, quando nel 1812 pubblicarono la prima edizione della favola di "Schneewittchen" (Biancaneve) assurta a notorietà planetaria assieme ai 7 nani con il cartone animato di Walt Disney del 1937.
Sono tante le analogie ispiratrici fra le due protagoniste. Il padre della baronessa, vedovo, si era risposato con una donna autoritaria che prediligeva i propri figli naturali; per questo, fin da subito, vesso' la baronessa in ogni modo.
Lohr era inoltre un centro famoso per la produzione di specchi (da qui nacque l'idea dello "specchio delle mie brame") e il genitore della baronessa possedeva una fabbrica.
Le figure dei sette nani avrebbero tratto ispirazione dagli uomini di piccola statura (e anche bambini) che venivano impiegati in una vicina maniera e che erano selezionati perché più adatti ad entrare nei suoi bassi cunicoli.
Ma la storia, reale, della baronessa manca del lieto fine. Sophia divenne cieca da giovane e morì nubile in un convento a 71 anni. I fratelli Grimm è risaputo scrivevano storie ispirandosi ad aneddoti ascoltati da "gente del posto" e vissero molto tempo a soli 50 km dal castello di Lohr Am Main, a circa 100 km a ovest di Bemberga, dove è stata rinvenuta la tomba della sfortunata nobildonna.
Quando ella morì, la sua lapide era stata tenuta in una chiesa di Bemberga e poi in un ospedale finanziato da suo fratello. Al momento della ristrutturazione del nosocomio, era passata negli anni'70 ad una famiglia che l'ha donata al museo.
Di recente, la sua lapide è stata restaurata ed appena esposta al Museo Diocesano di Bemberga, così si sono riaccesi i riflettori sulla sua analogia con Biancaneve e la sua triste storia.
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