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martedì 2 maggio 2017

Italiani, un popolo di introversi ossessionati dalla privacy

Chi l' avrebbe mai detto? Eppure secondo l' esperimento sociale "Hello Bench", proposto da Nescafe' e condotta con la metodologia del web opinion analysis su un campione di 2500 italiani tra i 18 e i 55 anni, gli italiani hanno sviluppato scarse capacità di socializzazione. O per meglio dire, gli abitanti del Belpaese sono diventati un popolo di diffidenti. Poca fiducia verso gli altri, scarsa necessità di raccontarsi o di sentire altri che si raccontano. Perché, secondo questa ricerca per esempio se dobbiamo sederci in pubblico l' italiano sceglie il posto più isolato e non quello migliore. Nello studio, l' 82% degli intervistati va infatti a prendersi la panchina vuota o il sedile isolato della metro, piuttosto che condividere lo spazio con qualcun'altro. Il risultato è ancor più preoccupante se si pensa che mentre si sta seduti soli su quella panchina, invece di cercare un contatto, visivo, uditivo o sensoriale con il resto dell' ambiente circostante, invece si ha lo sguardo chino sul telefono, immersi e persi in un mondo virtuale. Si fa fatica a relazionarsi con gli altri. Il modo più semplice per entrare in contatto con persone nuove è la condivisione sui social di un gesto o di un' esperienza, positiva o negativa che sia. È come se gli italiani per "aprirsi" abbiano prima bisogno di conoscere o pensare di conoscere l'altro, attraverso un like, un post o un commento su internet. Altrimenti, il 51% degli italiani rinuncia ad avvicinarsi a una persona che stuzzica interesse per diffidenza (23% dei casi), per timore (24%) o perché si preferisce guardare la propria bacheca sui social media (29%). Per il 55% degli italiani è più semplice scrivere "Ciao, come va?" su whatsapp piuttosto che dirlo a voce, perché così si evita la componente dell' ansia da contatto fisico. L' esperienza virtuale aiuta (secondo il 44% degli intervistati) a non mettere la faccia in caso di figuracce e permette di troncare il discorso quando non si ha più voglia pi parlare (nel 63% dei casi). Questa condizione di rapporti virtuali è più che soddisfacente per il 52% degli intervistati, che ritiene che i social media sono sufficienti a soddisfare il bisogno di relazionarsi con gli altri. Un tempo, anche i mezzi di trasporto erano un momento e un modo per socializzare. Dai viaggi in treno in cui ti capitava sempre di fronte la signora o il signore che ti doveva raccontare tutto della sua vita, al posto sull' autobus affianco all' intervistatore/ trice di turno, alle panchine, alle piazze erano tutti veicoli per fare conoscenza. Con la parola e l' ascolto si abbatteva o comunque fronteggiava la paura dello sconosciuto. Oggi, invece, di questi luoghi non luoghi è la panchina a rappresentare meglio la voglia di privacy, anche se ampiamente visibili anche il modo di fare nelle metropolitane. Dove si assiste alle persone che scalano di posto man mano che si svuota la carozza, per arrivare infine, nell' ambitissimo "angolino" con sedie vuote o, meglio ancora nessuna sedia, affianco. "I viaggiatori" moderni sono tutti immersi in importanti attività sul cellulare che impediscono la relazione col mondo esterno. Il 36% chatta con i conoscenti, il 44% fa una carrellata sui social delle bacheche altrui; il 23% ascolta la musica in cuffia. Tutte attività che prima si facevano con il contatto diretto. Ma anche ora, esistono e si potrebbero fare nella vita fuori, compresa la musica, che volendo si potrebbe condividere scalando una cuffietta come si faceva un tempo quando si voleva condividere e far conoscere qualcosa che piaceva. Sarebbe bello se invece di una bacheca si tornasse a comunicare su una panchina.

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