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mercoledì 31 maggio 2017
L' ultimo del Giro d'Italia
Va a Giuseppe Fonzi la maglia nera del Giro d'Italia, lui classificandosi all' ultimo posto è l' eroe al contrario dell' impresa sportiva.
Ironicamente ci ride sopra, d' altronde non sempre si può vincere e lui, piazzatosi centosessantunesimo sicuramente non lo ha fatto. In questo Giro d'Italia 2017, dove a primeggiare è stato l' olandese Tom Dumoulin, Giuseppe Fonzi è l' ultimo italiano a 5 ore, 48 minuti e 40 secondi dal vincitore. A una media di 38,843 all' ora, più o meno 225 chilometri di distacco. Fonzi si è impadronito della maglia nera assestando fra sé e Zhandas Bizligtao un baratro di 22 minuti e 12 secondi. Questo ragazzo, dorsale 210, 25 anni, con un' altezza di 180 cm, 63 kg di peso alla partenza da Alghero e 61 all' arrivo a Milano. In 4 anni di carriera da professionista ha riportato 0 vittorie. Eppure aveva buon sangue:"Papà, zii, nonno, tutti corridori fino ai dilettanti". Eppure prometteva benissimo:" A 2 anni andavo su una bicicletta senza rotelle". Eppure proseguiva meglio:" La mia prima bici da corsa a 7 anni, fucsia e azzurra". Eppure aveva le idee chiare:" Fin da piccolo ho sempre voluto fare il corridore". Poi l' incontro con il mondo del ciclismo:" La prima corsa, in provincia di Teramo. Mio padre si raccomando' di prestare la massima prudenza, ché sarei potuto cadere. Lo ascoltai con attenzione, a la prima curva feci cadere una decina di avversari". Tanta passione sarebbe stata, prima o poi, ripagata:" Alla fine di quell' anno, categoria G2, finalmente primo da solo". Poi aggiunge:" L' importante è partecipare, almeno quando non vinci. L' importante è esserci e rimanerci, soprattutto quando vedi chi molla o cade o abbandona o si ritira. L'importante è aiutare, il ciclismo è uno sport di squadra, anche se su quella bici ci sono soltanto io. La volata è un attimo, la salita è un' eternità, ed è una sofferenza eterna, la discesa è un brivido, il rifornimento una resurrezione, la borraccia è acqua, l' acqua è vita, la vita è amicizia, come dimostra la borraccia fra Coppi e Bartali, il mio record di borracce è 10, 3 nelle tasche, e sulla schiena altre 3 e altre 3 qua e là. Da allora Fonzi non ha mai smesso di pedalare:" Il momento più difficile allo Stelvio, la prima volta, da Bormio. Ma non ho mai pensato di mollare, e non mi sono mai detto chi me l' ha fatto fare, perché la risposta la conoscevo già, a farmelo fare sono stato io". E comunque non smette di sognare:" Una vittoria. Magari al Giro d'Italia. Secondo me si può fare". Ironicamente Fonzi riparlando della sua impresa, afferma che si è offeso solo una volta:" Quando il mio compagno di squadra Ilia Koshevoy ha insediato il mio primato. Eh no, Ilia, l' ultimo è uno solo, e quello sono io". In effetti lui, più che altro il Giro l' ha visto dal fondo, andava piano sia in salita che in discesa, nella crono e allo sprint; ma i tifosi conoscevano il suo nome, e l' hanno spronato tanto, in qualche occasione ha avuto pure la possibilità di vedere Dumoulin e Pinot. Insomma Fonzi è proprio un eroe (forse all' incontrario), e come tale ora potrà godersi meritato riposo e poi ripartire più in forma e magari un po' meglio per altre imprese.
Arrivano i surgelati " Made in Caritas"
La nuova iniziativa dello chef Bottura che recupera frutta e verdura avanzata e la surgela per i poveri di Milano.
Ecco un' altra valida idea per il recupero dopo gli empori della solidarietà dove si fa la spesa con la tessera a sconto punti, dopo le mense dei poveri dove si fa la coda per un piatto di minestra, dopo la distribuzione dei pacchi alimentari in parrocchia, arrivano i surgelati " Made in Caritas".
È l' ultima iniziativa nata nell' ambito del Refettorio Ambrosiano di Greco, ideato dallo chef Bottura assieme alla Diocesi di Milano Expo. Il tutto è stato possibile grazie ad un accordo con i mercati generali per il recupero di 2 quintali di prodotti freschi a settimana, la Sogemi e un costoso macchinario donato da un' azienda. I prodotti vengono messi sottovuoto o surgelati e regalati a una parte delle circa 30mila persone che chiedono aiuti alimentari alle parrocchie, le quali distribuiscono 63 mila pacchi di cibo al mese.
Il Refettorio non è nuovo a queste imprese, ogni anno recupera 1600 tonnellate di eccedenze immettendole nel circuito della beneficenza. A ciò si aggiungono ora pure i 2 quintali alla settimana di merce invenduta che ogni sera i grossisti dell' Ortomercato portano alla nuova piazzola Caritas. Poi i bancali vengono caricati dai volontari che mandano una parte dei prodotti freschi al Refettorio, dove viene servita a tavola o cucinato per una novantina di ospiti. Il rimanente viene portato a Lecco, dove la cooperativa "Grigio" la trasforma in conserve e minestre surgelate.
I prodotti così trasformati vengono poi ridistribuiti a chi ne ha bisogno attraverso i pacchi alimentari confezionati dalle parrocchie e gli Empori della Solidarietà ( supermercati dove si acquistano generi alimentari senza denaro ma con una tessera punti) di Cesano Boscone, Varese e Garbagnate. È un'altra puntellatura per venire incontro a chi ha difficoltà economiche, anche perché dal 2009, primo anno della lunga crisi economica, il numero degli assistiti è aumentato del 30%. "Un incremento significativo dietro il quale, in realtà, si nasconde un grave problema di carenza o di reddito", chiarisce il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. Infatti in città, ovviamente, non c'è solo la Caritas.
L' Istituto Beata Vergine in collaborazione con Don Massimo Mapelli e la casa della Carità, ha appena aperto in Via Santa Croce "Solidando", un grande supermercato dove possono fare la spesa senza soldi le famiglie povere. Ed è il primo supermercato solidale dell' Italia. Per il momento i progetti per il recupero del "fresco che avanza" che viene donato ai bisognosi interessa anche la Coop che in ognuno dei suoi 57 mila supermercati recupera 6 tonnellate di cibo all' anno, che vengono donate ad una novantina di associazioni di volontariato.
I numeri, purtroppo, in questo settore sono sempre spaventosi ma a fronteggiarli c'è e ci sarà sempre la solidarietà e la buona volontà delle persone.
Ecco un' altra valida idea per il recupero dopo gli empori della solidarietà dove si fa la spesa con la tessera a sconto punti, dopo le mense dei poveri dove si fa la coda per un piatto di minestra, dopo la distribuzione dei pacchi alimentari in parrocchia, arrivano i surgelati " Made in Caritas".
È l' ultima iniziativa nata nell' ambito del Refettorio Ambrosiano di Greco, ideato dallo chef Bottura assieme alla Diocesi di Milano Expo. Il tutto è stato possibile grazie ad un accordo con i mercati generali per il recupero di 2 quintali di prodotti freschi a settimana, la Sogemi e un costoso macchinario donato da un' azienda. I prodotti vengono messi sottovuoto o surgelati e regalati a una parte delle circa 30mila persone che chiedono aiuti alimentari alle parrocchie, le quali distribuiscono 63 mila pacchi di cibo al mese.
Il Refettorio non è nuovo a queste imprese, ogni anno recupera 1600 tonnellate di eccedenze immettendole nel circuito della beneficenza. A ciò si aggiungono ora pure i 2 quintali alla settimana di merce invenduta che ogni sera i grossisti dell' Ortomercato portano alla nuova piazzola Caritas. Poi i bancali vengono caricati dai volontari che mandano una parte dei prodotti freschi al Refettorio, dove viene servita a tavola o cucinato per una novantina di ospiti. Il rimanente viene portato a Lecco, dove la cooperativa "Grigio" la trasforma in conserve e minestre surgelate.
I prodotti così trasformati vengono poi ridistribuiti a chi ne ha bisogno attraverso i pacchi alimentari confezionati dalle parrocchie e gli Empori della Solidarietà ( supermercati dove si acquistano generi alimentari senza denaro ma con una tessera punti) di Cesano Boscone, Varese e Garbagnate. È un'altra puntellatura per venire incontro a chi ha difficoltà economiche, anche perché dal 2009, primo anno della lunga crisi economica, il numero degli assistiti è aumentato del 30%. "Un incremento significativo dietro il quale, in realtà, si nasconde un grave problema di carenza o di reddito", chiarisce il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. Infatti in città, ovviamente, non c'è solo la Caritas.
L' Istituto Beata Vergine in collaborazione con Don Massimo Mapelli e la casa della Carità, ha appena aperto in Via Santa Croce "Solidando", un grande supermercato dove possono fare la spesa senza soldi le famiglie povere. Ed è il primo supermercato solidale dell' Italia. Per il momento i progetti per il recupero del "fresco che avanza" che viene donato ai bisognosi interessa anche la Coop che in ognuno dei suoi 57 mila supermercati recupera 6 tonnellate di cibo all' anno, che vengono donate ad una novantina di associazioni di volontariato.
I numeri, purtroppo, in questo settore sono sempre spaventosi ma a fronteggiarli c'è e ci sarà sempre la solidarietà e la buona volontà delle persone.
martedì 30 maggio 2017
"Ri-generation" il primo negozio che da una seconda vita agli elettrodomestici
Nasce a Torino il primo laboratorio che rimette a nuovo frigoriferi o lavatrici dismessi o rottamati e li mette in vendita concorrenziale.
È un' iniziativa della Astelev e del Serming. Loro hanno ideato questo negozio unico e primo nel suo genere. Qui si può trovare una lavastoviglie a 99 euro, spendere 69 euro per un frigorifero, oppure comprare una lavatrice a 129 euro. In questo punto vendita gli elettrodomestici rigenerati, un piano cottura o un' asciugatrice costano mediamente la metà. Merito della "rigenerazione", da cui il nome della nuova impresa che aspira a diventare una nuova catena commerciale e a diffondersi nel resto del Paese:" Ri-generation" per ora ha il suo negozio pista in via Mameli 14, a Torino, nel centro del Balon, il mercato dell' usato per antonomasia. Tutto nasce da un' intuizione della famiglia Bertolino, imprenditori torinesi che con la loro Astelev sono tra i principali distributori europei di ricambi per elettrodomestici, e dall' incontro con il volontariato del Serming di Enesto Olivero. Le finalità del progetto sono principalmente due: dare nuova vita agli elettrodomestici dismessi dalle grandi catene di distribuzione o rottamati da privati che ne comprano di nuovi, immettendoli nuovamente sul mercato, a prezzi concorrenziali; e ridare lavoro agli operai o agli addetti dell' indotto, che lo hanno perso dopo la chiusura dello stabilimento della Indesit di None. Partendo da questa realtà, qualche mese fa, la Astelev ha aperto all' interno del proprio stabilimento a Vinovo un laboratorio di rigenerazione, dove hanno trovato lavoro 5 persone, tra cui 2 tecnici rimasti a casa dopo la delocalizzazione dell' Indesit, un giovane di 21 anni, e un ex venditore di elettrodomestici rimasto nel limbo della disoccupazione a pochi anni dalla pensione. A loro tocca il compito di raccogliere frigoriferi, lavatrici o forni dismessi e di riportarli a una nuova vita. "I nostri tecnici li rigenerano attingendo alla nostra rete di ricambi originali; riconsegnando sul mercato un prodotto funzionante, conveniente e garantito per un anno". Dichiarano Giorgio, Riccardo ed Ernesto Bertolino. In questo caso il mercato è sotto casa, nel nuovo negozio inaugurato a Borgo Dora nei locali messi a disposizione dal Serming. L' auspicio è che in futuro questo modello di economia circolare possa essere esportato anche in altre zone dell' Italia ed uscire da Torino, in altre città.
Il tesoro delle foreste nascoste nelle zone aride
I satelliti scoprono la presenza di questa vegetazione nascosta, tutte insieme fanno l' Amazzonia.
Queste piante per adattarsi si mimetizzano, finora, la loro presenza non era stata letta dai satelliti ma, un nuovo sistema escogitato da Google e dalla Fao ha permesso di rilevarne l' esistenza. Il colpo di scena che ha conquistato la prima pagina della rivista Science e che vede come protagonista la ricerca italiana. Infatti è stata scoperta una nuova foresta grande quanto l' Amazzonia ma finora era sfuggita ai satelliti. L' errore era dovuto all' associazione tipica del vecchio continente di "unire" piante e verde, così si era chiesto ai satelliti di segnalare le zone verdi e quindi erano sfuggiti i boschi capaci di mimetizzarsi adattandosi all' ambiente. Questi alberi invece, per buona parte dell' anno non hanno foglie perché crescono nelle zone aride che coprono più del 40% delle terre emerse e quindi si sono programmati per risparmiare acqua ed energia. Oggi, grazie a un nuovo sistema messo a punto da Google e dalla Fao e da un gruppo di investitori di vari Paesi, sono riusciti ad identificarle. Afferma Fabio Attorre, docente di Biologia Ambientale alla Sapienza e coordinatore della squadra italiana che ha preso parte allo studio:"Questa scoperta è il frutto di un sistema di analisi estremamente innovativo che ha permesso di arrivare a una conclusione sorprendente: ci sono quasi 500 milioni di ettari di foreste che mancano all' appello. In molti periodi dell' anno questi alberi appaiono come una macchia scura e non venivano registrati come tali dai satelliti: si va dai baobab marroni dell' Africa centrale agli eucalipti australiani che possono assumere una tonalità blu". Il colpo di scena è stato reso possibile dalla potenza dei motori di ricerca che Google ha messo a disposizione delle Università e dalla decisione di puntare su un sistema che grazie alla possibilità di integrare le immagini dai satelliti con un gran numero di informazioni, rende possibile ricavare dati sofisticati a persone competenti ma non altamente specializzate. Così sono state chiamate all' appello squadre di studenti di biologia di diverse nazioni e ognuno aveva il compito di studiare mezzo milione di ettari di zone aride. I ragazzi della Sapienza hanno ottenuto le performance migliori e sono stati chiamati a proseguire l' analisi sull' assieme globale delle foreste. La scoperta dell' effettiva presenza di una più ampia zona verde è rincuorante se si pensa ai rischi legati al cambiamento globale. Sebbene comunque bisognerà adottare politiche efficaci per contenere l'uso dei combustibili fossili e le foreste minacciate dalla desertificazione, potrebbero morire. Insomma bisogna dare una mano a questa Natura che con ogni mezzo a sua disposizione adotta strategie per cercare di sopravvivere ai cambiamenti e alle distruzioni contro di essa che l' uomo provoca.
lunedì 29 maggio 2017
Il profumo del mare è vivo
Il profumo del mare è vivo grazie alla presenza dei microrganismi.
Quando penso al mare la prima sensazione che mi assale è quel fresco profumo di sale di brezza marina, delicato e forte che s' imprime non solo sulla pelle. Una recente ricerca ha mostrato che il profumo del mare è vivo, in quanto l' aerosol prodotto dagli oceani è influenzato dai microrganismi che vivono nelle acque e questa scoperta non è cosa da poco poiché, potrebbe costringere a rivedere i modelli climatici. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Chem ed è stato condotto dai ricercatori dell'Università della California a San Diego, coordinati da Vicki Grassian. La stessa afferma:"La maggior parte dei modelli atmosferici e climatici presuppone che le particelle di aerosol degli oceani siano fatte di sale puro. I nostri risultati mostrano che queste particelle sono invece molto più complesse e siamo rimasti sorpresi nel vedere quante sostanze chimiche contengono. Per il ricercatore è un ottimo risultato perché ci aiuta a vedere più chiaramente come l' aerosol del mare sia coinvolto nel clima". Durante l' osservazione scientifica, i ricercatori hanno analizzato la composizione delle particelle di aerosol che vengono prodotte dall' azione dei venti sugli oceani e sono sollevate in aria dalle onde, grazie ai campioni raccolti nell'oceano in miniatura, riprodotto presso l' Istituto di Oceanografia Scripps dell'Università della California a San Diego. In questo modo è stato scoperto che i composti organici prodotti da plancton e battteri diventano parte delle particelle di aerosol degli oceani. Questo mix di sostanze che comprende sali e composti organici rende le particelle di aerosol meno capaci di trasportare in atmosfera le molecole d'acqua degli oceani. Di conseguenza questo influenza il modo in cui l' aerosol interagisce con i raggi del sole e condiziona la formazione delle nuvole. Toccherà alle ricerche venture capire come l'aerosol marino influenzi il clima attraverso la formazione delle nubi e anche capire se e come le sue particelle si modifichino in atmosfera quando si mescolano con quelle dell' inquinamento, come gli ossidi di azoto e le ceneri. Quando ero piccola, sentivo dire che l'aria di mare facesse bene. Una grande verità spiegata oggi dal buon profumo di esso, che è profumo di vita e dal fatto che quella brezza oltre a poter influenzare (in meglio) il nostro umore, influenza anche il clima.
Cushioning: il piano B delle relazioni amorose
Si tratta della nuova tendenza che prevede un "partner cuscinetto" nelle relazioni amorose.
Se pensavamo di averle sentite tutte in fatto di coppia, bisognerà ricredersi. Perché dopo l' ghosting e il benching la nuova tendenza, molto in voga, che fa tremare gran parte delle coppie è il cushioning.
Il termine letteralmente significa ammortizzare e in amore viene applicato per descrivere un rapporto in cui qualcosa della relazione sta andando storto. E allora si passa al piano B. Che non è come potremmo pensare, riguardante qualche espediente per cercare di riappacificarsi o di migliorare il rapporto, o affrontare faccia a faccia i problemi esistenti per cercare di risolverli, ma più semplicemente, il cushioning consiste nell' avviare una relazione anche per mesi, contemporaneamente alla storia principale. In modo da avere un valido " cuscinetto" se la storia dovesse naufragare.
Ci si munisce prima di un' altra persona, di un porto sicuro a cui approdare, se la coppia dovesse scoppiare o si venisse scaricati o simili. Quindi, l' imperativo è cercare qualcunaltro come appena si hanno i sentori che la storia non funzioni.
Questa tendenza si è sviluppata soprattutto tra i ragazzi. Ad esempio, nel Regno Unito esiste " the tab", una specie di network ideato da 3 studenti dell' Università di Cambridge nel 2009 come antidoto ai " giovani asciutti" del campus.
Tantissimi gli utenti che raccolgono le storie attraverso video e pubblicano. Raccontando di sé, delle proprie esperienze e dei propri "cuscinetti". Accanto a questa moda così particolare girano pure altre tendenze più conosciute come il ghosting e il benching. La prima è quella pratica per cui quando si decide di chiudere una relazione lo si fa in modo improvviso e senza lasciare alcuna traccia di sé. La seconda è invece quella tendenza a lasciare in attesa uno o più corteggiatori. Lo scopo è quello di far salire la tensione emotiva e l' autostima. Mentre i "benefici" del cushioning sono quelli di farsi trovare " preparati" per non affrontare il dolore di una potenziale rottura, quindi si trova una persona che possa garantire un " atterraggio morbido". Tutte queste tendenze sono dilagate e crescono attraverso il web, un certo uso delle chat e dei social network.
sabato 27 maggio 2017
Pittori robot in gara
Che l' uso o (ab)uso dei robot stia invadendo sempre più campi della nostra vita è cosa ancor più chiara se si pensa che a Seattle, in estate si terrà una mostra di pittura dove a sfidarsi, a colpi di pennello, saranno i robot. Protagonisti della competizione internazionale Robot Art saranno paesaggi sfumati, ritratti in bianco e nero, figure astratte e geometriche, quadri e opere più in generale che arriveranno dagli Usa, Thailandia, Svezia. La gara ha visto sfidarsi 38 squadre di 10 Paesi, che hanno sottoposto 200 quadri ed è stata fortemente voluta da Andrew Cornu, pioniere dell' e-commerce. I vincitori sono stati scelti combinando il voto del pubblico su Facebook con l' opinione di artisti, critici ed esperti di tecnologia. Dipingere è un' impresa difficile per un robot, perché non ci sono vere e proprie regole da seguire e il processo di pittura può essere imprevedibile. Generalmente, le macchine che dipingono lo fanno in 2 modi: con il coinvolgimento diretto di un essere umano o con un software che impartisce comandi. Nel primo caso, si tratta di creare uno strumento che l' artista umano muove e che il robot imita. Così, per esempio, hanno fatto gli studenti della Kasetsart University della Thailandia con il loro robot CMIT ReART, che ha imitato ogni singola pennellata dell' artista, guadagnandosi il secondo posto con un ritratto stilizzato e incisivo. Altra storia per i più completi dipinti realizzati tramite software. Si può partire da una foto o un' immagine e poi scrivere un software che cerca gli schemi da convertire in pennellate. Oppure si può lasciare la macchina libera di "uscire dai bordi" e poi usare una telecamera che vede cosa ci vuole per rendere la composizione più simile all' originale. Altre tecniche prevedono la scomposizione dell' immagine in forma astratta per creare un primo strato di pittura, e poi la sovrapposizione di altri strati che aggiungono dettagli e colori. Il primo posto e il premio di 40 mila dollari se lo è aggiudicato PIX18 & Creative Machine Lab della Columbia University. Il robot ha dimostrato delle notevoli capacità con il pennello che unite a degli algoritmi d' apprendimento hanno prodotto dei paesaggi molto suggestivi a partire da schizzi e immagini. Molto interessante anche il progetto della Halmstad University in Svezia, si sono piazzati al 6° posto ma hanno ottenuto risultati sorprendenti: HEARTalian ha realizzato dipinti che esprimono diversi stati d' animo con poche pennellate e tocchi di colore, partendo dalle onde cerebrali di una persona. Che i robot peima o poi riescano anche a catturare l' animo delle persone che è la peculiarità che maggiormente caratterizza il lavoro di un artista.
Il segreto del fascino è un mix
I più l' avranno già notato da tempo, il solo essere belli non basta. Tanti, meno corrispondenti ai comuni canoni della bellezza, piacciono di più perché hanno fascino, in quanto l' attrazione è una questione multisensoriale: il tono della voce e l' odore sono ingredienti altrettanto importanti di un bel viso o di un fisico perfetto. Questo è quanto rivela uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, che ha indagato sui contenuti di ben 30 anni di ricerche sull' argomento. "Per la maggior parte le analisi si sono concentrate sull' attrazione fisica, ad esempio, l' aspetto del volto o il corpo. Tuttavia, è cresciuta rapidamente anche la letteratura che prende in considerazione l' importanza degli altri sensi e il loro ruolo nei rapporti sociali". Dichiara l' autrice dello studio Agata Groyecka, ricercatrice all' Università di Wroclaw in Polonia. In effetti, un cattivo odore o una voce stridula e fastidiosa hanno il loro peso nella nostra percezione dell' altro e ci fanno capire come l' olfatto e l' udito siano importanti quanto la vista nel farci notare quanto sia attraente qualcuno. Non è poi così sorprendente che il fascino si estenda oltre l' aspetto fisico. Spiega Groyecka:" Percepire gli altri attraverso tutti e 3 i canali da una varietà più ampia e affidabile di informazioni su di loro". In oltre ricerche, le persone hanno dimostrato di poter individuare una quantità inaspettata di caratteristiche di una persona dalla sua voce tra cui sicurezza, disponibilità, stato emotivo e anche dimensioni fisiche. Altri hanno dimostrato che le persone possono dedurre altrettante informazioni dagli odori. E altri studi ancora suggeriscono che le combinazioni vista e odore, ad esempio, sembrano essere sinergiche, producono reazioni ancora più forti di quanto ci si potrebbe aspettare. Il fascino influenza la vita quotidiana in vari modi, condizionando non solo i rapporti sentimentali, ma anche le amicizie e le interazioni professionali. La ricerca di Groyecka mette in evidenza la varietà degli aspetti multisensoriali dell' attrazione e l' utilità di avere a disposizione diversi elementi: quelli che possono essere rilevati a distanza (voce e look), e quelli che vengono invece percepiti da vicino (odori). Quindi non preoccupatevi se non avete il nasino alla francese, misure da manichino o pettorali scolpiti, l' importante è piacere.
venerdì 26 maggio 2017
40 geni associati all' intelligenza
Sono stati scoperti 40 geni associati all'intelligenza che condizionerebbe anche altri caratteri come l' obesità e la schizofrenia e la depressione. E questi geni sono per lo più "accesi" nel cervello. La scoperta è stata riportata su Nature Genetics ed è il frutto di uno studio condotto da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dalla Vrije Universiteit di Amsterdam. La ricerca è stata effettuata su quasi 60 mila adulti e 20 mila bambini di origine europea, ottenendo il quadro più ampio mai realizzato finora sui geni che "forgiano" il quoziente intellettivo, ovviamente insieme alle esperienze e al contesto ambientale in cui la persona vive. La coordinatrice dello studio, la genetista Danielle Posthuma, dichiara soddisfatta:" Questi risultati sono molto interessanti, perché i geni che abbiamo identificato mostrano una forte associazione con l' intelligenza. Sono coinvolti nella forte associazione con l'intelligenza. Sono coinvolti nella regolazione dello sviluppo delle cellule e sono importanti nello specifico per il differenziamento dei neuroni, la formazione delle loro connessioni e per l' indirizzamento dei loro prolungamenti chiamati assoni. Questa scoperta fornisce per la prima volta chiare indicazioni riguardo ai meccanismi biologici che stanno alla base dell' intelligenza". Dallo studio si evince anche che i geni del quoziente intellettivo sembrano essere strettamente correlati con altri che influiscono sul conseguimento dei titoli di studio, mentre sono legati in maniera un po' meno palese a quelli associati alla cessazione di fumo, al volume del cranio, alla circonferenza della testa nell' infanzia, ai disturbi dello spettro autistico e all' altezza. Invece, sembra che agiscano con effetto contrario su Alzheimer, depressione, schizofrenia, indice di massa corporea e circonferenza vita. Messi tutti insieme, i geni dell'intelligenza trovati finora " spiegano il 5% della variabilità" che si osserva fra persona e persona. "Sebbene si tratti di una fetta importante, c'è ancora molta strada da fare: dato che l' intelligenza è un tratto fortemente ereditario, è probabile che abbiano un ruolo importante anche molti altri geni: questo potrà essere verificato solo con studi più ampi". Aggiunge la dottoressa Posthuma. La strada della conoscenza è un cammino in continuo divenire, dove ogni giorno una nuova scoperta rappresenta un piccolo mattoncino che va a formarla. È però interessante sapere che questo gruppo di geni, e forse qualche altro è complice nello sviluppo intellettivo e non solo.
Comprato al mercatino per 10 sterline, in realtà l' anello vale più di 400 mila euro
L'incredibile affare di una donna londinese che compra un preziosissimo anello per 10 sterline.
Questo Luglio all' asta da Sotheby's verrà battuto un anello con diamante la cui cifra è stimata intorno alle 350 mila sterline, poco più di 400 mila euro. Niente di particolare se non fosse che come ha riportato la BBC online, l' anello arrivi da un mercatino delle pulci di Londra.
Qui, nel West Middlesex Hospital, negli anni Ottanta, una signora convinta di aver trovato un carino articolo di bigiotteria, lo comprò e lo ha indossato praticamente sempre in ogni occasione, senza dargli troppo valore. Ma in realtà, quell' anello che la signora aveva comprato al mercatino per 10 sterline, non è come lei pensava fino a poco tempo fa, un articolo di bigiotteria di poco valore, ma un raro diamante da 26 carati del diciannovesimo secolo tagliato a cuscino.
Secondo gli esperti della casa d' aste londinese proprio il vecchio stile del taglio, che lo " rende leggermente più opaco" rispetto agli altri tagli moderni, ha indotto la fortunata acquirente ha pensare che si trattasse di un pezzo di bigiotteria. La proprietaria che ha deciso di restare anonima, dopo aver parlato con un gioielliere, ha capito di avere tra le mani un pezzo di valore così e si è rivolta alla celebre casa d'aste londinese.
Loro lo hanno inviato all' Istituto di Gemmologia statunitense per una valutazione della sua purezza e hanno confermato: si tratta di un raro diamante bianco da 26 carati del diciannovesimo secolo tagliato a cuscino. Così la donna inglese ha scoperto di essere in possesso di un anello dal valore inestimabile che per trent' anni ha portato con disinvoltura tutti i giorni.
" La proprietaria andava anche a fare la spesa con questo anello al dito", ha spiegato la venditrice alla stampa britannica. Quando si dice la fortuna! Non è la prima volta che si sente di questi casi, di veri e propri affari, da chi si trova quadri di Modigliani in soffitta a chi ne compra altri in qualche mercatino delle pulci per pochi soldi e poi invece hanno un elevato valore economico. Toccherà andare in giro per mercatini a spendere, o meglio investire in qualche oggetto d' epoca...
Questo Luglio all' asta da Sotheby's verrà battuto un anello con diamante la cui cifra è stimata intorno alle 350 mila sterline, poco più di 400 mila euro. Niente di particolare se non fosse che come ha riportato la BBC online, l' anello arrivi da un mercatino delle pulci di Londra.
Qui, nel West Middlesex Hospital, negli anni Ottanta, una signora convinta di aver trovato un carino articolo di bigiotteria, lo comprò e lo ha indossato praticamente sempre in ogni occasione, senza dargli troppo valore. Ma in realtà, quell' anello che la signora aveva comprato al mercatino per 10 sterline, non è come lei pensava fino a poco tempo fa, un articolo di bigiotteria di poco valore, ma un raro diamante da 26 carati del diciannovesimo secolo tagliato a cuscino.
Secondo gli esperti della casa d' aste londinese proprio il vecchio stile del taglio, che lo " rende leggermente più opaco" rispetto agli altri tagli moderni, ha indotto la fortunata acquirente ha pensare che si trattasse di un pezzo di bigiotteria. La proprietaria che ha deciso di restare anonima, dopo aver parlato con un gioielliere, ha capito di avere tra le mani un pezzo di valore così e si è rivolta alla celebre casa d'aste londinese.
Loro lo hanno inviato all' Istituto di Gemmologia statunitense per una valutazione della sua purezza e hanno confermato: si tratta di un raro diamante bianco da 26 carati del diciannovesimo secolo tagliato a cuscino. Così la donna inglese ha scoperto di essere in possesso di un anello dal valore inestimabile che per trent' anni ha portato con disinvoltura tutti i giorni.
" La proprietaria andava anche a fare la spesa con questo anello al dito", ha spiegato la venditrice alla stampa britannica. Quando si dice la fortuna! Non è la prima volta che si sente di questi casi, di veri e propri affari, da chi si trova quadri di Modigliani in soffitta a chi ne compra altri in qualche mercatino delle pulci per pochi soldi e poi invece hanno un elevato valore economico. Toccherà andare in giro per mercatini a spendere, o meglio investire in qualche oggetto d' epoca...
mercoledì 24 maggio 2017
Le misure antispreco dei Comuni
La crisi ha fatto ridimensionare gli italiani in quanto a sprechi e spesa. In effetti, sono molti i suggerimenti pro risparmio che arrivano dai Comuni contro i tanto addidati ( soprattutto in questo periodo) sprechi di cibo. Si parte dallo sconto sui rifiuti, al "pane sospeso", al Mugello recuperano le eccedenze alimentari durante il Moto Gp, a Potenza nelle mense scolastiche vengono serviti solo prodotti a chilometro zero. Le amministrazioni si sono coalizzate per attuare una legge antisprechi che premia chi non butta. La legge è la 166/2016, varata ad Agosto dello scorso anno e racchiude progetti e iniziative che sono state presentate dagli stessi sindaci in questi giorni alla Camera nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato anche la deputata Pd Maria Chiara Gadda, prima firmataria della legge e il suo collega Dario Parrini e il tavolo di coordinamento interministeriale che riunisce le imprese e gli enti caritativi destinatari delle donazioni. Le buone pratiche proposte da Nord a Sud sono davvero tante e diversificate: a Roma c'è la raccolta delle eccedenze nei supermercati e la diffusione delle family bag nei ristoranti. Ad Empoli, la sindaca Brenda Barnini ha concesso una diminuzione della Tari, la tassa sui rifiuti, ai supermercati che raccolgono generi alimentari in eccedenza e li donano a persone in difficoltà. Su questa linea viaggia l' amministrazione di Varese che sconta la Tari fino al 20% a imprese e commercianti impegnati contro lo spreco. A Potenza, si punta anche sull' educazione alimentare, sono stati inseriti nei menù delle mense scolastiche prodotti del territorio, a chilometro zero, riducendo l' inquinamento ambientale e valorizzando la stagionalita'. I buoni esempi più originali spettano a Carpi, nel modenese, dove si sperimenta " il pane in attesa" che pensato sul modello del " caffè sospeso" di Napoli, consente ai clienti di donare del pane a chi magari non può acquistarlo; qui si sperimenta anche il progetto " S.O.Spesa" che riguarda i beni acquistati negli altri esercizi commerciali. "La spesa in dono" invece, permette agli esercizi di donare l' invenduto alle famiglie in difficoltà economica. A Bucino, nella provincia aretina, il Comune ha promosso una capillare campagna informativa sulle nuove misure previste dalla legge e la promozione di una rete di distribuzione delle eccedenze. A Sasso Morani (Bologna), una delle amministrazioni fondatrici, e sede, della rete nazionale Sprecozero.net, sono state avviate iniziative come "Riempiamo le scatole per la donazione di generi alimentari da parte dei clienti per i " pacchi famiglia" destinati ai bisognosi. Ai tanti esempi ci sarebbero ancora tanti esempi di buone pratiche antispreco di cui parlare. Ma, dichiara il Ministro Gadda:" La legge 166/2016 è un cantiere aperto. Oggi siamo nella fase più difficile e ambiziosa, quella della conoscenza e dell' applicazione sul territorio e nelle politiche locali. È giusto che le buone idee abbiano visibilità, perché le buone pratiche vanno copiate". Ben vengono quindi queste norme antispreco, fanno bene al senso civico e morale dei cittadini, hanno un aspetto sociale di solidarietà, si possono così aiutare persone in difficoltà; ma, il fatto che per regolamentare l' abitudine al superfluo degli italiani, la dice lunga su quanto prima, questo sia stato un popolo di spreconi.
Creato in Italia il polpastrello bionico
È made in Italy l' ultima tecnologica invenzione: il polpastrello bionico che impara a dialogare meglio con il cervello, per fornirgli tutte le informazioni necessarie a generare percezioni tattili sempre più realistiche. Il progetto ha visto luce nei laboratori della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste. I neuroscienziati sono partiti dal tentativo di perfezionare la traduzione dei segnali nervosi studiando le percezioni che i roditori hanno attraverso le vibrazioni dei loro baffi. È stata presa in considerazione questa parte del topo, perché come spiegano Fabrizio Manzino e Stefano Parusso, consulenti tecnici del Laboratorio di percezione tattile e apprendimento guidato da Mathew E. Diamond :" I baffi del ratto sono dei traduttori di segnale proprio come i nostri polpastrelli: condividono gli stessi meccanismi, anche se svolgono la loro funzione con modalità diverse". E su questo filone i ricercatori stanno conducendo i primi esperimenti per confrontare i segnali generati dai baffi e quelli prodotti invece dal polpastrello artificiale della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Una volta messo a punto, il dispositivo elettronico sarà collegato direttamente ai roditori, per vedere se riuscirà a dialogare in modo così fluente con il cervello tanto da poter fare le veci dei baffi. I ricercatori dichiarano:" Durante gli esperimenti, le generazioni degli stimoli tattili e l' acquisizione dei dati vengono fatte grazie alla piattaforma CompactRio di National Instruments, ma stiamo lavorando per creare un set up di strumenti sempre più personalizzabile in base alle esigenze del laboratorio". Questa innovativa intuizione sarà portata al NI Week, un grande evento internazionale organizzato dalla National Instruments che fino al 25 Maggio riunirà ad Austin in Texas, migliaia di cervelli da tutto il mondo. I ricercatori italiani conquistano con quest' invenzione un' altra medaglia a dimostrazione della grande competenza e creatività che posseggono e che se messi in buone condizioni di lavoro, possono ottenere.
martedì 23 maggio 2017
Le "fabbriche" del sangue, una realtà sempre più concreta
È da anni che la scienza a servizio della medicina si preoccupa di creare delle "fabbriche del sangue". Con gli ultimi avanzamenti si è fatto un doppio passo in avanti verso le prime "fabbriche del sangue" personalizzate che potranno essere usate per le trasfusioni, lo studio delle leucemie e la sperimentazione di nuove terapie. Il primo, pesante, balzo in avanti è stato compiuto dai ricercatori del Boston Children's Hospital, sono riusciti ad ottenere un mix di cellule staminali e progenitrici capaci di formare i diversi tipi di cellule del sangue umano. La ricerca è stata poi pubblicata sulla rivista Nature. La seconda pesante sferzata è stata compiuta dagli esperti della Cornell University di New York, che sempre su Nature dimostrano di aver ottenuto un risultato simile con un differente protocollo basato sulle cellule di topo. In entrambe le ricerche sono state usate delle procedure di laboratorio che hanno permesso in un certo senso di " educare" le cellule staminali. Nel primo esperimento i ricercatori di Boston, guidati da Ryohihi Sugimura e George Q. Daley, hanno usato come materia prima delle cellule staminali pluripotenti, capaci cioè di generare tutti i tipi di cellule presenti nell'organismo adulto: esposte ad un mix di sostanze chimiche, le cellule hanno dato origine a un tessuto embrionale che è stato poi riprogrammato geneticamente per produrre le cellule staminali del sangue. Una volta trapiantate nei topi, il tessuto ha attecchito e ha cominciato a differenziarsi: in sole poche settimane, nell'organismo fi alcuni topi circolavano cellule del sangue umano e le stesse cellule sono state osservate nel midollo osseo. La seconda ricerca è stata invece coordinata da Shanin Rafii della Cornell University. In questo caso per lo studio sono state utilizzate le cellule adulte che rivestono le pareti dei vasi sanguigni nei topi, poi riprogrammate geneticamente per acquisire le stesse proprietà delle staminali del sangue una volta poste nell' ambiente più idoneo per la maturazione. Quando la scienza fa questi passi in avanti e propone nuove speranze per la ricerca e la cura di determinate malattie, è una festa per tutto il mondo della medicina che ci fa ben sperare in un futuro meno scuro per i malati.
Acqua Sant' Anna salvata dai robot
A Fonti di Vinadio nel torinese, c'è il più grande impianto produttivo al mondo: tredici linee di imbottigliamento per l' acqua. Le tre più moderne producono fino a 54 mila bottiglie ogni ora e sono in grado di lavorare tutti i formati, dal mezzo litro ai due litri. Alberto Bertone presidente e Ad del gruppo Fonti di Vinadio Spa (Acqua Sant'Anna) afferma:" Ogni anno investiamo 60 milioni nelle nuove tecnologie. Ora puntiamo ai succhi biologici. Per restare in testa alle classifiche bisogna sempre rinnovarsi". In effetti, l' Acqua Sant'Anna Spa, 280 milioni di fatturato lo scorso anno e oltre un miliardo di bottiglie vendute, continua a sperimentare passando dai robot, ai succhi biologici, bottiglie riciclabili e principalmente tanta acqua. Qui, l' innovazione passa per 3 direttrici: nuovi prodotti, stabilimenti tecnologici e ambiente:" Questo è un mondo dove chi non si specializza non sopravvive". Per esempio, per quest' acqua vengono usate delle bottiglie bio che si gettano nell' umido, si producono senza nemmeno un po' di petrolio e sono realizzate con un biopolimero di origine vegetale, che conserva le stesse caratteristiche tecniche delle comuni plastiche, ma si dissolve dopo l' uso in meno di 30 giorni nel compost. E questo senza costi aggiuntivi per il consumatore. Poi, il grande supporto venuto dal mondo dei robot per aiutare l' azienda a differenziarsi nonostante il periodo di crisi. Per cercare di rispondere sempre al meglio alle necessità ( in cambiamento) del consumatore. Per esempio, formato della bottiglietta d' acqua da 0,75 per chi va in palestra oppure l' innovativo formato 0,25 (fatto di un bicchiere d'acqua) utile da portare in giro come nella borsa delle donne per prendere integratori o pasticche mediche. Le Fonti di Vinadio Spa, hanno avuto quest' innovazione prima degli altri e queste novità si sono affermate non solo non danneggiando gli altri prodotti, ma facendo acquisire altre fette di mercato. Cosa non da poco se si pensa che in Italia ci sono 350 fonti, sebbene solo i primi 5 vendono l'80% del totale. Per la società, un' ulteriore fonte d' ispirazione viene dall' atmosfera newyorchese, qui vecchi negozi in crisi sono stati sostituiti dagli shop di succhi biologici di tutti i tipi. Su questa tendenza è stata creata la linea Karma, dei mix di verdura e frutta. Liscio come l' acqua, il segreto del successo, anche dei grandi produttori come l' Acqua Sant'Anna Spa è l' innovazione, cercare d' intuire e cavalcare le nuove tendenze e usare la tecnologia, i robot a servizio dell' innovazione. Solo così si può attraversare e cercare di superare i momenti di crisi.
lunedì 22 maggio 2017
La DARPA studia come rendere l' uomo super-intelligente
La DARPA, l' Agenzia per i Progetti Avanzati della Difesa Usa sta studiando come rendere l'uomo super-intelligente e capace di apprendere in termini rapidissimi nuove abilità, da sfruttare però in campo militare. L' Agenzia governativa si propone di mettere a punto entro 5 anni dispositivi che permetteranno di imparare nuove abilità, migliorare le abilità di tiro e molto altro ancora. La DARPA con l' ausilio di 7 istituti di ricerca universitaria degli Stati Uniti ha creato il programma Targeted Neuroplasticity Training (addestramento neuroplastico mirato), che sperimenterà gli effetti sull'apprendimento della stimolazione elettrica dei nervi cranici. Doug Weber, il responsabile del progetto dichiara:"Il programma punta a scoprire i segreti dei processi che regolano le funzioni cognitive con cui impariamo. Nonostante si stia iniziando a capire in che modo i nervi cranici siano collegati, sappiamo molto poco sugli effetti che la neurostimolazione può avere sulle loro funzioni". Lo studio pilota è partito dal team della John Hopkins University of Baltimora che sta lavorando sull'apprendimento del linguaggio attraverso la stimolazione elettrica del nervo vago, grazie alla quale potrebbe essere possibile imparare una nuova lingua nel giro di poche settimane. Altri recenti studi hanno infatti ipotizzato che stimolando alcuni nervi cranici, e innescando il rilascio di sostanze neurochimiche che rafforzano le connessioni neurali coinvolte nelle fasi di apprendimento, possa aumentare la velocità con cui impariamo un' abilità o una materia. Quindi se si scoprisse esattamente in che modo il nostro cervello impara, la stimolazione elettrica potrebbe velocizzare la creazione di collegamenti cerebrali coinvolti, consentendo di apprendere in tempi più rapidi. Per esempio, il linguaggio è utile poiché l' apprendimento rapido permetterebbe ai militari di imparare una nuova lingua prima di partire per una missione in un paese straniero, facilitando così le comunicazioni con la popolazione del luogo. All' Università della Florida stanno studiando come la stimolazione elettrica, anche in questo caso del nervo vago, possa incidere sulla capacità di prendere decisioni critiche in tempi rapidi o migliorare la navigazione spaziale. Altre vie esplorano l' equipe dell' Università dell' Arizona che lavorano sul nervo trigemino, coinvolto nelle funzioni motorie, visuali e sensoriali, per capire come incrementare l' abilità dei militari nei compiti di intelligence, sorveglianza e abilità di tiro. Ma la DARPA ha già garantito che nonostante lo scopo sia quello di creare una sorta di super-soldato, le eventuali scoperte saranno messe al servizio della collettività: sia per quanto riguarda la cura delle malattie sia per incrementare le capacità di apprendimento anche a scopi civili, come per esempio nel campo scolastico. Di questo passo nel giro di un lustro potrebbe essere pronto un primo dispositivo-prototipo per la stimolazione elettrica: chissà se dopo che la fase sperimentale dovesse aver successo, sarà poi possibile comprare per poche centinaia di euro uno stimolatore per il cervello. Si è sempre detto che il cervello è un organo che più si mantiene allenato, tipo leggendo, più si rimane in forma. Forse alcuni scienziati hanno pensato di facilitare un po' troppo l'impresa, stimolandolo come fosse un muscolo pompato.
In Usa il primo cafè dedicato alla Nutella
Gli americani si scoprono ghiottissimi della rinomata crema di nocciole italiana famosa in tutto il mondo. Così apre a Chicago il primo Cafè interamente dedicato alla Nutella, il taglio del nastro avverrà alle 10.00, fuso orario statunitense, del 31 Maggio. Si tratta di un restaurant-bar atipico nel suo genere poiché, come unico (o quasi) ingrediente sul menù, dove intorno girano le varie ricette, c'è la golosissima crema di nocciole spalmabile. E pure l' intero design della struttura richiama il logo e l' atmosfera del prodotto. In America, in realtà, già da un po' stanno spopolando gli " specific place", dei ristoranti e cafè monotematici, i cui menù si incentrano su un unico alimento. Dopo l' Avocado Cafè o il locale dedicato ai biscotti crudi è la volta del più buono di tutti: il Nutella Cafè. È uno dei prodotti più famosi al mondo, desiderata, saporita e dolce è il sogno proibito di tanti fra bambini, uomini e donne; ogni ricetta, gadget o qualsiasi altra cosa la riguardi è destinata ad un successo assoluto. Non fa eccezione l' apertura, da parte della Ferrero Usa, del primo official bar totalmente a lei dedicato. Oltre i Nutella corner presenti in numerosi punti vendita Eataly, tra cui quello più importante di NYC, il marchio ha deciso di aprire un locale ad hoc a Chicago, all' interno del Millenium Park Plaza, al centro della città. Un parco giochi per il sapore che apre la porta ad un mondo di dolcezze. L' impronta è quella di un bar stop and go compatibile con l' idea di snack associata alla crema di nocciole più famosa di sempre, ma saranno preparati anche dei menù completi. L' offerta sarà diversificata, spaziera' dalle preparazioni più tradizionali come la fonduta di frutta e nutella, il gelato o le crepes, fino ai piatti creati appositamente come il waffle di Liegi (brioche e zucchero caramellato sormontato da zucchero perlato) o la crostata di mele, dolce simbolo della tradizione Usa con cioccolata e nocciole fresche. Inoltre, per gli appassionati del salato, ci saranno novità anche con il panino al prosciutto, formaggio e tuorlo d' uovo, oppure la frittata pancetta, porri e formaggio. Poi, a rischio di picchi glicemici, nel settore beverage sono previste tutte le bevande più classiche, cui si potrà aggiungere "Nutella rigogliosa" pure alle cioccolate calde e ai caffè, l' unico escluso è il latte e Nutella, qui non si potrà trovare poiché è abitualmente preparato nelle case. Un tripudio di golosità. E sarà una festa anche per gli altri sensi poiché, secondo quanto riportato da un quotidiano statunitense da Angela Beird, uno dei direttori del progetto, l' intero locale sarà ispirato all' iconico barattolo, contenitore del prodotto. Così il design del locale regalerà la sensazione di essere ai piedi di un gigantesco vaso di Nutella. Il piano terra sarà un open space molto ampio con posti al bancone e classici tavoli da caffetteria, mentre al secondo piano la faranno da padrone divani rossi e camini per un' esperienza culinaria " calda e invitante". E allora, cosa c'è di più invitante che tuffarsi in un barattolo di Nutella?
sabato 20 maggio 2017
Il biscotto anti-età
In Piemonte si produce il biscotto solidale che prolunga la vita.
Nasce a Verbania il biscotto anti-età. Gli ingredienti sono quelli giusti, aggiungete: uno chef stellato, il ricordo della decana dell' umanità, un gruppo di pasticceri in cerca di riscatto dopo l' esperienza del carcere e un progetto sociale dedicato agli anziani. Ecco pronto il " biscotto di Emma", il dolcetto dall' aspetto rustico e tradizionale, all' aroma di cannella e limone ed il gusto della sfida.
Un biscotto semplice e al contempo speciale come il personaggio che lo ha ispirato: nonna Emma Morano, aveva compiuto 117 anni e lì si è spenta alla vigilia di Pasqua dopo essere stata un monumento vivente. Fino ai suoi ultimi giorni, nonna Emma ha mantenuto un caratterino forte, additato come uno tra i segreti della longevità. E nella dieta leggendaria, fatta di carne trita e uova e grazie al benestare del medico c' erano anche i biscotti. Ne era davvero molto golosa e con i familiari si era ragionato sull' idea di un omaggio a tema.
E l' omaggio è stato dato dalla "Banda Biscotti di Verbania", con un progetto che offre ai detenuti un percorso di formazione e inserimento lavorativo, con un tocco d' autore. Ha prestato la maestria a quest' impresa anche Massimiliano Celeste, Chef del Portale di Pallanza, che vanta anche una stella Michelin. Inoltre, il biscotto di Emma sarà ancora più buono poiché entrerà in una filiera di solidarietà. Lo dichiara Chiara Fornara, direttrice dei servizi sociali del verbano, che sta lavorando al progetto "La cura è di casa" sostenuto da Fondazione Cariplo. Lo scopo è quello di :" Entro Aprile 2019 prendere in carico 700 anziani, residenti nel verbano Cusio Ossola; sono nonni e nonne come Emma, che, se aiutati quanto basta, possono continuare a invecchiare nelle loro abitazioni".
Quindi senza finire in casa di riposo. Il biscotto, prodotto nel laboratorio della scuola penitenziaria di Verbania dalla Banda Biscotti, è stato approvato dagli esperti nutrizionisti per la terza età e sono in corso trattative con istituti per anziani di Piemonte e Lombardia affinché lo inseriscano nel menù della colazione.
Il biscotto di Emma si potrà comprare anche porta a porta, in piccole confezioni; lo si potrà trovare, a offerta libera, in occasione dei principali eventi del Vco e verrà proposto in confezioni regalo natalizie sperando che siano richieste anche nel resto d' Italia. Il guadagno andrà al progetto dedicato agli anziani per farli rimanere in casa loro."Confidiamo negli albergatori del Lago Maggiore: potrebbero scegliere i biscotti come cadeau di benvenuto per i loro ospiti". Propone la Fornara.
Di sicuro però, Chef Max Celeste, che da anni è impegnato nel reinserimento sociale dei detenuti già ha confermato che il biscotto di Emma farà parte della piccola pasticceria che accompagnerà il caffè nel suo ristorante.
Non c'è modo migliore di invecchiare mangiando il biscotto più buono che ci sia, oltre ad essere di buon auspicio in quanto ispirato alla donna più anziana d' Italia, il suo gusto è unico in quanto fatto con l' ingrediente speciale della solidarietà.
Nasce a Verbania il biscotto anti-età. Gli ingredienti sono quelli giusti, aggiungete: uno chef stellato, il ricordo della decana dell' umanità, un gruppo di pasticceri in cerca di riscatto dopo l' esperienza del carcere e un progetto sociale dedicato agli anziani. Ecco pronto il " biscotto di Emma", il dolcetto dall' aspetto rustico e tradizionale, all' aroma di cannella e limone ed il gusto della sfida.
Un biscotto semplice e al contempo speciale come il personaggio che lo ha ispirato: nonna Emma Morano, aveva compiuto 117 anni e lì si è spenta alla vigilia di Pasqua dopo essere stata un monumento vivente. Fino ai suoi ultimi giorni, nonna Emma ha mantenuto un caratterino forte, additato come uno tra i segreti della longevità. E nella dieta leggendaria, fatta di carne trita e uova e grazie al benestare del medico c' erano anche i biscotti. Ne era davvero molto golosa e con i familiari si era ragionato sull' idea di un omaggio a tema.
E l' omaggio è stato dato dalla "Banda Biscotti di Verbania", con un progetto che offre ai detenuti un percorso di formazione e inserimento lavorativo, con un tocco d' autore. Ha prestato la maestria a quest' impresa anche Massimiliano Celeste, Chef del Portale di Pallanza, che vanta anche una stella Michelin. Inoltre, il biscotto di Emma sarà ancora più buono poiché entrerà in una filiera di solidarietà. Lo dichiara Chiara Fornara, direttrice dei servizi sociali del verbano, che sta lavorando al progetto "La cura è di casa" sostenuto da Fondazione Cariplo. Lo scopo è quello di :" Entro Aprile 2019 prendere in carico 700 anziani, residenti nel verbano Cusio Ossola; sono nonni e nonne come Emma, che, se aiutati quanto basta, possono continuare a invecchiare nelle loro abitazioni".
Quindi senza finire in casa di riposo. Il biscotto, prodotto nel laboratorio della scuola penitenziaria di Verbania dalla Banda Biscotti, è stato approvato dagli esperti nutrizionisti per la terza età e sono in corso trattative con istituti per anziani di Piemonte e Lombardia affinché lo inseriscano nel menù della colazione.
Il biscotto di Emma si potrà comprare anche porta a porta, in piccole confezioni; lo si potrà trovare, a offerta libera, in occasione dei principali eventi del Vco e verrà proposto in confezioni regalo natalizie sperando che siano richieste anche nel resto d' Italia. Il guadagno andrà al progetto dedicato agli anziani per farli rimanere in casa loro."Confidiamo negli albergatori del Lago Maggiore: potrebbero scegliere i biscotti come cadeau di benvenuto per i loro ospiti". Propone la Fornara.
Di sicuro però, Chef Max Celeste, che da anni è impegnato nel reinserimento sociale dei detenuti già ha confermato che il biscotto di Emma farà parte della piccola pasticceria che accompagnerà il caffè nel suo ristorante.
Non c'è modo migliore di invecchiare mangiando il biscotto più buono che ci sia, oltre ad essere di buon auspicio in quanto ispirato alla donna più anziana d' Italia, il suo gusto è unico in quanto fatto con l' ingrediente speciale della solidarietà.
venerdì 19 maggio 2017
L' anoressia può essere in parte ereditaria
Secondo gli ultimi studi l' anoressia avrebbe dei fondamenti genetici. È quanto afferma uno studio della University of North Carolina Health Care condotto su 3495 individui che ne soffrivano e 10982 individui sani.
L' anoressia da disturbo psichico è prima di tutto una malattia psicologica, cartina di tornasole di profondi disagi interiori spesso connessi a situazioni familiari difficili o anche esperienze di maltrattamento. Inoltre, secondo una nuova ricerca, potrebbe affondare le sue basi almeno in parte nei geni, precisamente nel cromosoma 12 del Dna e quindi essere un disturbo parzialmente ereditario. Inoltre l' anoressia potrebbe avere dei tratti genetici in comune con malattie psichiatriche come la schizofrenia, ma anche con malattie metaboliche quali il diabete.
Questo è quanto sostiene la ricerca condotta da Cynthia Bulik presso la University of North Carolina Health Care. I risultati hanno portato all' identificazione sul cromosoma 12 di un punto preciso del Dna chiamato " rs4622308", un locus genico ( definito come un particolare punto su un cromosoma che contiene un gene o comunque una determinata sequenza genetica) risultato associato alla malattia, cioè legato al rischio di soffrirne.
La ricerca è stata pubblicata su The American Journal of Psychiatry: si tratta del più importante studio genomico sull' anoressia mai condotto prima per identificare tratti comuni tra anoressia e malattie psichiatriche e metaboliche. Lo studio svela che vi è anche un' elevata "affinità" genetica tra anoressia e malattie psichiatriche quali schizofrenia e tendenza al " neuroticismo", a supporto della tesi che l' anoressia è a tutti gli effetti una malattia psichiatrica.
Secondo gli ultimi dati divulgati sul sito di ABA, Associazione per lo Studio e la Ricerca sull' Anoressia, la bulimia e i disordini alimentari, sono oltre 3 milioni le persone che in Italia, soffrono di disturbi del comportamento alimentare. Nell' 85% dei casi si tratta di donne adulte, o di adolescenti e bambine. Però, negli ultimi anni il fenomeno si espande sempre con maggior frequenza anche tra gli individui di sesso maschile. Il Ministero della Salute avverte che l' incidenza dell' anoressia nervosa , cui è collegata una mortalità 5-10 volte maggiore di quella di persone sane della stessa età o sesso, è di almeno 8 nuovi casi per 100 mila persone in un anno.
Questo studio, unico nel suo genere per dimensioni è stato reso possibile grazie alla collaborazione di oltre 220 tra scienziati e clinici in vari Paesi del mondo, ed è un enorme passo avanti per trovare oltre alle basi delle scoperte genomiche dell' anoressia nervosa, anche le cure.
Purtroppo è ancora una malattia, per molto aspetti, misteriosa che in tutta la sua crudeltà urla attraverso la denutrizione del corpo tutto il malessere di vivere che una persona può portarsi dentro.
Iter: il magnete che produrrà energia pulita
È italiano il primo magnete del più grande impianto sperimentale al mondo, ideato per dimostrare la possibilità di produrre energia dalla fusione nucleare. Iter è stato presentato nello stabilimento di Asg Superconductors. È il magnete supertecnologico più sofisticato al mondo. S' impone con i suoi 14 metri di altezza, 9 di larghezza, 300 tonnellate di peso, è grande quanto un boeing 747, ma ha la forma di una grande D maiuscola. Il reattore Iter è in via di costruzione a Codaroche, nel Sud della Francia ed è il frutto della cooperazione di ben 35 Paesi. Produrrà energia e la prima sperimentazione della fusione nucleare è prevista nel 2025. Il direttore generale del progetto Iter, Bernard Big, afferma orgoglioso:" Quando abbiamo iniziato il progetto c' era grande entusiasmo e i 35 Paesi coinvolti avevano fissato la scadenza al 2017 per l' accensione del plasma. Ma nel 2014 è venuto fuori che il progetto era molto complesso, al di là dell' accordo politico aveva bisogno di ingegneria e di più tempo. Quando mi hanno chiamato a dirigere il progetto ho subito detto che il termine doveva essere spostato al 2025 e confermo questa data. I tempi sono sotto controllo". Il primo magnete per Iter è stato costruito nello stabilimento Asg di La Spezia, ed è il primo dei 18 ( i più grandi mai visti prima) che comporranno il cuore del progetto. Questo magnete supertecnologico, capostipite degli altri del progetto, è stato realizzato da Asg Superconductors della famiglia Malacalza nello stabilimento di La Spezia che ne produrrà altri nove ( più uno di ricambio) dei diciotto che costituiranno il cuore del reattore a fusione nucleare, Iter che è in costruzione nella Francia meridionale. Gli altri nove saranno prodotti in Giappone. "Siamo molto orgogliosi" commenta Davide Malacalza, presidente di Asg Superconductors, "Noi e tutti quelli che hanno lavorato per costruirlo: il capo della produzione quando per la prima volta ha mosso questa bobina ha avuto la pelle d' oca. Ci sono voluti 5 anni per realizzare il prototipo". C' è poco da fare quando gli italiani si metteno seriamente a lavoro, non ce n' è per nessuno! Sono una spanna avanti agli altri. Devono solo coniugare creatività, tradizione e innovazione. In questo caso poi, tra i tanti vanti e vantaggi c'è pure quello di essere stati i primi a concretizzare il sogno di poter produrre energia pulita da una fusione nucleare.
giovedì 18 maggio 2017
5 "P" : la medicina del futuro
La medicina del futuro si può riassumere con la sigla 5"P". Ci saranno robot chirurgici sempre più piccoli e capaci non solo di operare con maggiore precisione, ma anche di predire e prevenire le malattie. Poi, si useranno tecnologie e strumenti traslazionali in grado di rilevare e analizzare la risposta individuale ai farmaci. Inoltre, biomarcatori genetici ed epigenetici in grado di migliorare l' appropriatezza in campo diagnostico e terapeutico. Questa è la medicina delle "5P", capace di riscrivere la battaglia contro le malattie. La prima P è quella di Precisione, poi Predittiva, Personalizzata, Preventiva e Partecipativa. All' annuale Giornata della Ricerca dell'Università Campus-Bio-Medico di Roma, quest'anno dedicata a " Innovazione e tecnologia per la salute umana", si è parlato delle nuove frontiere per la salute dell' uomo. Ad aprire lo sguardo sui progressi mondiali della meficina di precisione sono stati due scienziati nel campo della robotica e della farmacologia: Garret A. FitzGerald, professore di Medicina Traslazionale presso la Perelman School of Medicine, Università della Pennsylvania in Usa nonché Chief Scientific Advisor di Science Translational Medicine, e Guang Zhong Yong, fondatore ed editore della rivista Science Robotics, come pure direttore e cofondatore dell' Hamlyn Cetre for Robotic Surgery presso l' Imperial College of London. Lo stesso Guang Zhong Yong ha spiegato:" La robotica chirurgica, in questi 25 anni, si è evoluta da ricerca di nicchia ad area di maggior sviluppo nell' ambito dell' ingegneria medica, tanto che nel 2020 si prevede un investimento nel campo dei robot chirurgici e diagnostici di 17,9 miliardi di dollari, con un tasso annuo di crescita del 13%. Il successo commerciale dei primi robot chirurgici ha ispirato nuovi dispositivi più piccoli, sicuri ed intelligenti, che puntano ad esplorare con sempre maggiore precisione il corpo umano per predire e prevenire le malattie. Ormai si progettano robot con braccia dal diametro di un capello, capaci di vedere dentro e sotto gli organi, in grado di esaminare cellule senza più bisogno di biopsie, in modo da ottenere diagnosi sempre più precoci. Il trend del futuro è quello di robot in scala nanoscopica, specializzati su singole tipologie d' intervento e che iniziano a prendere decisioni, magari reagendo ai comandi solo visivi del chirurgo, che però non potrà essere sostituito". Anche in Italia, nonostante qualche resistenza e i costi non proprio economici, sono operativi circa 90 robot chirurgici. Dal 1999 ad oggi sono stati operati oltre 70 mila pazienti e le quantità sono in continuo aumento. Lo scoglio più duro è quello dell' elevato costo dell' apparecchiatura, che varia tra i 2 e i 3 milioni di euro, cui si deve aggiungere, la spesa annua di manutenzione di circa 100 mila euro. Comunque, la medicina del futuro si avvarrà sempre più frequentemente di micro robot e genetica per migliorare la diagnosi e le cure. Chissà se queste "5P" basteranno a sostituire l' altro fondamentale fattore (pregio e difetto) di alcuni medici che è l' umanità.
Mondi virtuali ma per salvare le città
"Creo mondi virtuali come nei videogame ma per salvare le città". Lo afferma Herman Nerula il creatore di una startup che simula al computer le varie crisi di una metropoli, con cui si è aggiudicato 502 milioni di dollari. Inventa mondi virtuali, dove ci si può imbattere in ingorghi, alluvioni, terrorismo. Gli scenari vanno dallo sciopero dei mezzi pubblici, a una manifestazione politica che paralizzano il centro della città, a 10 mila automobilisti bloccati nel maxi-ingorgo, all' attentato terroristico che fa esplodere una bomba nella metropolitana. Scenari anche apocalittici dove però gli esseri sono digitali e quindi non ci sono sofferenze o reali spargimenti di sangue. Ma, questo modello virtuale è preziosissimo per elaborare scenari e aiutare i sindaci, urbanisti, e architetti a trasformare le città e poi le forze dell' ordine e quelle di primo soccorso per arginare ed affrontare al meglio la crisi. I modelli di Herman Nerula sono davvero utili per prevenire e gestire in massima sicurezza tutti quegli eventi straordinari in cui purtroppo una grande città può incappare. È per questo che la sua intuizione, lo ha portato a soli 29 anni, ad essere lo startupper più finanziato d' Europa grazie ai 502 milioni di dollari ricevuti dal gruppo giapponese Soft Bank. Attualmente la sua "Improbable Worlds" (200 dipendente) è valutato 1 miliardo di dollari. A dimostrazione che c'è davvero chi crede che le simulazioni di Nerula che possono risolvere problemi cruciali per le città del futuro. Laureatosi in Informatica a Cambridge, ha fondato Improbable insieme al compagno di studi Rob Whiteheade nel 2012. Inizialmente il loro intento era quello di riprodurre ambienti virtuali più soddisfacenti di quelli di giochi come Second Life o Minecroft. Da lì è nata la piattaforma SpatialOS, specializzata nel calcolare in tempo reale milioni di interazioni tra personaggi, oggetti e ambienti con una potenza di elaborazione inedita, distribuita su migliaia di computer nel cloud. Infine, parlando anche con i docenti di Cambridge ha percepito la mancanza di sistemi utili a simulare in modo attendibile realtà complesse. Così oggi lavora ad un progetto che aiuti a comprendere cosa succede in una città, a livello di servizi, spostamenti, benessere, produttività, se il welfare odierno viene sostituito da un reddito di cittadinanza. Insomma, il passo dai videogame ai modelli urbani è stato breve, entrambi richiedono grandi sistemi distribuiti di computer che possano suddividere il lavoro. Non a caso , il primo prototipo del modello è stato ricostruito su Cambridge, ognuno dei 120 mila abitanti virtuali aveva un telefono cellulare con la sua sim card e poteva interagire con gli altri e con le infrastrutture urbane. Ben vengono le innovazioni anche se ludiche se possono essere di aiuto per i cittadini reali del futuro.
mercoledì 17 maggio 2017
Irsina: il posto dove vogliono abitare da tutto il mondo
Da tutto il mondo cercano casa ad Irsina. Il centro della collina materana noto per la Madonna lignea attribuita da alcuni ad Andrea Mantegna, sta conoscendo la sua stagione d' oro fatta di una continua e diversificata forma di turismo internazionale, legata all' acquisto di immobili nel centro storico e all' avvio di attività culturali da parte di stranieri. Lo ha dichiarato il sindaco del paese, Nicola Morea, che ha citato l' arrivo di neozelandesi e tra questi un artista maori, Joseph Richit, che ha aperto una residenza per artisti con l'obiettivo di favorire gli scambi culturali tra i 2 Paesi. Alla selezione hanno partecipato 200 artisti di tutto il mondo e la prima di loro ha già cominciato a lavorare a Irsina. Morea precisa:" I neozelandesi si aggiungono in ordine di tempo a sudafricani, statunitensi, svedesi, olandesi, belgi e inglesi, questi ultimi due in maggioranza, che costituiscono una comunità di oltre 80 famiglie, la metà delle quali vive stabilmente a Irsina. Il loro numero è in crescita. La molla che li spinge a prendere casa qui è il paesaggio, essendo gran parte del territorio comunale vincolato. E poi la dimensione del vicinato, la buona tavola, l' arte, e la possibilità di fare escursioni". E come dargli torto. La Lucania è davvero una terra bella ed ancora incontaminata, selvaggia nel suo essere. Quando si arriva qui, si viene immediatamente avvolti da un' atmosfera atemporale, ci si dimentica quasi di controllare l' orologio e in che epoca storica ci si trovi. Meritatamente, tutti pazzi per Irsina. Anche perché, una volta arrivati qui è difficile riandarsene, un po' però, anche per le scarse vie di comunicazione.
Tatuaggi vocali
Progettata un'app che da voce ai tatuaggi.
Ci sono delle canzoni che ti entrano dentro e s' imprimono sulla pelle, come dei tatuaggi. Grazie all' app Skin Motion questa sensazione sarà ancora più reale, perché il ricordo su pelle si potrà pure ascoltare. Skin Motion da voce ai tatuaggi. In futuro, non ci sarà più solo inchiostro sulla pelle, ma sarà possibile incidere tramite il tatuaggio anche un messaggio audio. Si chiamano "Soundwave tattoo" e sono dei veri e propri " tatuaggi sonori" che, tramite un' applicazione per smartphone, possono essere ascoltati sfruttando la fotocamera del telefono.
L' inventore di questa isea è Nate Siggard americano della California che, è riuscito ad unire arte e tecnologia per dare nuova vita e dimensione a una tradizione secolare. L' applicazione prende il nome dall' omonimo network che Siggard ha creato per riunire i tatuatori più eccentrici degli Usa e del mondo, e verrà lanciata a Giugno 2017. Funziona in modo abbastanza intuitivo: si registra un audio che non superi il minuto, lo si carica nell' applicazione e si attende che generi il disegno dell' onda sonora. Con la stampa, ci si reca poi da uno dei tatuatori affiliati al network per ricrearlo su pelle e, a lavoro terminato, basterà inviare la foto del tatuaggio all' applicazione per ascoltarlo ogni volta che si desidera.
Sul canale Skin Motion Nate racconta come gli si è accesa la lampadina che l' ha portato al prototipo. Il tutto è stato suggerito da una battuta della fidanzata Juliana dopo che uno che si è fatto tatuare una strofa di Tiny Dancer di Elton John. " Non sarebbe stupendo se il tatuaggio si potesse ascoltare davvero?" Da lì è nata questa originale applicazione. L' artista sulla sua pelle, per primo, ha testato la tecnica. Ha fatto da cavia tatuandosi sul braccio la voce della fidanzata Juliana e del figlio.
Il video con cui Nate, per la prima volta, ha mostrato al mondo la riuscita del suo esperimento è diventato virale: caricato su Facebook a fine Aprile, oggi conta 14 milioni di visualizzazioni. I soundwave tattoo sono il primo prodotto collettivo che punta a rivoluzionare il futuro dell' arte incisa sulla pelle. Si tratta di una tecnica in attesa di brevetto e che per questo può esssere utilizzata solo da tatuatori affiliati al network e muniti del certificato di "Skin Motion artist". Per gli altri artisti interessati, tramite il portale web, è possibile aderire alle campagne di affiliazione e partecipare ai seminari di formazione. Per chi invece volesse farsi tatuare sempre sul sito, è possibile mettersi in lista. La moda è già esplosa a Los Angeles, dove Nate lavora. E dopo l' annuncio anche nel resto del mondo sono migliaia le persone che aspettano che l' applicazione venga rilasciata. Da una parte tanto interesse è giustificato.
Perché da sempre i ricordi vengono veicolati e diventano ancor più indelebili se associati ad una canzone o fermati sulla pelle. " Il tatuaggio che puoi ascoltare" le esprime entrambe e quindi si candida ad essere un modo moderno per raccontarsi.
Ci sono delle canzoni che ti entrano dentro e s' imprimono sulla pelle, come dei tatuaggi. Grazie all' app Skin Motion questa sensazione sarà ancora più reale, perché il ricordo su pelle si potrà pure ascoltare. Skin Motion da voce ai tatuaggi. In futuro, non ci sarà più solo inchiostro sulla pelle, ma sarà possibile incidere tramite il tatuaggio anche un messaggio audio. Si chiamano "Soundwave tattoo" e sono dei veri e propri " tatuaggi sonori" che, tramite un' applicazione per smartphone, possono essere ascoltati sfruttando la fotocamera del telefono.
L' inventore di questa isea è Nate Siggard americano della California che, è riuscito ad unire arte e tecnologia per dare nuova vita e dimensione a una tradizione secolare. L' applicazione prende il nome dall' omonimo network che Siggard ha creato per riunire i tatuatori più eccentrici degli Usa e del mondo, e verrà lanciata a Giugno 2017. Funziona in modo abbastanza intuitivo: si registra un audio che non superi il minuto, lo si carica nell' applicazione e si attende che generi il disegno dell' onda sonora. Con la stampa, ci si reca poi da uno dei tatuatori affiliati al network per ricrearlo su pelle e, a lavoro terminato, basterà inviare la foto del tatuaggio all' applicazione per ascoltarlo ogni volta che si desidera.
Sul canale Skin Motion Nate racconta come gli si è accesa la lampadina che l' ha portato al prototipo. Il tutto è stato suggerito da una battuta della fidanzata Juliana dopo che uno che si è fatto tatuare una strofa di Tiny Dancer di Elton John. " Non sarebbe stupendo se il tatuaggio si potesse ascoltare davvero?" Da lì è nata questa originale applicazione. L' artista sulla sua pelle, per primo, ha testato la tecnica. Ha fatto da cavia tatuandosi sul braccio la voce della fidanzata Juliana e del figlio.
Il video con cui Nate, per la prima volta, ha mostrato al mondo la riuscita del suo esperimento è diventato virale: caricato su Facebook a fine Aprile, oggi conta 14 milioni di visualizzazioni. I soundwave tattoo sono il primo prodotto collettivo che punta a rivoluzionare il futuro dell' arte incisa sulla pelle. Si tratta di una tecnica in attesa di brevetto e che per questo può esssere utilizzata solo da tatuatori affiliati al network e muniti del certificato di "Skin Motion artist". Per gli altri artisti interessati, tramite il portale web, è possibile aderire alle campagne di affiliazione e partecipare ai seminari di formazione. Per chi invece volesse farsi tatuare sempre sul sito, è possibile mettersi in lista. La moda è già esplosa a Los Angeles, dove Nate lavora. E dopo l' annuncio anche nel resto del mondo sono migliaia le persone che aspettano che l' applicazione venga rilasciata. Da una parte tanto interesse è giustificato.
Perché da sempre i ricordi vengono veicolati e diventano ancor più indelebili se associati ad una canzone o fermati sulla pelle. " Il tatuaggio che puoi ascoltare" le esprime entrambe e quindi si candida ad essere un modo moderno per raccontarsi.
martedì 16 maggio 2017
L' obolo 2.0, il Signore accetta carte di credito
Nuova frontiera per la questua in Chiesa, si potrà pagare con la carta di credito
Alcune chiese svedesi hanno iniziato ad accettare offerte effettuate con carta di credito e strumenti di pagamento cashless. In Svezia, persino nostro Signore accetta le carte di credito. La notizia è stata messa in risalto dal sito web finanziario Bloomberg. Secondo quanto riportato dal giornalista che ha redatto l' articolo, numerose chiese svedesi hanno cominciato a raccogliere donazioni tramite applicazioni mobili, mentre la Cattedrale di Uppsala accetta anche le carte di credito.
Si, in una Cattedrale risalente al XIII secolo si accettano i pagamenti digitali; mentre a casa nostra, si infilano ancora monetine nei distributori della metro, per ritirare un bigliettino cartaceo che finisce ( si spera), in un cestino se non proprio per terra dopo una manciata di secondi. Dal paese scandinavo arriva un chiaro segnale di voler salutare i pagamenti in contanti, e le donazioni ecclesiastiche cashless sono solo l' ultimo tassello di una lunga fila di servizi capaci di dire addio a monete e banconote.
In Svezia, omai la maggior parte delle banche ha infatti smesso di fornire contanti ai suoi clienti e anche diversi negozi e musei ora accettano solo carte di credito o di debito. Addirittura, i senzatetto di Stoccolma, che si tengono impegnati vendendo riviste e quotidiani, hanno cominciato ad accettare pagamenti digitali. Queste usanze a noi sembrano lontane anni luce; ma lì è proprio una filosofia di vita. Lì, l' innovazione tecnologica è arrivata prima che altrove.
Gli svedesi sono stati i primi ad adoperare il Pc e cellulare, mentre le banche del Paese sono state celeri a creare carte di credito, di debito e Swish (un sistema di pagamento mobile nato nel 2012 e in grado di conquistare metà della popolazione in soli 4 anni, 5 milioni di utenti a Novembre 2016). Quindi viene da sé, che le chiese svedesi si sono dovute adeguare. Ci sono pure dei vantaggi, le app mobili e i pagamenti con carte di credito diminuiscono drasticamente il rischio di furti, inoltre è più economico affidarsi a Swish, poiché per depositare grosse quantità di denaro in banca occorre pagare una commissione.
L' uso di Swish ha permesso alla parrocchia Jama-Verdinge, a circa 50 km a Sud di Stoccolma, di aumentare le quantità di denaro raccolto, visto che le donazioni dei 7500 parrocchiani non sono più limitate ai pochi spiccioli rimasti in tasca. Un episodio divertente riportato nel servizio, è che durante la raccolta, alcuni fedeli hanno cominciato ad alzare il braccio con lo smartphone in mano per far capire di voler effettuare una donazione.
Da noi, di solito quando qualcuno durante la Messa tira fuori il telefonino è perché aveva dimenticato di disattivare la suoneria, e quindi matematicamente il cellulare ha squillato in chiesa davanti alle occhiate (giustamente) severe di tutti.
La Chiesa si dimostra ancora una volta più innovativa e moderna di tante altre innovazioni. Riesce sempre a stare al passo coi tempo. Speriamo che in Italia, ci siano pure per tutti le condizioni economiche migliori per poter fare in chiesa delle belle donazioni col bancomat.
Alcune chiese svedesi hanno iniziato ad accettare offerte effettuate con carta di credito e strumenti di pagamento cashless. In Svezia, persino nostro Signore accetta le carte di credito. La notizia è stata messa in risalto dal sito web finanziario Bloomberg. Secondo quanto riportato dal giornalista che ha redatto l' articolo, numerose chiese svedesi hanno cominciato a raccogliere donazioni tramite applicazioni mobili, mentre la Cattedrale di Uppsala accetta anche le carte di credito.
Si, in una Cattedrale risalente al XIII secolo si accettano i pagamenti digitali; mentre a casa nostra, si infilano ancora monetine nei distributori della metro, per ritirare un bigliettino cartaceo che finisce ( si spera), in un cestino se non proprio per terra dopo una manciata di secondi. Dal paese scandinavo arriva un chiaro segnale di voler salutare i pagamenti in contanti, e le donazioni ecclesiastiche cashless sono solo l' ultimo tassello di una lunga fila di servizi capaci di dire addio a monete e banconote.
In Svezia, omai la maggior parte delle banche ha infatti smesso di fornire contanti ai suoi clienti e anche diversi negozi e musei ora accettano solo carte di credito o di debito. Addirittura, i senzatetto di Stoccolma, che si tengono impegnati vendendo riviste e quotidiani, hanno cominciato ad accettare pagamenti digitali. Queste usanze a noi sembrano lontane anni luce; ma lì è proprio una filosofia di vita. Lì, l' innovazione tecnologica è arrivata prima che altrove.
Gli svedesi sono stati i primi ad adoperare il Pc e cellulare, mentre le banche del Paese sono state celeri a creare carte di credito, di debito e Swish (un sistema di pagamento mobile nato nel 2012 e in grado di conquistare metà della popolazione in soli 4 anni, 5 milioni di utenti a Novembre 2016). Quindi viene da sé, che le chiese svedesi si sono dovute adeguare. Ci sono pure dei vantaggi, le app mobili e i pagamenti con carte di credito diminuiscono drasticamente il rischio di furti, inoltre è più economico affidarsi a Swish, poiché per depositare grosse quantità di denaro in banca occorre pagare una commissione.
L' uso di Swish ha permesso alla parrocchia Jama-Verdinge, a circa 50 km a Sud di Stoccolma, di aumentare le quantità di denaro raccolto, visto che le donazioni dei 7500 parrocchiani non sono più limitate ai pochi spiccioli rimasti in tasca. Un episodio divertente riportato nel servizio, è che durante la raccolta, alcuni fedeli hanno cominciato ad alzare il braccio con lo smartphone in mano per far capire di voler effettuare una donazione.
Da noi, di solito quando qualcuno durante la Messa tira fuori il telefonino è perché aveva dimenticato di disattivare la suoneria, e quindi matematicamente il cellulare ha squillato in chiesa davanti alle occhiate (giustamente) severe di tutti.
La Chiesa si dimostra ancora una volta più innovativa e moderna di tante altre innovazioni. Riesce sempre a stare al passo coi tempo. Speriamo che in Italia, ci siano pure per tutti le condizioni economiche migliori per poter fare in chiesa delle belle donazioni col bancomat.
Blue Whale: " il gioco" che istiga al suicidio
Il macabro gioco della balena blu s'è già diffuso a macchia d' olio. È una tendenza nata in Russia e propagata tramite ai social media in cui gli adolescenti si suicidano seguendo una specie di "gioco" composto generalmente da 50 regole dettagliate da un " curatore o amministratore". E la pratica è basata proprio sul rapporto tra gli sfidanti, detti anche giocatori o partecipanti e gli amministratori e curatori. Consiste in una serie di ordini e cose da fare dettato dagli amministratori che i giocatori devono completare o eseguire obbligatoriamente, di solito uno al giorno. L' ultima cosa da fare nella lista è quella di salire sul palazzo o edificio più elevato della propria città e gettarsi nel vuoto. Finora il Blue Whale ha ucciso 157 ragazzi. E grazie ad un servizio choc delle " Iene", si è scoperto che questa assurda moda è arrivata anche in Italia dove, un 15enne si è gettato nel vuoto dal 26° piano di un grattacielo cittadino a Livorno. Il fenomeno purtroppo non è da sottovalutare e deriva dal fenomeno delle balene spiaggiate, che viene appunto paragonato al suicidio e a questo fenomeno.bIl gioco è gestito da diverse persone che si nascondono sui social dietro account falsi. Sparsi per diversi paesi del mondo tra cui Rusdia, Israele, Canada e sicuramente tanti altri. Diverse indagini hanno portato all' arresto di un 22enne russo ex studente di psicologia. Philipp Budeikin sarebbe l' ideatore e creatore del gioco. Egli è stato espulso dalla sua Università, arrestato e condannato. Budeikin ha dichiarato che il suo scopo era quello di "ripulire" la società spingendo al suicidio coloro che riteneva indegni di vivere. A lui sono direttamente riconducibili 16 suicidi di altrettanti adolescenti. Ma il Blue Whale ha avuto inizio nel 2013, con "F57", uno dei nomi del cosiddetto " gruppo della morte"; e ora a questa pratica sono riconducibili oltre 150 suicidi. Le vittime sono centinaia tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 9 e i 16 anni. I giocatori vengono contattati sui social network. Una volta iniziate le 50 prove, non ci si può più ritirare, a causa delle minacce degli amministratori ai partecipanti e ai componenti della famiglia stessa. Infatti ogni giocatore ha l' obbligo del silenzio con chiunque, e se volesse ritirarsi, gli amministratori minacciano il giocatore di punizioni, come per esempio, con la tortura dei familiari. Questa serie di regole che hanno un andamento crescente per il grado di crudeltà, sono studiate per inculcare nella mente del giovane istinti depressivi, autolesionistici e suicidi. Ogni prova è ideata, pensata e studiata per fare cadere i giovanissimi giocatori in uno stato di oblio, depressione e isolamento, sfruttando le vulnerabilità della psiche adolescenziale che è più debole e manipolabile. Quindi siamo di fronte a tutt' altro che un gioco! Il folle delirio di crudeltà che alcuni imbecilli usano per espletare i loro impulsi sadici e psicopatici a scapito di giovani ed inermi vittime. È molto importante utilizzare computer e social network in compagnia dei propri figli, o di un fratellino e fare attenzione a segnali che sembrerebbero trascurabili, come la scoperta di disegni di balene tra i quaderni dei ragazzini. E poi, parlarne tanto, far sapere, informare tramite i media, i giornali, i social, la scuola e a casa, parlare di questa terribile moda, far capire al ragazzino che non è solo e che non è vero che è obbligato a dar retta a questi poveri sfigati e disgraziati.
lunedì 15 maggio 2017
La pillola dell' esercizio contro l' obesità
Chi non ha mai sognato di perdere peso senza il minimo sforzo! A chi non piacerebbe dimagrire non rinunciando a niente a tavola e non sfiancarsi in massacranti turni in palestra? Buone notizie, è in studio una pillola dell'esercizio contro l'obesità, per un futuro più leggero. Una ricerca americana ha individuato un farmaco in grado di inibire la miostatina, una proteina che limita la crescita muscolare e potrebbe migliorare la salute cardiovascolare di chi soffre di obesità e magari non può perdere peso con dieta e attività fisica. Spesso proprio i pazienti più bisognosi sono impossibilitati a condurre attività fisica. Pensando a loro, un gruppo di ricercatori del Vascular Biology Center della Augusta University sta lavorando a una soluzione: una terapia che assicuri i benifici di salute dell' attività fisica anche a chi non può farne. La "pillola dell'esercizio" andrà direttamente a minare la miostatina, una proteina che ha la funzione di limitare la crescita dei muscoli scheletrici. Sebbene la ricerca sia ancora agli esordi, i primi promettenti risultati sono stati presentati durante il Congresso Experimental Biology 2017 a Chicago. È stato spiegato che la miostatina non è solamente un potente inibitore della crescita musco, ma è anche prodotta in quantità anomala nell' organismo delle persone obese. Per questo motivo gli obesi hanno maggiore difficoltà a mettere su massa muscolare e trarre giovamento dall' esercizio fisico. Uno degli autori della ricerca, Joshua Butcher, ci tiene a sottolineare:" Considerando che l' esercizio è una delle terapie più efficaci contro l'obesità, questo produce un circolo vizioso che intrappola i pazienti nella loro obesità". Si è pensato quindi di diminuire la produzione di miostatina. I ricercatori per l' esperimento, si sono avvalsi di un ceppo di topi predisposti a diventare obesi da un malfunzionamento dei recettori per la leptina, il cosiddetto ormone della sazietà. In alcuni degli animali hanno disattivato a livello genetico la produzione di miostatina, per poi monitorare, una volta cresciuti fino all' età adulta, il loro peso e una serie di parametri collegati a rischio cardiovascolare e disturbi renali. I risultati sono quindi stati messi a confronto con quelli di topi obesi con livelli normali di miostatina nell'organismo, e con quelli di roditori magri. Si è osservato che: i topi privi di miostatina sono diventati obesi, ma sul piano della salute (renale e cardiovascolare) i loro esami sono risultati uguali a quelli dei topi normopeso. Invece in quelli che presentavano livelli normali della proteina, sono emersi i tipici segni di rischio cardiovascolare e renale che accompagnano l' obesità. Il possibile ruolo terapeutico degli inibitori della miostatina si studia ormai da tempo. La novità consiste nel fatto che l' assenza di questa sostanza nello studio ha mostrato degli effettivi benefici anche prima di indurre il dimagrimento. Se pur obesi i topi privi di miostatina hanno meno rischi renali e cardiovascolari. Una terapia simile si potrebbe utilizzare sui pazienti che non possono praticare attività fisica a causa di problemi articolari o altre patologie concomitanti. Il rivoluzionario farmaco è comunque in fase di svolgimento, si dovrà accertare che sia realmente efficace o priva di effetti collaterali, anche perché con oltre 2 miliardi di persone tra obesi e sovrappeso, sarebbe davvero una scoperta d' oro. Attualmente ci sono 5 farmaci disponibili in America e 2 in Europa. Per il momento, le vie da seguire per il dimagrimento rimangono ancora quelle tradizionali e la chirurgia. Speriamo bene, sarebbe un valido aiuto per la salute di tutte quelle persone che realmente per ulteriori complicanze fisiche non riescono a perdere peso.
Troppo uso di tablet nei bambini causa ritardo nel linguaggio
Se tra i 6 mesi e i 2 anni di vita si passa molto tempo a giocare con lo schermo, aumenta il rischio di avere problemi nella crescita. Questo è quanto è stato sostenuto in una ricerca presentata al 2017 Pediatric Academic Societies Meeting. Perché sempre più bambini piccolissimi passano troppo tempo a giocherellare su tablet e su altri dispositivi elettronici davanti agli occhi un po' inorgogliositi, un po' ebeti dei genitori. Già a partire dai 6 mesi i bimbi sono abituati a cliccare sulle finestre luminose dei computer, quasi ipnotizzati dai giochini colorati, a volte sono addirittura soli, senza i genitori a controllare. E secondo la ricerca canadese, questo (ab)uso dei mezzi elettronici potrebbe creare problemi nella crescita e un ritardo nel linguaggio. E maggiore è il tempo trascorso a giocare con i dispositivi, maggiore è il rischio di ritardi nello sviluppo dell' uso della parola. Spiega Catherin Birken, primo autore della ricerca all' Hospital for Sick Children of Toronto:" Penso che sia il primo studio che si sia occupato di esaminare il rapporto fra Ipad e il problema di linguaggio nei piccoli. È la prima volta che si fa luce su questa questione, ma servono ulteriori verifiche per validare ulteriormente i risultati del nostro studio". Lo studio ha ossrvato le giornate di un campione di 900 bambini di 18 mesi e ha calcolato quanti minuti passavano " intrattenuti" dal tablet. Di essi sono stati monitorati quelli che avevano problemi di linguaggio. Si è cercato di verificare quante parole conoscevano, se usavano suoni o parole per comunicare e richiamare l' attenzione degli adulti. Il 20% dei piccoli che sono stati coinvolti nella sperimentazione passava una media di 28 minuti al giorno davanti allo schermo. Quelli che lo usavano per 30 minuti in più, in tutto 58 minuti, avevano il 49% di probabilità in più di sviluppare un ritardo nel linguaggio. Invece, non sono stati rile altri problemi come le difficoltà motorie o di interazione; quindi i precoci utilizzatori di IPad e computer imparano a parlare molto più lentamente e con più difficoltà. Già in passato, altri studi avevano dato indicazioni simili, ne aveva parlato pure Alberto Pellai; psicoterapeuta dell' età evolutiva e docente all' Università degli Studi di Milano e autore del libro:" L' educazione emotiva". Per il bambino il linguaggio è una competenza che viene appresa nella relazione con persone reali. Non si tratta solo di registrare le parole che vengono pronunciate in un film o in un cartoon. È necessaria una relazione. Nell' interazione le parole acquistano progressivamente un significato per il piccolo. Anche perché gli adulti sono attivi nella comunicazione con il bimbo. Pronunciano parole e indicano oggetti specifici. È un insegnamento continuo. Così il bimbo impara a fare i collegamenti giusti che gli servono per parlare. I computer non possono sostituire un genitore o un nonno in una fase delicata come quella dell' apprendimento del linguaggio. È bene evitare di lasciare i bimbi soli davanti a questi dispositivi elettronici. Anche se serviranno altre verifiche, i risultati del lavoro sono interessanti. In effetti, questo è pure quello che sosteneva Birken e da sempre pure l' American Academy of Pediatrics suggerisce che:" La tecnologia va arginata". Le linee guida dei pediatri americani impongono infatti di limitare l' uso di questi dispositivi s semplici video-chat con la famiglia, prima dei 18 mesi. Il rumore e le attività che si svolgono su questi schermi possono disturbare sia i bambini che il dialogo fra bimbi e genitori. Tra i 18 e i 24 mesi, si consiglia invece di non lasciare mai i ragazzini davanti allo schermo e di fare delle attività con i genitori. Pensandoci, i bimbi avranno tutto il tempo di perdersi e "rimbambirsi" davanti agli schermi di un computer (per giocare), nel futuro che verrà, per il momento lasciamogli godere la loro tenera primissima fase dell' infanzia.
sabato 13 maggio 2017
Immobili gratis agli under 40
Sarebbe bello. Un giovane ha bisogno di un' abitazione, fa richiesta e gli concedono un casolare. Eppure, lo Stato promette di regalare casa cantoniere, stazioni, masserie abbandonate lungo lo stivale, in tu sono 100 immobili gratis agli under 40, lungo le vie del cicloturismo. Il Demanio sta seriamente vagliando l' ipotesi della concessione gratuita disposta dall' Art bonus per far rivivere vecchie strutture abbandonate in nome del "turismo lento", per mappare una sorta di percorsi ciclopedonali e religiosi. Dapprima il Demanio c' aveva provato mettendo in vendita i fari ed alcune isole, ora la scommessa è sul recupero di vecchie case cantoniere, locande, masserie, ostelli, ma anche piccole stazioni, caselli idraulici, ex edifici scolastici, torri, palazzi storici, monasteri e antichi castelli, diversi tipi di immobili pubblici di cui:43 gestiti dall' Agenzia del Demanio, 50 degli Enti Territoriali e 10 di Anas. Strutture da riportare al vecchio splendore, per farle divenire delle attrazioni turistiche, dei punti di ristoro, alberghi o ciclofficine, dei luoghi da visitare però rigorosamente a piedi o in bicicletta, tutto all'insegna dell'ecosostenibile e della lentezza. Il progetto Valore Paese, battezzato, "Cammini e Percorsi", è stato presentato dall' Agenzia del Demanio con Mibact e Mit, riguardo solo le strutture dislocate lungo gli itinerari storico-religiosi e i percorsi ciclopedonali del Nord e Sud dell' Italia. Il progetto fa parte del Piano Strategico del Turismo e del Piano Straordinario della Mobilità turistica e si riferisce direttamente agli operatori privati, imprese, cooperative e associazioni composte prevalentemente da giovani non ancora quarantenni, a cui spetterà il compito di modernizzare le strutture coinvolte, per la maggior parte ormai in stato di disuso, situate lungo la via Appia, la via Francigena, il Cammino di Francesco, il Cammino di San Benedetto, e le ciclovie del Vento, Sole e Acqua dell' Acquedotto Pugliese. Entro l' estate si dovranno pubblicare gare per dare in concessione gratuita (9+9 anni "ad imprese, cooperative e associazioni, costituite in prevalenza da soggetti fino a 40 anni", come previsto dal D.L. Art Bonus e Turismo) o in concessione di valorizzazione ( fino a 50anni) gli immobili, che potranno essere trasformati in piccoli alberghi, ristoranti, centri di assistenza, luoghi per attività ricreative, culturali e di formazione, botteghe artigianali, perfino spa o presidi medici, al fine di rispondere alle esigenze di sosta, permanenza, svago e relax di turisti, pellegrini e ciclisti. Per aumentare dall' inizio di Maggio e fino al 20 di Giugno, ci si può informare sul sito agenziademanio.it, qui si potrà partecipare anche a un consultorio pubblico sulle idee, i pareri e i suggerimenti di tutti quelli che sono interessati o vogliono lasciare una loro opinione. Dopo il 2017, il progetto sarà replicato anche nel 2018, e nel 2019 dando ogni anno in concessione 100 immobili. Inoltre il Mibact ha stanziato 3 milioni di euro che verranno utilizzati, attraverso 4 bandi, per fornire un tutoraggio alle startup che parteciperanno al progetto e accompagnarle nei primi 2 anni di vita. Una buona occasione per farsi avanti e cominciare a mettere un mattoncino sul proprio percorso personale. Sperando che vicino alle zone in cui si risiede, ci sia un vecchio immobile da far rivivere.
Sindrome da genitore perfetto
È una società che chiede sempre di più, di essere e di dare il massimo in qualsiasi ambito. Non ne sono esenti nemmeno i genitori, le cui sofferenze sono oggi accomunate sotto il nome di " sindrome da genitore perfetto". È come l' esaurimento sul lavoro e va a minare direttamente la salute; chi ne è affetto può divenire depresso e distaccato. Tanto si parla e si conosce del "burnout", quell' esaurimento conseguente a troppa pressione anche emotiva soprattutto di alcuni lavori, questo bruciarsi delle risorse non è più solo un disturbo legato al lavoro, ma anche alla famiglia: sono le vittime della sindrome da genitore perfetto, a causa della fatica di gestire tutti gli impegni dei figli, sempre attenti e presenti. Secondo gli ultimi studi, ne soffre un genitore su 10. Almeno questo è quanto rivela un' indagine pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychology e condotta presso l' Università Cattolica di Lovanio in Belgio che, ha monitorato circa 2000 genitori. Di essi, si sentiva totalmente esaurito oltre 1 volta a settima il 13%, poi il 12,9% delle madri e l' 11,6% dei padri. Lo studio è stato condotto dalla psicologa Isabelle Roksom e dimostra che non solo che sempre più frequentemente i genitori si sentono letteralmente esauriti dal ruolo genitoriale ma anche che questo tipo di sindrome è per la maggior parte delle linee guida molto simile all' esaurimento lavorativo. Quando si parla di burnout ci si riferisce a una condizione di stress lavorativo, caratterizzato da esaurimento, irrequietezza, apatia, e senso di frustrazione, nonché si inaspriscono sensi di inefficacia e di incompetenza. Questi sintomi toccherebbero molto da vicino anche i genitori moderni. Secondo gli autori della ricerca, il problema affonda radici a partire dagli anni '90, quando in Europa si è cominciato ad osservare una " mutazione" del ruolo genitoriale: dai genitori ci si aspetta più coinvolgimento e attenzione verso i figli, più cose da fare insieme e tempo da dedicare alla prole. Secondo la Roksom:" Il burnout dei genitori non è semplice stress, è qualcosa di altamente collegato alla depressione, dipendenza e altri problemi di salute". Il problema invece che anche un po' prima degli anni '90, alle persone in generale, si è cominciato a chiedere sempre di più e in tutti gli ambiti. Il grande problema di questa società è che punta troppo a stereotipi di perfezione. Ma le persone, l' essere umano, per sua natura non lo è e non potrà esserlo mai. Quello della perfezione è un ideale ( in quanto tale, appunto non reale) irraggiungibile. Per la salute di tutti sarebbe meglio accettarlo ed accettarsi per come si è, cercando di fare sempre il massimo per migliorarsi, ma non l' impossibile.
venerdì 12 maggio 2017
Una Ferrari sfida la biga di Ben Hur
Quando si dice uno scontro fra antico e moderno, a Roma, per la prima volta una Ferrari sfiderà una biga romana trainata da due cavalli. L' appuntamento per la particolare corsa è a Cinecittà world, a Castel Romano. Qui è stato ricostruito il Circo di Massenzio dove è stata girata la scena della corsa della biga nel remake del film Ben Hur del 2016, con Jack Huston e Morgan Freeman. Qui avverrà il duello dove una Ferrari 458 Italia pilotata da Fabio Barone, il presidente del Ferrari Club Passione Rossa, già detentore di 2 record del mondo di velocità, sfiderà l' originale biga guidata da Charlton Heston nello storico film del 1959, che merito' ben 11 premi Oscar. L' idea è partita proprio da Fabio Barone che l' ha proposta a Stefano Cigarini attualmente amministratore delegato di Cinecittà world, ma in un passato non troppo remoto è stato per molto tempo pure senior vice president entertainment and events della Ferrari. L'idea è piaciuta ed è stata messa subito in moto la macchina organizzativa. I due assicurano che sebbene la sfida fra la Ferrari e la biga può apparire sbilanciata, lo è in realtà molto meno di quello che si possa pensare. Non solo perché la biga era la Ferrari del tempo, ma perché, a trainarla ci sarà una coppia di cavalli, esemplari dell' antica razza Gelder, caratterizzata da forza e grande resistenza, purosangue docili ma di carattere, che da sempre vengono utilizzati per le carrozze e per la sella durante mostre ed esibizioni. "I due cavalli sviluppano una potenza corrispondente a 35 cv ciascuno e la loro velocità massima è di 60 km/h mentre io avrò a disposizione 600cv, ma la sfida non sarà impari, perché se è vero che gli animali perdono in rettilineo, guadagnano nelle curve dove possono affrontare una traiettoria strettissima. Inoltre, dalle prove che abbiamo fatto ho notato che dopo 2 giri sullo sterrato la Ferrari frena con estrema difficoltà e questo mi costringerà a rallentare". Dichiara il presidente del Club Passione Rossa. Comunque " l' obiettivo non è quello di battere la biga, ma di far vincere lo spettacolo. Partiremo a percorsi invertiti e non affiancati. Abbiamo organizzato tutto nei minimi dettagli affinché i bellissimi purosangue siano sempre in sicurezza". Questo si che dev' essere veramente un match entusiasmante. L' inusualita' a parte, che vedrà la partenza di un tecnologico cavallino rampante contro quella di due gioielli di perfezione della natura, è davvero uno scontro epico. Ci sono a confronto due tipologie di mostro sacro della bellezza e della perfezione della velocità. Moderno contro antico, ma entrambi hanno scritto la storia.
Cardiff non solo la città della finale di Champions
C'è il nome della capitale del Galles, che per l' intero anno della durata del campionato di Champions league ha rimbalzato negli orecchi e nel cuore colmi di speranza dei tanti appassionati di calcio e non solo. Il prossimo 3 Giugno la finale del campionato si svolgerà a Cardiff. Qui verranno incoronati i nuovi campioni europei del calcio. Ma la città britannica balzata alla ribalta in questo periodo per questo imperdibile appuntamento, ha in realtà tantissime altre attrattive da offrire ai tifosi. In quest' occasione avrà tutta la possibilità di mostrare al mondo i suoi tesori, che vanno dal buon cibo alla cultura, dalla storia dell' arte ai suggestivi panorami. Prima e dopo quei 90 fatidici minuti, sono tanti i luoghi da dover visitare. Tappa obbligatoria è sicuramente il National Museum of Cardiff, museo che custodisce un importante patrimonio di arte mondiale e storia naturale, ospita un gran numero di mostre, consentendo si visitatori di approfondire la cultura del Galles e di scoprire 500 anni di arte e scultura, in più ci si può trovare faccia a faccia con dinosauri, mammut e altri animali preistorici che un tempo facevano scorribande sulla Terra. Poi, merita sicuramente una visita anche il castello della città. Un luogo leggendario con una storia epica, che si sgomitola tra i primi insediamenti di epoca romana alle guerre moderne; il castello rappresenta il cuore della città, baluardo vivente del ricco patrimonio storico-culturale. Per quanto riguarda i food lovers, non temete, per gli amanti del buon cibo la città gli strizza l' occhio, il Cardiff Market. Qui è possibile trovare ogni tipo di torta tipica, sul momento, caldissime pronte per essere divorate ed in più c'è anche una grande varietà di cucina internazionale. Non lontano dal Principality Stadium c'è il Bier Keller Complex, con 3 bar muniti di enormi maxischermi, e le miglior qualità di birre; per mangiare degli hamburger invece l' ideale è il Grozing Shed con i suoi Top Tidy Burgers. Da poco riconosciuto come locale n.1 per gli hamburger in Galles, pure grazie al fatto di usare solo prodotti locali per far assaporare ai clienti l' autentico gusto gallese. Dopo una bella scorpacciata è consigliabile passeggiare lungo le suggestive coste e le colline intrise di atoria. Un' ottima idea per trascorrere un weekend in una zona nuova. Anche perché arrivare qui è davvero facile ed accessibile. Ci sono treni diretti che collegano la città a Londra, Bristol, Birmingham, Manchester e Southampton e il traghetto Londra-Cardiff dura solo 2 ore. Inoltre sono possibili anche i voli diretti per Cardiff dall' Italia con Flybe. Non solo calcio per questa città che aspetta di essere visitata, conosciuta ed apprezzata.
giovedì 11 maggio 2017
Il tweet più condiviso di sempre
A chi potrà mai appartenere il cinguettio più seguito di sempre? A una star di Hollywood, alle imprecazioni di una rockstar, a qualche sportivo, a un folle capo di Stato che tiene il Mondo con il fiato sospeso? Nooo! Il tweet più condiviso di sempre e mangerà pure pollo gratis per un anno, appartiene a un 16enne. Carter Wilkerson ha raccolto oltre 3,5 milioni di rilanci sulla piattaforma. Tanto per gioco, ha risposto a una sfida ironica della catena di ristoranti Wendy's, invece il suo cinguettio ha superato perfino il selfie corale e da record degli Oscar 2014, scattato da Ellen DeGeneres, che includendo mezza Hollywood tipo Bradley Cooper e Brad Pitt, è rimbalzato in rete per mesi. Il ragazzo americano molto più semplicemente, ha risposto ad una sfida lanciata dalla catena di pollo fritto Wendy's su Twitter. L' iniziativa è partita da Carter che ha invitato un tweet giocoso agli account twitter dei ristoranti chiedendo quanti tweet fossero necessari per assicurarsi un anno di chicken nuggets gratuite nei loro negozi. Gli ha risposto Wendy's sparando una cifra astronomica, chiedendo qualcosa come 18 mila retweet. Il ragazzo non si è arreso e ha così lanciato una sarcastica richiesta d' aiuto sul social che non lo ha portato alla meta richiesta ma i retweet sono stati talmente tanti che hanno battuto ogni record sulla piattaforma. Lo sfacciato studente del Nevada, così oltre ad assicurarsi un po' di notorietà e simpatia, ha pure ricevuto dalla ditta alimentare una gift card che gli da diritto a una fornitura annua di bocconcini di pollo gratis. L' incoscienza e il coraggio dei giovani sono sempre foriere di aneddoti positivi.
I microbi africani rafforzeranno il nostro sistema immunitario
Siamo sempre più allergici e malati e così anche il nostro ecosistema che si va impoverendo. Ci sono sempre meno batteri e sempre meno vari. A Firenze, una squadra di ricercatori studia da anni i microrganismi del nostro corpi basandosi sui big data ricavati da sequenze di Dna. Duccio Cavalieri, professore al dipartimento di Biologia dell'Università di Firenze afferma:" L' industria alimentare e i suoi processi, la sanificazione, l' utilizzo massiccio di antibiotici negli allevamenti hanno contribuito a debellare molti agenti nocivi, ma hanno finito per estirparne anche degli essenziali. Un esempio sono i probiotici cge acquistiamo per reintrodurre nel nostro corpo elementi un tempo naturalmente presenti". La conseguenza di aver eliminato funghi, batteri e microbi e quella di provocare l' esplosione di malattie autoimmuni, infiammazioni ed allergie. Perché, come spiega Carlotta De Filippo, microbiologa all' Istituto di Biologia e Biotecnologie Agrarie del Cnr di Pisa:"Il sistema immunitario fin dalla nascita si abitua a riconoscere i microrganismi buoni da quelli che non lo sono. Tuttavia, poiché la varietà microbiotica con cui entra in contatto è sempre minore, reagisce a ogni novità come se fosse patogena. E sviluppa infiammazioni". Ecco spiegato il boom dei malanni del nuovo millennio che, tra l'altro, attaccano ed insorgono sempre prima. In 10 anni, il numero dei bambini soggetti ad allergie alimentari è aumentato del 20%. In Italia secondo l' Organizzazione Mondiale delle Allergie ne soffre uno su venti. Tra 6 e 12 anni, il 7% ha dermatite atopica, il 15% rinite allergica e 9% asma. Lo stesso accade per le malattie autoimmuni, il 25% dei casi di chi ha il Morbo di Chiron ha meno di 20 anni. Anche la diffusione delle infiammazioni croniche intestinali è raddoppiato nell' ultimo decennio, con 8 bimbi su 100 mila colpiti e un' età di insorgenza scesa a 10 anni. Alla lista si debbono aggiungere ancora: artriti reumatoidi, coliti ulcerose, sclerosi multipla, diabete di tipo 1. Per gli esperti siamo diventati fragili a causa della perdita della biodiversità. Ricchezza di varietà invece di cui è ricca l' Africa; la grande migrazione potrebbe avere come effetto positivo quello di portare in Italia milioni di batteri. Nelle popolazioni africane si annida una grande quantità e verità di microrganismi che il nostro mondo ha perso. I ricercatori toscani l' hanno scoperto mettendo a confronto alcuni bambini toscani con coetanei fel villaggio Boulpan, nel Burkina Faso; essi avebmvano il triplo di acidi grassi a catena corta, antinfiammatori naturali. Inoltre, i bambini africani avevano: concentrazioni di patogeni inferiori, l' Escherichia (responsabile di cistiti, infiammazioni alle vie urinarie) è presente 4 volte superiore nei bambini italiani, la Salmonella 8 volte tanto, la Shigella ( dannosa per l' intestino) 7 volte, la Klebsiella ( agente delle infiammazioni alle vie aeree, come la polmonite) quasi 15. La differenza risiede anche nell' alimentazione: fibre, amido non raffinato e altre fonti vegetali, pochi grassi animali e soprattutto niente industria alimentare. Le popolazioni africane potrebbero aiutarci a recuperare una parte della ricchezza microbica che stiamo perdendo. Anche nel campo della salute il segreto per progredire al meglio, è quello dell' accettazione e dell' integrazione con il nuovo, il " lontano" da noi, per far si chi anche l' organismo ne esce potenziato.
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