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sabato 10 giugno 2017

Da come parli ecco il pregiudizio che si usa



Una ricerca tutta italiana dimostra come il tono della voce condizioni la percezione di noi e induce a discriminazioni sul lavoro.

Uno dei particolari più distintivi di ognuno di noi, in verità, non tanto a sorpresa si rivela un'importante carta a favore o meno per la percezione sociale di una persona. Dalla sola voce facciamo inferenze sul carattere del nostro interlocutore e deduciamo molte informazioni, come quelle sull'orientamento sessuale. E la voce incide molto anche in un colloquio di lavoro. Infatti, un suono o un timbro bastano per generare credenze stereotipate e anche comportamenti tangibili come la discriminazione. Questi sono i risultati di uno studio della facoltà di Psicologia del San Raffaele e pubblicato sulla rivista Archives of Sexual Behaviour, dal quale emerge che una persona con una voce percepita come omosessuale, ad esempio maschile che non ricalca le caratteristiche usuali della mascolinità, viene giudicata meno adeguata a posizioni ben remunerate e di leadership. Il responsabile dello studio Simone Sulpizio, ricercatore della facoltà di Psicologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele dichiara:" La vista è il nostro senso principale: la discriminazione di matrice omofoba passa prevalentemente attraverso segnali visivi come l'apparenza fisica e il linguaggio non verbale. Infatti, durante un colloquio, siamo molto attenti a curare il nostro aspetto. Molto meno si sa del ruolo della voce, sull'idea che ci facciamo di una persona, sui comportamenti che assumiamo, sulle potenziali relazioni e interazioni che andiamo a stabilire". In una ricerca precedente gli stessi autori avevano trovato che alcune voci, sia maschili sia femminili, sono percepite come omosessuali. Ascoltando queste voci e altre eterosessuali, i partecipanti allo studio dovevano attribuire delle caratteristiche al parlante, scegliere un partner di lavoro o assumere un manager. Ne è emerso che sulla base del semplice ascolto della voce gli ascoltatori si formano una prima impressione dei parlanti in linea con la cosiddetta " gender inversion theory" secondo cui alle persone omosessuali sono attribuite caratteristiche tipiche del sesso opposto. E nell'esperimento di simulazione di un colloquio telefonico, i partecipanti avrebbero assunto le persone percepite come omosessuali per lavori meno prestigiosi di quello di top manager d'azienda, per esempio. L'esperimento dimostra che o basandosi sul contatto visivo, o fermandosi all'ascolto di una voce, la conoscenza dell'altro, rimane sempre troppo superficiale e gli italiani pensano ancora troppo per stereotipi e pregiudizi.

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