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venerdì 9 giugno 2017

50 anni di "Cent'anni di solitudine"


Ha varcato mezzo secolo di storia il capolavoro di Gabo che cambiò la storia della letteratura del Novecento.

A Bogota', nel 1967, la casa editrice sudamericana di Buenos Aires concluse la stampa della prima edizione di Cent'anni di solitudine, il romanzo con cui Gabriel Garcia Marquez ha poi preso il Premio Nobel. Le prime copie arrivarono in libreria il 6 Giugno, giorno in cui iniziò la Guerra dei Sei Giorni in Medio Oriente. Per questo, all'epoca pochi lettori prestarono attenzione a quella che sarebbe diventata tra le opere più significative della letteratura del secolo scorso. L'opera narra le vicende delle varie generazioni della famiglia Buendia, il cui capostipite José Arcadio fonda alla fine del XIX secolo la città di Macondo. La storia è narrata con uno stile elaborato e personale, ricco di prolessi che anticipano drammaticamente gli avvenimenti ancora da narrare, secondo le influenze della rivista cubana Vanguardia e del Modernismo. Lo stile del romanzo fu però accostato al movimento del Realismo magico e segnò un momento cruciale nell'evoluzione delle lettere sudamericane che spopolò durante gli anni '60 e '70. Durante il IV Congresso Internazionale della Lingua Spagnola, tenutosi a Cartagena nel Marzo del 2007, è stato votato come seconda opera più importante mai scritta in lingua spagnola solo dopo Don Chisciotte de la Manca. Cent'anni di solitudine è un'interpretazione metaforica della storia colombiana, dalla fondazione allo Stato di allora e riporta diversi miti e leggende attraverso la storia della famiglia Buendia, le cui discendenze si inseriscono nella vita del Paese e permettono di raccontare, con l'uso dello specchio deformato della maschera linguistica gli eventi storici della Colombia. Dal lento inserimento sulla via del progresso, con l'arrivo della ferrovia, del cinema e dell'automobile, la Guerra dei Mille Giorni (1899-1902), l'egemonia economica della United Fruit Company, la "Compagnia bananiera nel libro", nella logica della dottrina Monroe, e la conseguente sanguinosa repressione dello sciopero come politica di relazioni fra governo e classe lavoratrice. Ma lo stile è un po' quello della favola, il narratore si sofferma nelle vicende dei personaggi principali spesso in maniera rapida. La morte e la vita si susseguono velocemente. Il romanzo si conclude con la consapevolezza dell'ultimo della stirpe dell'incapacità di evolversi. Infatti il senso del romanzo mostra la tragedia dell'uomo che nonostante passi la sua vita a cercare di cambiarla, alla fine torna sempre allo stesso punto di partenza. La solitudine presente nel titolo infatti rispecchia proprio la condizione desolante dell'animo umano. Alla fine, Macondo sarà ridotta ad un cumolo di macerie a causa di un uragano, diventando una piccola città. La famiglia Buendia piena di speranze e sogni si trova alla fine da sola nelle sue illusioni. Questo romanzo rispecchia molto la figura e il pensiero del Gabo che da sempre era stato ossessionato dalla costruzione di una storia familiare, tant'è che questo romanzo è il risultato di una lunga lavorazione cominciata da giovane. È un'opera comunque appassionante, che parla di una realtà forse triste riflesso dell'anima dell'autore.

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