Pubblicità

mercoledì 28 giugno 2017

Il nostro Dna europeo è celato nei proverbi latini e greci

Renzo Tosi rivisita il "Dizionario delle sentenze latine e greche" per Bur edizioni.

Un vecchio professore diceva sempre:" Il miglior amico dello studente deve essere il vocabolario!" Col tempo ho capito che aveva ragione! Soprattutto aveva ragione per gli studenti di latino e greco, che oltre al dizionario tradizionale su cui cercare i termini o se fortunati, trovare interi pezzi di versione già tradotti, c'era pure il dizionario delle sentenze.

Quello più "divertente" da leggere. Quel volume è una raccolta di proverbi latini e greci, che si poteva tenere sullo scaffale, consultare alla bisogna, sfogliare distrattamente e di tanto in tanto far cadere l'occhio su qualche modo di dire particolare, atterrando qua e là su qualche voce. Il dizionario delle sentenze si legge a salti. Il che non è una cosa negativa, è qualcosa di più profondo del divertimento erudito, la curiosità verso quegli antichi motti può rivelarsi utile per la ricerca del senso di appartenenza europea, è un approfondire le radici della nostra cultura comune.

L'autore cerca in questo vocabolario di impiantare quasi una scienza della letteratura. Lo fa facendosi trasportare dalle 2.412 parole di questo volume di consigli di vita, spiegando che quei proverbi inventati centinaia di anni fa sono parte dello stesso Dna nostro, dei francesi, degli inglesi, dei tedeschi e degli spagnoli. Questo perché le sentenze si sono prorogate nel tempo in tutto il continente.

Avete presente la massima: "Vulpem pilum mutare, non mores" (la volpe cambia il pelo, non i costumi), nacque quando un bovaro immortalato da Svetonio, rimprovero' l'imperatore Vespasiano di essere un incorregibile avaro. Quella volpe diventò un lupo per noi italiani (il lupo cambia il pelo ma non il vizio), fu utilizzata poi pure dai francesi (le renard change de poil, mais non de naturel), dai tedeschi (der fuchs andert den balg, und bleibt ein schalk), e dai portoghesi (raposa, cai o cabelo, mas nao deixe de comer galinha).

Ha riscontrato un plauso europeo anche "Non omne id, quod fulget aurum est" (non è tutto oro ciò che luccica) che è di origine medioevale, e "Soles duabus sellis sedere" (sei solito sedere su due sedie), che in italiano e spagnolo è mutato in "tenere il piede in due staffe".

Nel dizionario delle sentenze latine e greche, Bur, aggiornato con un'aggiunta di nuove voci, la saggezza è scolpita in una lingua marmorea. I proverbi nascono dall'esperienza e dalla vera osservazione delle cose, che sono le medesime o simili in ogni luogo. E poi, sapere qua e là qualche motto, da un'aria di solennità. Lo sanno bene gli avvocati che tutt'oggi usano brocardi per stupire i clienti, come la discussa:" Summus ius summa iniuria", la giustizia perfetta conduce alla perfetta ingiustizia".


  • Resta il piacere di svelare l'origine dei molti modi di dire e di scoprirne di nuovi e sapere da quale particolare episodio derivino. Anche i saggi di una volta ci dicono che forse cambiano un po' i modi, ma il mondo, le persone e il modo di fare è sempre lo stesso, comune per tutti.

Nessun commento:

Posta un commento